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Autore: 3words8letters    08/11/2013    10 recensioni
Dal capitolo 37:
Uno sbuffo divertito le uscì impercettibile dalle labbra.
"Non è una novità...quello che c'è stato tra noi, che tra parentesi ho già rimosso, non cambia la repulsione che provo per te"
Stavolta toccò a me ridacchiare. Quella era una scusa bella e buona.
Mi avvicinai a lei, mentre continuava a tenere la testa alta, poi le afferrai piano il polso. La sua mano, stretta pugno, si aprì, facendo cadere il bracciale nella mia.
"No, Meg...io so perché ce l'hai con me" dissi inclinando un angolo della bocca in un sorriso strafottente "Perché con me hai ceduto..."pronunciai piano, con voce roca "E perché io ti faccio sentire debole...dico bene?" osservai a lungo i suoi occhi, con attenzione, e una scintilla quasi impercettibile attraversò le sue iridi cerulee.
"Io ti odio perché sei un impertinente, arrogante e pieno di sé" pronunciò con astio.
"Però nonostante questo sei venuta a letto con me..." ribattei crudele.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rimasi a fissare il soffitto verdino, tirandomi il lenzuolo sopra il seno.
Quella doveva essere la stanza di Zayn. Era arredata con mobili nuovi, quasi tutti con un legno rovere scuro. Le pareti contribuivano a dare un bel pò di colore all'ambiente, considerando l'alternanza del verde più delicato, con quello più acceso.
Il letto ad una piazza e mezza era posizionato esattamente al centro della stanza, ma lasciava ancora un bel po' di spazio tutt'intorno.
Tantissimi quadri erano appesi alle pareti finora non occupate da nessun mobile.
Restai stupita quando capii che non si trattava di fotografie o altre stampe, ma di veri e propri disegni fatti a mano, e dipinti di vario genere.
<< Li hai...li hai fatti tu? >>chiesi alzando leggermente il braccio per indicarli.
<< Sì... >>ammise << Mia mamma ha insistito per appenderli, anche se non sono un granché... >>
<< Scherzi? >>gli dissi immediatamente << Sono belli e sono davvero...originali >> dissi osservando uno di quelli che mi aveva colpito di più. Indicava una ragazza, dall'espressione pensierosa. I lunghi capelli castani le scendevano lungo tutto il corpo, fermandosi alle coscie, coprendo in gran parte il suo corpo nudo. Sulla coscia destra un tatuaggio: un gigantesco dragone, la cui coda squamosa scendeva fino alla caviglia.
La cosa più affascinante però erano le ali di questa donna, ebbene sì, era una donna alata. La definizione delle piume era davvero minuziosa, probabilmente Zayn per farlo ci aveva perso molto tempo.
Tuttavia aveva qualcosa di inquietante quel disegno: sulla testa della donna spuntavano delle piccole corna e inoltre le sue braccia, che teneva attorno al corpo, come per proteggersi, erano strette in fili colmi di spine, che incidevano la sua carne, ferendola. Tuttavia nella sua espressione non c'era alcuna traccia di sofferenza, anzi, gli angoli della bocca erano leggermente inclinati in un sorriso enigmatico.
<< La Gioconda? >>riflettei a voce alta.
<< Cosa? >>mi chiese lui.
<< Ti sei ispirato alla Gioconda per quel sorriso? >>spiegai.
Lo sentii sbuffare divertito.
<< Leonardo da Vinci? E perché no? E' stato un grande uomo... >>ammise, con un tono di ammirazione.
<< Mi piace quel disegno...anche se mi lascia perplessa... >>
<< Cos'è che ti lascia perplessa? Posso spiegarti... >>
Risi, continuando a fissare attentamente il disegno. 
<< Un vero artista non rivela mai il significato delle sue opere...stà all'osservatore il compito di interpetrarle >>dissi sapiente.
Sentii il leggero rumore del lenzuolo che ci copriva, poi una mano calda mi circondò il braccio.
<< Mmm visto che sei così saggia... >>mi prese in giro << ...che cosa interpreti tu? >>mi chiese poi. Capii che stava parlando sul serio.
Cosa vedevo io in quel disegno?
In un certo senso mi ci rispecchiavo...ma non potevo mica dirgli questo giusto?
<< Beh...la donna è...come se fosse metà angelo e metà diavolo >>dissi infine, un po' imbarazzata.
<< Su dai continua... >>mi incoraggiò.
<< E' nuda perché...sotto sotto è fragile >>dissi sentendomi stranamente ispirata.
<< Si copre perché...sotto sotto prova un immenso pudore nell'essere debole >>continuai. << E le spine... >>mi fermai un po' a riflettere << Le spine sono...la sua punizione... >>dissi infine.
Zayn continuava ad ascoltarmi, attento.
<< E il sorriso? Cosa vedi in quel sorriso? >>
Presi aria nei polmoni, poi lo dissi: << Vedo sofferenza celata >>
<< Davvero? >>mi chiese lui, sorpreso.
<< No...ma è ciò che avresti dovuto disegnare... >>
<< Perché? >>
<< Perché lei è ferita! Le spine le lacerano la pelle! Non può rimanere con quel sorriso finto! >>sbottai.
<< Beh, io sono l'artista! Io decido! >>ribattè un po' brusco.
Mi voltai dal suo lato.
<< Non ti sarai mica offeso... >>dissi con un sorrisino divertito.
Ma lui scosse la testa.
Mentre il mio sguardo tornava ad incontrare quello della ragazza nel disegno, Zayn strisciò ancora di più verso di me, sollevandosi poi su un fianco.
Dopo un po' di tempo in cui mi sentivo osservata sentii il tocco morbido delle sue labbra sulla mia spalla scoperta dal lenzuolo.
Rabbrividii senza volerlo, tuttavia non lo fermai quando le sue labbra assaporarono ancora la mia pelle.
<< Se ti piace tanto puoi portartelo... >> propose, tornando al disegno.
<< No io...non c'è bisogno >>scossi la testa << Anzi, adesso devo anche andare... >>
Mi scostai leggermente, tenendomi il lenzuolo mentre recuperavo la mia biancheria ai piedi del letto.
Quando già mi ero infilata gli slip sentii una presa forte sul mio polso.
<< Non te ne andare... >>mi supplicò.
I suoi occhi così imploranti mi lasciarono per un momento perplessa.
<< M-ma...potrebbero arrivare i tuoi...le tue sorelle >>balbettai imbarazzata solamente all'idea.
Ma lui non lasciò la presa sul mio polso, anzi continuò a tenermi ferma, come se potessi scappare da un momento all'altro.
<< Non arriverà nessuno...stai calma... >>mi tranquillizzò << Vieni di nuovo a letto, ti prego... >>
Stavo per arrendermi per un momento, ma poi la mia agitazione tornò.
<< Come fai ad esserne così sicuro? >>chiesi.
<< Altrimenti non ti avrei portato qui a casa mia... >>
Ed ecco che il mio corpo si irrigidì di botto.
Lui avvertì la mia reazione, e si spaventò.
<< Avevi calcolato tutto, vero? >>sputai tra i denti << Sapevi che saremmo finiti a letto, non è così? >>dissi arrabbiata.
Stavolta fu lui ad agitarsi, e lasciò il mio polso.
<< No, io...io non l'avevo programmato >>si giustificò << Ma...non posso nasconderti che ci speravo >>
Mi trattenni a stento da stampargli cinque dita in faccia, e mi limitai solamente ad alzare la voce.
<< Sei un bastardo >>dissi tra i denti.
Lui continuava a non capire, e a mantenere quell'espressione confusa e agitata.
<< Portati a letto Meg-cuore-di-pietra 3,10,100 volte! Vincerai la coppa campioni! >>gli urlai in faccia, cercando di impedire alla lacrime di fuoriuscire.
Sbattè le palpebre, guardandomi poi con un'espressione smarrita.
<< Meg ma...che dici? >>
<< Io lo so, Zayn, so che è stato così la prima volta, e so che è stato così anche la seconda, la terza...e io sono una gran testa di cazzo perché ci casco ogni volta! >>
<< La smetti di parlare a vanvera? >>si alterò a questo punto anche lui.
Io non lo ascoltai, anzi, continuai a vestirmi, facendo finta di niente.
<< Non ne posso più di voi donne! Perché dovete essere sempre così complicate e enigmatiche? Parlate chiaro cazzo! Non riesco proprio a capirvi... >>
<< Oh e io a voi uomini vi capisco eccome! Ecco perché adesso me ne vado! >>
mi tirai su i jeans, poi andai in cucina per recuperare il giubbotto in fretta.
Aprii la porta d'ingresso, ma lui la bloccò, mettendovi una mano di sopra e chiudendola di scatto.
<< Tu non vai da nessuna parte >>tuonò dietro di me.
Mi voltai lentamente, per ritrovarmelo di fronte, più infuriato che mai.
Entrambe le sue mani erano ferme sulla porta dietro di me, e le braccia ai lati della mia testa.
<< Che vuoi fare, Zayn? >>gli dissi con rabbia, quasi sfidandolo.
<< Voglio solo...capire >>disse con una punta di esasperazione.
Abbassai lo sguardo, sospirando.
Una sua mano mi passò sotto il mento, per afferrarmi bruscamente il capo e tirarmelo su.
<< Perché devi sempre andartene così? Perché finiamo sempre col litigare? Perché dopo ogni volta ti senti in dovere di abbandonarmi come un cane frustrato? Perché? >>mi disse tutto d'un fiato, mentre i suoi occhi si facevano più sofferenti, lasciando stare per un momento la rabbia.
Continuai a fissarlo, senza sapere cosa rispondergli, forse semplicemente perché non volevo.
<< E rispondimi cazzo! >>
Sussultai quando l'altra sua mano, quella che teneva fissa nella porta, diede un colpo forte al legno, facendolo risuonare dietro di me di un rumore sordo e potente.
<< Perché... >>iniziai a respirare forte, non riuscendo più a trattenermi dal far sgorgare le lacrime << ...è l'unico modo che ho per sentirmi in pace con me stessa, per alleviare i sensi di colpa che mi attanagliano l'anima ogni volta che penso che ci sono cascata di nuovo, che ho fatto ancora lo stesso errore... >>
La sua mano mi lasciò il mento, e le mie corsero a coprirmi la faccia, mentre le lacrime scendevano.
<< E' l'unico modo per mantenere quel pizzico di dignità che mi rimane... >>dissi singhiozzando. << Hai vinto, Zayn, hai vinto...lasciami almeno questo, ti prego... >>
Non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia, non mentre ero conciata in quello stato pietoso, ridotta a piangere davanti a lui, tuttavia riuscii a scorgere la sua mano allontanarsi dalla porta, così come il suo corpo allontanarsi dal mio.
<< E funziona? >>mi chiese ad un certo punto.
<< Cosa? >>chiesi confusa, alzando per la prima volta gli occhi.
<< Questo "modo" funziona? >>
Non riuscivo a capire cosa intendesse dire con quella domanda, quindi rimasi in silenzio, più perplessa che mai.
<< Ti senti davvero in pace con te stessa? Perché sinceramente a me sembra che ne soffriamo entrambi... >>
<< Ma cosa ne sai tu? >>dissi brusca.
<< Vuoi dirmi che non è così? Queste lacrime non ne sono la dimostrazione lampante? >>
<< L'unica cosa che desidero è che tu mi lasci in pace! Sarebbe tutto più semplice, mi sentirei davvero bene! >>
<< Sai, non posso semplicemente scomparire! >>ribattè ironico.
<< Basta che non mi giri intorno e per me è come se tu fossi scomparso... >>
<< Non è quello che voglio...e non è nemmeno ciò che vuoi tu! >>
<< Voglio solo che mi molli, cazzo! >>urlai isterica, dopodiché aprii la porta di scatto, senza dargli il tempo di bloccarmi un'altra volta e corsi fuori.
Voleva spiegato? Ecco, l'avevo appena fatto, più chiara di così non si può! Speravo solo che avesse compreso stavolta, perché sinceramente cercavo di fare di tutto per allontanarlo, ma più lo facevo, più lo rifiutavo, e più i miei sentimenti per lui crescevano. Doveva scomparire per me, io lo dovevo fare scomparire. Era l'unico modo.
Dovevo disintossicarmi da Zayn Malik, solo così avrei potuto salvarmi dalla mia più totale disfatta.
 
 
 
 POV Louis
 
Chiusi lo sportello, dopo aver afferrato il barattolo di Nutella.
Mi avviai poi verso il tavolo, dove mi aspettava un bel pan carré caldo.
Aprii il barattolo velocemente, mentre la mia fame aumentava, e nel frattempo presi un coltello.
Quasi gettai tutto in aria quando mi resi conto che di Nutella non ce n'era rimasta neanche un po', e che qualcuno si era premurato perfino a ripulire ogni singolo grammo di crema facendo la scarpetta con il dito.  
Aprii di nuovo lo sportello, per cercare disperatamente un altro barattolo, poi lo richiusi con un tonfo, sconfitto.
<< Daisy, Phoebe! Quante volte vi ho detto che i barattoli vuoti vanno buttati?! >>urlai irritato, rivolgendomi alle gemelle nell'altra stanza.
Quando però nessuna vocina stridula ribatté mi ricordai che ero solo a casa, e che le gemelle erano ancora a scuola di ballo, mentre il resto della famiglia era dal dentista.
Presi il pan carré, per poi addentarlo di malavoglia.
Non c'era assolutamente niente in quella casa con cui accompagnarlo, nemmeno un po' di filadelfia o che so...burro e marmellata!
Sbuffando mi accasciai sul divano della cucina, godendomi il fatto che fossi solo a casa, visto che altrimenti mamma si sarebbe arrabbiata a vedermi lì per paura che facessi briciole sul divano.
Accesi la tv, consapevole che a quell'orario ci fossero soltanto stupidi film per ragazzini, e non avevo affatto voglia di guardare quella spazzatura che trasmettevano, quindi feci zapping per dieci minuti buoni. Alla fine optai per un documentario in cui uno strano topo ingannava un predatore.
Forse avrei dovuto fare i compiti per l'indomani, ma non avevo idea nemmeno di cosa avevano assegnato. Avevo la testa da un'altra parte in quel periodo.
Il suono del citofono mi fece staccare dal divano.
Speravo fosse mia madre, magari aveva fatto un po' di spesa, o forse erano solo le gemelle appena tornate dalla danza, accompagnate da una compagnetta.
<< Chi è? >>chiesi svogliatamente.
<< Ehm...Louis...sono Emily, spero non disturbo >>mi rispose una voce metallica.
Il mio cuore perse un battito. Emily? Che ci faceva qui? Perché era venuta?
Mi affrettai a cliccare il pulsante che apriva il cancello, poi mi diressi cauto alla porta d'ingresso.
Non sapevo che aspettarmi, ed ero agitato. Mille domande presero ad affolarmi la testa, ma poi decisi di essere razionale e non farmi troppe illusioni.
C'era una spiegazione ben precisa, forse voleva aiuto con la matematica, forse voleva...
Presi un bel respiro, poi aprii la porta giusto in tempo per ritrovarmela davanti con lo sguardo basso.
<< Ehi >>fu l'unica cosa che il groppo in gola mi fece uscire dalle labbra.
Mi premurai di fargli un bel sorriso, anche se probabilmente non poteva vedermi visto quanto teneva basso il capo.
Stavo per avvicinarmi a lei per salutarla con un abbraccio, ma lei mi anticipò, fiondandosi tra le mie braccia con una spinta eccessiva, che mi fece quasi barcollare all'indietro.
Eravamo ancora davanti all'uscio, quando sentii un inconfondibile singhiozzare.
<< Piccola >>la chiamai con voce tremante, preso dal panico.
Sbattei le palpebre più volte, poi la trascinai piano dentro, chiudendo la porta.
Seppur controvoglia mi staccai dal suo abbraccio, poi con entrambe le mani le sollevai il viso, trovandomi di fronte a due gocce blu, completamente stravolte.
Tutto il contorno era arrossato, e la matita intorno agli occhi sfumata irregolarmente.
Le sue palpebre erano gonfie, e quasi totalmente bagnate, così come le sue guance.
Sapevo che non stava bene, sapevo che poche ore prima era successo qualcosa di grave, e quando aveva rifiutato di parlarmene me n'ero convinto ancora di più.
<< Ehi, sei qui, ci sono io... >>tentai di tranquillizzarla, e nonostante la mia curiosità fosse alle stelle evitai di chiederle cos'era successo.
<< Vuoi...vuoi venire di là? Ti prendi un poco d'acqua per calmarti e poi ci sediamo sul divano okay? >>la incoraggiai con un sorriso.
<< Scusami...scusami tanto...io...non dovevo piombare qui >>mi disse singhiozzando.
<< Ma che scherzi? Non dirlo mai più...tu puoi piombare qui quando vuoi >>le risposi con sicurezza << E poi non c'è nessun altro a casa, quindi non ti preoccupare...e sfogati pure... >>le assicurai.
Vidi le sue labbra curvarsi in un sorriso leggero. << Grazie Lou...io...non sapevo dove altro andare >>
A questo punto non potei più trattenermi.
<< Si può sapere che ti è successo? >>chiesi con evidente tono preoccupato. C'era un motivo per cui lei, la ragazza più solare e sorridente di questo mondo, fosse in questo stato, e non poteva essere certo qualcosa di stupido.
<< C'è qualcosa che...posso fare per aiutarti? >>mi affrettai ad aggiungere.
<< Non...non dire niente >>disse scuotendo il capo << Non dire niente e baciami >>
Per poco non mi strozzai con la mia saliva.
<< Come? >>chiesi con un tono di voce più alto del normale, che perfino io stentai a riconoscere.
I due occhi blu che prima mi fissavano tristi adesso si era caricati di una strana luce, e le sue labbra erano pronunciate in avanti, in attesa di una mia mossa.
<< Emily io non... >>
Ma lei non volle aspettare più, non volle aspettare che prendessi una decisione, lo fece lei al posto mio, e, sollevandosi in punta di piedi annullò la distanza che mi separava da quelle labbra rosee così perfettamente definite.
Fu l'atto di volontà più forte che ebbi mai fatto a farmi staccare da quelle labbra delicate.
<< Aspetta...ti prego aspetta... >>pronunciai afferrandola per le spalle e allontanadomi un po' da lei.
I suoi occhi mi guardavano smarriti, e anche un po' spaventati.
<< Io...non voglio rovinare quello che c'è tra noi...quindi...se non sei sicura o...sei confusa...ti prego, ti supplico...non illudermi così. Ne soffrirei troppo >>
E fu come se le mie parole fossero una lama affilata, così taglienti, così pericolose.
Andarono a colpire direttamente lei, ferendola perché comprendeva quanto fossero sincere, quanto fossero dette col cuore.
Si afferrò il viso con entrambe le mani, poi si piegò sulle ginocchia, accovacciandosi su sé stessa, mentre sentii che aveva ricominciato a piangere.
<< Sono una persona orribile. Sono una persona orribile >>continuava a ripetersi.
Allarmato mi avvicinai, mettendomi in ginocchio accanto a lei.
<< Non è vero Emily... >>
<< Sì invece! Merito di stare sola, lasciami sola! >>
Ma invece di obbedirle la afferrai per le spalle, facendola alzare dal pavimento, poi la spinsi tra le mie braccia, circondandola forte mentre lei tentava di allontanarsi.
<< Smettila di fare la bambina! >>le urlai ad un certo punto, mentre lei continuava a dimenarsi << Non posso aiutarti se fai così! >>
La afferrai ancora per le braccia, poi portandola in cucina la gettai sul divano.
Adesso aveva smesso di piangere, e l'unica cosa che si apprestava a fare era combattere contro di me. Ma io non l'avrei lasciata andare, non in questo stato. Non l'avrei lasciata mai.
<< Lasciami sola ho detto! >>
<< No! >>le urlai con lo stesso tono.
<< Non merito un amico come te, uno che mi voglia bene come fai tu, perché sono una persona orribile, una persona inutile, e merito di morire sola a questo mondo >>
Fu a questo punto che non potei più lasciarla continuare. Non seppi mai il perché lo feci, ma la mia mano partì involontaria, per mollarle uno schiaffo che la facesse smettere, che la facesse tacere.
E l'effetto fu immediato.
I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, ma il suo corpo non si muoveva più tentando di scappare da me, solamente la sua mano si mosse, correndo sulla sua guancia adesso arrossata.
<< Non dire mai più una cosa del genere >>dissi a denti stretti << Tu non sei orribile, tu sei una persona meravigliosa, tu sei la mia migliore amica, tu non sei affatto inutile, tu fai parte di ogni mio singolo pensiero, tu fai parte della mia vita e io non potrei mai lasciarti sola >>continuai, animato da non so quale forza suprema.
<< Quindi adesso asciugati quelle lacrime e dimmi che cosa è successo >>dissi infine.
<< Io...io ti ho baciato >>disse con sguardo colpevole << ma... >>
La zittii all'istante.
<< Lo so, stai tranquilla...non parliamo di questo...non adesso >>
<< Ma...ne parleremo, vero? Perché non possiamo continuare a fare gli indifferenti...Meg dice... >>
Notai subito il suo cambio di voce quando pronunciò il nome dell'amica.
<< E' successo qualcosa con Meg? >>domandai, scrutandola attentamente.
Lei si morse il labbro, poi dopo essersi passata freneticamente una mano tra i capelli biondi annuì.
<< L'ho vista baciarsi con Harry >>pronunciò infine, gettando un lungo sospiro per essersi finalmente liberata di quel peso.
Io afferrai in fretta quell'informazione, non senza avvertire una fitta di dolore allo stomaco.
Tuttavia come avevo sempre fatto repressi quella sensazione, e le rivolsi un sorriso consolatore, dopo averle stretto una mano.
<< Come ti senti? >>le domandai un po' ingenuamente. Come doveva sentirsi? Semplicemente più a pezzi di quanto fossi io, visto che era stata anche tradita dall'amica.
<< Mi sento...uno schifo >>disse solamente, guardando il pavimento << Sono così...arrabbiata! E...offesa con lei >>
<< E' normale ma...secondo me devi chiarire con lei...hai fatto male a scappare, se c'è una che si deve sentire uno schifo...beh, quella è proprio Meg >>
Emily si asciugò le lacrime con entrambe le maniche della maglietta.
<< Lo so...io...io ho provato a chiamarla! Ma non mi risponde! Sono preoccupata! >>disse agitata.
Aggrottai la fronte:<< Sei preoccupata? >>
<< Io...ho detto ad Eva che loro due si sono baciati >>disse tutto d'un fiato << Adesso sono preoccupata perché non so che cosa potrebbe farle quella pazza! E mi sento in colpa perché l'ho detto ad Eva senza che prima ne parlassi con Meg! E se le avesse fatto del male? >>
D'un tratto la abbracciai: << Vedi? Sei una persona stupenda... >>
<< No, non è vero, perché io volevo vendicarmi... >>
<< E' normale... >>dissi tranquillo << Ti sentivi tradita ed eri furiosa...tranquilla, Meg sta bene >>le assicurai.
<< Come fai ad esserne così sicuro? >>
<< Oh andiamo! >>dissi con un sorriso sornione << Pensi che Eva possa averla vinta su Meg? >>
Mi illuminai quando finalmente vidi affacciarsi un sorriso sul suo volto.
<< Hai ragione...E' di Meg che stiamo parlando >>mi disse incoraggiata.
Cominciò a respirare regolarmente, e sembrò serena adesso.
<< Grazie >>mi disse poi. Le stampai un bacio in fronte per risposta.
<< Vai a lavarti il viso, hai un'espressione pessima >>scherzai.
Emily mi fece la linguaccia, poi però si alzò per andare in bagno.
Mentre aspettavo che uscisse sentii rumore della serratura, poi delle voci infantili.
<< Dammi la chiave, tu non la sai usare >>le sentii litigare, quindi mi diressi alla porta per aprire.
Non capivo perché mia madre avesse voluto dare una copia delle chiavi alle gemelle.
Io le mie prime chiavi le avevo avute a 15 anni, dopo che una volta avevo aspettato fuori al freddo per 4 ore di fila!
Spalancai la porta, per trovarmi di fronte le mie adorate sorelle, ancora col tuppo da ballerine.
<< Louis! >>gridarono, per poi saltarmi addosso, come ogni volta.
Una cosa era certa: con le mie quattro sorelline non avevo certo carenza d'affetto.
<< Ehi piccole mie, c'è Emily in bagno >>le informai.
Le bambine si guardarono complici.
<< Diciamo a mamma che Emily mangia qui oggi! >>esultarono insieme.
<< Prima dovreste chiederlo a lei... >>
Neanche il tempo di dirlo che già le bambine si diressero verso la porta del bagno, con i tuppi che oscillavano sulle loro teste mentre correvano.
Quando Emily uscì dal bagno si ritrovò inevitabilmente circondata, mentre con le loro chiacchiere insistevano per convincerla a farla rimanere. Alla fine non le rimase altra scelta che accettare.
<< Perché non cuciniamo noi? >>propose Daisy.
<< Si! Faremo trovare tutto pronto alla mamma e agli altri! >>esclamò Phoebe.
A questo punto mi toccò intervenire.
<< Voi non farete proprio niente...cucineremo io e Emily. Ci stai? >>mi rivolsi alla bionda.
<< Certo! Mettiamoci all'opera! >>disse sbracciandosi le maniche.
<< Ma non è giusto! Anche noi vogliamo collaborare! >>protestarono le bambine.
Stavo per dire di no, ma poi intervenne Emily.
<< Forza, andatevi a lavare le mani >>
Le gemelle obbedirono immediatamente, e nel frattempo noi ci mettemmo ai fornelli.
<< Come stai adesso? >>le chiesi sottovoce avvicinandomi.
<< Meglio...mi fa bene distrarmi un po' >>mi rispose sorridente.
<< Che dici Em? Facciamo una frittata di patate? >>dissi ad alta voce consapevole che le mie sorelle sarebbero impazzite di gioia. Infatti non tardarono le loro incitazioni felici.
<< Allora... >> mi rivolsi a loro << Andatemi a prendere dal balcone le patate più grosse che trovate, ok? >>
Loro annuirono all'unisono, e dopo un po' tornarono con le braccia colme.
<< Ma ne avete portate troppe! >>
<< Niente ci fa! Così mangiamo di più! >>
Emily fu la prima a prenderne una, e iniziò a pelarla, subito dopo anche io feci lo stesso.
<< E noi che facciamo? >>chiese Phoebe.
Le diedi una patata già pelata.
<< Lavatela e fatela a pezzettini come fa sempre la mamma...ce la fate? >>
<< Certo! >>
Dopo averle pelate tutte e fatte a pezzettini presi la padella grande.
<< Ehm...forse è meglio che ne prenda due >>dissi poi, rendendomi conto che con una padella sola non avremmo mai finito di friggere.
Avevamo appena messo le patate sul fuoco che sentimmo la voce di mia madre in cucina, seguita dall'urlo di Lottie.
<< Emily! >>le corse incontro, abbracciandola << Che ci fai qui? >>
<< Ehm spero non sia un problema se mangio qui signora Tomlinson >>
<< Sono domande da fare queste? Sei una di famiglia per noi, e lo sai >>rispose mia madre, poi venne a vedere il nostro lavoro.
<< Mmmm frittata di patate, vi amo >>intervenne a questo punto Fizzy, spuntata dal nulla.
Emily salutò anche lei, poi ritornò ad aiutarmi ai fornelli, mettendo anche l'altra padella.
<< Lascia stare Lou a fare il cuoco! >>intervenne mia sorella Lottie, afferrandola per un braccio << Vieni nella mia stanza...devo farti vedere una cosa! >>
La lasciai a mia sorella: probabilmente voleva farle vedere come aveva decorato la sua stanza adesso che avevamo ridipinto le pareti di un bel giallo brillante.
Mia madre prese il suo posto accanto a me.
<< Tesoro adesso puoi andare...completo io qui >>
Non me lo feci ripetere due volte, e mollando la paletta mi tolsi dai piedi, andando nella stanza di mia sorella.
<< Non siamo troppo carini insieme? >>
Mia sorella stava indicando una foto nel suo computer a Emily, così mi avvicinai a grandi passi per conferma di ciò che avevo visto.
<< E questo chi sarebbe? >>alzai la voce. Un bel ragazzo dai capelli castani le stava affianco, sorridendo. Era incredibile che mia sorella non mi avesse detto di avere un ragazzo.
<< Lottie! >>dissi adirato << Perché non mi dici chi è questo? >>
<< E dai calmati Lou >>intervenne Emily al posto suo.
Io la squadravo con occhi a fessure. I suoi occhi azzurri, dello stesso colore dei miei ma molto, molto più grandi mi fissavano un po' dispiaciuti.
<< Lui è...lui è il mio ragazzo Louis >>
<< Mmm il tuo ragazzo >>dissi annuendo << Il tuo ragazzo?! Perché non mi hai detto di avere un ragazzo?! >>
<< Te l'avrebbe detto Lou...presto te l'avrebbe detto >>intervenne ancora Emily dalla parte di mia sorella.
<< Dimmi subito chi è >>
<< Ecco vedi perché non te l'ho detto prima?! Tu andrai da lui e lo spaventerai di sicuro! >>si lamentò Lottie.
<< Se fugge da te per causa mia vuol dire che non ha le palle...e che non tiene abbastanza a te. Adesso dimmi come si chiama >>
<< No, non te lo dico. Emily ti prego, fallo ragionare tu! >>
<< Ti prometto che non gli dirò niente! >>alzai le braccia in segno di resa << Voglio solo sapere il suo nome...per informarmi che sia un bravo ragazzo! Tutto qui! E' un bravo ragazzo, vero? >>
<< Certo! >>
<< Bene allora stai tranquilla! >>la rassicurai.
La vidi rivolgere un'occhiata a Emily, in cerca di consiglio, poi annuì.
<< Si chiama Martin, Martin Kendall >>mi rispose cauta, come se fosse spaventata.
Martin Kendall. Mai sentito.
<< Quanti anni ha? >>
<< Uno in più di me... >>
<< Frequenta la tua scuola? >>
<< Sì >>
<< Ma non la tua stessa classe giusto? Non è stato bocciato o cose del genere giusto? >>
La vidi alzare gli occhi al cielo, poi scosse la testa.
<< Vive qui in città? >>
<< Basta con l'interrogatorio! >>sbottò.
<< Devo informarmi io stesso? >>la avvertii.
<< No, basta Louis! >>
<< Dai Louis, adesso stai esagerando...andiamo a mangiare su >>intervenne Emily, prendendomi per un braccio per trascinarmi di là, mentre una Lottie furibonda spegneva il computer.
<< Non ti azzardare a dirlo a nessuno, intesi? >>mi sussurrò minacciosa quando mi passò accanto.
<< Vuoi dire che la mamma non lo sa? >> chiesi incredulo << A lei bisogna dire tutto! >>
<< Oh Cristo Santo, glielo dirò! Per adesso stiamo insieme da tre giorni! >>mi disse esasperata, e detto questo mi superò con una spallata.
Emily accanto a lei rideva.
<< Quanto sei geloso... >>
<< E' mia sorella, ed è ancora piccola per fidanzarsi... >>
<< Se lei si sente pronta non devi stressarla >>
<< Ma che ne sai tu? Non hai sorelle! >>sbottai ad un certo punto.
Emily si rabbuiò: sapevo aveva sempre desiderato avere una sorella o un fratello più piccoli. Mi avvicinai a lei allora per scusarmi con un abbraccio.
Lei prima sbuffò, come se fosse ancora seccata, infine aprì le braccia.
<< Avanzo ancora di uno schiaffo, Tomlinson, non me lo dimentico di certo... >>
Ridacchiai contro la sua spalla.
<< Già, scusami... >>
<< Me lo meritavo >>ammise alzando le spalle, poi sentii le sue braccia cingermi più forte << Grazie di esserci, Lou, non so come avrei fatto senza di te >>
Ed io? Io cosa avrei fatto senza di lei?
 
 
 
POV Meg
 
Uscii dal suo cortile quasi correndo.
Era già tardissimo, i lampioni per strada erano già accesi, fortunatamente non era ancora buio, altrimenti mi sarei spaventata perfino ad andare a piedi.
In fondo casa mia e quella di Zayn non erano molto distanti, credevo di farcela in circa mezz'ora di camminata.
Guardai l'orario al cellulare, certa che quella sarebbe stata l'ultima mia giornata di vita visto che alla nonna non avevo detto niente.
Strabuzzai gli occhi quando osservai lo schermo.
12 chiamate perse da Emily.
Mi sbattei una mano in fronte. Che gran casino, adesso non era solamente la nonna a volermi uccidere, ma ci sarebbe stata anche la mia amica.
L'avevo lasciata assicurandole che le avrei raccontato la mia discussione con Harry per filo e per segno, e invece non mi ero fatta sentire per tutto il pomeriggio.
Per giunta dovevo anche spiegare ad antrambe le mie ipotetiche assassine il perché dell'occhio gonfio, perché, anche se Zayn aveva detto che era tutto a posto io non ci credevo. Lui aveva preso la scusa di curarmi l'occhio nero solo per portarmi a casa sua e poi, beh...poi fare quello per cui ancora mi maledicevo.
Mi tastai leggermente il contorno dell'occhio, reprimendo un lamento.
Sospirai. Dovevo chiamarla adesso?
E come mi sarei giustificata? Non avevo assolutamente intenzione di dirle dove ero stata, su questo non c'erano dubbi, quindi infine decisi di rimandare.
Tanto probabilmente la nonna mi avrebbe ucciso all'istante o segregata in casa per tutta la vita quindi non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di parlare con Emily. Arrivai addirittura a sperarci.
La mia vita non era già abbastanza incasinata in quel periodo? Beh, per colpa sua mi ero incasinata ancora di più. Per forza quel giorno doveva farmi parlare con Harry? Perché non ci parlava lei stessa così lo avrebbe ricevuto lei il pugno al posto mio?
Camminavo dritta senza nemmeno guardare la strada, a passo svelto, senza sapere nemmeno dove stavo andando. Infatti dopo circa un quarto d'ora che camminavo mi ritrovai in una strada quasi completamente deserta, che non riconobbi.
Nonostante abitassi lì già da qualche mese, ancora stentavo a riconoscere tutte le strade di quella città, anche se non era mica una metropoli.
Iniziai a correre sempre dritto, mentre la fronte mi si imperlava di sudore.
Mi fermai in vicinanza di un incrocio.
Non sembravo conoscere nessuna delle due strade, così mi misi entrambe le mani sulla testa. Il cielo già tendeva ad oscurarsi, mentre l'unica luce che si trovava in quelle strade isolate era il riflesso lunare.
Con mani tremanti afferrai il cellulare.
Se il destino crudele voleva giocarmi un brutto scherzo, beh, ci stava riuscendo.
Perché l'unico numero che mi sembrava di poter chiamare in quel momento era quello di Zayn?
E chi altrimenti?
Non mi andava di spiegare a nessuno il perché mi trovassi lì, a quell'ora, e completamente sola.
L'unico che poteva capirmi, a cui avrei voluto rivelare tutto era a kilometri e kilometri di distanza.
Chiusi gli occhi, poi schiacciai il bottone che fece partire la chiamata.
Ma non lo feci neanche squillare una volta. Me lo staccai dall'orecchio, chiudendo subito la chiamata, e sperando che non gli fosse arrivato nessuno squillo. 
Non avevo bisogno di lui. Dovevo cancellarlo, doveva essere invisibile per me.
Scossi la testa, decisa, poi riniziai a correre, mentre l'aria fredda della sera invernale attraversava il tessuto impermeabile del mio giubbotto, gelandomi le ossa.
Improvvisamente il cartello di un bar mi si parò davanti.
Gettando un sospiro di sollievo entrai dentro.
<< Mi scusi signora >>mi rivolsi alla cassiera << Mi sono persa, mi sa dire dove siamo? >>dissi ancora col respiro affannoso.
La cassiera, una donna sulla cinquantina decisamente in stile anni '60, mi squadrò dalla testa ai piedi, poi però mi rispose con voce cortese.
Mi disse dove mi trovavo in quel momento, e vedendo che non riconoscevo il quartiere mi chiese invece dove desideravo andare, dandomi poi precise indicazioni.
Arrivai finalmente a casa alle 9 passate, e con espressione colpevole mi diressi in cucina, dove probabilmente la nonna stava cucendo a maglia, pronta ad accogliermi con sguardo furioso.
Ma non ci fu nessuno sguardo furioso, semplicemente perché la nonna sedeva con gli occhi chiusi e la testa leggermente reclinata sulla poltrona. 

 

Lo so, lo so, lo so che volete uccidermi...e, detto sinceramente, so anche di meritarmi le vostre ingiurie :/ 
Lasciando stare il ritardo, che ormai non so nemmeno più come scusarmi e giustificarmi...
Beh, penso più che altro che vorreste uccidermi per il comportamento da cogliona di Meg...
Ha ragione Zayn: le donne sono troppo complicate, lo ammetto persino io! 
Comunque prima di inveire e maledirmi ci tengo a dirvi di aspettare la fine della storia almeno hahah so che il comportamento di Meg fa venire il nervoso, credetemi, lo fa venire anche a me! 
La parte finale lascia un po' col fiato sospeso, me ne assumo tutta la colpa lol 
Spero di aggiornare al più presto, ma purtroppo non posso promettere niente perché non dipende solo da me :( Se avessi tutto il tempo di questo mondo a quest'ora la storia sarebbe già finita da circa due mesi....
Poi ci tenevo a ringraziarvi per tutte le recensioni dello scorso capitolo asdsfdfgg    perché vedere per la prima volta tutte quelle recensioni mi ha fatto venire un heart attack **
Beh, che dire, scusate se rompo...ma non ci sentiamo da tanto tempo e la logorrea ha preso il sopravvento su di me hahha
BAAACI

 
   
 
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