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Autore: Urheber des Bosen    08/11/2013    2 recensioni
Uno può finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, solo o innamorato, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente.
Il problema è realizzare il proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto, fino in fondo dentro di sé.
Il problema è quando quello stesso fato t'impedisce di compiere il tuo destino.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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Lo straniero odiava svegliarsi presto, non gli piaceva dormire, tuttavia apprezzava il tepore delle coperte.
La sveglia, come la campana che una volta un inglese citò, suonò inesorabile ed il giovane fu costretto a compiere il suo destino.
Si costrinse ad alzarsi dal caldo letto e vedere quel brutto ghigno che caratterizzava la faccia di sua sorella maggiore, ovviamente lei con il suo gentil tono lo aggredì:" Muoviti sfaticato!, oggi non torno a casa, ho il doppio turno, comprati qualcosa per pranzo e svegliati!".
Naruto sapeva perfettamente che non si sarebbe svegliato, avrebbe continuato a tenere quello stato di dormiveglia per tutta la giornata, anzi per sempre.
Tanto non vedeva nessun valido motivo per cui valesse la pena tenere gli occhi aperti, preferiva di gran lunga far finta di essere altrove e quindi indossando uno splendido sorriso commentò:"Vai a farti fottere".
Non prestò attenzione ai seguenti insulti, sarebbero stati devastanti per le sue orecchie, infatti la sorella per questo genere di materia aveva grande ingegno e fantasia, per le altre si dava all'abitudine.
Tuttavia dovette fare attenzione alla forchetta che gli volò impunemente in testa.
Con il tempo il giovane aveva imparato una serie di insulti irripetibili, non soleva usarli spesso, ma in quest'occasione decise di farne sfoggio, tuttavia decise di usare un tono basso , voleva continuare a vivere, almeno per un altro po'.
Come al solito il bagno era stato prepotentemente occupato da suo fratello maggiore, così come di norma preferì  recarsi in camera sua e cercare qualcosa di pulito, cosa impossibile per non dire utopica.
Così si ritrovò, come ogni mattina, con un vecchio pantalone ed una maglia sgualcita, decorata con qualche macchia di sugo.
Prese lo zaino, non sapendo cosa ci fosse dentro e corse alla fermata dell'autobus, che ovviamente avrebbe perso.
Giunto a metà strada si ricordò di questa costante e decise che non valeva la pena affaticarsi, così mentre camminava iniziò a pensare a tutte le possibili ipotesi di rimprovero da parte del professore, probabilmente lo avrebbe fatto rimanere fuori l'intera ora.
Questa possibilità fece sorridere lo sbandato ragazzo, odiava l'ora di arte e sopratutto odiava quell'insegnante: un viscido essere, capace solo di dettare appunti letti e scopiazzati da qualche parte.
Forse in un altro ambiente gli sarebbe piaciuta quella materia, ma in quelle circostanze era impossibile.
Con questa consapevolezza si avviò verso l'edificio che sarebbe dovuto essere la sua scuola.
...
Sasuke per la prima volta dopo quattro anni si era ritrovato fuori, nell'ufficio del bidello ,a causa di uno stupido ritardo.
Quest'evento per quel ragazzo troppo cupo fu considerato una catastrofe, non certo per la lezione persa, ma per la consapevolezza di dover passare un intera ora a far niente, non  avendo avuto ancora la possibilità di comprare un nuovo libro.
A pensarci bene non era stata una grande idea quella di non andare a letto.
Purtroppo anche lui era un essere umano e quattro ore di sonno non bastavano.
Bene, aveva imparato la lezione ma comunque si trovava seduto su una stupida sedia a guardare il nulla, per la prima volta dopo molto tempo si sentì stupido, ora capiva come si sentiva il padre, il più delle volte.
A questo pensiero comparve un ghigno su quel viso di porcellana, che visto il contesto tendeva a stonare.
Mentre il divertito cercava di ricomporsi e di riacquistare il suo portamento, sulla porta apparve una figura alquanto sospetta: un biondo.
Ma non di quelli comuni, c'e ne sono tanti, era molto chiaro, con grandi occhi azzurri, Sasuke aveva un particolare interesse per i particolari e notò che il ragazzo non aveva i soliti tratti, probabilmente era nordico, una volta accertata la faccenda, dall'ascolto dell'accento dell'altro, la cosa l'annoiò, ma non poté ritornare a nient'altro, così s'incupì più del solito.
Non prestava molta attenzione alle parole che si scambiavano lo straniero ed il bidello, distinse solo qualche lieve parolaccia e qualche minaccia, ma niente di più e niente di meno.
"La prossima volta chiamerò i tuoi genitori"
"Faccia pure"
Questa fu la frase che decretò la fine della discussione  tra il biondo ed il collaboratore scolastico.
"Quel vecchio di merda.." pronunciò acidamente il ragazzo, prima di sedersi, quest'ultimo nella foga del momento non aveva avuto il tempo neanche di guardarsi attorno, se l'avesse fatto avrebbe sicuramente notato quell'odiosa figura seduta accanto a lui: Sasuke.
Non sopportava quell'essere, sua madre aveva lavorato alla villa Uchiha per due anni e raccontava cose orribili sulla cattiveria ed acidità della sua famiglia, specialmente di sua madre.
Tuttavia Naruto non aveva mai avuto l'onore di trovarsi dinanzi il celebre misterioso.
Aveva ragione, non gli piaceva minimamente, nello sguardo aveva qualcosa di fastidioso e  saccente.
Con questa certezza il biondo decise di cucirsi la bocca e non parlare, per una volta,  tuttavia si sopravvalutò e nel giro di una mezzora iniziò un discorso, per non impazzire:" Anche tu ritardo..strano non ti ho mai visto qui è la prima volta?".
Sasuke udendo quella voce si svegliò dal suo flusso di pensieri e decise di rispondere, solo per cortesia:"si".
Questa era una risposta semplice e coincisa, portava a termine la conversazione senza farlo passare per un maleducato;infatti lo strano ragazzo avrebbe dovuto capire il tono seccato, cosa che ovviamente non fu.
Naruto, com'era logico, non fece caso al tono di voce dello scocciato e continuò il suo sproloquio, in quel momento avrebbe parlato con chiunque, anche con il bidello, se non fosse stato così meschino.
" Io finisco qui quasi tutte le mettine, ormai ci ho fatto l'abitudine, tra un po' farò amicizia anche con quella carogna, l'altro giorno non mi ha neanche rimproverato, probabilmente mi avrà scambiato per un mobile"
Il moro non rispondeva, annuiva e basta, la voce di quel ragazzino era martellante ed entrava in testa, così alla fine Sasuke decise di starlo ad ascoltare, tanto non c'erano molte altre alternative.
In questo modo scoprì che il nome del biondo era Naruto, che aveva quindici anni ed era di origini straniere.
Lui non disse molto di sé, ma Naruto sembrava già conoscerlo, anche solo per nome, meglio pensò, non avrebbe dovuto dire niente.
Alla fine, bene o male l'ora terminò e i due poterono ritornare in classe.
 La punizione era stata meno seccante del previsto, almeno non aveva dovuto sorbire quelle oche che lo perseguitavano.
E poi aveva potuto ammirare un bel viso, Sasuke era oggettivo, non era gay ma sapeva riconoscere qualcosa di bello quando lo vedeva.
Naruto aveva bei tratti nordici e la cosa che più lo colpì furono gli occhi, non erano blu erano di un azzurro quasi accecante, l'esteta amava i particolari e vide in quel colore quasi soffocante una punta di viola.
Non ne aveva mai visti così, forse l'avrebbe ricordato o forse no.
Mentre cercava di immortalare quell'immagine nel suo cervello quella vocina stridula lo disturbò per l'ennesima volta:" E' stato bello parlare con te, ciao"
Ecco ora ne aveva la certezza, non lo sopportava.
Purtroppo l'unico male o bene è l'indifferenza, quest'ultimo è la repulsione dell'umanità; qualsiasi altro sentimento è simbolo d'interessamento, implica spreco di tempo e di energie, ma ovviamente Sasuke non l'avrebbe mai e poi mai ammesso, forse aveva semplicemente dimenticato di leggerlo.
Naruto, mentre tornava in classe continuò a riflettere sulla figura che aveva incontrato quella mattina, l'Uchiha non era così antipatico, anzi dopo tutto era di piacevole compagnia, si limitava ad ascoltare e questo era di conforto.
Alla fine per quanto la sua aria da superiore potesse sembrare insopportabile, quest'ultimo poteva averla, era davvero uno splendido ragazzo, chiunque l'avrebbe desiderato.
Questa cosa lo disturbò, forse invidia ma non ci dette peso, quel giorno avrebbe avuto compito di greco e avrebbe dovuto ingegnarsi il meglio possibile per non prendere il solito quattro.
 
 
 
 
 
 
  
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