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Autore: SmartieMiz    12/11/2013    5 recensioni
Un aspirante giovane cuoco, un misterioso e affascinante attore francese alle prime armi, amici buoni quanto rompiscatole, cliché a non finire, la bella Parigi come sfondo della vicenda e il tutto accompagnato da un caffè amaro, molto amaro. Questi sono gli ingredienti della storia che sto per raccontarvi.
Minilong per la Thadastian Week 2013 di novembre! :)
1. Cliché
2. Paris
3. In another life
4. Boring lessons
5. Cooking
6. Birthday's Present
7. Daddies
8. The day of firsts (extra)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: La Vie En Rose
Rating: giallo
Genere: commedia/romantico
Day: Paris

Minilong per la Thadastian Week 2013 di novembre! :)


 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 


La Vie En Rose
 

 
The sun goes down, the stars come out.
And all that counts is here and now
My universe will never be the same
I'm glad you came.

("Glad You Came", Grant Gustin, Glee)


 
II

La nuit

 

Ovviamente, Nick e Jeff non diedero tregua a Thad per tutta la mattinata.
«Fatemi capire: se quindi rovesciaste accidentalmente un caffè bollente addosso ad un tizio che nemmeno conoscete, non gli paghereste il suo per riscattarvi?», sbottò Thad quando uscirono dalla caffetteria.
«Thad, parliamoci chiaro: non gli hai soltanto ripagato il caffè, ma vi siete presi un caffè insieme. È ben diverso», ammiccò Jeff.
«Ma andiamo! Ci siamo scambiati a stento due parole!».
Nick si limitava a tacere e ad assistere, divertito.
Una cosa che aveva colpito Thad era stato l’atteggiamento di quel Sebastian: si era prima giustamente alterato, poi si era mostrato come la persona più cortese del mondo. Aveva modi eleganti e garbati e parlava con carisma e sarcasmo allo stesso tempo. Ma, come aveva detto poco prima, si erano scambiati a stento due parole; era inutile fantasticare come già stava facendo Jeff.
 
Il giorno dopo, Jeff si svegliò di malumore.
«Meno male che non vedeva l’ora di iniziare il corso», brontolò Thad rivolgendosi a Nick.
Nick rise. «Ritroverà il suo buonumore, come sempre», lo tranquillizzò: «Gli ho promesso che oggi visiteremo la città e tutto ciò che vuole in compagnia di una tonnellata di macarons».
«Stasera un bel giro sul bateau-mouche non ce lo toglie nessuno», disse Thad, abbottonandosi la camicia e finendosi di vestire: «Parigi di sera è un qualcosa di imperdibile!».
Per le otto del mattino, i tre ragazzi erano giunti all’accademia. Quando Jeff incontrò Pascal Maupassant, il famoso chef francese che avrebbe tenuto le lezioni, aveva incominciato ad impazzire e a chiedergli addirittura un autografo.
Le lezioni furono un qualcosa di entusiasmante e impossibile allo stesso tempo. Come inizio, Maupassant stava spiegando come preparare una gaufre e Thad e Jeff rimasero sbalorditi quando scoprirono che si trattava del waffle, lasciando di stucco Nick che, ovviamente, ne era a conoscenza e addirittura aveva preparato waffle o gaufre per Jeff ogni mattina per quattro anni.
Quando all’una uscirono dall’accademia, Jeff aveva mal di testa.
«Ragazzi, avete capito qualcosa?», chiese, disorientato.
«Tutto, non è stato così difficile», rispose Nick.
«Diciamo. Penso che mi metterò a fare gaufre per tutta la giornata, devo allenarmi e testare se ho realmente capito», rispose Thad.
«Alt: oggi dobbiamo vedere Parigi!», gli ricordò Jeff: «E adesso pranzo in città!».
«Secondo me è venuto qui soltanto per mangiare, altro che seguire il corso di cucina», scherzò Thad.
«Lo penso anch’io», ammiccò Nick.
«Ragazzi, anche mangiare bene fa parte del viaggio!», si giustificò Jeff, per poi andare con gli altri alla ricerca di una brasserie.
 
«Quella tizia ti sta fissando da quando siamo entrati», mormorò improvvisamente Jeff rivolgendosi a Nick.
Thad si voltò leggermente indietro. «È vero, e ti sorride pure», aggiunse, con un piccolo sorriso.
«Mi secca essere osservato», disse invece Nick: «Sto mangiando proprio come lei, non sto facendo niente di particolare».
«Nick… credo che ti guardi perché forse le piaci, no? Non è così difficile», scherzò Thad.
Improvvisamente si sentì il riverbero di un microfono.
«Un, deux, trois», esclamò una voce: «Bonjour! Je vais chanter une chanson anglaise. Bon appétit!».
Thad ebbe quasi un colpo quando udì quella voce, e ovviamente a Jeff non sfuggì niente.
«Il tuo Sebastian, ci si rivede!», tubò Jeff.
Thad lo guardò male. Stava per ribattere quando la musica partì e tacque, lasciandosi travolgere da una voce assolutamente meravigliosa.
 
The sun goes down, the stars come out
And all that counts is here and now
My universe will never be the same
I’m glad you came
 
You cast a spell on me, spell on me
You hit me like the sky fell on me, fell on me
And I decided you look well on me, well on e
So let’s go somewhere no one else can see you and me
 
«Non è male!», commentò Jeff.
«Non è male? Solo questo hai da dire? C’est parfait», quasi lo rimproverò Thad, severo.
Jeff si voltò verso Nick, trattenendosi dal ridere. «Okay, è completamente andato!», gli sussurrò.
Durante l’esibizione, Sebastian dovette notare Thad perché sorrise leggermente in sua direzione.
E il cuore di Thad smise di battere per un secondo.
 
Turn the lights out now
Now I’ll take you by the hand
Hand you another drink, drink it if you can
Can you spend a little time?
Time is slipping away

Away from us so stay
Stay with me I can make
make you glad you came

Quando ebbe finito, venne sommerso di applausi.
Il pubblico chiese addirittura di sentirlo ancora cantare, e Sebastian cantò qualche canzone francese che non fu affatto una cosa positiva per la salute mentale di Thad.
Erano strane le sensazioni che Thad provava quando sentiva quel ragazzo cantare: avvertiva uno strano formicolio all’altezza dello stomaco e il suo cuore quasi batteva velocemente. Improvvisamente sentiva caldo, molto caldo. Stava per andare in iperventilazione, decisamente.
Quando Sebastian scese dal palchetto, la brasserie tornò di nuovo calma e quieta come prima, e l’unico rumore udibile era il vivace chiacchiericcio della gente.
«Salut, Thad!».
A Thad andò di traverso l’acqua che stava bevendo, per poi tossire come un dannato.
Sì, che bella figura.
«Ehm, ciao anche a te!», disse, ricomponendosi.
Le risatine di Nick e Jeff lo irritarono ancor di più. «Cavolo! Mi sa che ho lasciato il portafoglio! Nick, andiamo a recuperarlo», fece improvvisamente Jeff, alzandosi dal tavolo.
«Sì, infatti, muoviamoci altrimenti non lo trovi più».
«Thad, a dopo! Au revoir Sebastian!», cinguettò Jeff, per poi sparire insieme a Nick.
In quel momento Thad li stava odiando profondamente.
Sebastian si sedette di fronte a lui. «Dato che ho notato che sei un tipo molto paranoico e ansiogeno, se può sollevarti sono riuscito a smacchiare la camicia», gli disse, con un sorriso dolce e saccente allo stesso tempo.
«Mi fa piacere, davvero. Solo io posso fare certe cose!», rispose Thad, ridendo per smorzare la tensione, poi sviò l’argomento: «Sei stato molto bravo, quella era una delle mie canzoni preferite».
«Quale? Glad You Came?».
«Sì, quella. Le hai dato giustizia».
«Beh, sì, lo so», Sebastian gli fece l’occhiolino, e Thad non sapeva se sciogliersi per quello sguardo o se irritarsi per quella risposta a dir poco altezzosa.
Thad si sentì un po’ in imbarazzo. Stava per dire qualcosa quando Sebastian lo precedette: «Hai da fare oggi?».
«Dopo io e i miei amici andiamo a farci un giro. Speriamo soltanto di non perderci!», scherzò Thad.
«Non potete di certo perdervi con una guida francese in carne ed ossa», Sebastian ammiccò di nuovo, poi aggiunse: «Sempre se per voi non è un problema, eh. Diciamo che dopo non ho niente di meglio da fare».
Thad rimase piacevolmente sorpreso da quella risposta. «Per me non è un problema. Anzi, mi farebbe piacere», ammise, poi lo prese in giro scherzosamente: «Sai, evitiamo di comprare la cartina».
«Questo è sfruttamento, potrei anche decidere di tirarmi indietro!».
Thad sorrise. «Fallo, allora».
«Lo farei se solo avessi qualcosa di meglio da fare, l’ho detto. Giornata vuota oggi», fece l’altro, divertito: «E comunque non ti godi niente della città con una cartina tra le mani. Parigi va vissuta fino in fondo».
«Hai ragione», affermò Thad: «Lo penso anch…».
«Trovato! Integro, per fortuna! Che sbadato che sono, ma dove ce l’ho la testa?!», irruppe Jeff.
«Me lo chiedo anch’io. L’hai lasciata prima di partire. Aspetta, supponendo che tu ce ne abbia una», ammiccò Nick.
«Sempre il solito simpaticone, Duval!».
«Mi vuoi bene anche per questo, ammettilo».
Thad stava ridacchiando e pensando “Oh, quanto sono carini!” mentre sul volto di Sebastian si era dipinta una nota di disgusto.
«Siete pronti per questo tour de Paris?», chiese Jeff, esaltato.
Nell’udire quelle parole francesi, Sebastian arricciò il naso.
«Sì, viene anche Seb», fece Thad, poi subito aggiunse come per correggersi: «Sebastian, volevo dire».
Seb. Che cosa gli era preso?
Ormai il suo ultimo neurone l’aveva già classificato come il suo Seb.
Aveva bisogno di un lavaggio cerebrale: troppo Sterling lo stava facendo impazzire.
 
«E quindi sei proprio di qui, di Parigi?», chiese Jeff incuriosito a Sebastian, mentre passeggiavano per il quartiere di Montmartre.
«Sì, sono nato qui. Mio padre è americano e ho vissuto cinque anni a New York, ma sono francese a tutti gli effetti», rispose Sebastian, poi chiese, rivolgendosi più a Thad che a Jeff: «E voi? Di dove siete? A giudicare dal vostro accento direi americani, senz’altro».
«Sì, abbiamo frequentato il liceo a Westerville in Ohio, per la precisione», rispose Nick.
«A settembre ci attende il college», Thad serrò i denti: «Tu cosa farai?».
«In realtà già frequento da un anno l’Accademia delle Belle Arti», sorrise Sebastian: «I corsi sono finiti e domani diamo uno spettacolo, abbiamo lavorato duramente e sono sicuro che verrà fuori qualcosa di grandioso».
«Farete un musical? Io adoro i musical!», gli occhi di Thad si illuminarono, e Sebastian quasi sorrise, intenerito.
«Sì, “Les Misérables”. Consideratevi già invitati», ammiccò.
«Oh! Io verrò sicuro», rispose Thad entusiasta.
«Anch’io! Mi è bastata la parola spettacolo per accettare», fece Nick.
«Sono sicuro che non capirò niente. È in francese, vero? Non è come il film inglese…», si preoccupò Jeff.
«Ovvio che è in francese, non ci mettiamo di certo a cantare in inglese per un’opera che è nata qui», sottolineò Sebastian.
Jeff trattenne una smorfia.
 
Erano stati in giro per Parigi tutta la giornata, in compagnia di Sebastian che aveva sempre da dire qualcosa di interessante a livello storico o artistico su ogni cosa che vedevano.
Era già buio quando Thad disse: «Ragazzi, io proporrei di andare sul bateau-mouche».
Thad stava aspettando quel momento da quando era arrivato a Parigi.
«Dobbiamo andare a fare i biglietti. Il prossimo traghetto dovrebbe essere tra mezz’ora», suggerì Sebastian: «È una tappa imperdibile. Non potete seriamente dire di essere stati a Parigi se non fate un giro sulla Senna!».
 
Thad non seppe descrivere ciò che vide. Se qualcuno gli avesse chiesto: ”Che cosa si vede dalla Senna?” avrebbe risposto banalmente con “La perfezione” oppure semplicemente non avrebbe trovato le parole per dire qualcosa di sensato che rendesse giustizia a quel momento così magico.
L’atmosfera suggestiva, la notte che calava, le stelle luminose e la bellezza di Parigi furono tutti fattori che contribuirono a rendere quel momento speciale.
E forse anche la compagnia di Sebastian.
Jeff armeggiava con le cuffie per sentire la guida in diverse lingue, Nick si godeva il viaggio e Thad ascoltava ogni cosa che diceva Sebastian con ammirazione, e viceversa.
Parlare con Sebastian era davvero molto piacevole: si passava dalla storia alla letteratura, dall’arte al teatro.
«Ma non ha senso! Avresti potuto leggerlo in francese», gli disse Sebastian in proposito di Notre-Dame de Paris di Victor Hugo quando videro la cattedrale di Notre-Dame: «È come se leggessi le opere di Shakespeare o altri grandi autori inglesi tradotte in francese. Non è la stessa cosa».
«Lo so, ma non so perché ma l’idea di un libro in lingua straniera mi spaventa un po’», fece Thad: «E comunque non conosco il francese alla perfezione, cioè… non ne sarei capace».
«Donc parlons en français», gli sorrise Sebastian: «Mi sapresti rispondere se ti dico “Peux-tu me donner ton numéro de mobile?”».
«Non c’entra niente con quello di cui stavamo parlando prima», sorrise Thad.
«Euh, pardon mais je ne comprends pas. Parle en français!», lo incitò Sebastian.
Thad ridacchiò. «Oui, d’accord», e gli dettò le cifre in francese. Almeno quello lo sapeva fare.





Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :D
Non è ancora mezzanotte, quindi... è ancora il secondo giorno della Week! :P
Allora, per quanto riguarda Glad You Came lo so, non c'entra molto ma è la canzone Thadastian per eccellenza e... e non potevo non inserirla, su ♥
Thad e Seb incominciano a parlarsi. Inutile dire che si piacciono immediatamente, no? *w*
Dal prossimo capitolo avremo anche il punto di vista di Seb e nuovi personaggi! :D
Se ci sono errori di traduzione fatemelo notare ;)
Spero vi sia piaciuto il capitolo! ^^
Ringrazio ancora una volta le ragazze del gruppo della Thadastian Week e coloro che leggono, seguono e recensiscono! ^^
Alla prossima! <3 (non so dirvi se sarà domani D:)
   
 
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