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Autore: Essemcgregor    08/11/2013    7 recensioni
A Thor manca Jane e non solo. Il dolore provocato dalle gesta del fratello, lo spingono ad elaborare un piano, folle forse. Se l'amore è riuscito a cambiare lui, perchè non deve riuscirci con Loki?
Il suo piano però verrà intralciato non solo dallo S.H.I.E.L.D. che non si può ritenere contento di vedere di nuovo Loki sulla terra, ma da un'altra forza misteriosa, che ha tutte le intenzioni di mantenere una promessa, o minaccia, fatta poco tempo fa.
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Forgive me

 
 
- Regola numero 1: le donne non si fanno aspettare: MAI! Sono gli uomini che devono aspettare le donne.-
Il dio salì le scale di metallo a passo lento, non aveva voglia di incontrare la spia, ma sapeva che se non si fosse presentato, la donna sarebbe scesa all’appartamento di Eric e non era in grado quella sera, di sopportare anche le sue di domande.
Il tono era divertito e non proprio di rimprovero, era chiaro che si stava divertendo un mondo. Quando arrivò in cima al tetto, le lanciò uno sguardo torvo, mettendo piede sul terrazzo, cercando di tenere a bada la voglia irrefrenabile di voltarsi e correre di sotto.
- Che regola idiota.-
La donna scese elegantemente dal muretto sul quale era seduta, avvicinandosi a lui. Non indossava la divisa dello Shield, aveva optato per una giacca di pelle e un paio di jeans, sotto la giacca faceva bello sfoggio di sé, una maglia rossa, di una tonalità quasi simile ai suoi capelli. Alzò un sopracciglio con aria annoiata mentre la donna di fronte a lui cominciava a snocciolare una regola dopo l’altra sul comportamento che deve avere un uomo nei confronti di una donna, su cosa fa piacere alla donna, cosa si deve o non si deve dire ad una donna e cose del genere. Una lezione soporifera.
Il dio rimase ad ascoltarla fino a quando i suoi pensieri non volarono altrove, quasi rimpiangeva Asgard: la pace che c’era a palazzo, la tranquillità della biblioteca e le sue giornate passate a studiare gli antichi testi. Tutto si sarebbe aspettato, tranne di dover prendere delle lezioni da una mortale, su come comportarsi con il genere femminile.
La spia continuò a snocciolare le sue perle di saggezza, fino a quando il sole non scese oltre l’orizzonte, il dio passò in rassegna la serie di palazzi dell’isola di Manhattan mentre il sole ne delineava il contorno, a malapena si accorse che la spia aveva terminato la sua lezione.
- Allora, hai capito?-
L’altro fece una smorfia che trasformò abilmente in un sorriso. Non aveva ascoltato nulla di quello che gli era stato detto, ed era sicuro che lei se ne fosse accorta.
- No.-
Natasha cominciò a battere il pavimento con il piede, roteò gli occhi al cielo e si sedette su una serie di tubi in metallo.
- Devo farti una domanda, perché mi pare di aver capito che con te il mio tempo è sprecato. Mi sono lasciata convincere da Thor ad aiutarti in questa cosa e non sia mai più!-
Loki si spostò da lei appoggiandosi contro la balaustra, non amava stare a stretto contatto con nessuno di loro e di Natasha non si fidava, era come una serpe in grado di allisciarti quando serve e di morderti quando meno te lo aspetti.
- Cos’è, parlate di me quando non ci sono? Vi divertite a seguire le mie vicende come se foste spettatori di una telenovela? Siete patetici.-
La spia si guardò le unghie senza fare troppo caso alle parole del dio. In effetti spesso e volentieri parlavano di lui e di come procedesse il suo lavoro. Loki non lo sapeva, ma Eir doveva fornire ogni fine settimana un rapporto dettagliato sulla sua condotta, rapporti che fino a quel momento erano sempre stati positivi al contrario di quanto loro si aspettavano. Loki stava davvero cambiando? Oppure era solo una copertura?
Di sicuro qualcosa stava tramando. O non sarebbe stato lui.
Eir era riuscito davvero a metterlo in riga? Di certo un piccolo cambiamento c’era stato, anche Stark l’aveva notato, e per essere Stark a dire una cosa del genere, allora doveva proprio essere evidente.
- Cosa provi per lei?-
La domanda era una di quelle, che non si sarebbe mai aspettato di sentire uscire dalla bocca di Natasha. Lei, la Vedova Nera, la donna più fredda di sentimenti che lui conosca, l’unica volta che si era lasciata andare ad un finto sentimentalismo era stato sull’Helicarrier, mentre parlava di Barton, ed era tutta una finta per cercare di scoprire quali fossero i suoi piani. Non era persona che trattava di quel tipo di argomenti. Si aspettava più di vedere Thor a recitare quella parte. Quella sottospecie di dio Asgardiano, era solito parlare di sentimenti. Da vomito.
- Cosa provo? Niente ovviamente. Cerco di fare il bravo dio solo per non stare a sentire le sue ramanzine tutti i giorni. E per evitare di ucciderla. Mi dispiacerebbe arrivare fino a quel punto.-
La spia inarcò un sopracciglio con aria interessata. Loki aveva risposto con il suo solito tono neutro, di chi non aveva davvero interesse in quella conversazione, eppure qualcosa doveva aver svegliato la curiosità della donna, che continuava a guardarlo con un piccolo sorriso di compiacimento, sorriso che irritò il dio.
- Smettila di sorridere in quel modo.-
La rossa si alzò, passando le mani sul jeans come per lisciarli. Loki assottigliò lo sguardo, rimasero a squadrarsi per qualche secondo, fino a quando lui non lo distolse da lei. Natasha stava pensando e quando pensava, non voleva dire nulla di buono. Dalla giacca estrasse due biglietti, erano di colore dorato, con una scritta nera al centro, in un corsivo particolare, pieno di ghirigori e svolazzi, da lontano non riusciva a capire cosa potesse essere.
- Allora, esserino dal cervello minuscolo.-
Loki strinse il pugno.
- Non azzardarti a chiamarmi così, stupida mortale.-
Lei svolazzò i biglietti davanti al viso, facendosi aria e sfoggiando la sua migliore espressione annoiata. A quanto pareva le minacce di Loki non sortivano alcun effetto su nessuno di loro. O nessuno di loro lo credeva capace di fare qualunque cosa, dopo averlo visto in compagnia di Eir. Questo a Loki non piaceva. Era temuto e odiato ad Asgard, invece su Midgard stava diventando lo zimbello di tutti.
- Chiamo così tutti i membri del genere maschile, in confronto al genere femminile, siete sciocchi e privi di un cervello funzionante.-
La donna si avvicinò rapidamente a lui porgendogli i due biglietti, Loki li afferrò guardandola con sospetto: la scritta in corsivo era quasi incomprensibile, era peggio dei geroglifici delle scritture antiche contenute in vecchi libri nella biblioteca di Asgard.
- Sono due inviti per il ballo che si terrà tra un mese. Lo S.H.I.E.L.D. lo organizza sempre, una sorta di festa di beneficienza e tu ovviamente, sei obbligato a venire. Noi saremo tutti lì, ergo dovrai esserci anche tu.-
Un invito che era un obbligo, questa gli giungeva nuova. Ciò che non capiva però, era il motivo per cui gli aveva dato due biglietti al posto di uno. Lo sguardo dell’altra, gli fece intuire chiaramente qual era il suo intento. Il dio spostò lo sguardo dai biglietti, serrò la mascella respirando pesantemente.
- No. Te lo scordi.-
La rossa incrociò di nuovo le braccia al petto.
- Invece lo farai e sai perché? Perché è un modo carino per farti perdonare la gaffe di oggi. Come faccio a saperlo? Io so tutto mio caro.-
Voltò le spalle, diretta verso le scale antincendio, la conversazione era finita in quel modo e come poche volte nella sua vita, lui non aveva avuto l’ultima parola. Guardò i due biglietti con scetticismo, dopo quello che era successo con Eir, dubitava che la ragazza gli avrebbe mai più rivolto la parola, figurarsi andare ad un ballo di beneficienza con lui.
- E per la cronaca…-
La spia si era voltata di nuovo verso di lui, un piccolo sorriso sul volto.
- Sarebbe carino se tu accettassi il suo invito, scusandoti per la tua scarsa loquacità ed educazione.-
Se in quel momento avesse avuto i suoi poteri, non ci avrebbe messo molto a scagliarle contro una qualche maledizione e incenerirla, si limitò a fare uno di quei gesti che aveva visto fare a Eir, contro uno dei clienti del locale, con il quale aveva discusso.
Dalla reazione del cliente non doveva essere un gesto molto carino ed Eir stessa aveva ricevuto un richiamo dai suoi superiori.
L’agente sgranò prima gli occhi e poi si piegò in due dal ridere, Loki sperava in una reazione diversa e ne rimase un’altra volta, deluso.
- Sei uno spasso, Loki!-


 
 
Il piano era semplice, sarebbe andato dritto da Eir, l’avrebbe presa da parte e le avrebbe chiesto scusa per il suo comportamento. Prese un grosso respiro prima di entrare nel locale, già gremito di gente. Eir era come al suo solito in cassa, stava dando il resto ad una coppia di signori che ringraziarono con un sorriso e andarono via. Quando intravide Loki, gli fece un solo un cenno di saluto, un leggero miglioramento rispetto al giorno prima. Rispose al saluto, con un cenno della testa per poi sgusciare nel retro per cambiarsi. Nella tasca della giacca aveva i due inviti per quel dannato ballo. Fece una smorfia chiudendo l’armadietto alle sue spalle, avrebbe preferito di gran lunga scontrarsi di nuovo con Hulk che parlare con lei.
- Mi scusi cameriere, posso ordinare?-
Loki socchiuse gli occhi, il locale era gremito di gente, stava faticando a stare dietro a tutti i tavoli da pulire, Eir era fissa alla cassa, non poteva allontanarsi e al bancone gli altri camerieri, erano impegnati a smaltire le ordinazioni. Era la così detta “ora di punta”, e non mancava di certo il furbo di turno che sperava di riuscire a farsi portare l’ordinazione al tavolo invece che fare la fila come tutti gli altri.
- Se vuole qualcosa, si alza e fa la fila come tutti gli altri.-
Il cliente rispose con una risata, Loki spostò lo sguardo verso la fonte della risata e incrociò gli occhi scuri del dottor Banner. I suoi capelli riccioluti erano piuttosto corti, l’aveva riconosciuto a malapena e solo a causa dei suoi vestiti leggermente più grandi della sua taglia.
Socchiuse gli occhi spostando lo sguardo altrove.
Proprio mentre pensava ad Hulk, ecco la sua versione mini e “rosa”, comparire nel locale.
- Perché avete questa brutta abitudine di venire a disturbarmi sul posto di lavoro?-
Banner fece cenno al dio di sedersi con lui. Aveva davanti un bicchiere di carta con dentro del liquido scuro, accanto al bicchiere faceva bella mostra di sé, una ciambella glassata.
Lo scienziato prese un morso generoso al suo dolce, guardando Loki con interesse, il dio tamburellò le dita sul tavolo, ricambiando il suo sguardo con odio.
- Non hai ancora risposto alla mia domanda.-
L’altro si pulì la bocca con un tovagliolo, il suo sguardo volò verso Eir, ancora alla cassa.
- Ho parlato con Jane Foster.-
Loki sgranò gli occhi, per quale motivo aveva parlato con Banner, uno scienziato? Sperava che non gli avesse rivelato nulla sul loro piccolo “segreto”. Non poteva rischiare così tanto e parlarne con lui, non poteva essere così stupida. Incrociò le braccia al petto facendo finta di niente, poteva smentire, far passare la scienziata per la pazza di turno, tutto sommato che motivo avrebbe lui di parlare con una mortale, che aveva anche cercato di uccidere insieme a suo fratello? Sì, poteva funzionare.
- Loki inutile che provi a mentirmi, Jane ha bisogno di me per quello che dovete fare e le ho promesso completa discrezione al riguardo. Non sono una spia dello S.H.I.E.L.D. non ho un capo a cui rispondere.-
Sospirò roteando gli occhi al cielo. Jane Foster era davvero stupida, ne aveva la conferma.
- Cosa ti avrebbe detto?-
Se Jane era arrivata a rivolgersi a Banner, voleva dire che il problema era più grosso di quello che pensava. Non si trattava più di semplici scritte, incisioni sui monumenti antichi costruiti da civiltà vissute prima di loro e ora probabilmente estinte. Quando l’uomo era ancora un primitivo, aveva la strana capacità di comunicare con gli dei, capacità che era stata persa con il passare del tempo. La fede che riponevano negli dei era finita, erano cresciuti, avevano cominciato a camminare da soli e la tecnologia compensava l’aiuto che gli dei erano soliti elargire ai mortali. Gli dei erano stati messi nel dimenticatoio, relegati nel loro mondo, non avevano più avuto contatti con gli umani. Solo alcuni di loro ancora credevano in loro, quei pochi che si spacciavano per maghi e che Loki era sicuro, erano posseduti puntualmente da qualche dio che aveva voglia di passare del tempo su Midgard.
- So delle strane incisioni e ho condotto delle indagini per fatti miei.-
Non era più tanto sicuro di poter parlare lì dentro, in mezzo a tutto quel casino. Non sapeva se era il caso di portarlo nel retro, dove avrebbero trovato pace e soprattutto privacy. Banner parve leggere nei suoi pensieri, scosse la testa e si guardò intorno.
- Meglio che ne parliamo qui. Non ci sono orecchie indiscrete, puoi fidarti di me.-
Il dio non ribatté, preferì scrollare le spalle e guardarsi intorno con aria corrucciata, Banner riprese il suo discorso cacciando dalla valigetta che aveva con sé, una serie di foto e fogli, simili alle foto che aveva Jane: una serie di foto satellitari e una serie di foto scattate sul posto. A differenza delle foto che aveva scattato Jane, quelle che aveva scattato lui erano state fatte durante il tramonto, o l’alba. Riusciva a vedere la luce fioca colpire le pareti dei monumenti, le ombre riflettere su di esse, ombre che sembravano quasi tremolanti. Socchiuse gli occhi cercando di leggere i geroglifici che c’erano sopra.
- Non noti niente di strano?-
Loki scosse la testa, a parte la presenza dell’ombra, sicuramente di Banner, non c’era nient’altro di strano. Erano foto uguali, le scritte non erano cambiate, sembrava quasi fossero state incise molto tempo addietro, alcune addirittura, cominciavano ad essere ricoperte di vegetazione.
Lo scienziato sospirò, raccolse le foto e gliene mostrò solo una, Loki riconobbe la base di una delle piramidi, non ci era mai stato, ma aveva assistito alla loro costruzione, guardandoli da lontano, ammirando con quanto sforzo quegli insulsi mortali, facessero quei grossi monumenti solo per compiacere gli dei e per assicurare alla propria guida terrena, una posto degno per la sua sepoltura.
- I monumenti e la zona limitrofa, sono circondati da una strana energia. La stessa che energia che forniva il Tesseract.-
Loki avvicinò il suo viso alle foto, il dito dello scienziato indicò i contorni tremolanti della sua ombra. Solo in quel momento Loki fece caso agli strani trattini sottili che rovinavano la qualità della foto.
- Non è un caso, la foto me l’ha fatto notare. Ci sono radiazioni ovunque. La macchinetta ha rivelato ciò che a occhio nudo non riuscivo a vedere.-
Se le scritte erano circondate da energia, c’era una sola spiegazione, e non poteva crederci. Non voleva crederci. Non esisteva un oggetto in grado di racchiudere una tale energia, non esistevano addirittura parole che potessero contenerle, eppure ora capiva il motivo per cui l’Antico le aveva incise in diversi punti di Midgard, e soprattutto su monumenti antichi, dedicati agli dei.
- Un portale.-
Banner annuì, le foto scomparvero con un gesto della sua mano, prima che Loki potesse rendersi conto che gli erano state sfilate da sotto il naso, lo scienziato le aveva già rimesse dentro la sua valigetta.
Forse era anche quello il motivo per il cui il Tesseract non era riuscito a seguirli su Midgard.
Si alzò di scatto quando un’ombra comparve alle sue spalle, era Eir e non sembrava per niente felice di vedere Loki seduto al tavolo con un cliente. Aveva le braccia incrociate sul petto e lo sguardo che non prometteva nulla di buono. Deglutì e guardò Banner che aprì bocca per darle una spiegazione.
- Loki… ti pagano per lavorare, non per passare il tempo a chiacchierare con i clienti.-
Banner alzò la mano titubante.
- Mi scusi, sono un suo… uhm amico e… dovevo dirgli una cosa urgente.-
Eir gli rivolse un piccolo sorriso e annuì tornando poi a guardare torva il dio Asgardiano. Era chiaro che Eir ce l’avesse ancora con lui, quando Jane era passata a trovarlo, non aveva battuto ciglio. La ragazza si voltò di scatto tornando alla sua postazione, dove un paio di clienti la attendevano.
Sospirò alzandosi lentamente dal tavolo, Banner lo imitò, lasciando i resti del suo pasto sul tavolo. Il dio cominciò a radunare il tutto sul vassoio che portava sempre dietro, ricordandosi poi di ripassare con il detergente per pulire il tavolo.
- Vai a parlarci. E dalle quei biglietti. Le tornerà il sorriso.-
Il moro alzò gli occhi verso di lui, possibile che la sua vita fosse di dominio pubblico? Fece per protestare ma Banner si era già avviato verso l’uscita del locale, salutandolo con un gesto della mano. Sparì quasi subito tra la folla, lasciandolo solo con un vassoio carico di roba da buttare e con l’animo inquieto.
 
 
 
Il dio sperava di poter trovare del tempo per parlare con Eir, ma la ragazza sembrava quasi intenzionata a volerlo ignorare. La sua pausa pranzo la passò a lavorare, andando in pausa quando Loki invece aveva ripreso, quando lui provò a chiamarla, si era voltata a guardarlo liquidandolo subito dopo con un “sono in pausa”.
Loki dovette resistere fino a fine serata prima di poter provare a parlarle di nuovo. Erano soliti staccare da lavoro insieme, a meno che non ci fosse molto lavoro, e quel giorno era uno di quei giorni in cui la serata sembrava piatta. Eir finì di registrare i guadagni della giornata nel piccolo ufficio nel retrobottega, Loki rimase ad aspettarla lì fuori lanciando di tanto in tanto un’occhiata ai biglietti che aveva in mano.
Si era cambiato e aveva indosso la giacca, quella sera era passato a prenderlo Steve, che non aveva avuto problemi a concedergli qualche minuto in più per parlare con Eir.
Sospirò battendo il piede sul pavimento, Eir non si decideva di uscire da quell’ufficio, era quasi sicuro che lei sapesse che lui era lì fuori ad aspettarla ed era sicuro che lei stesse aspettando di vederlo andare via prima di lasciare il piccolo ufficio.
- Eir?-
Bussò alla porta un paio di volte, senza ricevere risposta.
- Ti devo parlare.-
Nessuna risposta.
- Lo so che sei lì dentro, ti ho vista entrare, e so che tu sai che sono qui fuori. Quindi basta giocare e aprimi. Ho davvero bisogno di parlarti, è importante.-
Cominciò ad odiarsi, lui che doveva supplicare per farsi aprire. In altri casi avrebbe sfondato la porta a calci, costringendo l’altra persona a dargli retta. Passarono altri secondi, poi la porta si aprì con uno scatto. Loki lasciò che si aprisse da sola, muovendo un passo nella stanza lentamente, lo sguardo fisso sulla ragazza di fronte a lui, che in quel momento gli dava le spalle.
La luce del tramonto che proveniva dalle finestre alte della stanza illuminava in parte il piccolo ufficio, lasciando Eir in un angolo d’ombra. Rimase alcuni secondi a guardare quei capelli ramati che ondeggiavano sulle sue spalle, cercando le parole giuste da usare per dirle quello che doveva dire. Il suo sguardo scese lentamente verso il basso, abbracciando il suo corpo esile e quei fianchi stretti, avvolti da quella giacca che li metteva benissimo in risalto. Deglutì, portando il suo sguardo sulle spalle di lei.
- Ti puoi voltare?-
La ragazza non rispose, si limitò a scrollare la testa mentre faceva finta di cercare qualcosa sugli scaffali davanti a lei. Rovistava tra libri contabili e altri faldoni, ne apriva uno e lo rimetteva a posto poco dopo, ripetendo la stessa cosa con il seguente.
Loki sospirò, non era abituato a quel tipo di giochetti, non avrebbe mai permesso a nessuno di comportarsi in quella maniera così puerile, perché quel comportamento poteva solo essere definito tale.
Si spostò lentamente verso di lei, oltrepassando la scrivania carica di fogli e poggiandosi contro lo scaffale che lei guardava con insistenza.
- Guardami, ti prego.-
Pronunciare quelle parole era per lui una sorta di sconfitta, si stava facendo infinocchiare per bene da una Midgardiana, una mortale. Si sentiva un debole, ma non riusciva a fare altrimenti.
Avrebbe benissimo potuto allontanarsi da lei comportandosi in modo freddo e distaccato, cominciare ad allentare quel rapporto che era chiaro, gli stava facendo più male che bene, ma non ci riusciva. Voleva vederla sorridere, voleva vederla felice.
Non riusciva a non guardarla, a starle lontano, era come se fosse diventato il suo centro gravitazionale. E Loki era consapevole quanto quei sentimenti cominciassero a diventare pericolosi.
Aveva sempre criticato Thor e il suo stupido sentimento verso Jane e invece eccolo lì, rimbecillito tanto quanto il fratello, a supplicarla perché lo guardasse.
- Cosa c’è Loki, sono molto impegnata.-
Era chiaro che era offesa e ferita, sebbene il suo tono fosse sbrigativo e neutro. Alzò la mano mostrandole i due biglietti dorati che Natasha gli aveva dato la sera prima.
- Volevo farti un invito, anzi non solo uno…-
Eir si voltò del tutto, guardava prima i biglietti, poi lui, senza capire.
- Si terrà un ballo di beneficienza tra un mese, sono costretto ad andarci e non chiedermi perché. Vorresti accompagnarmi?-
La ragazza abbassò lo sguardo sui biglietti, poi tornò a guardare il moro con aria scettica.
- Dammi una ragione valida.-
Una domanda alla quale non poteva rispondere nel modo in cui era solito fare. Non era il caso di rivelarle la sua natura di dio Asgardiano, condendo il tutto con diverse minacce di morte.
Si schiarì la voce socchiudendo gli occhi, cercando di pensare ad una risposta che la convincesse ad accettare.
- Sono stato sgarbato ieri… l’unico modo che ho per farmi perdonare è portarti ad un evento di gala come questo e… accettare il tuo invito di ieri.-
Eir continuava a mantenere quella smorfia sul suo volto, non proprio rassicurante.
- O meglio, accetto la tua sfida. Non vedo l’ora di vederti perdere contro di me.-
Abbozzò un sorriso che la ragazza non poté fare a meno di ricambiare. Quel piccolo miglioramento lo rallegrò non poco. Eir gli diede un piccolo pugno sulla spalla, colpo che l’altro accusò con un grugnito.
- Smettila di grugnire, sembri un maiale.-
Prese uno dei biglietti dorati dalla sua mano e lo osservò con attenzione, tracciò la scritta in rilievo con il dito.
- D’accordo. Accetto.-
Restituì il biglietto a Loki, evitando di guardarlo. Il dio notò le guance di lei imporporarsi di rosso, fece per dire qualcosa ma fu interrotto dalla ragazza che si diresse verso la porta.
- Andiamo, chiudo l’ufficio e ti riaccompagno a casa.-
Loki si affrettò a uscire dalla stanza, seguendo docilmente la ragazza fuori dalla porta sul retro. Il dio allungò lo sguardo, di Rogers nessuna traccia.
Mosse qualche passo verso la strada, non intravide nessuna moto o furgone dello Shield, appostato nelle vicinanze. Aggrottò le sopracciglia, era davvero solo? Senza baby sitter rompiscatole?
- Cerchi qualcuno?-
Eir comparve al suo fianco, facendolo sobbalzare. Il suo sguardo passò nuovamente in rassegna il traffico Newyorkese, lanciandole poi un piccolo sorriso.
- Sicura che mi vuoi accompagnare a casa? Non mi va di sapere che torni da sola. Sai in caso qualcuno abbia la pessima idea di aggredirti di nuovo…-
La rossa si aprì ad una risata, gettando la testa all’indietro.      
- Come siamo premurosi! Stai tranquillo, non ho intenzione di tornare a piedi. Volevo farti vedere il mio ultimo acquisto, frutto di tanti risparmi.-
Loki la seguì verso uno dei vicoli, dove nascosta sotto un telo, c’era parcheggiata una moto. Sgranò gli occhi sbiancando di colpo, non era un’amante delle moto e non era così sicuro che Eir potesse essere in grado di guidare un mezzo del genere. Sembrava così piccola in confronto alla moto. La osservò montare e mettere il casco, poi ne porse uno a Loki, che lo afferrò poco convinto.
- Cosa c’è, hai paura?-
Accarezzò la carena della moto con affetto, il dio posò lo sguardo sulla scritta bianca riportata sul serbatoio della moto.
- Una Ducati Monster, non le producono più. Sono stata fortunata a trovarla usata, in buone condizioni.-
Il dio non era così d’accordo con quell’affermazione, ma decise di non dire nulla per non urtare la sensibilità della ragazza. Indossò il casco di malavoglia, prendendo posto dietro Eir, le mani posate delicatamente sui suoi fianchi. Quando mise in moto, sussultò deglutendo.
La ragazza se ne accorse, si voltò verso di lui per quel tanto che poteva, guardandolo con la coda dell’occhio.
- Reggiti per bene.-
Afferrò le sue mani posate sui suoi fianchi, tirandolo verso di lei e allacciando le sue braccia intorno alla sua vita. Loki deglutì, non era mai stato così a stretto contatto con qualcun altro che non fosse suo fratello o sua madre. Riuscì a sentire l’odore di caffè e dolci, impregnato nei capelli di Eir, posò il suo viso sulla spalla di lei, cercando di catturare tutto il calore che riusciva a sfuggire al suo giubbotto di pelle.
Al contrario di quando era con il Capitano, l’ansia invece che aumentare, diminuì. Lasciò che Eir guidasse la moto per il traffico cittadino, zigzagando di qua e di là tra le macchine senza vederla mai tentennare. Chiuse gli occhi, rilassandosi completamente, gli unici rumori udibili erano i clacson delle macchine, il rombo della moto e il vento che sbatteva contro la visiera del suo casco. Si strinse ad Eir solo quando fece una frenata brusca, una volta arrivati a destinazione.
- Arrivati! Visto? Non ci abbiamo messo molto e tu sei ancora vivo.-
Aspettò che il dio scendesse dalla moto, per poterle mettere il cavalletto e scendere a sua volta. Si tolse il casco scuotendo la testa, per ravvivare i capelli. Loki si limitò a togliersi il casco e posarlo sul serbatoio della moto, infilò le mani in tasca guardandosi intorno. Nessuna traccia di agenti, il che era piuttosto strano.
- Allora, io vado.-
Eir si avvicinò a lui tenendo il suo casco sotto il braccio, quando fu a pochi passi da lui, alzò la mano e fece un piccolo cenno di saluto, al quale il dio rispose con un cenno del capo.
- Io… uhm… grazie per il passaggio.-
La ragazza scrollò le spalle. Tra di loro scese uno strano silenzio imbarazzante, che nessuno dei due sapeva come rompere. Loki si schiarì la voce, spostando il peso da un piede all’altro, lo sguardo che saettava da un angolo all’altro della strada.
Eir si avvicinò a lui, lo sguardo fisso sul suo viso.
- Loki… volevo … dirti una cosa.-
Il dio abbassò lo sguardo su di lei incontrando i suoi occhi verde smeraldo. Vi leggeva ansia, tensione, forse paura. Annuì lentamente, invitandola ad andare avanti, ma la ragazza indietreggiò di scatto non appena sentì un rumore provenire da uno dei vicoli ai lati del palazzo.
- Ci vediamo domani, solita ora. Ti aspetto!-
Infilò il secondo casco nello scomparto sotto la sella, indossò il suo e dopo esser saltata in moto, partì rapidamente. Loki seguì la ragazza fino a quando non fu inghiottita nel traffico cittadino, sospirò abbassando lo sguardo.
Non doveva provare quei sentimenti, non poteva lasciarsi andare a debolezze umane. Per quanto la sua mente stesse cercando di lottare contro l’idea di provare affetto per una mortale, il suo cuore lo incoraggiava.
Si voltò in direzione del vicolo, da dove sbucò fuori Captain America con un fastidioso sorriso sul volto.
- Tempismo perfetto.-
L’altro scrollò le spalle con aria divertita.
- Mi dispiace avervi interrotto ma io devo andare e non posso fino a quando non ti saprò dentro casa di Eric.-
L’altro agitò una mano in tutta risposta, entrando nel palazzo senza dire una parola. Rogers lo aveva fatto apposta, ne era sicuro.
Lasciò che il portone del palazzo si chiudesse dietro le sue spalle, lo sguardo basso mentre saliva lentamente le scale che portavano al piano dove Jane ed Eric avevano il loro appartamento.
Entrò in casa gettando il giubbotto di pelle sul divano e sprofondando al suo fianco, telecomando alla mano. Da quando aveva scoperto che poteva tenersi aggiornato su cosa succedeva nel mondo, guardando il telegiornale, aveva preso l’abitudine di guardarlo non appena tornava a casa.
Ascoltò pigramente le prime notizie fino a quando un trafiletto in basso, non attirò la sua attenzione. Era una striscia rossa con riportate notizie di minor importanza, sebbene quella notizia di importanza ne avesse eccome.
Si alzò dal divano avvicinandosi allo schermo, sfiorò lo schermo con le mani mentre il trafiletto con la notizia, scompariva a lato dello schermo.
- Loki! Aprimi!-
Si alzò di scatto per fiondarsi verso la porta, quando la aprì si ritrovò faccia a faccia con una Jane piuttosto preoccupata.
- Hai visto il telegiornale?-
La donna serrò le labbra.
- Sì.-
Si spostò di lato per farla entrare.
- Non è una coincidenza…-
L’altro fece un piccolo cenno di assenso.
- E ora cosa facciamo?-
Il dio si spostò verso la finestra, i lampioni lungo la strada si illuminarono di colpo, lentamente il sole lasciava spazio alla lune e alle stelle, non visibili in quel punto, ma sempre presenti. Incrociò le braccia dietro la schiena socchiudendo gli occhi.
- Non lo so.-


 

Angolo autrice
 

Lo so lo so sono imperdonabile!
Non ricordo neanche l'ultima volta che ho aggiornato, ed il capitolo era pronto per metà da un bel pò di tempo. 
Il lavoro e la mia triste vita mi hanno portato via un pò di tempo e ora cerco di rimettermi a pari un pò con tutto! 
Prima cosa: non è betato, o meglio è betato da me il che vuol dire che ci sono sicuro degli errori. ( non ho fatto in tempo a richiedere la revisione... dannata impazienza! )
Seconda cosa: spero non vi deluda e che continuiate a seguire questa storiella che credo avrà fine tra qualche capitolo ( a meno che non mi vengano in mente altri capitolo da inserire ). 
Spero che vi piaccia, che lasciate un commentino :)

-Esse



P.S. Ringrazio chi ha commentato il mio ultimo capitolo, e le due gentili donzelle che mi hanno sollecitata alla pubblicazione di quest'ultimo! 
Rupi, spero ti piaccia e non ti deluda :D 

 
   
 
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