Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Flareon24    08/11/2013    4 recensioni
Tratto dal terzo capitolo:
"Qui mi dovetti veramente fermare un momento. Non stavo certo leggendo una filastrocca, bensì l’annunciazione della mia morte. In altre situazioni non avrei creduto ad una sola parola di ciò che stava scritto su quelle tavole. Ma non in quella situazione. Non dopo quello che Cecilia mi aveva predetto, dopo quello che era accaduto. Purtroppo ogni cosa sembrava collegata in modo tale da creare un quadro perfettamente delineato della situazione. Niente era di troppo, niente poteva far saltare o mettere in dubbio ciò che avevo appena letto. Ripresi fiato.
-Dice che lo scontro fra me e questo guerriero è destinato ad avvenire. E...così com’è destinato ad avvenire, io sono...destinata a morire. A meno che io non purifichi metà del il mio sangue-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La ragazza dai capelli blu mi squadrò dalla testa ai piedi, il che mi fece ricordare che addosso avevo solo maglietta e mutande. Mi coprii come meglio potei, mordendomi le labbra. Lo facevo sempre quando ero nervosa.
-Ma sulla terra andate tutti quanti in giro vestiti così? Non sembra molto rispettoso dell’intimità personale soggettiva- constatò portandosi una mano sul fianco. Alzai un sopracciglio per cercare di capire cosa avesse appena detto in quell’assurdo garbuglio di parole.
-Oh…ecco, no. A dire il vero sono io che…-
-Sei una scostumata?- mi interruppe guardandomi interrogativa.
-Cosa?No…no, assolutamente. Solo che a casa mia è notte fonda e io…dormo…così…credo-
La guardai per vedere la sua reazione, che si limitò ad una rapida alzata di spalle. Ma perché stavo dando spiegazioni a questa tipa? Infondo era solo parte di un sogno, no?
-Ok, comunque io sono Aqua- si presentò.
-Piacere- risposi poco convinta. Stavo per presentarmi, poi scossi la testa. Mi ero talmente concentrata sull’imbarazzo del momento da essermi quasi del tutto scordata che quello era tutto un sogno. Un sogno molto particolare. Mi guardai nuovamente intorno. Notai altri boschi raccolti a gruppi, distante gli uni dagli altri. Un altro era proprio dietro di me. Oltre la pianura, all’orizzonte, non si vedeva quasi la linea di stacco fra terra e cielo. Uno stormo di uccelli neri spiccò il volo, solcando in cielo roseo e riempiendo il circondario di gracchi.
-Ok, ascolta: io non ho idea di dove sono né di come sono arrivata. E’ arrivato un cervo grosso come un armadio, mi ha tirato una testata ed eccomi qui! L’unica cosa che so è che questo è tutto quanto un sogno. Tu sei frutto della mia mente malata, come tutto ciò che mi circonda-
Lei mi incrociò le braccia al petto guardandomi con aria severa. Poi le guance le si gonfiarono d’aria e scoppiò in una fragorosa risata. Si piegò in due, ridendo come una matta e reggendosi la pancia con le braccia ancora incrociate.
Distolsi lo sguardo imbarazzata e lievemente spazientita da quella sua improvvisa reazione.
Quando ebbe finito di ridere, circa mezzo minuto dopo, si rimise composta mugolando divertita con le lacrime agli occhi, tornando a fissarmi con un risolino snervante sulle labbra.
-Posso sapere cos’è che ti fa tanto ridere?- sbottai irritata.
-Quello che hai appena detto mi ha fatto ridere-
-Il sogno? E come altro me lo spieghi?! Non mi vorrai mica dire che un albero ha cominciato a camminare per conto suo e che mi abbia seriamente portata qui?-
Il sorrisino le sparì dal viso, sostituito da uno sguardo severo che mi spaventò un po’. Quasi quasi preferivo il risolino snervante. Con le braccia conserte si avvicinò lentamente a me, fino ad arrivare a poco più di mezzo metro da me. Un bagliore furbo le passò negl’occhi, allungò una mano e mi tirò un forte pizzicotto sul braccio.
-Aia!- esclamai saltando indietro di qualche passo. Scossi il braccio che mi aveva appena pizzicato e guardai la grande macchia rossa che si stava formando sulla pelle.
-Ma perché l’hai fatto?!- esclamai irritata.
-Male?-
-Che domande fai?! Certo che mi hai fatto male!-
-Allora ora ci credi che questo non è un sogno?- sorrise con aria saccente.
Mi massaggiai imbronciata la pelle del braccio che iniziava a dolermi. Fissai l’erba scompigliata dal vento fresco e rabbrividii infreddolita. Non volevo ammettere una cosa così dannatamente illogica!
-Gea? Ci sei ancora?-
Alzai la testa e la guardai stranita
-Come sai il mio nome?-
-So tante cose di te, sorellina- Si portò le mani sui fianchi con aria di superiorità.
-“Sorellina”?Come puoi tu essere mia sorella? Mia madre è scomparsa anni fa...- risposi tetra. Potevo scherzare su tutto, tollerare tutto. Ma mia madre non la doveva toccare nessuno. Nessuno! Lei sbuffò abbassando la testa, fissandosi la punta delle scarpe come se avesse rievocato un ricordo doloroso, ma non per lei, per me. Scosse la testa e proseguì da dove si era interrotta.
-Non “sorelle” in quel senso. Di tua madre avremo occasione di parlare più in là-
Sgranai gli occhi incredula.
-Tu sai qualcosa di mia madre?!-
-Gea, non posso parlarne con te. Non è né il luogo né il momento adatto. Ho sbagliato io a menzionarla -
-No, no. Possiamo eccome!-
-Gea, no! Non posso proprio!-
-Ma…io ho bisogno di sapere dov’è mia madre! Devo sapere perché ci ha abbandonato-
-Tua madre non vi ha affatto abbandonato. Non credere che la lei abbia fatto quel che ha fatto perché le andava!- Sbuffò stringendosi gli occhi fra le dita.
-Ok, ho detto anche troppo-
-Allora sai davvero qualcosa di lei. Parlamene, ti prego! Che tu sia un sogno o no, ti scongiuro!-
-No. Non insistere. Tu, piuttosto, devi venire con me- Aveva perso quell’ilarità che aveva manifestato fino a pochi minuti prima, al mio arrivo. Abbassai lo sguardo rassegnata. Avevo come la sensazione che, pur continuando a fare domande, non avrei più ricevuto risposta.
-Io non voglio andare da nessuna parte- mormorai sedendomi. Mi strinsi le ginocchia al petto e appoggiai il mento sulle braccia, tirando fuori la mia parte bambina.
-Gea, devi venire! Ti prego! Non sai da quanto tempo aspettiamo questo giorno. Devi darci un mano!-
-Mi dispiace, io non posso aiutare proprio nessuno. Non so aiutare nemmeno me stessa. Voglio solo svegliarmi e tornarmene a casa, tutto qui-
-Ancora con questa storia del sogno?! Oddio, ma quanto sei testarda!-
Feci spallucce e tornai a poggiare il mento sul braccio. Aqua stette in silenzio pochi secondi, poi tornò all’attacco.
-Ok, Arìa mi ucciderà per questo, ma devo farlo-
La guardai con sospetto
-Chi è Arìa?E cos’è che devi fare?-
-Fa silenzio e sta’a guardare- Si voltò verso qualcosa alle sue spalle, in direzione del bosco attraversato dal fiume. Mise due dita in bocca e fischiò forte, riuscendo quasi a sfondarmi i timpani. Strizzai gli occhi massaggiandomi le orecchie. Mi voltai nuovamente nella stessa direzione della ragazza e vidi qualcosa nel fiume cominciare a muoversi. Da lontano non riuscivo a vedere bene, però mi parve di vedere una massa informe d’acqua emergere dal corso del fiume. Strizzai gli occhi cercando di mettere bene a fuoco quella figura che andava lentamente formandosi. Avrei giurato, a prima vista, che quello che stavo guardando fosse un delfino.
In un altro frangente mi sarei tirata qualche schiaffetto, ripetendomi di non essere sciocca e di guardare meglio.
La figura produsse uno strano verso, ulteriore conferma che quello aveva qualcosa a che fare con gli odontoceti. Dette un veloce colpo con quella che mi parve essere la coda e si avvicinò rapidamente a noi. La strana creatura ci raggiunse e si mise a volteggiare attorno alla ragazza. Spalancai la bocca sbalordita. Quello era veramente un delfino. Un delfino enorme lungo almeno due metri e mezzo, fatto completamente d’acqua. Girava festoso in aria, come se fosse stato immerso nell’oceano. In controluce si potevano distinguere distintamente i suoi lineamenti, che ne accentuavano la forma elegante e sinuosa.
-Wow…- mormorai -E’ bellissimo-
-Meraviglioso, vero?-
-Assolutamente- confermai ammirata senza mai staccare gli occhi dalla creatura -Che...che cos’è?-
-La domanda non è“che cos’è”. La domanda è “chi è?”- mi corresse accarezzando affettuosa la creatura sopra la testa.
Capii solo in parte la correzione, ma decisi di lasciar perdere. Mi alzai in piedi ed osservai il volto della ragazza distorto dal corpo acquoso del delfino. Alcuni ciuffi piuttosto lunghi le coprivano il viso anche se la più parte di quelli laterali erano fissati dietro la nuca con una flebile presa. Mi chiesi infatti come facesse a vederci bene.
-Chi è?- domandai riformulando la domanda.
-Lui è Enydros-
Corrugai la fronte pensierosa riconoscendo il suono del nome -E’ greco antico o sbaglio?-
-Si. Letteralmente vuol dire “Pieno d’acqua”- sorrise lei continuando ad accarezzare lo strano essere.
-Un nome azzeccato...- constatai riflettendo sulla natura di quello strano essere.
-Ma cos’è? Una specie di animale domestico?-
-Lui non è un comune animale. Lui è me-
-Come sarebbe a dire?- domandai reclinando indietro le spalle. La ragazza mi sorrise con fare quasi affettuoso.
-Ah Gea. Ci sono talmente tante cose che devi sapere. Se non ti porto subito da Arìa saremo nei guai fra non molto-
-A quanto pare sono tante le cose che devo capire. E chi è questa Arìa di cui parli tanto?-
-Nostra sorella, nonché mentore e tutrice-
Ridacchiai -Un’altra sorella, fantastico. Dio mio, che sogno bizzarro- osservai.
Vedendo lo sguardo truce di Aqua decisi di non pronunciare più quella parola. Per alcuni minuti rimanemmo in silenzio, poi ricominciò a parlare come se niente fosse successo.
-Il tuo dov’è?-
-Il mio cosa?-
-Il tuo spirito-
-Spirito? Quale spirito?-
-Il tuo spirito animale. L’elemento della terra- Alzai un sopracciglio con fare scettico.
-Non ho idea di che cosa tu stia parlando-
Sospirò esasperata alzando gli occhi al cielo.
-Non mi hai appena detto di essere stata portata qui da un cervo di legno?-
-Si...almeno credo. Ha preso vita davanti ai miei occhi, dal nulla!-
-Si, era venuto a prenderti. Ma ci hai messo un po’ a trovarlo!-
-Quel...coso sarebbe il mio spirito?-
-Gea!- esclamò improvvisamente aggressiva.
-Cosa?- domandai presa alla sprovvista.
-Non mancare di rispetto al tuo spirito!-
-Scusami...-
Mi dette le spalle, fissando un punto indefinito verso le montagne -Non mi dovrei arrabbiare. Devo ricordarmi che ho a che fare con una novellina che deve ancora imparare tutto-
-Ah, grazie tante-
Posò nuovamente lo sguardo su di me, scansando dolcemente con la mano Enydros. Aveva uno sguardo profondo, improvvisamente fiducioso. Si avvicinò un po’ a me mentre lo spirito acquatico le stava dietro guardandomi incuriosito.
-Perché non provi a chiamarlo?- mormorò.
-Io?-
-No, io! E certo che devi chiamarlo te! Perché credi che sarebbe il “tuo” spirito se ubbidisse ad altri?-
-Non lo so. L’ho trattato un po’ male. Se è davvero lui, allora non sono stata molto cortese nei suoi confronti- Sto davvero credendo alle parole di questa ragazza?!  
-Dai, prova a chiamarlo-
Stavo per fare una stupidaggine, già me lo sentivo...

Prima parte del nuovo capitolo. Questo è particolarmente lungo, perciò dovrò dividerlo in 3 parti per alleggerirvelo il più possibile. Il punto in ciu l'ho rotto è orrendo, me ne rendo conto. Ma purtroppo era il primo utile che ho trovato, scusate. Spero vi piaccia!! E mi scuso per gli errori grammaticali e sintattici, ma non ho avuto molto tempo di rileggerlo.

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Flareon24