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Autore: EllieMarsRose    13/11/2013    1 recensioni
[The Quireboys]
[The Quireboys][The Quireboys]Blu; il colore profondo di quegli occhi che osservano il mondo. Che vedono la vita dispiegarsi in un modo odioso, a tratti inaccettabile.
Spike si separa dal suo grande amore e sembra non volersi più appassionare a nulla.
Ma i suoi amici gli insegneranno a rimanere a galla, nonostante la vita voglia a tutti i costi voltargli le spalle.
...
Spike guardò l'amico ravvivarsi i capelli rossi: «Leah mi diceva sempre che l'essenziale è invisibile agli occhi»
«Aveva torto» Tyla si rigirò fra le mani la bottiglia di Chardonnay «io l'essenziale l'ho sempre trovato qui dentro»
(cit. capitolo #5 "Pianto")
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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02 Preoccupazione

La prima settimana di distacco era stata quasi surreale; Spike e Leah si chiamavano a giorni alterni e tutto quello che riuscivano a dirsi era: «Come stai? Sai, mi manchi un sacco». Guy Bailey, il coinquilino di Spike, ascoltava quelle conversazioni con le pupille rivolte al soffitto, sentendo progressivamente i suoi molari cariarsi uno dopo l'altro. Poi le cose si erano “routinizzate”; le telefonate si erano ridotte drasticamente di numero già dalla seconda settimana, arrivando a due, e gli argomenti si erano in un certo senso ampliati: oltre al “mi manchi” si era aggiunto “come va lo studio?”.

Sti cazzi, che due coglioni continuava a ripetersi ogni volta Guy mentre preparava qualcosa di commestibile per cena mentre Spike stava al telefono a tubare per cinque minuti abbondanti.

Poi, una sera, dopo un mese e mezzo che Leah era partita per Lione, il telefono non suonò e nemmeno il giorno dopo ci furono chiamate in entrata dall'estero. Spike sedeva inquieto sul divano fissando in cagnesco il telefono grigio e tamburellando con il piede destro contro la gamba del tavolino basso. Guy lo fissava con la schiena attaccata al muro vicino alla finestra, espirando cerchi di tabacco; vedere l'amico in quello stato lo mandava non poco in bestia: «Ehi, senti» cercò di fargli spostare gli occhi blu dal telefono «io te l'ho sempre detto che quella non mi piaceva».

Spike andò su di giri: «Spiegati meglio».

«In realtà c'è poco da spiegare» Guy fece rotolare il mozzicone lungo il davanzale umido «quella ti prendeva e ti sta tutt'ora prendendo per il culo»

«Puttanate» il ragazzo si fece paonazzo in viso e si alzò puntandogli contro l'indice «secondo te due parole importanti come “ti amo” si dicono così, tanto per dare aria alla bocca?».

Guy si fece scappare una risatina: «Mi spiace, ma alcuni lo fanno».

Spike fece per rispondergli per le rime, ma si bloccò: e se avesse ragione? Nah, impossibile... eppure, Guy un po' di dubbi glieli aveva fatti venire. Improvvisamente il suo stomaco si fece grande quanto un granello di sabbia e per un attimo smise di respirare, provando una schifosa sensazione di nausea. Senza aggiungere altro, si infilò la giacca ed uscì in strada, direzione nessuna parte; voleva stare solo e girovagare con i suoi pensieri.

Guardando i suoi stivali avanzare sul marciapiede, Spike provò a richiamare alla memoria le ultime telefonate avute con Leah: con il passare dei giorni lei suonava sempre più fredda. Beh, ma penso sia in un certo senso “normale”; insomma... non ci si vede da ormai un mese e mezzo. Si fermò per un attimo ad osservare un foglio del Times attraversargli il cammino per poi farsi schiacciare da un taxi in corsa: già... e se in questo arco di tempo lei avesse... no, impossibile. Lei è innamorata. È innamorata di me. Non avrebbe mai sprecato parole così importanti per nulla. Credo.

Sentì la propria gola chiudersi ed il cuore mancargli un battito. No, non andava bene. La verità era che era maledettamente preoccupato che lei si fosse trovata qualcun altro con cui sostituirlo; qualcun altro con cui avrebbe potuto parlare di quel dannato bambino innocente che aveva candidamente chiesto al pilota di disegnargli una pecora. Già... quel cosino biondo era veramente sopra ogni cosa per lei. Da che l'ho conosciuta tre mesi fa, non ha fatto altro che parlarmi di quel libro in ogni modo possibile. Si può amare di più un libro di una persona?

Spike alzò gli occhi blu al cielo e una goccia gli arrivò dritta in faccia; stava per mettersi a piovere di nuovo. Sbuffò allacciandosi la giacca e pensando ad un luogo dove andare a ripararsi: il Dark Crimson Velvet non è poi così distante... Julie dovrebbe essere di turno questa sera. Quello era sempre il posto migliore dove andare: per bere una birra, per tirare quattro freccette, per fare una partita a biliardo fumando sigarette fino a tarda notte. Entravi in quel velluto rosso scuro e ti lasciavi avvolgere dolcemente da un universo a sé stante, profumato di alcol e tabacco, con le pareti morbide e le luci calde. Il Crimson era come una sensualissima donna nuda con le labbra di un rosso intenso.

Il ragazzo aprì la porta pesante ed andò ad accomodarsi su uno degli sgabelli davanti alla spillatrice. Si prese la testa fra le mani e cominciò nuovamente a pensare a Leah: io la amo... è vero, sono solo pochi mesi. Eppure senza di lei non riesco a stare. Com'è che diceva? Se tu mi addomestichi, avremo bisogno l'uno dell'altro. Però lei... se è andata via... va bene, è andata via per studio, però se n'è andata comunque. Si morse l'interno delle guance per cercare di bilanciare il dolore che si diramava dal proprio torace: mi manca...

«Jon!» la voce famigliare di Julie gli fece aprire gli occhi «Che ci fai qui solo?».

Gli occhi blu di Spike incrociarono quelli color nocciola della sorella; lo stava guardando con un sorriso dolce: «Ho voglia di una birra, Julie»

«Che c'è?» la ragazza cominciò a spillare una Newcastle Brown «Anche se penso già di conoscere la risposta. Sei l'unico uomo che, per me, non ha segreti».

Spike sorrise appena e diede una lunga sorsata dal bicchiere che gli aveva appena passato la sorella: «E allora credo che non ti stupirai della richiesta che sto per farti». Julie si protese con l'orecchio in avanti, accanto alla bocca del fratello. Spike stette per un istante in silenzio, capendo che ciò che stava per dire era un azzardo in piena regola, ma la sua voglia di vedere Leah e tutti quei dubbi che avevano preso possesso della sua mente non gli lasciavano altra scelta; se voleva dormire sonni tranquilli la notte, doveva assolutamente compiere quella pazzia: «Quanti soldi mi puoi prestare?».

Julie scosse bonariamente il capo: «Lo sapevo... dipende»

«Da che cosa?» Spike bevve un altro sorso di Newkie Brown

«Tu quanto puoi metterci? Penso che un solo andata costi intorno alle quaranta sterline».

Spike ebbe un capogiro: «Sono un mucchio di soldi per le mie tasche bucate»

«Lo so» Julie si scostò una ciocca mora che le era crollata sul naso «se magari ti sbattessi un po' di più e trovassi un lavoro un po' più redditizio del proiezionista, non avresti questi problemi»

«Posso metterci solo trenta sterline» il ragazzo le rispose scocciato «e comunque ci ho provato a cercare un altro lavoro, non mi vogliono da nessuna parte. A scuola andavo male in tutto, esclusa ginnastica; se non mi fossi rotto il braccio durante gli allenamenti, a quest'ora sarei il primo portiere di qualche grande squadra. Oppure, se riuscissi a trovare qualcuno che ci faccia un contratto discografico, a me e alla band, farei il musicista. E lo sai».

Julie sospirò e rovistò nella tasca del grembiule nero: «Posso darti le mie mance di oggi più quelle di settimana scorsa; lavorando praticamente tutte le sere, ho preso dei bei soldini». Fece il giro del bancone in silenzio e mise in mano al fratello sessanta sterline: «Restituiscimeli quando puoi, senza fretta. Sai che mi fido».

Spike sorrise sinceramente mentre si metteva il denaro nella tasca interna della giacca: «Sei la migliore, sorellona»

«Però mi devi promettere una cosa, occhioni blu» Julie lo fissò con le sopracciglia aggrottate, mettendogli una mano sulla spalla «ti devi trovare un compagno di viaggio. Non mi va che tu vada da quella da solo».

Spike si mordicchiò il labbro abbassando lo sguardo: possibile che Leah non piaccia proprio a nessuno? Nemmeno uno dei miei amici la sopporta e mia sorella non la può vedere. È veramente così...

Di nuovo fece fatica a respirare e il cuore gli si pietrificò per un istante. Basta. La questione andava risolta: doveva andare a Lione con qualcuno, sennò sarebbe morto di sincope prima ancora di imbarcarsi. Ma chi? Guy non la poteva vedere. Nigel, anche se suonava con loro da poco, aveva detto da subito che la trovava antipatica; per non parlare di Chris e Cozy che affermavano che Leah era “a dir poco irritante”. Forse potrebbe venire qualcuno dei miei colleghi... nah, sono tutti squattrinati almeno quanto me.

Improvvisamente il telefono del locale prese a suonare insistentemente. Julie accarezzò fugacemente la guancia del fratello e si precipitò a rispondere: «Dark Crimson Velvet, sono Julie... ah, ciao Guy!».

Guy? Spike aggrottò le sopracciglia mentre ingurgitava il fondo della sua birra; non riusciva a capire perchè il suo coinquilino stesse chiamando il pub.

«Ma dai? Davvero?» Julie sorrideva mentre teneva con entrambe le mani la cornetta.

Che sta succedendo?

«Allora bisogna organizzare una bella festa di bentornato! Tu non ti preoccupare, ci penso io; vi riservo l'intera stanza con il biliardo e vi faccio trovare dentro l'universo».

Spike aspettò che la sorella terminasse la conversazione con l'amico e poi la studiò con i suoi occhi azzurri: «Ma era Bailey?».

Julie annuì: «Fra cinque giorni organizziamo la festa di bentornato per i Dogs».

Di punto in bianco Spike si sentì leggermente risollevato: «Rientrano dalla Finlandia?». Aveva una gran voglia di rivedere quei quattro scapestrati; soprattutto Tyla. Già... Tyla; potrei chiedere a lui. Quando ci sono di mezzo questo genere di questioni, non si tira mai indietro. Sembra che abbia una strana predisposizione per le situazioni spinose e dolorose...


A quanto pare, la decisione di continuare la storia è stata piuttosto celere. Come potete notare, sto anche cercando di mantenere la promessa di fare capitoli brevi e “piuttosto d'impatto”; spero che chi abbia letto il primo capitolo, l'abbia trovato di proprio gradimento. C'è anche da dire che la storia è in una sezione piuttosto infognata del sito; ad ogni modo, grazie infinite :)

Spike è divorato dai dubbi e grazie all'aiuto della sorella maggiore Julie riesce ad avere i soldi per andare a Lione. Tyla accetterà? Se la storia vi piace, mi raccomando, state sintonizzati perchè nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle.


Ellie

   
 
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