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Autore: ranyare    12/11/2013    1 recensioni
Aslan ha abbandonato Narnia da molti secoli e solo pochi, strenui abitanti di Narnia credono nel suo ritorno: fra loro, inaspettatamente, c'è anche il giovane condottiero che ha tradito Telmar per guidare i narniani alla rivolta.
La guerra si profila all'orizzonte ma Caspian, assieme agli Antichi Re ritornati dal passato, potrebbe non essere in grado di far fronte a questo scontro che promette di stroncare fin troppe vite.
Ma un potere antico, quasi dimenticato, è pronto a giungere in loro soccorso, col volto di quattro fanciulle nate dallo stesso sangue di Narnia.
[CORREZIONE CAPITOLI: 05/35]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Miraz, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
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34 chap

Narnia's Rebirth
42nd Chapter

Victims - Avenged Sevenfold

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Doveva vedere.

Caspian corse fuori dalla cripta, incredulo, incapace di credere alle terribili parole di Cornell che condannavano la flebile speranza che lo aveva tenuto in vita sino a quell’istante.

Doveva sapere.

Il medaglione d’argento rimbalzò sul suo petto quando si arrestò bruscamente sulla collinetta che Siria aveva tanto amato, alzando poi la testa verso il cielo scuro e ammantato di nubi.

Però non erano nuvole quelle che oscuravano il sole di Narnia.

Una colonna di fumo grigio, denso, era apparsa a sud-ovest rispetto a dove si trovava la Tana: era uno spettacolo terribile vedere quel mostro color ferro innalzarsi verso il firmamento, enorme e terrificante come i draghi descritti nelle fiabe che Cornelius gli leggeva quando era ancora un bambino.

No.

Crollò in ginocchio, Caspian, quando comprese che quell’immensa pira funeraria era tutto ciò che rimaneva della donna che aveva amato.

No.

-Siria…- gemette, sentendo il volto riempirsi di lacrime e le mani tremare come mai prima.

La consapevolezza di averla perduta lo schiacciò lì dov’era, inchiodandolo al suolo con tutta la forza del dolore e ghermendogli l’anima con lunghi artigli che la sbrindellarono in pochi istanti, spargendone i poveri resti in quel fumo che sapeva di morte.

Seppe in quell’istante che avrebbe preferito morire mille volte pur di non assistere a quello spettacolo, pur di non sapere che Siria aveva rinunciato alla vita per proteggere lui e tutta Narnia: urlò, urlò tanto da sentire i polmoni contrarsi di dolore, battendo i pugni sul terreno fino a scorticarsi le nocche.

Il sangue si mischiò con il terriccio ma lui parve non badarci; abbassò lo sguardo, sconfitto, guardandosi le mani rovinate e pensando che Siria lo avrebbe sgridato: lei adorava le sue mani…

Il suo cuore stridette, spezzato, quando quel pensiero lo sfiorò e annientò anche quel poco d’integro che era rimasto di lui.

Non poteva farcela.

Lei non c’era più e, con lei, era morta una parte troppo grande di lui.

Lei se n’era andata, aveva compiuto il sacrificio che nessuno avrebbe avuto il coraggio di portare a termine e, adesso, bruciava della maledizione che le era stata imposta contro la sua volontà come la più pura ed innocente vergine sacrificale.

Siria non c’era più.

Calde lacrime gli rigavano le guance, ma non gl’importava: chi avrebbe avuto il cattivo gusto di deridere un uomo che piangeva la donna che amava?

Serrò nel pugno quell’unico ricordo che gli rimaneva di lei, quel medaglione che le aveva donato: sfiorò dolcemente quel simbolo antico, quei due cigni che si attorcigliavano in una danza di nodi e arabeschi senza fine né inizio, continui come il legame eterno ed indissolubile che quel disegno rappresentava.

Non era possibile soffrire così tanto.

Come aveva fatto, Siria, a vivere una vita intera col dolore e la paura nel cuore? Caspian lo sentiva dilaniarlo da dentro, lacerare ogni più timido respiro inframmezzato dai singhiozzi… come poteva essere sopravvissuta tanto a lungo?

Era un mostro quello che aveva preso vita nel suo petto e che, ad ogni secondo, si faceva sempre più violentemente largo dentro di lui, distruggendo tutto ciò che aveva faticosamente costruito in quell’anno di guerriglia e lasciandosi soltanto polvere alle spalle.

Lasciando soltanto il ricordo di quegli occhi spenti, vuoti, quegli occhi che lo avevano abbandonato prim’ancora di lei.

Come avrebbe fatto a sopravvivere, adesso?

Come avrebbe fatto a combattere, a lottare, a vincere quella guerra per cui la sua Siria aveva dato la vita?

Si passò una mano sul volto, sentendo il sapore salato delle lacrime macchiargli le labbra mentre, a fatica, si costringeva a reprimere tutto quel dolore che pareva volerlo distruggere, squarciargli il petto e dilaniarlo fino a lasciare di lui soltanto cenere.

Cenere. Come ciò che era rimasto di lei.

Siria aveva dato tutto per la Narnia in cui aveva sempre detto di non credere, ma che aveva protetto a lungo – per cui aveva lottato fino all’ultimo respiro – nonostante affermasse di non volersi immischiare in quelle faccende che non la riguardavano.

Narnia era stata, malgrado tutto, ciò che l’aveva spinta a diventare ciò che era stata: una mercenaria, una strega, una raminga senza un luogo ove fermarsi a riposare… una guida, una speranza, la sua amata compagna.

Lui avrebbe voluto disperarsi, piangere la sua morte e non rialzarsi più da quel letto di dolore composto da fiori sgargianti ed erba rigogliosa su cui tante volte aveva riposato con lei; ma sarebbe stato giusto nei confronti della memoria della donna che aveva amato così tanto da sapere che nulla sarebbe stato più come prima, d’ora in avanti?

No.

Siria non avrebbe voluto vederlo compiangersi. Gli avrebbe detto di alzarsi, gli avrebbe preso una mano e, assieme a lui, si sarebbe gettata nell’ennesima battaglia senza esitare nemmeno per un istante, luminosa e splendente in quel suo infinito coraggio.

Però adesso lei non era lì per stargli accanto, per dargli la forza di vincere quella guerra.

Si alzò in piedi, Caspian Decimo, odiando quel pensiero irrazionale che lo stava pungolando per convincerlo a non arrendersi proprio adesso: doveva lottare, ora, lottare come mai aveva fatto sino a quel momento per portare a termine ciò che la sua amata aveva iniziato.

Era solo.

Siria lo aveva sempre sostenuto, la sua presenza era stata un fuoco che aveva illuminato la lunga notte in cui aveva passato la sua intera vita; era diventato un uomo, con lei e per lei, aveva imparato cos’era l’umiltà, cos’era la pazienza – aveva imparato ad amare, ad amare lei.

Sarebbe stato in grado di farcela?

Lei aveva creduto in lui fin dall’inizio.

Siria era sempre stata convinta di ciò che lui poteva diventare, di ciò che avrebbe potuto fare imparando dai propri errori. Quella donna meravigliosa lo aveva sostenuto contro Peter, contro Telmar, contro i narniani – persino contro se stesso e contro le sue insicurezze, contro le sue paure.

Siria non si era mai arresa, mai, nemmeno dinanzi alla morte… e lui non avrebbe infangato la sua memoria abbandonando ciò per cui avevano lottato insieme.

Alzò lo sguardo verso la densa colonna di fumo che s’innalzava nel cielo una volta terso di Narnia con gli occhi che bruciavano, mentre le lacrime si arrestavano fra le sue dita.

Avrebbe combattuto.

All’ombra di quel fuoco che gli aveva portato via tutto lui avrebbe vinto quella dannata guerra a cui lei aveva dato tanto, in cui tanto avevano creduto entrambi.

Per lei.

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§

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Le naiadi sussurravano, concitate ed afflitte, mentre attendevano che Mairead uscisse dalla reggia per annunciare loro le novità che le sentinelle, tornate poche ore prima, avevano sicuramente portato alla Sovrana. L’argomento di discussione fra le ninfe era uno soltanto, che si rincorreva di bocca in bocca e di gemito in sospiro: la colonna di fumo non accennava minimamente a disperdersi, sopra di loro, e l’aria solitamente limpida sapeva di cenere e di sconfitta.

Improvvisamente, i mormorii si chetarono.

Una figuretta esile, che indossava abiti di cuoio rinforzato e portava a tracolla un bastone da combattimento, si fece avanti e salì sul podio che avevano improvvisato i servitori del palazzo per permetterle di parlare alla totalità della folla.

Emanava un’aura di sicurezza, quella ninfa, che riverberava nella lunga treccia in cui aveva raccolto i capelli dorati e che trasudava da ognuno dei movimenti rapidi e determinati che aveva imparato a far suoi dopo gli insegnamenti di Mairead.

Shaylee prese fiato, chiudendo per un istante gli occhi per non sentire addosso lo sguardo delle centinaia di naiadi che, ora, tacevano per ascoltare ciò che lei avrebbe avuto da dire.

Siria non c’era più.

-La Sovrana Mairead ha ricevuto la conferma che tutti noi temevamo.- iniziò, sentendo la voce che tremava e le lacrime che tornavano a pungerle gli occhi: ma si contenne, respirando a fondo. Aveva pianto abbastanza, ora doveva comportarsi come ci si aspettava da lei. -La Paladina del Fuoco, la nostra Siryn, si è sacrificata per impedire a Jadis di tornare ad appestare questo mondo con la sua esistenza.- continuò, sentendo il cuore dibattersi per il dolore che le causavano quelle parole pesanti quanto macigni.

Siria era scomparsa e, con lei, il marchio di quella promessa a cui aveva appena adempiuto.

-I nostri cuori sanguinano, adesso, ma non possiamo lasciare che il dolore ci impedisca di lottare.- continuò, ignorando lo sgomento del suo popolo e le lacrime delle più giovani di loro.

Il suo, di cuore, non sanguinava. Si era spezzato.

Lei e Siria avevano avuto degli screzi, sì, ma non per questo l’affetto che l’aveva legata alla raminga si era smorzato: sapere di averla perduta senza nemmeno dirle addio, senza nemmeno abbracciarla un’ultima volta, era più doloroso di quanto avesse mai potuto immaginare.

-Gli esploratori hanno portato notizie nefaste per tutti noi: il ponte su Beruna è stato completato, e Telmar avanza verso la Tana di Aslan.-

Peter doveva essere distrutto.

Controllò il proprio corpo, Shaylee, quando un tremito l’attraversò al pensiero di quanto stesse soffrendo il suo amato Re in quel momento: avrebbe voluto essere con lui, ma sapeva che Peter le avrebbe detto ciò che anche Mairead le aveva fatto notare.

Il suo posto era lì, adesso.

-È giunto il momento di ricordare che le naiadi hanno protetto questo regno quando nessun altro lo avrebbe mai fatto e che continueranno a farlo, oggi come fra cento, mille o diecimila anni ancora.- continuò, alzando il volto con una nuova fierezza nelle iridi d’oro liquido: Peter avrebbe combattuto fino all’ultimo uomo, se necessario, e Siria si era sacrificata per salvare il loro intero mondo.

Non avrebbe deluso nessuno dei due, mai più.

Sorrise, trovando la forza di farlo nel ricordo del volto del suo amato, abbracciando con uno sguardo orgoglioso e combattivo coloro che, rapiti, stavano seguendo il suo discorso parola per parola: il suo popolo, che lei avrebbe guidato assieme a Mairead in battaglia.

-È giunto il momento di combattere, ancora una volta, per Narnia.-

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§

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Peter, all’interno della cripta, ricominciò ancora una volta il tragitto che aveva percorso già almeno venti volte, incapace di rimanere fermo.

Siria era morta.

Gli sembrava inverosimile.

Siria aveva combattuto, al suo fianco e non, decine e decine di battaglie: ne era sempre uscita sana e salva – magari un po’ ammaccata, d’accordo, ma comunque viva… come poteva essersi arresa proprio nello scontro più importante?

Siria era morta.

Talia aveva avuto ragione, avrebbe dovuto essere misericordioso ed ucciderla lui stesso. Avrebbe potuto risparmiarle l’agonia di morire in quel tormento di fuoco che aveva annerito il cielo di Narnia… ma no, lui non era stato in grado nemmeno di compiere quel gesto di pietà.

Si era lasciato accecare dal rancore.

Come aveva potuto essere così cieco da non vedere la realtà? Persino Susan si era accorta da sola di quanto Siria non potesse essere una semplice umana… persino Edmund, maledizione! Tutti loro avevano capito che Siria nascondeva una natura magica tranne lui e nessuno si era degnato di farglielo notare!

Avresti capito, Peter?

Quella vocina interiore, che tanto assomigliava a quella di Siria, parve sbeffeggiarlo.

Sarebbe stato in grado di capire, lui? Sarebbe stato capace di accettarla per quello che era?

Ne sei stato capace, alla fine, quando ti sei trovato davanti alla verità?

Il Re Supremo strinse i pugni, odiandosi come mai si era odiato in tutta la sua vita: lui era l’unico colpevole di quel disastro, sua era la responsabilità di ciò che era successo a Siria, lui l’aveva spinta a scappare e a sacrificarsi per salvare tutti loro.

Era stato un codardo.

Non era riuscito a vedere al di là di Jadis, della consapevolezza di avere dinanzi una lontana discendente della strega che lui aveva detestato non meno di quanto, ora, stesse biasimando se stesso: l’aveva attaccata e accusata di qualcosa che Siria non aveva mai fatto, l’aveva ripudiata come compagna di battaglie e, soprattutto, come amica.

-Mio Sire.- la voce di un giovane fauno, latore di messaggi, spezzò il filo dei suoi pensieri angosciati.

-Voglio rimanere solo, se non ti spiace.- si limitò a rispondere il Re, senza nemmeno voltarsi verso il nuovo arrivato: voleva compiangersi solo un altro po’, voleva soffrire per conto suo fino a riuscire ad acquietare, almeno momentaneamente, il rimorso che si sarebbe trascinato dietro per tutta la vita.

-Mio Sire, è urgente. Porto notizie dagli esploratori.- insistette il messaggero, dispiaciuto ma impaziente come tutti i giovani che militavano nelle truppe narniane.

Sospirando, l’Alto Re di Narnia alzò il volto e gli ordinò, con un cenno del capo, di parlare.

-Il ponte sul guado di Beruna è stato appena ultimato. L’usurpatore Miraz conduce un esercito di almeno diecimila uomini verso la Tana di Aslan.- recitò lui tutto d’un fiato, rizzandosi sulle zampe caprine e mantenendo quella posa rigida e compita per tutto il tempo.

Non poteva scegliere un momento migliore, si disse Peter, imprecando fra sé ma evitando di mostrare la propria tensione al ragazzo.

-Chiama le Figlie di Aslan. Adesso.- si limitò ad ordinargli in tono secco, invitandolo ad andarsene con un brusco gesto della mano. Il fauno sparì nella penombra della cripta, lasciandolo nuovamente solo ma con decine di pensieri in più che si accavallavano dentro di lui.

Diecimila uomini contro poche centinaia di narniani.

Era una battaglia persa in partenza, quella: nessun condottiero avrebbe potuto vincere contro Telmar a capo di quel gruppo di sparuti guerrieri a malapena in grado di sostenere un duello… se solo Siria fosse stata lì avrebbe tirato fuori una delle sue idee miracolose, era sempre stata molto brava ad ideare piani e__

Si maledisse, Peter, per aver permesso alla propria mente di dardeggiare timidamente, ancora una volta, verso il pensiero di Siria.

Siria era morta… era morta e lui doveva farsene una ragione.

Serrò i pugni, l’Alto Re di Narnia, ricominciando a percorrere la cripta a passo di marcia. Non aveva tempo per piangere una strega, si impose, cercando di scacciare il senso di oppressione che sentiva gravargli sul petto dal momento in cui Cornell aveva annunciato la caduta della Strega Rossa.

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-IO TI CAVO GLI OCCHI!-

Non ha nemmeno il tempo di alzare lo sguardo, Peter – non ha nemmeno il tempo di cacciare indietro le lacrime che gli stanno bruciando gli occhi –: Aysell gli si scaglia contro, strillando, con le gote arrossate dal pianto e le iridi piene di rabbia.

-Aysell!-

A nulla vale il richiamo angosciato della ragazza coi capelli neri: la naiade gli arriva addosso con la furia di un maremoto, artigliandogli il viso prima che lui possa anche solo pensare di scostarsi.

Le unghie affilate di Aysell gli scavano il volto con cattiveria, aprendo solchi che bruciano quasi quanto quella fitta atroce che gli ha mozzato il fiato pochi istanti prima.

Rimane immobile, Peter, incredulo dinanzi a quella piccola furia che sta cercando di strappargli gli occhi; è Edmund che balza in avanti, afferrando Aysell con decisione e separandola dalla sua vittima inerme.

Susan gli corre incontro, preoccupata, ma Peter l’allontana quando lei cerca di detergergli il viso con un fazzoletto. Si limita a spazzarsi via dagli occhi il sangue con la manica della tunica, ed è talmente sconvolto da non riuscire nemmeno ad avvertire il dolore.

Aysell non urla più, adesso: Edmund la tiene stretta contro di sé, accarezzandole delicatamente i capelli e sussurrandole all’orecchio una nenia di parole confortanti che suo fratello maggiore non riesce a udire.

Piange, la naiade, arrendendosi al dolore che le sta dilaniando il petto ed abbandonandosi nell’abbraccio del giovane, stremata – piange quelle lacrime anche per lui, per Peter, che sa di non potersi permettere nemmeno quella mera consolazione.

Non può, si dice, respirando a fondo nonostante il sapore del sangue in bocca gli dia la nausea. Lui non può piangere per la morte di una strega – nemmeno se quella strega lui l’aveva considerata un’amica.

Non può, perché la colpa di tutto è soltanto sua.

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Bruciavano ancora, quei graffi.

Aysell non si era affatto risparmiata, constatò, passandosi quasi inconsciamente le dita sul volto sfregiato e sentendo il contorno di un taglio più profondo degli altri disegnarsi sotto i polpastrelli.

Bruciavano come la morte di cui lui era l’unico responsabile.

Si detestò e provò ad ignorare se stesso, ma si ritrovò comunque a riflettere su come si fosse sentito spezzare dentro nell’attimo stesso in cui aveva visto le Figlie di Aslan crollare: era stato quasi un dolore fisico quello che lo aveva attraversato, una stilettata in pieno petto… possibile che avesse avvertito il riflesso della loro sofferenza dentro di sé?

Beh… tutto era possibile a Narnia, no? Lì poteva persino accadere che una strega stringesse amicizia con un Re…

-DANNAZIONE!- sbottò all’improvviso, sussultando egli stesso per la veemenza che avvertì nella propria voce. Scosse la testa, cercando di calmarsi, ma l’ansia e l’agitazione continuavano a bruciargli dentro come fuoco…

…come il fuoco che aveva ucciso Siria.

Il provvidenziale arrivo di Aysell, Mirime e Talia lo distrasse da quei pensieri che avrebbero potuto portarlo in fretta sull’orlo della follia: si volse verso di loro, accennando un inchino con un movimento della testa – evitando, però, di guardarle negli occhi.

Aysell tremava come una foglia, aveva le guance arrossate e i capelli tutti arruffati; Talia era tesa come la corda del suo arco, aveva gli occhi gonfi e lo fissava come se non avesse desiderato altro che trucidarlo; l’unica che pareva in grado di controllare se stessa era l’Ancella dell’Aria, Mirime, che continuava meccanicamente a lisciare fra le dita la stessa ciocca dei suoi lunghi, lisci capelli corvini con lo sguardo perso nel vuoto.

Il biondo rimase a distanza di sicurezza, memore di quanto sarebbe stato semplice per qualunque di loro ammazzarlo in meno di un istante, e le ragguagliò in fretta su ciò che il messaggero fauno gli aveva appena riferito.

-Voi potete aiutarci in qualche modo?- domandò, infine, sapendo bene di camminare sul filo di un rasoio nel porre quella domanda proprio a loro, che sicuramente lo incolpavano della morte della loro compagna.

E non avevano nemmeno tutti i torti, in fondo…

Mirime sospirò, scorgendo lo sguardo furente che Aysell e Talia avevano alzato sul Re Supremo e decidendo all’istante di prendere la parola prima che potessero strangolarlo. -Lo faremmo, se fosse possibile.- si scusò, scuotendo la testa quando lui le rivolse un’occhiata interrogativa e confusa. -I nostri poteri sono spariti, Peter Pevensie, da quando l’esplosione è divampata.- gli spiegò, cercando di mantenere il tono della voce distaccato e freddo come i venti che spiravano fra le sue amate montagne.

-Pensavi davvero che avessi smesso di affogarti per simpatia, deficiente?-

Suo malgrado, Mirime si ritrovò a reprimere un sorriso quando Aysell sputò quella frase cattiva in faccia al biondo, che si ritrasse all’istante davanti alla sua gelida furia.

Lei ed Aysell avevano avuto così poco tempo per stare con Siria… sentì il cuore dolerle quando si ritrovò a pensare che Siria avrebbe meritato di crescere con le sue sorelle, felice e spensierata come ogni bambina avrebbe dovuto essere e meravigliosa nella libera espressione della sua splendida magia.

Invece il destino aveva voluto diversamente.

Non per la prima volta la pleiade si ritrovò a pensare con astio ad Aslan, il padre che le aveva generate per solitudine e che le aveva abbandonate al loro destino esattamente come aveva fatto con i Pevensie e con Caspian: se solo avesse protetto meglio Siria, se solo si fosse degnato di dare un segno di vita ogni tanto negli ultimi tredici secoli…

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-Io sono un mostro, Mirime?-

La domanda giunge inaspettata, prendendo di sorpresa l’eternamente giovane Ancella dell’Aria; Mirime alza gli occhi, guardando la ragazzina smagrita che, fino a pochi istanti prima, si stava allenando nel tirare di spada.

Siryn non la sta osservando, i suoi occhi sono fissi sul bersaglio mobile che Talia ha costruito per lei: balza come un gatto, mulinando la spada, e il suo colpo va a segno senza nemmeno una traccia di esitazione.

-Assolutamente no.- risponde la mora, chiudendo il libro che stava leggendo e posandolo sulla panchina di pietra, al proprio fianco. -Sei una strega, Siryn, non è una cosa brutta.- le ripete, sapendo però che – esattamente come mille altre volte – la piccola non crederà alle sue parole.

La rossa prende fiato, scosta la treccia dalla spalla e la lascia dondolare sulla schiena rigida: si volge appena per guardare l’altra di sottecchi, gli occhi che brillano di un cupo dolore.

-Però le streghe le bruciano sul rogo… beh, se non altro dovrebbero trovare un altro modo per far fuori me, no?- commenta, cercando di fare del sarcasmo che, però, non le riesce così bene: Mirime la vede tremare e sospira, facendole cenno di avvicinarsi e di sedersi accanto a lei.

-Nessuno ti ucciderà, Sir.- le assicura, accarezzandole la frangia che l’acconciatura non riesce a trattenere. La bambina sospira, guardandola con quelle iridi stanche che dimostrano molti più anni di quelli che, in realtà, possiede.

-Jadis sì.- le fa notare, con una rassegnazione tale nella voce da dare i brividi persino all’imperturbabile Ancella dell’Aria. -È questo quello che vuole, vero? Vuole che io cresca per diventare il suo nuovo corpo.-

Mirime rimane in silenzio, limitandosi ad annuire appena: Siryn è grande abbastanza per aver capito da sola qual’è la maledizione che la Strega Bianca ha imposto su di lei, non ha bisogno delle sue conferme. -Sarà come se mi avesse uccisa, in fondo. Forse non è così male.- aggiunge la ragazza, abbassando gli occhi sulle proprie ginocchia.

Ha paura, tantissima, ma cerca di nasconderlo: è coraggiosa, osserva Mirime, coraggiosa come ben pochi saprebbero essere davanti ad un destino come il suo.

-Non dirlo neanche per scherzo.- sbotta, improvvisamente irritata da quella mancanza di reazione da parte della combattiva ragazzina che Talia ha portato nel Regno qualche mese prima.

La prende per le spalle, costringendola a sostenere il proprio sguardo: non può permetterle di lasciarsi andare così… non è giusto, Siryn non merita questo e lei vorrebbe soltanto vederla sorridere – come tutte le bambine della sua età dovrebbero poter fare.

-Ascoltami bene, ora: tu sei parte di Narnia e di tutte noi, sei la Paladina del Fuoco ed è un vero miracolo che tu esista, perché nessuna di noi avrebbe mai sperato di poterti incontrare.- afferma, sorridendole con tenerezza quando vede le lacrime riempirle gli occhi. -Tu sei una speranza, Siryn, non una maledizione.- aggiunge, e ci crede davvero: quella ragazzina è anche la sua, di speranza, la speranza che non ha mai abbandonato di poter vivere serenamente assieme alle sorelle che ha scoperto di amare.

Siryn trema, sconvolta da quella consapevolezza molto più grande di lei.

-Io però non riesco a sperare… ho solo tanta paura…- sussurra, arrendendosi al terrore e cercando rifugio fra le braccia di Mirime.

-Lo so, piccola.- la conforta la pleiade, accarezzandole la lunga treccia e dandole un bacio sulla fronte. -Però sei una ragazza coraggiosa, più coraggiosa e più forte di quanto tu possa pensare. Ce la farai, te lo prometto.-

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Gliel’aveva promesso… Mirime serrò i denti, cercando di non piangere quando quel frammento di ricordo svanì dagli occhi della sua mente.

Aveva promesso a Siria che si sarebbe salvata, che ce l’avrebbe fatta a sconfiggere Jadis: senza dubbio la sua amica raminga aveva vinto contro la Strega Bianca, le aveva impedito per sempre di tornare alla vita, ma… a quale prezzo?

In quei pochi mesi di vicinanza lei e Siria si erano affezionate così tanto… era stato impossibile impedire che tutte loro si legassero in quel modo, tanto particolare e profondo, che nessun altro avrebbe potuto comprendere: erano sorelle, loro, sorelle per scelta ed affetto reciproco e non soltanto per volere di quell’essere semidivino che aveva donato loro la vita.

Erano sorelle che, adesso, piangevano la più coraggiosa e splendente di tutte loro.

Come avrebbero sistemato le cose? Loro tre erano esistite a lungo, avevano posseduto i loro poteri di Figlie anche prima della nascita di Siria: forse la brusca esplosione del Fuoco aveva sconvolto gli equilibri venuti a crearsi in quegli anni, da quando Siria era venuta al mondo…

Cristallina come il ghiaccio, spontanea quanto la vita, la soluzione le si presentò davanti in tutta la sua luminosa e crudele semplicità.

Alzò gli occhi su Peter Pevensie, cercando di scorgere quel profondo dolore che il Re stava cercando di nascondere anche a se stesso: anche lui aveva amato Siria, anche lui aveva perduto una sorella in quel rogo… quel pensiero infelice la spinse a detestarlo un po’ meno, a sentirsi improvvisamente più vicina alla sofferenza che aveva visto agitarsi dentro di lui.

-Aslan può rimettere a posto le cose.-

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My Space:
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Non mi uccidete, per piacere ^^'
Mi dispiace molto vedere che Rebirth non riscuote più tanto successo; mi sono impegnata a finirla, a completarla, mettendoci l'anima e lasciando da parte anche i progetti più seri e con un possibile futuro come Seven Gods. La finirò e non ho intenzione di abbandonarla un'altra volta, ma mi dispiace davvero che in molti abbiano smesso di seguirla.
Lo so, in parte è colpa mia perché ho abbandonato la storia per tantissimo tempo. Non fa niente, però un po' dispiace ^^'
Non ho molto altro da dire su questo capitolo, direi che si spieghi da solo: è ricomparsa, finalmente, anche la cara vecchia Shaylee. È cambiata e s'è fatta più matura, più donna, e per lei ho ancora in serbo un paio d'assi nella manica.
Peter è un personaggio che, come credo si sia notato, mi piace molto e adoro caratterizzare; il suo rapporto con Siria è un'altra di quelle cose che mi mancheranno, una volta terminata Rebirth. Non so, francamente, se valga la pena pubblicare Redial.
Caspian è un poveraccio ma è tanto carino, il mio amore per lui non smetterà mai di crescere xD e Mirime è un altro di quei personaggi che adoro descrivere, mi dispiace solamente averla fatta arrivare così tardi nella fanfiction.
Niente, scusatemi per il ritardo ma non ho sempre Internet, ci rivediamo al prossimo aggiornamento!
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Noticilla:
In questo capitolo viene accennato il nome completo di Siria: "Siria Zairassen".
Come in molti libri ambientati in epoche pseudo-medievali (due nomi fra tutti: la saga di Eragon e Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco), il cognome dei personaggi viene spesso formato con l'utilizzo di una desinenza che significa "figlio/a di". Mi sono categoricamente rifiutata di fare come Christopher Paolini, che ha utilizzato semplicemente l'aggiunta del nome paterno (per i maschi) o materno (per le figlie) sommato alle desinenze "-sson" o "-ssdaughter". Volevo qualcosa di diverso, che non si collegasse all'inglese (sebbene sia la lingua ufficiale di Narnia), poiché non è l'unico linguaggio parlato nel regno. Perciò mi sono inventata, ripescando le mie conoscenze di tedesco, due desinenze totalmente diverse.
Nella mia fanfiction, quindi, le figlie FEMMINE assumono il nome della MADRE con l'aggiunta della desinenza "-ssen"; allo stesso modo, i figli MASCHI assumono il nome del PADRE sommato alla desinenza "-ros" oppure "-oss" (la cosa varia dal nome del padre del pargolo, nel caso finisca in vocale o consonante). Ovviamente sono esclusi i figli di chi un cognome proprio ce l'ha già, ad esempio: un figlio o una figlia di Edmund si chiamerebbe "Pevensie", non "Edmundros" xD
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Noticilla:
Età narniane. Alcuni mi hanno chiesto le età dei baldi giuovani che calcano le scene di questa fanfiction, quindi eccovi accontentati! Ovviamente ho modificato le età definite da C. S. Lewis, ma non mi sento in colpa perché anche Andrew Adamson (il regista, mi pare - confondo sempre i ruoli di regista e produttore - di "Le Cronache di Narnia: il Principe Caspian") l'ha fatto xD
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Famiglia Pevensie
Peter: 20 anni
Susan: 18 anni
Edmund: 16 anni
Lucy: 12 anni
Figlie di Aslan
Siria: 20 anni
Talia: 1136 anni (dimostrati: 19 circa)
Mirime: indefinito (dimostrati: 20 circa)
Aysell: 904 anni (dimostrati: 15/16)
Mercenari
Tara: 14 anni
Caleb: 22 anni
Aaron: 22 anni
Altri personaggi
Caspian: 18 anni
Shaylee: 1528 anni (dimostrati: 17/18)
Mairead: 1987 anni (dimostrati: 30/35)
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Noticilla:
Sul mio canale di Youtube sono online un po' di video, se vi va di guardarli, relativi a questa fanfiction: l'ultimo che ho pubblicato è un breve teaser trailer sulle Figlie di Aslan, se vi va di darci un'occhiata li trovate sul mio PROFILO o direttamente al link: http://www.youtube.com/watch?v=u2FMUv7DXRM
N.B. la canzone del capitolo 40° si chiama "Demons" ed appartiene al gruppo "Imagine Dragons". Il video che ho messo come collegamento, però, è farina del mio sacco e riguarda Peter e Siria ^^'
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Tabella prossimi aggiornamenti:
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24/11 - Capitolo 43
08/12 - Capitolo 44
22/12 - Capitolo 45 (così vi augurerò "buon Natale" xD)
05/01 - Capitolo 46
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Stesse noticille dell'altra volta: Seven Gods è stata rimossa da EFP per via di alcune controversie relative al copyright, ma sto continuando a scriverla appassionatamente e potrete averne notizia nel gruppo FB "Uno sguardo su... Seven Gods"; potrete trovare tante curiosità e spoiler sulla pagina dedicata alla saga di Rebirth, Narnia's ~R~ e curiosità e pensieri sulla mia pagina personale, Ray; voglio ringraziare immensamente la mia beta DreamWanderer, che trovate sia su EFP che su Facebook, che mi sta aiutando con la correzione di tutte le mie storie e non è facile ^^' specialmente perché, nel frattempo, sopporta me U_U
Vi ringrazio per aver letto e seguito Narnia's Rebirth sino a qui: ci risentiamo al prossimo capitolo!
Big hugs,
B.
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