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Autore: Layla    11/11/2013    1 recensioni
“Vattene via, Hao!
Non voglio più avere a che fare con te!”
Per tutta risposta mi bacia con passione.
“Vuoi che me ne vada?”
“S-sì!”
Mi ribacia di nuovo e questa volta è quasi certo che cederò.
“Vuoi che me ne vada?”
“No.”
Lui sorride, ha vinto anche questa volta.
Anche questa volta la preda è sua, inizia di nuovo a baciarmi e presto i nostri vestiti sono sul tatami.
Mi porta in camera mia e mi adagia sul futon e poi ci sono i nostri respiri, ansiti e gemiti mischiati.

{MathildaxHao. MathildaxNuovo personaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hao Asakura, Nuovo personaggio, Trio Hanagumi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3)Alla scoperta dell'amore

 

La mattina dopo mi sveglio di buon umore.
Devo andare al lavoro e la giornata è già grigia e nuvolosa adesso, ma non mi importa. Entro nella camera di Benji e lo scuoto fino a farlo svegliare, lui mi guarda senza capire, gli occhi gonfi di sonno.
“Ben, il portfolio!”
Lui si illumina, si alza di scatto, scalciando via le coperte. Dorme solo in boxer e io non posso  fare a meno di arrossire. È magro, ma ha davvero un bel fisico!
Lui mi porge un album e io cerco di far finta di non essere stata persa nella contemplazione del suo fisico fino al secondo prima.
Lui – ancora mezzo addormentato – per fortuna non se ne accorge.
Io esco dalla stanza mezzo scombussolata, lui ha davvero un bel fisico, ha anche un buon carattere ed è uno sciamano: è perfetto per prendere il posto di Hao nel mio cuore.
Chissà.
Prima di andare al lavoro passo al negozio di tatuaggi, è il mio preferito visto che mi sono fatta tatuare Jack Skeletron sulla spalla lì.
“Ciao, Mathilda. Vuoi farti un nuovo tatuaggio?”
“No, ti ho portato il portfolio di un mio amico che cerca lavoro.”
Rispondo alla segretaria.
“Va bene, lascialo pure lì, gli darò un’occhiata più tardi.”
Io annuisco.
“Grazie mille per avermelo fatto lasciare.”
“Di niente.”
Esco dal negozio e vado al lavoro. Di solito odio il lunedì, oggi non mi pesa particolarmente, molto strano. Lo notano anche le mie colleghe, ma hanno il buon senso di non dirmi nulla, sanno che posso essere piuttosto acida quando non voglio parlare di qualcosa e il mio buon umore non è una cosa di cui voglio parlare.
Durante la pausa pranzo vado a mangiare in un ristorante giapponese in cui non si paga molto, ogni tanto ho nostalgia di Tokyo e questo posto è perfetto per guarirla, un giorno dovrò portarci Benji.
Ecco, sto di nuovo pensando a lui e questa cosa non ha senso, cavolo!
Torno al lavoro e mi concentro sulla traduzione, lasciando per il momento il volto del mio nuovo coinquilino fuori dai miei pensieri. Ho bisogno di tempo per capire cosa sta succedendo e ammetto di avere un po’ paura: non ho mai permesso a nessuno di amarmi.
Il mio terrore è che prima o poi si stanchino del fatto che io sia una strega e mi caccino via, lasciandomi di nuovo sola, in mezzo a una strada.
La prospettiva mi paralizza, non so se questa volta sarei in grado di rialzarmi e tornare a vivere una vita normale. Sono sul filo del rasoio, se venissi rifiutata credo che questa volta potrei semplicemente saltare tra le braccia del Grande Spirito e lasciare che lui si occupi di me.
Il Grande Spirito non spreca nulla, tutto distrugge per creare qualcosa di nuovo.
Pensieri negativi. Anche questa non è una cosa che va bene, devo levarmeli dalla testa, nessuno mi farà ancora così male, non sono più la bambina abbandonata, sono una giovane donna con una casa e un lavoro!
Torno a casa con un gran mal di testa, Benji vedendo la situazione ordina due pizze in modo che non debba cucinare io, che pensiero carino!
Questo ragazzo è davvero un tesoro!
Ho di nuovo permesso ai miei pensieri di focalizzarsi su di lui e non doveva succedere.
“Ti senti bene, Match?
Mi sembri strana.”
“No, non ho nulla, sono solo stanca per il lavoro.
Ho lasciato il tuo portfolio al tatuatore, adesso si faranno vivi loro.”
“Grazie mille, sei davvero una brava persona. Non ho mai trovato nessuno che mi aiutasse così.”
Io arrossisco.
“Ma dai, non esagerare!”
“Esagerare?
Trovami una sola persona in Londra che accolga in casa un barbone di cui non sa assolutamente nulla e che potrebbe essere pericoloso.”
Io arrossisco ancora di più.
“Dai, smettila con le smancerie o ti butto fuori casa!”
Mi rifugio in cucina, seguita dall’eco della sua risata, mi sento così fragile e debole in sua presenza.
Ho sempre odiato sentirmi così, ma stranamente quando mi succede con noi provo anche una punta di felicità, come se avessi ritrovato una persona che conoscevo dopo tanto tempo.
Il suono del campanello mi distoglie dai miei pensieri e corro ad aprire, ritiro le pizze e pago il fattorino.
“Benji, prepara la tavola se vuoi mangiare!”
Urlo, lui esegue immediatamente e poco dopo siamo a tavola a mangiare le nostre pizze, sono davvero buone.
“Come mai hai deciso di farmi venire a vivere da te?”
Io quasi mi strozzo con il mio boccone.
“Non lo so, forse il fatto che anche tu sei uno sciamano e nessuno può essere peggiore di Hao.
Dovresti essere tu ad avere paura di me, il mio furioku è molto più alto rispetto al tuo.”
“Anche questo è vero, ma ho lo strano presentimento che non mi farai niente. Quanti ne hai fatto fuori prima di uscire dalla congrega di Hao e da quanti sensi di colpa sei perseguitata?”
Io abbasso gli occhi, sono perseguitata da parecchi sensi di colpa, ma purtroppo non potevo agire diversamente o Hao mi avrebbe uccisa. Visto che alla fine mi ha uccisa comunque forse sarebbe stato meglio morire da eroina che da gregario.
“Un po’, ma dormo la notte. Sono più cinica di quello che pensi, mi sono perdonata perché ho agito per puro spirito di sopravvivenza, il che non è proprio indice di bontà.”
Lui non mi risponde.
“Non era facile vivere sotto il suo comando.”
“Per la Mathilda dell’epoca lo era, quello che diceva Hao era oro colato, non ho mai messo in discussione nessuna delle sue decisioni o delle sue azioni perché mi sembravano quelle più giuste.
Perché avere pietà per la razza umana dopo quello che avevano fatto a me e ai miei genitori?
Solo quando sono morta ho capito quanti valore abbia ogni singola vita.”
Lui non mi dice nulla per un po’.
“Scusa, credo di averti fatto rievocare momenti che per te non sono piacevoli.”
“Scuse accettate, prima o poi dovrò parlare della mia vita da sciamana sotto il comando di Hao.”
Lui annuisce, non del tutto certo di aver detto o fatto la cosa giusta.
Io sorrido per rassicurarlo, non ho vissuta una bella infanzia e nemmeno una bella adolescenza, ma devo lasciarmi tutto alle spalle.
Hao soprattutto, adesso voglio con tutta me stessa mettere un punto fermo oltre cui lui non si può spingere nella mia vita, non voglio più scopare con lui solo perché non accetto che le cose siano andate avanti.
Adesso capisco meglio anche i comportamenti di Kanna e Mari e mi chiedo perché diavolo non ho fatto così anche io prima. Sono stata davvero una stupida a cadere nella rete di Hao.
Una stupida che non ci ricascherà mai più.

 

Dopo cena guardiamo la tv insieme, stiamo per andare a letto quando suona il telefono.
Sono le dieci,chi diavolo sarà?
Rispondo io, sperando che non sia una sorpresina dal mio passato.
“Pronto?”
“Mathilda, scusa per l’ora tarda, sono Anneliese.”
“La segretaria del tattoo store?”
"Sì, volevo parlarti del portfolio che mi hai lasciato stamattina, Maxi gli ha dato un’occhiata.”
Maxi era il piccolo padrone del negozio. Un ragazzo mingherlino, piano di tatuaggi e con una lunga coda di capelli neri, dietro la sua piccola statura nascondeva un vulcano di energie e dietro l’aria da duro un cuore d’oro.
“Cosa ha detto?”
“Che accetta di prendere questo Benjamin come apprendista.”
“Meraviglioso! Aspetta che ti passo Benji così potrete mettervi d’accordo.”
“Va bene.”
Io appoggio la cornetta al mobile e chiamo il mio coinquilino.
“Benji, ha appena chiamato la ragazza del tattoo store, ti deve parlare.”
Lui prende in mano la cornetta, incerto, ma subito dopo il suo volto si apre in un sorriso felice.
“Non si preoccupi, domani alle nove sarò lì da lei.
Mi farò spiegare la strada da Mathilda, grazie mille per avermi dato un’opportunità.”
Parlano ancora un po’, poi Benji chiude la chiamata e mi solleva da terra facendomi fare una giravolta, finita quella appoggio la testa nell’incavo della sua spalla.
Ha un buon odore, mi piace.
Un po’ imbarazzato mi appoggia di nuovo a terra.
“Grazie mille, Match, senza di te non saprei proprio cosa fare.”
“Prego, figurati e ora andiamo a letto.”
Ci chiudiamo ognuno nelle propria stanza, ognuno con i suoi pensieri. I miei sono contraddittori,da una parte vorrei che il nostro rapporto diventasse qualcosa di più, dall’altra ho paura.
Chissà cosa pensa lui?
Forse che è stato molto fortunato a trovare me sulla mia strada, sicuramente mi è grato, ma non so come mi consideri dal punto di vista fisico.
Una bella ragazza?
Una nella media?
Una che non si farebbe mai?
Boh, perché mi interessa poi?
Mi tiro la coperta sulla testa e tento di addormentarmi, ma mi riesce difficile con tutti questi pensieri contradditori in testa.
Alla fine cedo al sonno stremata.
La mattina dopo vengo svegliata da un Benji su di giri, prepara lui la colazione, mentre io mi trascino in bagno come uno zombie. Lui ha energie da vendere, saltella per tutta la casa, parla a macchinetta, sembra un bambino il giorno di Natale.
“Benji, sembri un pupazzo a molla, solo che devo trovare la leva per spegnerti.”
Lui ride.
“Non la troverai, non la troverai.”
“Non so se sia un bene o un male. Sono sicura che oggi farai bella figura con tutta questa energia.”
Lui ride.
“Spero di sì. È la prima volta che qualcuno mi dà fiducia per fare qualcosa.”
Io sorrido.
“Sono sicura che te la caverai.”
Conosco la sensazione che si prova quando qualcuno finalmente ti dà fiducia, dopo una vita passata ai margini – scansata da tutti – e so che è bellissima. Sono felice che la provi anche il mio nuovo amico.
Ci vestiamo ed usciamo, incrocio la padrona di casa sulle scale e la saluto, lei guarda per un attimo Benji poi sorride. Forse non farà problemi per il nuovo inquilino.
Io e lui saliamo in macchina e mentre guido gli spiego la strada da fare, lui si guarda attorno per memorizzare e annuisce. Lo lascio fuori dal tattoo store, lui mi abbraccia un’ultima volta  ed entra, in quanto a me arrivo alla casa editrice e mi metto subito al lavoro, c’è una montagna di carta stamattina sulla mia scrivania.
“Ah, sarà un lunga mattinata!”
Esclamo teatralmente prima di mettermi a sbrogliare la matassa, con metà cervello che si sta chiedendo come se la sta cavando Ben.
Decido di escluderlo dalla mia mente, so che a mezzogiorno si farà sentire, così il lavoro fila spedito, la montagna arriva all’altezza di una collina.
A mezzogiorno ricevo un messaggio, il mittente è Benji.

“Ciao Match, ti va se ci vediamo per pranzo?
Almeno ti posso raccontare qualcosa e poi non sono molto pratico della zona.”

Io rispondo subito.
“Va bene, ti vengo a prendere al tattoo store a mezzogiorno e mezza circa, spero sia andato tutto bene, punk grande e grosso <3.”
A mezzogiorno e mezzo entro in pausa pranzo e declino l’invito delle mie colleghe a pranzare con loro, salgo in macchina e trovo Benji che ciondola davanti alla vetrina del tattoo store.
Il suo essere così alto lo rende poco coordinato nei movimenti e fa tenerezza, io scendo dalla macchina e vengo travolta dal suo abbraccio.
Lui inizia a parlare a macchinetta e io gli appoggio un dito sulle labbra, arrossendo.
“Ehi, aspetta almeno di arrivare in macchina.”
Gli dico allegra.
“Va bene.”
“Posso chiederti una cosa? Come fai di cognome?”
“Wargrave, la tizia che me l’ha dato era un’appassionate lettrice di Agatha Christie.”
“Umh, vero! Wargrave è il nome del giudice pazzo di “Dieci piccoli indiani.””
Entriamo in macchina e lui inizia a parlare, mi descrive accuratamente Maxi e Anneliese, la segretaria. Mi dice che è tedesca, io non lo sapevo.
Dice che lo hanno trattato molto bene e che gli hanno fatto provare a tatuare, sono così felice di vederlo al settimo cielo.
Ci fermiamo in un bar poco lontano dalla casa editrice e ordiniamo due hamburger e patatine.
“Davvero, mi hanno fatto persino tatuare e non mi hanno fatto pesare che sono così… strano.
Maxi, poi è davvero un mito, un piccoletto pieno di energia, vorrei che mi tatuasse qualcosa, ma non so cosa.
Di solito quelli come me si tatuano homesick sulla mano, ma io non ho nostalgia dell’istituto.”
“Un’ancora? Un’qualcosa a tema alieno o spaziale?”
“Non è una pessima idea. Ci devo pensare.
Voglio diventare sempre più bravo e un giorno aprire un’attività mia, voglio fare qualcosa che mi renda orgoglioso di me stesso.”
“È davvero un buon proposito!”
Esclamo colpita.
Era da molto tempo – escluso il caso di Anna e Yoh – che non sentivo un buon proposito, ho sempre vissuto tra gente che voleva conquistare il mondo o odiava l’umanità. L’ho odiata anche io per un certo periodo e certe volte la odio anche io, ma molto meno rispetto al passato.
Stare con Yoh e Anna mi ha cambiato, prima avrei demolito l’idea di Benji, adesso lo ascolto partecipe, pensando che si merita tutte le cose che elenca.
Si merita di riuscire ad aprire un suo negozio.
Si merita una vita normale.
Si merita una ragazza.
E su quest’ultimo punto una vocina sconosciuta mi sussurra che non sarebbe male se fossi io la sua ragazza. Io sorrido dentro di me, non sarebbe affatto male, ma è ancora presto e poi potrei non piacergli.
Do un’occhiata all’orologio, il tempo è volato e dobbiamo tornare tutti e due al lavoro.
“Ehi, Benji, dobbiamo tornare a lavorare.”
“Vero. Cosa ne dici di uscire a cena stasera?”
 Io arrossisco.
“È una specie di appuntamento.”
Lui mi guarda sorpreso.
“No, solo per festeggiare il mio nuovo lavoro.”
“Ok, va bene. È una buona idea.
A proposito hai mai avuto una ragazza, Benjamin?”
“Sì, ma erano solo storie poco serie.
Il grande amore non è arrivato, non ancora.”
E con questa frase smette di parlare e mi guarda intensamente negli occhi come per dirmi qualcosa, per un attimo esistono solo i miei occhi viola e i suoi occhi scuri.
Poi la bolla si rompe.
“Andiamo a pagare.”
Dico piuttosto scossa, che gli interessi?
Che quello che inizio a sentire sia ricambiato?
Non lo so, ma lo scoprirò presto, spero. Non amo vivere nel dubbio e nell’incertezza, è qualcosa che mi logora dentro. L’ho già sperimentato in passato e non voglio ripetere l’esperienza.
In questi momenti vorrei avere il potere di leggere nella mente delle persone come Hao, ma poi penso a come questo potere l’abbia reso folle e mi passa la voglia.
Se c’è qualcosa da scoprire, lo scoprirò a tempo debito.
Riporto Benji al tattoo store e io me ne ritorno alla casa editrice, il non essere andata a mangiare con i miei colleghi ha sollevato un’ondata di pettegolezzi.
Mi chiedono tutte se ho un ragazzo, io rispondo che ho solo un coinquilino che fortunatamente è riuscito a trovare lavoro. A giudicare dalle occhiate che mi lanciano non mi hanno creduto minimamente.
Che palle!
Il mio coinquilino è l’argomento delle chiacchiere del pomeriggio, cosa che mi annoia parecchio, ma che forse è normale: sono giovane e carina – credo – e  si aspettino che io abbia un ragazzo e Benji non sarebbe male.
Arrossisco come una quindicenne all’idea.
Finito il mio orario di lavoro passo a prendere Benji e andiamo a casa.
Faccio la doccia e mi preparo, indosso una gonna a fantasia scozzese, una maglia nera e una felpa dello stesso colore, in onore alla festa indosso un paio di paio di scarpe a tacco alto.
Lui invece è sempre il solito, jeans stretti, maglia e felpa stracciata e chiodo, però apprezza le mie scarpe, dice che sembro Nancy.
Andiamo a mangiare in un piccolo ristorante italiano non molto costoso che ho scoperto un mese dopo il mio arrivo a Londra.
“Che posto carino hai scelto!”
Mi sorride Benji.
“Carino e soprattutto economico. Dai, sediamoci!”
Seguiamo la cameriera e ci sediamo a un tavolo vicino alla finestra, ha una tovaglia a quadretti rossi e bianchi e dei tovaglioli bianchi.
Ordiniamo una margherita, ma Benji sembra a disagio.
“Cosa c’è?”
Gli chiedo.
“Non ti piace il posto?”
Gli chiedo con una punta d’ansia eccessiva.
“No, tutt’altro. È molto bello, solo che non sono mai uscito a mangiare prima d’ora. Ho sempre mangiato solo all’istituto.”
“Capisco. Forse sarebbe stato meglio festeggiare a casa.”
Lui sorride.
“Nah, non badare a quello che dico, qui va benissimo.”
“Ok, allora come è andata oggi?
Dai, racconta per bene.”
Lui inizia a parlare a macchinetta, continuando il racconto iniziato oggi al bar, è felice e si vede e io non posso fare a meno si sorridere. Sono felice di aver fatto del bene, soprattutto a lui.
Ogni volta finisco per pensare  a Benji, è come se una forza invisibile mi spostasse verso di lui e in fondo non mi dispiace davvero tanto.
Mangiamo e chiacchieriamo come vecchi amici e un paio di volte le nostre mani si sfiorano per caso e percepisco una lieve scossa elettrica.
Oh oh.
Questa è attrazione, Match.
Io sorrido e mi dico che va bene, che questa attrazione è sana, non ha nulla dell’incantesimo che mi rendeva succube di Hao.
Usciamo dal ristorante e passeggiamo un po’ vicino al Tamigi, guardando le luci della città che si riflettono nell’acqua e le chiatte che passano pigre.
Senza nemmeno accorgersene siamo mano nella mano come due fidanzati, mi piace il contatto con la sua mano calda e grande, mi rassicura.
Lui non cercherà mai di cambiarmi o trasformarmi in un burattino nelle sue mani, a lui piaccio per come sono.
“Ahia!”
“Che c’è?”
“Mi fanno male i piedi! Non sono abituata a portare i tacchi!”
Lui ride e si inginocchia davanti a me.
“Togliti le scarpe che ti porto a spalla.”
Io divento viola, ma alla fine faccio quello che mi dice. Salgo sulle sue spalle, avvolgo le scarpe in un foglio di giornale e le ficco in borsa, poi mi stringo al suo collo e alla sua vita.
“Si parte, madame!”
Io scoppio a ridere.
Tutti i passanti ci guardano male, ma io sento di stare benissimo.
Erano secoli che non mi sentivo così bene.
Credo che anche per il mio cuore martoriato sia arrivato il tempo dell’amore.

   
 
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