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Autore: Opalix    02/11/2004    3 recensioni
Può un mondo ormai morto risorgere dalle proprie macerie? Può un'anima spezzata ricominciare a credere nei sogni? Ginny non ha più lo stesso nome, non ha più la stessa vita, non crede più in nulla. Ma uno spirito dal passato ritornerà per far crollare la sua maschera di ghiaccio e costringerla a riafferrare la sua forza. Per chi crede che alla fine tutto sia possibile...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

Lasciami nella mia favola

Draco la vide arrivare da lontano; come pochi giorni prima, quando l’aveva rivista dopo tanto tempo, la riconobbe senza il minimo dubbio tra mille passanti. Aveva ancora quella grazia innata che l’aveva sempre contraddistinta, quella camminata leggera e inconsapevolmente sensuale, quasi fluttuasse veloce tra le persone. Al contrario della sera prima, aveva i capelli sciolti sulla schiena: Draco ricordò con una fitta al cuore l’ultima volta che li aveva accarezzati. Scosse la testa, come per mandare via quel pensiero, e si ricompose appena in tempo, prima di ritrovarsela davanti.
Indossava una giacca di pelle verde scuro, aderente e sfiancata, lunga fin sotto la cortissima minigonna; gli stivali, alti fino al ginocchio, erano della stessa tonalità. Il verde faceva risaltare il colore caldo dei suoi capelli; Draco non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, era bellissima, come una fata irlandese delle fiabe babbane.
Cercò di sorriderle; le porse il braccio, con una classe inconsueta in un ragazzo della sua età, e le chiese “Facciamo due passi?”. Ginny, dopo un attimo di esitazione, infilò la mano infreddolita sotto il suo avambraccio, facendo un lieve cenno di assenso con la testa. Camminarono in silenzio per un po’, presi dai rispettivi pensieri e a disagio per l’improvvisa vicinanza.
Draco non riuscì più a trattenersi:
“Come mai una Grifondoro come te indossa con tanta noncuranza i colori di Serpeverde?”
Ginny fece una risatina, breve ma spontanea, e per un istante fu come se il vecchio Draco e la vecchia Ginny potessero ritornare, tra battutine taglienti e risposte ironiche. Fu un istante, percepito da entrambi… ma solo un brevissimo istante. E già la risata di Ginny si trasformava in un sorriso amaro; subito ritornò la donna sofisticata e fredda che si faceva chiamare Giulie Weasel.
“Non esistono più Grifondoro e Serpeverde, Draco. Non esiste più Hogwarts… ora sono libera di indossare il mio colore preferito, se voglio.”
Draco, che per un istante aveva creduto di poter riafferrare una briciola della sua piccola fiamma, rimase deluso e non poté far altro che mormorare che si, stava bene vestita di verde, davvero bene.

Stavano di nuovo camminando in silenzio da almeno dieci minuti. Ginny lo osservava con la coda dell’occhio: era diventato un uomo fine ed elegante, con un fascino davvero fuori dal comune; ora che aveva perso l’aria da bello e dannato e quell’arroganza che aveva da ragazzo, avrebbe potuto passare per un principe nordico, con quei capelli biondi e quegli occhi chiarissimi, in visita nella vecchia Londra. Era sempre stato molto più alto di lei: si stupì di come riusciva a ricordare esattamente a quale altezza sul petto del ragazzo, si sarebbe appoggiata la sua fronte se lui l’avesse abbracciata.
Draco si fermò per sedersi su una pachina e aspettò che anche lei facesse lo stesso. “Sono contento che tu sia venuta…” sussurrò dolcemente.
“Non credo di aver avuto molta scelta. Non mi avresti lasciata in pace. Anche se devo ammettere che speravo non ti saresti rifatto vivo dopo aver visto dove lavoro.” Ginny non lo guardava ora; teneva gli occhi fissi su uno scoiattolino grigio, intento a cercare qualcosa tra le foglie secche, accumulate sul ciglio del sentiero.
Draco le prese gentilmente il viso con una mano e la costrinse a guardarlo. “Perché lo fai?”
“Perché faccio cosa?”
“Perché ti spogli. Perché hai scelto quel lavoro. Ginny, ho visto come ti guardano… ho visto cosa immaginano di farti. È così… umiliante…”
Ginny spostò la mano di lui e lo guardò gelidamente.
“Umiliante? Sono stata usata come una puttana da un decina i mangiamorte! Cosa vuoi che mi importi se ogni sera venti uomini mi guardano come se lo fossi?! Almeno nessuno di loro oserebbe toccarmi. E per quanto riguarda il ‘come mi guardano’… i loro sguardi non sono nulla, non dopo che ho dovuto subire lo sguardo di immenso disprezzo del tuo caro paparino, mentre animali come Minus o i tuoi amici Tiger e Goyle, facevano su di me le loro porcherie!”
Ginny era balzata in piedi, ansante, mentre una rabbia cieca le esplodeva dentro. Si coprì il viso con le mani; la sua facciata di ghiaccio si stava sgretolando, le emozioni chiuse nel cuore per cinque lunghi anni non erano sparite come pensava. Ed era tutta colpa di Draco se quel fragile equilibrio che aveva raggiunto stava andando in mille pezzi. “Non sapevo fare niente quando sono uscita dall’ospedale. Avevo bisogno di soldi, ed è capitato. È un lavoro come un altro” mormorò semplicemente mentre si risedeva.
“Mi dispiace Ginny… Scusami. Non avrei dovuto dirtelo.”
“Il grande Draco Malfoy che chiede scusa?!? Lascia perdere, non sei capace. Adesso dimmi perché hai voluto vedermi e facciamola finita.”
“Ginny…”
“No, Draco. Non dirmi che volevi vedermi e basta, non dirmi una cosa del genere…”
“Ma è così Ginny!! Voglio sapere di te. Come credi che possa far finta di non conoscerti?!”
“Come fanno tutti gli altri. Ma evidentemente non è una cosa che ti si addice, tu devi sempre fare di testa tua, vero?”
Ginny sospirò rassegnata, poi riprese a parlare con voce piatta:
“Mi sono svegliata dal coma in un ospedale babbano, mi hanno chiesto il mio nome e io stavo per dire Ginevra Weasley… poi, non so perché, non ce l’ho fatta e ho sparato Giulie Weasel, nata a Liverpool, orfana, 18 anni, anche se in realtà ne avevo ancora 17, così non mi avrebbero trattata da minorenne con tutte le conseguenze… Buffo vero? Il soprannome con cui mi chiamavi con tanto disprezzo nei primi anni di scuola è diventato il mio cognome… Comunque non mi hanno voluto dire come ero arrivata all’ospedale, immagino che mi abbiano trovata, non mi interessa. Mi hanno detto che avevo subito lesioni molto gravi e mi hanno chiesto se ricordavo il viso o qualcosa del mio stupratore… io ho detto di no, o avrei dovuto dare almeno sette o otto identikit e sarebbe stato un po’ imbarazzante… tanto dubito che ci sia qualcuno ancora vivo. Una volta guarita, le infermiere mi hanno aiutato a trovare l’appartamento e un lavoretto come barista, ma guadagnavo troppo poco. Ho conosciuto Kris, la ragazza bionda dell’altro giorno, e sono finita con lei a fare la spogliarellista. Voilà, ecco la sua bella favolina Mr. Malfoy. Ora può dormire tranquillo?”
Ginny lo guardò ma non ottenne risposta; riprese fiato e continuò:
“Sono cinque anni che non faccio un incantesimo, la mia bacchetta è probabilmente distrutta da qualche parte a Malfoy Manor, ma non me ne frega niente. In fondo si sta bene anche senza e non so neanche se ne sarei ancora capace. Non sono più stata a Diagon Alley o a Hogsmeade, non so che fine ha fatto il castello di Hogwarts. Non so più nulla, e non voglio saperlo. Sono riuscita a tirare avanti, in un modo o nell’altro, come hanno fatto gli altri che non sono morti quel giorno.”
Ora fu il suo turno di prendere il viso di Draco tra le mani per farsi guardare negli occhi.
“Io non so dove tu sia stato per tutto questo tempo. Ma se non lo capisci da solo te lo dirò io: nessuno vuole sapere più nulla. C’è stata troppa sofferenza, troppe perdite, nessuno sopporta di guardare negli occhi qualcun altro che ha patito il suo stesso tormento. Non si può non notarsi, la magia si sente, si distingue in mezzo a tutti i gabbani… ma è possibile ignorarsi e lasciare vivere agli altri quell’apparenza di vita che si sono costruiti con fatica dopo… dopo quello che è successo.”
“Ma non è vita! È solo una… recita!”
“Esatto Draco! È una finzione, una favola. Ma è l’unica possibilità di tirare avanti per noi! Non capisci? La realtà fa troppo male! Vivere ricordando quello che è stato vorrebbe dire vivere soffrendo ogni giorno per quello che non c’è più, per la vita che avevi sognato e non arriverà mai, per le persone che vorresti al tuo fianco e non puoi avere! Se fai credere al mondo che hai dimenticato… un po’ te ne convinci, sopravvivi, puoi sorridere, puoi far finta di vivere…”
Draco era sconvolto: non riusciva a credere che la ragazzina ribelle e passionale che aveva conosciuto, si fosse trasformata in questa donna rassegnata, che accettava di vivere una finzione per non guardare in faccia alla realtà…
“Non puoi vivere così.”
“Si che posso Draco. Devo farlo. Perché se guardassi dritto negli occhi altri maghi e streghe che sono sopravvissuti, non potrei fare a meno di odiarli perché loro ce l’hanno fatta mentre nessuno della mia famiglia ora è qui con me! Se li guardassi in faccia non potrei fare a meno di torturarmi con mille perché fino a morirne!” La voce di Ginny saliva, diventando quasi isterica “Come adesso che ti guardo e non posso evitare di chiedermi perché hai lasciato che mi facessero tutte quelle cose, perché non sei venuto a portarmi via, dov’eri tu mentre tutti combattevano… Sei qui sano e salvo, mentre nessuno dei miei SEI fratelli, bravi quanto te, si è salvato quel giorno! …Dov’eri tu mentre i tuoi amici mi violentavano! Dov’eri!!”
Ginny si alzò e scappò, di corsa, accecata dalle lacrime e dalla rabbia che in tutto quel tempo era rimasta chiusa nel suo cuore. Come osava distruggere tutto? Come osava venire a dirle come doveva vivere dopo tutta la fatica che aveva fatto per costruirsi quella … ombra di vita? Come osava parlarle dopo che l’aveva abbandonata quando aveva bisognosi lui! Come osava ripresentarsi… Come poteva!
Qualcuno la prese con un braccio e lei si ritrovò a singhiozzare, presa tra due braccia forti… Ginny alzò il viso e guardò negli occhi Draco; c’era tanta sofferenza anche nei suoi occhi, Ginny la riconobbe anche se non ragionava quasi più dalla rabbia… ma non poteva permettersi di avere compassione per lui, non poteva permetterselo a meno di perdere tutto quello che era riuscita a conquistare in cinque anni: equilibrio, giorni senza lacrime, stabilità mentale…
“Non cercarmi più. Non venire al locale, non chiamarmi, non scrivermi. Lasciami nella mia piccola favola di una vita quasi normale. È tutto finito, Draco. Non c’è più nulla per cui continuare a vivere nel mondo della magia… il nostro vecchio mondo è completamente sparito. Lascia che io tenti a modo mio di vivere in questo.”
Parole sussurrate, piene di lacrime e dolore, parole che avevano qualcosa di definitivo e, nella loro semplicità, spiegavano il complesso e delicato equilibrio nella vita della ragazza, equilibrio che Draco sapeva di aver spezzato. Ginny si allontanò lentamente e, prima che fosse abbastanza lontana per non sentire, Draco le disse, con lo stesso tono semplice e sofferto:
“Mi dispiace Ginny, non volevo farti del male. Ma adesso non sarai capace di ignorarmi.”

******

Grazie per tutti i complimenti! Per la storia dei capitoli più lunghi ci proverò… se proprio non ci riesco… Ve ne infilo due alla volta ok?? Ciao a tutti!

   
 
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