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Autore: sarah_122    13/11/2013    0 recensioni
UN’ AUTOLESIONISTA.
UN SUICIDIO MANCATO.
UN CORAGGIO MAI AVUTO.
UN VIAGGIO.
UN INCONTRO CASUALE.
UN AMORE IMPOSSIBILE.
UN FINALE INASPETTATO.
Amy Liza Cohen
Niall James Horan
‘a volte il dolore ti assorbe talmente tanto che è quasi impossibile non alimentarlo’
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ora di scendere da quell’aereo. Prese un taxi, la portò fino all’hotel che aveva prenotato. Aveva trovato anche un lavoro a Londra. Molto simile a quello che aveva avuto. La cameriera in un ristorante. Non era il massimo, e neanche il suo sogno, ma si doveva accontentare, perchè se c’era una sola cosa che aveva imparato da quella merda di vita era che solo partendo dal basso si può puntare a qualcosa di superiore. Avrebbe cominciato il lunedì dopo, e siccome era giovedì, aveva qualche giorno per visitare quella tanto bella e amata Londra. Ma prima di visitarla aveva un bisogno inspiegabile.. doveva andare in ospedale, a trovare i bambini malati di leucemia. Sentiva il bisogno di vederli, di sentirli, forse le mancava sua sorella, e quei bambini le sarebbero somigliati. Cercò su internet l’ospedale. Si trovava a due chilometri dall’hotel. Aveva programmato tutto, la mattina dopo avrebbe preso un autobus e sarebbe andata all’ospedale.
Al mattino si svegliò, si preparò e uscì. Camminava velocemente, era in ritardo e stava per perdere l’autobus. Andò a sbattere contro qualcuno, e le cadde la borsa. “ma dove guardi quando cammini!?” disse arrabbiata. Le era caduto tutto dalla borsa aperta. Si chinò a raccoglierla. “scusami.. aspetta ti aiuto” Anche il tipo si abbassò ad aiutarla. Si guardarono per un solo attimo negli occhi, ma quell’attimo bastò per farla innamorare. Non lo scelse, lo guardò negli occhi e non potè più tornare indietro. Aveva gli occhi colore dell’oceano, ma non dell’acqua a riva, ma del profondo oceano. Quel colore che riesci a vedere solo se vai al largo. Ma non quel blu comune a molti occhi, quel blu più unico che raro. Quei suoi occhi, con quel suo sguardo erano la cosa migliore che le potesse capitare. In quegli occhi trovò tutto ciò di cui aveva bisogno per essere felice. Quello sguardo magnetico, che ti fa rabbrividire solo al pensiero. Scoprì che la felicità non è così difficile da raggiungere. Per quel solo attimo in cui lo guardò negli occhi si riempì quel vuoto che l’assaliva da diciotto anni. E per la prima volta nella sua vita potè dire di essere stata felice, anche per un solo attimo.
Raccolsero tutto, e si rialzarono. “comunque piacere, Niall.. ma mi dovresti conoscere” “e perché scusa?” lui sembrava divertito, era rarissimo trovare persone che non lo riconoscessero. “..ehm comunque Amy, piacere” disse quasi in estasi. “dove andavi così di corsa?” “… a prendere l’autobus che… ho appena perso” la fermata le stava a qualche metro, e lo vedeva che era appena partito, ma non poteva farci niente, quegli occhi l’avevano ipnotizzata. “opss, ma dove dovevi andare?” “all’ospedale” “ah, mi dispiace..” “no, no tranquillo, non è come pensi” le veniva un po’ da ridere, quel tizio aveva completamente frainteso “ah, meno male.. e allora che ci vai a fare?” “fatti miei!” Amy partì sulla difensiva come al solito. “okay, tranquilla..” “comunque se vuoi posso accompagnarti io, mi dispiace averti lasciato a piedi..” “no, grazie, prendo un taxi..” avrebbe fatto qualunque cosa per rimanere con lui, ma si vergognava, e poi chi era questo tizio per entrare così nella sua vita? Che cosa potevano essere quegli occhi per renderla felice? “ok, allora io vado, ciao.. piacere di averti conosciuto” in un attimo vide infrangere tutta la sua felicità, ed era ancora una volta colpa sua. Senza Taylor tornò la stessa fragile Amy che era prima del suo arrivo. Ma cercò di farsi forza, per quanto potesse essere difficile. E poi quegli occhi, non poteva lasciar andar via così la sua vita, proprio ora che aveva trovato qualcosa, qualcuno che la rendesse felice. Non poteva morire senza rivedere quegli occhi.
Prese un taxi e andò all’ospedale.
“mi scusi.. reparto bambini leucemici?” “in fondo a destra” “grazie..” entrò nel reparto. C’erano tante stanze.  Un dottore le si avvicinò “mi scusi signorina, a chi è venuta a far visita? Non lo sa che qui ci sono degli orari di ricevimento?” “sisi, mi scusi.. in realtà non sono una parente, ma avrei  bisogno di entrare..” “perché?” quanto le davano fastidio quelle domande. Uno non può andare dei bambini malati di leucemia in santa pace? No, c’era sempre qualcuno a rompere le palle con delle stupide domande. “perché si! non posso?” effettivamente per legge poteva. “si” rispose acido “ma non è orario di ricevimento comunque!” “e quando comincia questo ricevimento?” “dalle sedici alle diciotto e trenta” rispose scorbutico. Ma cazzo voleva? Io boh. “perfetto allora grazie e arrivederci” “arrivederci”andò via. Continuava a pensare a quegli occhi. Non riusciva a dimenticarli. Li ricordava in ogni minimo particolare. Intanto ne approfittò per andare a fare un giro a Londra, il pomeriggio sarebbe tornata in ospedale. Era proprio bella come dicevano quella città, ma mai quanto quegli occhi, ogni persona che vedeva per strada le sembrava lui. Invece no, e per quanto volesse che lui fosse lì in quel preciso istante,  non c’era, chissà quale concerto stava preparando.
  
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