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Autore: althea1411    13/11/2013    1 recensioni
"Hogwarts,1943.
Althea Campbell torna a scuola assieme ai suoi cari e vecchi amici pronta per affrontare il quarto anno.
Per lei non è semplice, però, essere spensierata... quando dentro e fuori le mura si vivono due guerre ben differenti. Per lei, essere una mezzosangue non è mai stata una fortuna, anzi... come molti altri, prima di lei, ha dovuto affrontare piccoli diverbi tra coetanei; ma mai come l' anno precedente si sentii in pericolo quando la camera dei segreti fu aperta uccidendo una povera ed indifesa ragazzina. In più il mondo babbano stava passando un momento infelice.
Riuscirà, però,ad andare avanti per la sua strada e, convinta che il suo amico Hagrid non avesse mai potuto liberare un antico mostro per uccidere i "sanguesporco", è intenta a scoprire il colpevole...
Ma cosa succede quando odio ed amore si incontrano? Quando non si capisce come possa il gelo essere più forte del fuoco...
Tom Orvoloson Riddle e la sua cerchia non sono interessati ad essere espulsi per conto di una ragazzina curiosa. Ordina quindi ad Evan Rosier di toglierla di mezzo... Ma quando si è giovani e belli quali potranno mai essere i metodi per mettere a tacere una coraggiosa ragazzina?"
Prima Fanfiction
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Evan Rosier, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Aveva ricominciato a piovere, un bel temporale munito di lampi e fulmini che mi facevano da sottofondo; i tuoni mi avevano sempre fatto paura…
 A memoria conoscevo la maggior parte del castello e soprattutto quei corridoi, che stavo percorrendo per arrivare in biblioteca, mi dovevano sembrar familiari come sempre… ma invece no.
Avevo come la netta sensazione che qualcosa fosse cambiato in questo castello, che là fuori si vivesse in condizioni peggiori e la convinzione di star aprendo gli occhi solo adesso mi intimorii e provocò un insana voglia di tornare indietro.
… Indietro nel tempo, dove non mi importava chi mi vedesse o chi mi disgustasse, dove scherzavo e ridevo con Hagrid, Mimi ed Augusta, dove l’unica preoccupazione ed ansia che avevo era per una verifica imminente di rune antiche o storia della magia… Mi sentivo come se queste mura, pareti, che mi avevano accolto a braccia aperte pur non avendo niente… non essendo niente, non fossero più in grado di darmi la stessa felicità che mi avevano regalato in passato.
Sentivo nella pelle, dentro di me, nelle viscere, che tutto questo trascorrere di tempo fosse solo un inutile copertura per non farci cadere nell’ oblio della realtà.
La fredda e tagliente verità, quella che, non potevamo essere al sicuro da tutto.
Già l’anno scorso me ne ero accorta… e questa sensazione di angoscia mi era diventata amica ormai; avevo cominciato a lasciarla vivere in me da quando mi ero accorta che non avrei potuto far niente per fermare quelle disgrazie avvenute ai miei coetanei, e respiravo ogni secondo la calda e rovente paura che sarebbe potuto succedere anche a me, o peggio, ai miei amici.
Quando però tornai a casa da mia zia, nella Londra babbana, percepii quell’angoscia scivolare lentamente via col passare dei giorni. Non che mi sentissi felice li… con tutto ciò che sta e stava accadendo… ma mi ero comunque sentita sollevata, per un certo senso.
Pensai che tornando qui ad Hogwarts avrei potuto riassaggiare le gioie che mi aveva dato una volta, ma la delusione per le mie solite false certezze non si era fatta mancare neanche questa volta.
Cercai di capire da dove provenisse quell’ insano presentimento che qualcosa di terribile sarebbe accaduto, ma decisi che era meglio meditare sull’ unica ancora di salvezza che avevo sempre avuto da quel memorabile giorno di quattro anni fa: Alph.
Arrivata davanti la grande porta della biblioteca feci un passo avanti. Era esattamente come l’avevo lasciata.
L’odore di pagine ingiallite e di muffa mi pervase, la luce dei tanti lumi era fioca e, a causa del brutto temporale, non mi sembrava che fossero soltanto le cinque del pomeriggio ma un ora un po’ più tarda.
Come da previsione non c’era gente, nessuno a dir la verità.
Neanche Alph.
Impossibile che mi avesse scaricato… anche se ero in ritardo di mezz’ora non sarebbe stato da lui.
Entrai quindi nella sala e lo trovai quasi subito seduto su un tavolo sfogliando un libro per intrattenere il tempo.
Camminai velocemente e, senza neanche che si accorgesse della mia presenza, mi buttai sulle sue gambe e lo abbracciai forte senza neanche una spiegazione.
Lo sentii irrigidirsi a primo impatto, gli avrò fatto prendere sicuramente un colpo… però, appena capii che ero io, lui, come sempre, ricambiò la stretta senza domandare.
Avevo bisogno di qualcuno che non chiedesse ma che ci fosse sempre stato… e lui era quel qualcuno.
Mi rasserenai immediatamente ed i pensieri che mi stavano perseguitando sparirono all’ istante.
Mi sentii con un peso in meno.
Sospirai di sollievo e sempre rimanendo sopra di lui slaccia l’ abbraccio per guardarlo in faccia.
Sorrisi.
Lui sbottò un attimo dopo in una risata cristallina, quella che amavo, e che venne contenuta dopo due colpi di tosse appositi venuti dalla bibliotecaria che era nascosta qualche scaffale più in la.
All’ inizio dell’ anno erano tutti meno esauriti e più docili, notai.
Sentendomi piccola in braccio a lui mi alzai e presi posto di fronte.
  Mi guardò e prese a parlare << Io oggi ho avuto aritmanzia con la professores…>>
<< Alphrad. >> lo interruppi subito io.
Non ce la facevo a fare finta di niente dovevo dirgli tutto subito per levarmi il peso di dosso; più sarebbe passato tempo, più la sua furia si sarebbe ingrandita.
<< Si? >> mi incitò alzando un sopracciglio sospettoso…. Mi conosceva fin troppo bene diamine! << Se devi dirmi qualcosa fai in fretta che non è stata la migliore delle giornate… >> terminò sbrigativo.
<< Allora siamo in due! >> constatai fintamente ironica.
Mi fece cenno col capo di cominciare a parlare.
Sospirai. Dovevo proprio?!
<< …Allora…. Vuoi cominciare dalla brutta notizia, da quella orribile, o da quella estremamente divertente che ti farà così tanto arrabbiare che potresti trasformarti in un lupo mannaro? >> chiesi con un falso sorrisone.
Lui mi fisso, gli occhi erano leggermente socchiusi e potevo già vedere che si stava alterando.
<< Però ti prego non infuriarti con me, non è colpa mia se la sventura mi ama! >>
Chiuse gli occhi e fece dei respiri lunghi per calmarsi (glielo avevo insegnato io! Era comune tra i non maghi…).
<< Non ti prometto che mi tratterrò dall’ insultarti e sbraitarti contro, ma proverò a contenermi… >>
Risi.
Mi faceva sempre ridere quando era nervoso.
I suoi occhi mi fulminarono all’istante diventando due piccole fessure allungate. Alzai le mani in alto << Scusa! >> dissi subito.
<< Comincia… >> mi intimò esasperato reggendosi la testa con il braccio piegato sul tavolo.
<< Con quale? >> chiesi seria.
Alzò il viso per guardarmi di sbieco << Orribile. Lupo mannaro. Cattiva. >>
Presi un bel respiro… << Mi vedo domani al lago nero con Evan Rosier. Augusta pensa che stiamo insieme. E non avrò più tempo per vivere dato che dovrò adottare la cosa dei punteggi per passare l’anno. >>   
Lui era IMPASSIBILE.
Come se stesse fisicamente qui ma con la mente da un ‘altra parte.
Tre, due, uno…
<< Cosa? >> l’unica cosa che si mosse fu la bocca, la voce era uscita monotona, inflessibile e lenta.
L’aveva presa peggio di quanto pensassi… e tra poco sarebbe scoppiato.
 
<< Dimmi immediatamente che è uno scherzo. >> mi osservò speranzoso.
<< Ok non è uno scherzo. >>
Si voltò a guardarsi intorno e quando riportò il suo sguardo su di me potei spaventarmi. Sembrava volermi uccidere da un momento all’altro e, con voce bassa per non farsi sentire, mi domandò calcando << COSA DIAMINE TI SALTA PER LA TESTA?! ORA TU STAI FERMA QUI IMMOBILE E MI SPIEGHI TUTTO! Sennò dovresti cominciare a preoccuparti anche di altro… >>  
Cominciai sommessamente a raccontargli tutto, non mancavano ovviamente i suoi soliti commenti acidi, ma diciamo che anche io avevo omesso una piccola parte, non fondamentale, dove Evan Rosier mi spiaccicava al muro facendomi pressione. Questo perché oltre il fatto che volevo dimenticarlo e mi dava fastidio anche solo l’idea di raccontarlo (soprattutto ad Alph) volevo evitare i danni che avrebbe fatto venendone a conoscenza.
Alle volte si comportava come il padre che non ho mai avuto… forse come fratello maggiore però, ed anche se mi da il sangue al cervello quando mi dicono cosa dovrei fare perché non credono che io sia abbastanza capace di badare a me stessa, sono anche grata di tutte le accortezze che ha sempre e solo avuto con me.
<< Non me ne frega niente Althea, tu con lui non ti ci vedi… se hai un qualsiasi problema ci penso io a te, non c’è bisogno di nessun altro… figuriamo Rosier! …Non capisco come tu abbia anche solo preso in considerazione la cosa. >> irremovibile come al solito non mi fissò neanche…
Probabilmente accorgendosi delle cosa carina che c’era dietro a quelle sue parole.
 Avrebbe sempre negato che teneva a me in una maniera esorbitante e che si preoccupava per la mia incolumità ogni qualvolta gli davo occasione… aveva sempre fatto anche questo.
Ma il sentimento di amicizia che ci legava era così forte che sembrava quasi di poterlo palpare. Non avevamo bisogno di descriverlo a parole, o di dirci quanto eravamo importanti l’una per l’altro, era come se fosse… scontato. E forse, così da dire, potrebbe sembrare brutto, ma in realtà è qualcosa di stupendo, invariabile… una verità assoluta… lo sapevamo già e sarebbe stato superfluo stare a ripetercelo, oltre al fatto che non rientrava nel nostro stile.
<< Mi dai il tempo anche di darti le mie motivazioni? >> contestai placida.
Mi guardò con uno sguardo di fuoco che si affievolì pian piano arrivando ad annuire sommosso, dandomela vinta.
Credo di poter andare fiera per essere l’unica persona che, rare volte, riesce a far cambiare idea ad il piccolo Black e convincerlo, anche se rimaneva comunque la persona più testarda che potesse esistere sulla faccia della terra, a fare, dire ed/od acconsentire a certe azioni che reputava fallimentari.
<< Per la faccenda di Agu credo sia stata un idea fantastica, insomma ora non dovrei inventarmi altre balle per… >>
<< Quello l’avevo capito da solo, anche se mi sembra una pazzia che tu possa dare fiducia a quella serva della tua amica. >>
<< ALPHRAD! >>
<< Fate silenzio o sarò costretta a cacciarvi, siamo in una biblioteca non nella sala grande >> non calcolammo minimamente il rimprovero arrivato da un angolo della grande stanza ma continuai a guardarlo sconvolta e ferita.
Lui ovviamente manteneva lo sguardo non provato da alcun tipo di emozione se non l’ indifferenza.
<< E’ vero, è una pettegola >> lo ribadì.
<< E’ una mia amica… >> corsi in difesa come se in qualche modo questo potesse giustificare un,   purtroppo, dato di fatto.
<< Proprio per questo dovresti saperlo bene… questa storia porterà ad altri guai, ma non era questo quello che volevo sapere. Spiegami invece perché avresti sconsideratamente accettato quella stupida e sicuramente pensata, proposta di Evan Rosier. >>
Scostai lo sguardo da lui infastidita e provata, sentivo però il suo indagatore ed alzando gli occhi al cielo gli spiegai in fretta << Potremmo essere ancora più vicini alla cerchia di tu-sai-chi…>> non lo nominai per precauzione.
<< Certo, e poi verrò a riprendere i tuoi pezzettini sul lago nero. Stiamo parlando di ipotetici assassini, Althea. I serpeverde non regalano nulla se non giova a loro. >>
<< Infatti non mi regala niente, è uno scambio equo: io aiuto lui, lui aiuta me. >> lo interruppi spiegandogli.
<< Non facciamo neanche questo! Figuriamoci loro! E sinceramente credo che potesse scegliere tra molte altre ragazze o ragazzi, anche più grandi, questo favore… ma indovina un po’? Ha chiesto proprio a te… >> il suo fare fintamente ironico e saputello mi irritò fino a quando le sue parole non fecero colpo.
Diamine! Quanto potevo esser stata stupida a pensare che io potessi imbrogliarlo? Probabilmente lui e gli altri avevano tutto un piano loro per tenermi sott’occhio… e questo significava che anche Alphrad avrebbe ripercosso altre loro attenzioni in un futuro vicino.
Però ciò non toglieva che potevamo ribaltare la situazione.
<< Infatti. Loro penseranno di avere tutto sotto controllo e noi gli daremo la convinzione di ciò, di poterci tenere d’occhio… ma intanto noi faremo i nostri comodi. Insomma anche tu sei una furbe e vile serpe ed io sono una coraggiosa e combattiva grifondoro, una accoppiata vincente! Questa è la nostra più grande chance per scoprire qualcosa Alph… non possiamo sprecarla; non dico di non dover fare attenzione… solo di dover giocare  bene, ardentemente. >> spiegai convinta ed infuocata da una voglia di rivalsa estremamente forte.
Mi guardò riflettendoci, sapevo che la sua mente stava elaborando tutte le possibili conseguenze; fino a che non arrivò il verdetto finale: << Ci sto. Giochiamo. >>
Un sorriso trionfo si formò prima sul mio e poi sul suo volto.
Oh se avremmo vinto…
<< Loro vorranno tenerti d’occhio >>
<< Lo stesso varrà sicuramente anche per te. >>
<< Si e probabilmente sono anche a più alto rischio dormendo sotto il loro stesso tetto. >>
Mi fermai a pensare. << Dobbiamo dargli la sicurezza che in realtà noi non proviamo più alcun sospetto su di loro >>
<< E intanto organizzeremo un gran bel piano… magari del veritaserum. >>
<< E’ illegale! >> proclamai.
Mi osservò stuccato << Tu verresti a dire a me che non sarebbe giusto usarlo? Tu che se qualcosa non è pericoloso non ti piace? >>
<< Non è vero! E comunque non so… vedremo. >>
<< Fifona. >>
<< Scusa ma non dovresti essere tu la serpe boriosa sempre preoccupato che qualcosa vada storto? >> dissi veemente.
<< Bisogna bilanciare un po’ i ruoli dato che tu stai diventando sempre più uguale a me >> disse facendomi l’occhiolino.
<< Non. E’. Vero. >> proferì assottigliando gli occhi.
<< Comunque i professori sono sicuramente chi pensiamo noi. Ho notato troppe differenze. >> e come per routine cambiò discorso ed io cambiai umore tornando calma.
<< Mm, si… ci metterei la mano nel fuoco. Cosa facciamo a riguardo? >>
<< Direi nulla, non sono loro i nostri nemici…anzi. Però dovremmo tenere la questione comunque aperta. >>
Annui acconsentendo.
Intanto il mio stomaco aveva preso a brontolare, scoppiai a ridere guardandolo.
<< FUORI! >> disse la bibliotecaria facendosi finalmente vedere e tirandoci per le orecchie fuori dalla biblioteca.
Me ne ero scordata di quanto quella vecchietta paffuta potesse essere virile.
Fortuna che l’avevamo innervosita subito subito, sarebbe stato strano non sentire lamentele da parte degli alunni per i vari provvedimenti che prendeva per mantenere l’aria di silenzio e concentrazione.
Vidi Alph guardare l’orologio davanti all’entrata <> asserì mite.
Senza dire una parola cominciammo a camminare verso la sala Grande quando un pensiero cambiò il clima di pace nell’aria facendomi scoppiare a ridere.
Alph si fermò affiancandomi.
<< Che hai? >> chiese allibito.
<< Comincia ad abituarti agli sguardi ed ai commenti di Augusta vedendoci arrivare insieme >> riuscii a concludere tra una risata e l’altra.
Il suo sguardo ostile ed aguzzo non fece altro che incrementare la mia ilarità e vedendolo infastidito lo presi per un braccio e cominciando a trascinarlo ed enunciai << Dai, andiamo a fare la pappa “tesoruccio”. >>
Non badai troppo ai suoi borbottii sconclusionati che sarei potuta scoppiare nuovamente a ridergli in faccia rischiando un bello schiantesimo dritto in faccia.
 
 
 
 

La serata di ieri era passata serenamente e velocemente come queste ore di lezione, avevamo quasi già rincontrato tutti i professori delle materie obbligatorie ed avevamo iniziato e finito per tutte un piccolo ripasso dei fondamentali dell’ anno precedente.
Nell’esatto istante in cui l’orologio della classe segnò le quattro, fui però investita da una strana ansia ed eccitazione.
Non sapevo risalire esattamente a tutti i motivi di quella sensazione, probabilmente, anzi, sicuramente, per l’incontro con Evan Rosier.
Ci avevo ripensato tutta la notte ed avevo pensato e ripensato a tutte le possibili variabili arrivando ad una sola conclusione: non arrossire o balbettare ma mostrare la forza che sapevo di avere.
Decisi di non mostrarmi troppo eccitata nel cominciare il piano ma neanche impaurita o impanicata dalla sua presenza. Quindi con la calma, che Alph ed io mi avevamo imposto, mi indirizzai verso il lago nero.
                                       
 








Una figura slanciata mi dava la schiena osservando perso il lago.
Il mio cuore cominciò a battere forte e con la grinta, che stavo cominciando a recitare per bene, feci un passo in avanti. Le foglie giallastre cadute scricchiolarono facendolo voltare immediatamente.
Pensai che, forse, per poter fare attenzione ad ogni minimo cambiamento d’aria, anche lui dovesse aver atteso questo momento.
Proprio in quel istante un soffio di vento fresco e leggero passò per la nostra direzione e potei notare che anche i suoi capelli biondo cenere reagivano con una certa leggiadria ed eleganza ricadendo assolutamente al loro posto, impeccabili, come avessero un contegno da mantenere.
Come potevo io aver attirato l’attenzione sua? Sicuramente deve essergli stato imposto perché quel viso e quelle labbra non potevano perdere tempo con una come me.
Era contro natura che il classico belloccio della scuola potesse incontrarsi con la solita ragazzina invisibile agli occhi di quasi tutta la scuola.
Poi però mi saltò in mente chi era lui, a che casata apparteneva, alla famiglia ed alle amicizie che aveva nonché ai suoi precedenti e a cosa poteva aver fatto…
Un brivido mi percorse riscuotendomi e potei sentire l’adrenalina scorrermi veloce nelle vene.
Ora eravamo qua. Lui ed io da soli. Ognuno con un piano ed un motivo per compierlo, ognuno con una maschera che non si sarebbe tolta fino a patti fatti.
<< Sapevo che voi grifondoro non eravate puntuali negli appuntamenti… mi sorprendi sempre di più. >> enunciò rimanendo li fermo e statuario, imperturbabile ed incredibilmente a suo agio mentre non si faceva alcun problema nello scrutarmi.
Ed io ero ancora li, dove avevo fatto il passo in avanti, tentando il più possibile di dare un’ immagine altera e non disagiata, come in realtà ero, in mezzo a tutta questa situazione…sotto il suo sguardo commentatore.
<< Ed io sapevo che i serpeverde non erano transigenti sui ritardi. E poi non è un appuntamento ma un incontro. >> replicai ferma ed ostinata.
Lo vidi ghignare per poi riprendere << Sai, mi pare anche che “l’incontro” fosse davanti al lago nero non vicino agli alberi… avvicinati, non mordo. >>
La sua richiesta non arrivò fredda come era solita, ma calda, quasi amichevole… e questo aggiunto a quel che mi aveva appena chiesto mi fecero letteralmente rabbrividire, tanto che incrociai le braccia cominciando a sfregarle fra loro.
<< Non credo avessimo messo delle distanze da seguire, da qui, per me, è davanti al lago nero >> ribadii meno tagliente ma pur sempre agguerrita.
<< Non fare la ragazzina orgogliosa e cocciuta, vieni qui e finiamola >> disse tagliando corto.
Capii che probabilmente la pazienza non era un suo pregio ma dal modo in cui l’aveva detto, come se avesse sempre avuto quel che voleva, come se tutto gli fosse dovuto, mi fece rimanere esattamente li dov’ero… e stavolta non gliela avrei data vinta.
<< Mi sembra proprio il modo corretto per iniziare una catena di incontri didattici insieme… e poi se non vuoi intorno una stupida ragazzina “orgogliosa e cocciuta” puoi benissimo andartene a cercare un’ altra… non credo avresti problemi. >>
La mia frecciatina fu lanciata ed ottenni una grande delusione quando questa, invece di andare assegno, lo fece divertire.
Odiavo la sua risata, quanto potesse essere perfetto e regale anche in quella; neanche fosse una di quelle macchine che esistono nel mondo babbano diamine! Era fastidioso, io quando ridevo sembravo spastica!
<< Credevo potessi arrivarci anche tu al comprendere che se ho scelto proprio te deve esserci un motivo… e comunque lo stupida l’hai aggiunto tu >> l’occhiolino finale mi fece andare su tutte le furie ma decisi prontamente di calmarmi.
<< E quale sarebbe? >> domandai subito, tralasciando la piccola offesa che poteva arrivare con quella frase.
Lui era fermo a guardarmi, quasi stesse ponderando la mia domanda cercando una risposta adeguata riprendendo la compostezza ed altezzosità dei Rosier << Volevo conoscerti… hai attirato la mia attenzione e potrei scommettere non solo la mia… >>
Un nodo alla gola mi si formò: doveva essere un complimento? Una minaccia, intendeva Riddle o altri? Era una cosa negativa sicuramente… ma….
Decisi di non pensarci e di non andare in tilt facendomi troppe domande che probabilmente poi avrei solo fatto figuracce.
Mi avvicinai quindi a lui cercando di darmi un contegno e senza incontrare la sua figura con gli occhi nemmeno una volta << Beh, che vogliamo fare adesso? >> gli chiesi.
Girai il volto per osservarlo un attimo… mai lo avessi fatto.
La sua occhiataccia maliziosa mi investii facendomi arrossire fino alle punte dei capelli, distolsi lo sguardo immediatamente << Di studio… >> ci tenni a ribadire,  ma nell’esatto istante in cui lo dissi mi sentii ancora più stupida ed in vergogna…. Perché la maestosa terra non poteva aprirsi dinanzi a me risucchiandomi per poi tornare come prima? Poteva mai esistere un incantesimo come quello?
Il suo sorriso schernitore e narcisista gli era stampato in faccia ma a quanto pare un qualche neurone ben funzionante gli aveva detto di riprendere in mano la situazione rimettendomi in facoltà mentali normali.
<< Allora: tu mi aiuterai con babbanologia… ed io in cos’altro dovrò perdere tempo? >>
Era “fantastico” come riusciva a restare ponderato ed insultare o sminuire qualcuno con una tonalità e musicalità di voce che poteva sembrare anche il più bel complimento del mondo.
Chiusi gli occhi, respirai e buttai giù.
<< Quidditch. >> la mia risposta fu attesa per un paio di lunghi silenziosi secondi.
Scoppiò in una risata leggera e solare, forse per la prima volta sincera. Anche se probabilmente dovevo rimanerci male rimasi a guardarlo senza aprire bocca. Un secondo dopo era diventato serio e sconcertato << Stai scherzando spero >>
Mi offese il modo in cui lo disse ma volli non farci caso. << No, perché dovrei? >>
<< Perché dovresti?! Apri le orecchie e ascolta bene: “ non se ne parla”  >> comunicò calcando. << non ci penso neanche ad “insegnarti” a giocare a Quidditch, a te? E’ impossibile. >>.
Lo guardai sconvolta. Era un vero idiota.
Mi ero scordata di quanto potessero essere viziati e capricciosi le persone provenienti da famiglie nobili di maghi, soprattutto se serpeverdi. Se pensava che sarei rimasta li ad essere presa di mira si sbagliava.
<< Va bene, allora cia… >> non riuscii neanche a finire di parlare che mi prese per un polso strattonandomi ed incombendo su di me guardandomi dall’alto. Un’altra folata di vento passò e fui investita dal suo inebriante profumo. Sapeva di bosco, e Whiskey Incendiario… una accoppiata che mi fece vorticare la testa per un attimo. I nostri visi erano vicini e sentivo il suo petto muoversi ad un ritmo deciso e lento. << Devi capire un’ altra cosa, ragazzina… >> il suo disgusto era palpabile, e faceva male. <<… Non mi tiro mai indietro, mai. Se dico una cosa è quella e se voglio una cosa la ottengo, senza se e senza ma. Certo, avere a che fare con una bamboccia non mi aiuterà ma sei fortunata che mi piacciono le sfide. >> dopo aver detto ciò con il respiro che si scontrava sul mio lasciò irruentemente il mio polso scostandomi. << Detto questo fatti trovare la prossima volta con una scopa, non intendo pensare anche al tuo materiale. >>
Annui laconica.
Calò il silenzio tra noi. Sentivo il disagio nell’aria e purtroppo percepivo anche le mie guance arrossarsi. Alzai lo sguardo verso di lui e notai che stava pensando a qualcosa che purtroppo non potevo sapere. Si voltò verso di me guardandomi con un finto sorriso << Spero potrai scusarmi… a volte mi faccio prendere dall’irruenza… comunque ora devo andare. Spero di non averti preso del tempo prezioso. >> disse giocoso ed ammiccante.
Ok, aggiudicato. Era la persona più lunatica o finta che avessi mai conosciuto.
Lo guardai con astio rispondendogli monotonamente << No, si… >>
Il suo sorriso si dilungò. << Fatti trovare domani per la stessa ora sugli spalti del campo di Quidditch, e ah… Preparati la “lezione”  sull’elettricità  >> l’accento con cui disse la parola a lui sconosciuta era, forse, l’unica cosa tenera in lui.  <<… Domani me ne parlerai…. >>
Annui acconsenziente continuando a guardarlo diffidente.
<< Allora alla prossima, Althea. >> soffiò.
Dei strani e nuovi brividi partirono dalla spina dorsale espandendosi su tutto il mio corpo al suono del mio nome sulla sua bocca. Quasi non sembrava il mio di nome…. Dovevo solo restare calma, era solo qualche brivido di freddo.
Mi sorrise amabilmente e poi con un fruscio di mantello se ne andò per la sua strada. Chissà cosa doveva fare…. Magari niente di che….
 
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Ero rientrata nel castello facendomi due passi in giro trai corridoi del secondo e terzo piano della parte est della scuola. Il mio obbiettivo era quello di cacciare il pensiero di Evan.
Dio quanto lo detestavo!
Era irritante anche nella mia mente! Per non parlare dei suoi amici schifosi, mi davano tutti la nausea. Perché dovevano essere nati?! O perlomeno perché dovevano essere così… loro?
Sbuffai da sola come una matta cercando di auto convincermi di stare calma e pensare ad altro, e proprio in quel momento lo vidi.
Charlus Potter in tutta la sua bellezza che scherzava e rideva con alcune belle ragazze che saranno state appartenenti all’ultimo o penultimo anno. Una stana sensazione mi colpii; una attorcigliamento dello stomaco e dei fremiti alle mani mi destarono dai pensieri precedenti. Era fastidioso, si, ma sicuramente mi aveva distolto da tutti i pensieri (ancor peggiori) che riusciva a farmi avere Evan Rosier….
Pronta a girare i tacchi e cambiare direzione arrabbiata e probabilmente ferita, sentii una voce, la sua voce, farmi fermare rimanendo immobile a spalle girate. << Althea? >> il mio nome uscito come una domanda, da parte sua, era solito farmi provare dei brividi, ma sentivo che oramai qualcosa era cambiato, probabilmente in me. Mi voltai fingendo un sorriso. Mi sentii un attimo confusa quando notai che era molto più vicino di quanto immaginassi e che avesse piantato le sue “amichette” li.
 Il suo favoloso sorriso non era cambiato di una virgola dall’ultima volta in treno ed il mio battito perse dei colpi.
Probabilmente da fuori sarò sembrata come una stupida ragazzina con gli occhi a palla muniti di cuoricini alle prese con la propria cotta per il ragazzo più grande, ed infatti riuscii a recepire alcuni stupidi commenti di quelle tre ochette invidiose che sbuffando irritate avevano deciso di cambiare aria.
Come avevo potuto credere anche solo per un attimo che lui, forse, non mi piaceva più?
Sentivo il mio cuore battere intensamente ad un ritmo incalzante, e il pulsare forte delle mie vene era percepito e balzava alle mio orecchie.
Sorrisi come una stupida, forse mi piaceva veramente. Forse avevo sbagliato previsione ed invece di non piacermi più era avvenuto l’inverso.
Non ci pensai neanche più di tanto, tutto queste sensazioni erano nuove e volevo esserne investita senza doverle razionalizzare.
<< Dove cercavi di scappare, eh? Non sarò mica così brutto >> incalzò ironicamente offeso. Ridacchiai sincera per poi prendere parola << Tranquillo, non era per questo. >> finii sorridendo di cortesia.
<< E allora perché non sei venuta a salutarmi? Per fortuna che ti ho riconosciuta nonostante tutti i cambiamenti che hai avuto in quest’estate >> finii squadrandomi.
Arrossii vistosamente dandomi della stolta. << oh… beh, è che… che non è stata una bella giornata, e ti avevo visto… impegnato, perciò. >>
Dio potevo esser mai stata più patetica di così?! Avrei tanto voluto tornare indietro nel tempo o morire istantaneamente.
Stupida, stupida, stupida.
Rise. Cielo la sua risata. La sua si che era bella, bella nel’imperfezione, nelle fossette, nel trasporto, nella sincerità e nella luce che riusciva a dare nella stanza. Non come quella di Evan… che era schernitrice, falsa, glaciale, e se sincera pur sempre moderata, ma comunque perfetta nel mostrare i suoi denti bianchi e drittissimi, la sua bocca dipinta..
Dei brividi mi colsero quando mi chiesi mentalmente il motivo per cui stessi facendo un confronto trai due. Che mi fregava di quell’ idiota del Rosier, ora mi trovavo assieme ad una bella persona come Charlus e questo bastò per farmi tornare alla realtà.
Aveva finito di ridere e mi stava guardando pensieroso. Alzai un sopracciglio come a chiedergli << Beh che c’è? >>
<< Stavamo proprio parlando di una cosa di cui volevo informarti >>
Mi bloccai non riuscendo più a pensare. L’aspettativa e la speranza stavano cominciando a scuotermi nell’animo, e il tempo che ci stava mettendo per cominciare a spiegarsi lo sentivo come troppo.
 << Beh, deve essere qualcosa di sicuramente importante e di cui dovrei essere grata se è detta da Charlus Potter il magnifico…. >> proclamai cercando di alleggerire quella tensione, che probabilmente (sicuramente,) sentivo solo io
Il suo sorriso si dilungò. Ero quasi certa che mi mancava solo la bava per completare la scena.
<< C’è una festa stasera, segreta… una specie di buon augurio per iniziare l’anno da parte di noi studenti più grandi. Quest’anno però abbiamo deciso di farla alla grande e l’abbiamo aperta anche ai più “piccoli” >> disse prendendomi in giro dandomi un debole gomitata. Risi sincera, ora stavo già meglio anche se le aspettative dei miei sogni erano altre. << Si, avevo ragione: mi sento davvero “onorata” >> dissi guardandolo sarcastica.
<< Beh dovresti; molte si sentirebbe così. >> risi ancora.
<< E’ al quinto piano, all’aula di musica. E’ stata ingrandita dopo la fine delle lezioni con un incantesimo da alcuni miei amici dell’ultimo anno, io invece mi occuperò di mettere fuori gioco per un po’ di ore il caro Gazza. >> mi disse sottovoce. L’adrenalina già correva nel mio corpo, sarebbe stata veramente una cosa figa. Poi continuò << Sarà piena di musica e di alcool, si balla si beve. Niente di elegante, ma vestiti carina >> mi consigliò facendomi l’occhiolino.
Arrossii per un primo secondo, ma poi capii.
E metabolizzai la cosa… come diamine avrei fatto?! Non ero mai andata ad una festa, soprattutto di questo tipo! Non sapevo come vestirmi, non sapevo come comportarmi… non sapevo come ballare. E ci sarebbero stati quelli più grandi.
L’ansia prese possesso di me.
<< Tu ovviamente vieni, vero? >>
E ora che gli avrei detto? Diamine ero proprio una sfigata! << Certo… >>
Altro che pena….
<< PERFETTO. Allor… >>
<< Posso portare degli amici?! >> lo interruppi incalzante. Se fosse stato un altro, e non c’era bisogno di dire il suo nome, avrebbe percepito la mia ansia.
<< Emh… certo, perché no! Basta che non siano delle vili serpeverdi, tutti loro ed i prefetti di corvonero non lo devono sapere. Non ci terrebbero il gioco, anzi… per fortuna che abbiamo i nostri e quelli di tasso rosso a farci da palo. >>
Oh, non mi importava nulla ma Alphrad DOVEVA venire con me.
<< Dai! Un mio caro amico è serpeverde e non direbbe niente, ti assicuro io sul suo conto… >> dissi cercando di sembrare il più sciolta possibile nel tentativo di dissuaderlo.
<< Mm… beh, allora ok. Amici tuoi, amici miei. >> disse sorridenti dopo un piccolo momento di serietà.
Sorrisi, un po’ più rincuorata. << Bene, allora ti aspetto fuori dall’aula, mi dovrai un ballo…. >> mi annunciò ammiccando, col suo solito modo di mandare in tilt noi ragazze.
Arrossii completamente abbassando lo sguardo. << O-ok…. >>
<< Allora a dopo. >> finii cominciando ad incamminarsi.
Annui. Fece cinque metri e poi tornò dietro veloce.
Ero sbigottita quando arrivò davanti a me prendendomi per le mani. << “Charlus il magnifico” si stava quasi scordando una cosa davvero importante. >> confusa e serena lo fissai negli occhi nel tentativo di capire di cosa stessi parlando ma… subito non UNO, ma ben DUE baci suoi, si erano posati su entrambe le mie guance.
Avvampai terribilmente finendo per rimanere impassibile. Fece un passo indietro lasciando ancora le nostre mani intrecciate. << Inizia alle nove e mezzo, sii puntuale. >> Lasciò cadere le mie raccia e si dileguò.
Io ero ancora sotto shock. Possibile mai che un ragazzo potesse farmi tutto quell’ effetto?
Mi voltai raggiante ma non mancò molto che il pensiero delle figuracce che avrei fatto quella sera mi smontarono l’entusiasmo. Ma non fu quello a rabbuiarmi completamente, ma l’aver notato solo allora che due paia di occhi mi stavano fissando lividi.
Thedore Nott e Cygnus Black erano sotto i piedi di una statua di marmo in mezzo al corridoio.
Ingoiai mantenendo lo sguardo su di loro anche quando si voltarono incamminandosi per la loro strada, e il brutto presentimento che era apparso nell’istante esatto in cui li notai non mi abbandonò.
Santo Godric: mi potreste spiegare perché mi metto sempre in queste situazioni così incasinate?! 


















































SALVE A TUTTE!!!
Volevo scusarmi per il ritardo mostruoso ma ho avuto problemi col pc e col fatto che è riniziata scuola non ho avuto molto tempo... la storia non l'ho lasciata! Gli aggiornamenti saranno sicuramente più lenti e mi scuso per questo, ma recensite comunque in tante! Mi siete mancate... <3
Spero che l'aver fatto un capitolo più lungo possa aiutarmi a migliorare la situazione del clamoroso ritardo, scusatemi ancora.

Althea1411

 
  
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