In
un'altra vita
-Siamo
destinati- sussurrò Thad nel dormiveglia
aggrappandosi subito dopo al braccio del castano che, sveglio da una
ventina di
minuti, lo osservava, confuso dalle parole che aveva pronunciato
inconsapevolmente il moro.
Quello
che non tutti sanno è che per ogni mondo
a noi conosciuto ce ne sono altri mille sconosciuti, dove altrettanti
milioni
di Thad e Sebastian si cercano per ricongiungersi; è il
subconscio il portale
tra due mondi sconosciuti tra di loro che a volte collidono, come
appunto stava
avvenendo in quel momento.
-A-amore?-
Un
sussurro nel
buio e una serie di passi si avvicinavano al letto di un contadino
,Marcel
Dobua.
-Sono qui- sibiló
la sua anima gemella: occhi
gialli, movimenti sinuosi e sangue freddo come il ghiaccio, una
rappresentazione degna dell’animale di cui aveva preso le
caratteristiche.
L’ibrido
non aveva
un nome, solo delle cifre marchiate a fuoco sulla pelle ma Marcel non
aveva mai
dato peso a questo particolare, anzi aveva iniziato a chiamare il moro
con
nomignoli improbabili : dal più semplice
“Amore” a quello più fantasioso come
“Serpentello del mio cuore”.
Marcel
si avvicinò
piano al moro dando vita ad un bacio disperato e pieno di bisogno con
la lingua
leggermente biforcuta di Thad che
gli
scatenava brividi su tutto il corpo e -Credevo saresti tornato tra due
giorni-
sussurrò il castano spingendo il suo amore sul letto.
-Sorpresa-
disse
piano, attento a non svegliare nessuno, mentre iniziava a svestire il
castano
che si era rilassato contro il suo corpo ma quando una goccia salata
cadde
sulla morbida e calda pelle di Marcel lui si scostò
malamente dall’ibrido e -Cosa
non mi stai dicendo?- chiese freddo mentre il moro asciugava
l’unica lacrima
uscita al suo controllo.
-Il
dottor Huggins
ha perso la causa, verrò decapitato domani-
sussurrò in risposta il moro
abbassando la testa -Non
possono, loro
non possono farlo. NON POSSONO- urlò improvvisamente Marcel
fregandosene della
sua famiglia che dormiva al piano di sotto e continuando ad implorarlo
di
seguirlo lontano da quel paesino pieno di pregiudizi ma
l’ibrido gli tappò la
bocca con un bacio che sapeva tanto di addio. Quella sera le due anime
gemelle
si amarono per l’ultima volta.
Thad
iniziò ad
agitarsi tra le braccia di Sebastian che lo guardava preoccupato,
Marcel
sentiva distintamente l’ascia del boia alzarsi e le persone
trattenere il
respiro mentre sua madre borbottava ed inveiva verso di lui per la sua
“pigrizia” ma
il contadino non sentì il
rumore di un ascia che cade ma il rumore di un ultimo respiro.
Il
cuore di Marcel
iniziò ad appesantirsi pian piano che i minuti passavano e
si accorgeva che no,
non era solo un brutto sogno.
Si sa, più qualcosa di
immensamente fragile e in
bilico si appesantisce più sono le probabilità
che cada ed il cuore di Sebastian cadde smettendo di battere dieci minuti esatti da quando
la sua anima
gemella aveva esalato l’ultimo respiro.
Voi
vi chiederete,
come fanno le altre anime a sopravvivere dopo una cosa del genere?
Come può l'universo non curarsi se
in altri
cento mondi le anime di Sebastian e Thad o di Marcel e
l’ibrido non potranno
amarsi?
La risposta è
semplice, per tutti quei cento mondi in cui non
potevano stare insieme
per via dell’età, dell’aspetto, delle
condizioni sociali o altri fattori, ce n’erano centouno
dove si amavano e questo bastava all’universo come riscatto.
E forse è
per quello che
quando Thad si svegliò con Sebastian che lo abbracciava
stretto, il senso di
inquietudine che provava fino a pochi secondi fa era sparito al contrario un povero contadino che
chiudeva
gli occhi per l’ultima volta sperando di rincontrare presto
il suo amore.