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Autore: Ale HP    11/11/2013    1 recensioni
Buona Thadastian Week!
Day 1: Cliché - Running for you. "
Se c’era una cosa che Sebastian odiava era correre – specialmente se si trattava di farlo in mezzo alla calca.
Eppure, quando aveva visto il ragazzo del caffè del giorno prima passargli di fianco, la prima cosa che pensò di fare fu corrergli dietro. E non era di certo una cosa che faceva tutto i giorni. "
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Have you ever wanted someone so much it hurts?

Running for you.
Se c'era una cosa che Thad Harwood odiava della Dalton era l'enorme quantità di ragazzi che bloccavano i corridoi.

Tutti fermi vicino le aule a chiacchierare, a sparlare di chi aveva baciato chi sabato sera in discoteca, a entusiasmarsi per la nuova canzone di Katie Perry, sempre pronti a guardarti storto se correvi col fiatone su e giù per il corridoio, magari con una pila di libri in mano.

E se c'era un'altra cosa che Thad odiava con tutto se stesso era la matematica. Semplicemente, non la capiva, non capiva a cosa gli servisse complicarsi l'esistenza con x e y quando l'unica cosa che voleva dalla vita era cantare. Ma comunque doveva andare avanti in qualche modo lì dentro, in quel covo di matti; per quello era diventato il facchino personale del professor Hacht e si ritrovava a correre per quei corridoi con miliardi di libri in mano e caffè bollenti che non potevano assolutamente arrivare nemmeno tiepidi.

E fu in uno di quei fatidici momenti che accadde tutto, in quel nanosecondo che cambiò per sempre la sua miserabile vita.

Come in uno di quei fantastici film romantici che avrebbe potuto guardare a ripetizione infinita, mentre sfrecciava giu per le scale con due libri sotto un braccio, un cornetto caldo sotto l'altro e un caffè fumante in mano, un ragazzo intento a usare il telefono si scaraventò completamente su di lui. Perché sì, ovviamente non poteva mai essere colpa sua che aveva chiaramente la testa altrove, era unicamente per via di quel ragazzo con la faccia piantata nel telefono.

Fatto sta, che si ritrovò con un caffè bollente in faccia e un ragazzo caduto a peso morto su di lui.

« Scusami » borbottò, con fare impacciato. « Ti potresti alzare? »

Il ragazzo lo guardò intontito, per poi ricomporsi in meno di un secondo e trovarsi di nuovo in piedi. « Mi dispiace » provò a dire quello.

Thad gli aveva sorriso, mentre recuperava i libri da terra. « Non c'è problema ».

Si ritrovò subito a pensare che quel ragazzo che si ritrovava di fronte rasentava davvero il suo standard di perfezione. Aveva i capelli tendenti tra il castano e il biondo, quel colore pieno di luminosità che lui trovava bellissimo; li portava leggermente rialzati, lasciando vedere perfettamente tutto il suo volto e i suoi occhi.

Due bellissimi occhi verdi, tra l’altro.

Era alto, sicuramente più di lui – non che ci volesse molto, poi – e forse era la persona a cui la divisa della Dalton stava meglio. Gli calzava a pennello, non come a lui che se non accorciava i pantaloni di qualche centimetro erano davvero improponibili.

« Che stai fissando? » chiese il ragazzo, facendolo tornare alla realtà. Quella imbarazzante e bagnata realtà.

« Niente » sviò lui, abbassando lo sguardo su di sé e sulla sua camicia ormai diventata marrone a causa del caffè.

Era abbastanza sicuro di essersi ustionato tutto il petto, ma il problema maggiore era sicuramente cosa gli avrebbe combinato dopo il professore Hatch.

« Stai bene? » chiese, una volta notato che tutta la sua pelle visibile era completamente rossa. « Ti sei scottato parecchio ».

Thad si limitò a scrollare le spalle: imbranato come era, non era la prima volta che gli succedeva, era soltanto la volta più imbarazzante, questo era certo.

« Dovresti andare in infermeria, sai » aggiunse, probabilmente cercando di essere il più distaccato possibile, senza in realtà riuscirci.

« Ti ci posso accompagnare, se vuoi. Giusto per evitare che finisca su altri poveri ragazzi col cellulare in mano ».

Thad scosse la testa, deciso. Era chiaro come il sole che quel ragazzo ci stesse provando con lui e, per quanto lo lusingasse, non poteva permettersi di perdere tempo. E poi aveva paura.

Sembrava una di quelle ragazzine che vanno in discoteca con l’intento di rimorchiare e poi appena un ragazzo le si avvicinava scappavano via impaurite. E lui, alla fin fine, si comportava sempre da ragazzina.

Così, nell’alto della sua paura, fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente: scappare.
 

 
Se c’era una cosa che Sebastian odiava era correre – specialmente se si trattava di farlo in mezzo alla calca.

Eppure, quando aveva visto il ragazzo del caffè del giorno prima passargli di fianco, la prima cosa che pensò di fare fu corrergli dietro. E non era di certo una cosa che faceva tutto i giorni.

« Ehi! » continuava ad urlare, cercando di richiamare l’attenzione del ragazzo.

Ma Thad avrebbe continuato con orgoglio la sua parte da ragazzina impaurita, questo era certo.

Riuscì a fermarlo solo quando lo raggiunse e lo prese per un braccio. Non sapeva perché lo stesse facendo, non sapeva cosa ci fosse di speciale in quel ragazzo che lo attraeva così tanto, non sapeva perché stava andando in contro ad un ragazzo evidentemente l’opposto di quello che era lui. Eppure lo affascinava incredibilmente, con quei capelli scompigliati, gli occhi dolci di chi legge troppi libri romantici o ascolta troppe canzoni melense e quei pantaloni con la piega fatta male.

« Ehi » disse, sorridendo. « Sono Sebastian ».

« Thad ».

« Ti va di fare un giro? Sono nuovo, potresti farmi esplorare il mondo ».

Thad rise, con semplicità, facendo trovare a Sebastian il motivo per il quale avesse corso per qualcuno. « Okay ».

E se c’era un’altra cosa che Sebastian odiava a quel mondo erano le persone che parlavano a monosillabi; ma per quella volta avrebbe fatto un’eccezione.
 





Note:
Non ho la minima idea del perché lo stia facendo, per lo più perché mi andava e perché non scrivevo da tempo, ma non ho la più pallida idea di dove andrò a parare. Nel senso: il resto della week è in via di elaborazione, nel mio cervello, ben nascosta anche a me. Ma qual è il problema?! 

Il titolo della week è semplicemente perché è la frase della mia canzone preferita, che mi ha fatto partorire 'sto scempio qui, ed è We Owned the Night, però la versione dei Fun. perché quella originale è... no niente, continuamo xD

Be', ci si rivede domani con il Day 2 e Parigi!

Mio dio, ho già l'ansia, non ho mai pubblicato così tanto.
 
   
 
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