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Autore: acchy    13/11/2013    0 recensioni
Buongiorno a tutti, miei cari ascoltatori. Come ogni martedì mattina siete qui con me: Dr. Death Defying! A partire dalla puntata di oggi, ho deciso di fare qualcosina di speciale: voglio raccontarvi della mia storia e del modo in cui è stata inevitabilmente influenzata dalla conoscenza di quattro favolosi Killjoys, che dovrebbero essere una fonte di ispirazione per noi tutti.
E ricordate: il futuro è a prova di proiettile, le conseguenze sono secondarie, è tempo di farlo ora e di farlo forte! Killjoys, fate un po’ di casino!
Genere: Azione, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno, cari ascoltatori! Sono le undici del mattino di questo torrido martedì di luglio, e come sempre siete qua con me: Dr. Death Defying! Non mi perderò in futili chiacchiere oggi, visto che, a quanto sembra dai vostri messaggi, siete ansiosi di sentire la continuazione della storia che ho cominciato a raccontarvi la settimana passata. Ricordo solo che, per chi si perdesse qualche puntata, è possibile ascoltarne una replica il giovedì sera, alle nove e trenta! Dunque… buon ascolto.
E ricordate: il futuro è a prova di proiettile, le conseguenze sono secondarie, è tempo di farlo ora e di farlo forte! Killjoys, fate un po’ di casino!
***
«Ti lascio da solo per un giorno e tu te ne esci fuori con un piano di cui io non sapevo nulla?!»
«Beh, ad essere onesti è da quasi due settimane che ci penso, te l’ho detto ora solo perché ho appena trovato il modo di attuarlo!»
Continuava a sorridere in modo alquanto stupido, ma non riuscii ad innervosirmi con lui; del resto, se diceva di avere un buon piano, non avevo motivo di dubitare del fatto che sarebbe stato qualcosa di geniale. Lo dovetti fissare in modo interrogativo per una manciata di secondi prima che si decidesse a spiegarmi cosa gli fosse passato per la testa nelle ultime due settimane.
«Beh, sai, sono piuttosto sicuro che non siamo gli unici a disapprovare il potere che la Better Living si è presa.» Pausa. Show Pony mi guardò, un po’ imbarazzato. Aspettò che io annuissi per continuare a parlare: «Ecco, sì, diciamo che ne sono certo. E ho pensato che se ci mettessimo insieme con chi la pensa come noi potremmo fare qualcosa. Magari sono in tanti e possiamo fare davvero tanto, e saremmo fortissimi!» Pausa. Silenzio. Inarcai le sopracciglia, in attesa di sentire cosa intendesse realmente fare. Lui arrossì mentre iniziò a parlare a raffica, cercando di spiegarmi a sommi capi le sue intenzioni. «Nelle tue condizioni non puoi fare nulla che richieda un particolare sforzo fisico, mentre io non so neanche prendere in mano una pistola… ma insieme siamo una bella squadra, siamo intelligenti, e tu sai parlare con la gente, li sai convincere! Io potrei creare una stazione radio, qui. Potrei farci sentire da tutti quelli che vogliono starci ad ascoltare, potremmo organizzare insieme una resistenza e forse anche una rivolta. E credo di sapere anche come non farci localizzare dalla Better Living, che in ogni caso suppongo ci dia per morti. Potremmo fare qualcosa, magari anche riprenderci Battery City e le Zone!» Mi guardò speranzoso, gli occhi che gli luccicavano, le gote rosse per l’emozione.
«Quanto sei certo, più o meno, di sapere come non farci ammazzare dopo due secondi, se facciamo questa cosa della stazione radio?»
Tanto la sua risposta non avrebbe cambiato nulla, io avevo già deciso. Mi fidavo sempre e comunque di lui, sapevo che poteva fare delle cose straordinarie.
«Quasi del tutto. Non si può mai sapere, dovremmo trovare delle spie. Magari potrebbe aiutarci qualcuno dentro Battery City e…»
«Vai calmo, piccolo, non abbiamo ancora fatto nulla e non sappiamo ancora come metterci in comunicazione con chi volesse aiutarci!», lo interruppi, sorridendo della sua ingenuità e della sua positività.
«Comunicheremo pubblicamente un luogo in cui ci potremo incontrare tutti i giorni alla stessa ora, in modo da poter decidere le nostre prossime mosse con chi verrà. E loro lo riferiranno ai loro amici e sarà tutto un passaparola che ci eviterà di esporci troppo alla radio!»
«E come sai che qualcuno verrà? E che a venire non sarà proprio qualcuno mandato dalla Better Living ad ammazzarci?»
«Verranno, fidati di me. Non stanno aspettando altro che un segnale, e noi glielo manderemo, forte e chiaro. E la Better Living crederà che siamo solo un gruppo di sfigati, non farà neanche in tempo a sentire il luogo e l’ora degli incontri: li diremo solo le prime volte in radio, poi a saperli sarà solo chi entrerà in contatto con altri… ribelli.» A quest’ultima parola gli brillarono gli occhi e non potei far altro che acconsentire. Non sembrava male, male che andasse nessuno ci avrebbe ascoltato –cosa che ritenevo davvero molto probabile.
«E va bene. Quale sarà il punto di ritrovo?», chiesi a quel punto.
«Un’altra stazione di servizio abbandonata, messa molto peggio di questa, a una quindicina di miglia da qua. L’ho trovata questo pomeriggio mentre facevo un giretto in macchina per vedere se fosse utilizzabile, sai?»
Gli sorrisi. Avremmo fatto qualcosa. Non saremmo stati con le mani in mano, no, avremmo fatto di tutto e di più per riprenderci le nostre vite. Finalmente.
 
Ovviamente, tre giorni dopo la ‘stazione radio’ era pronta: Show Pony aveva montato una piccola struttura metallica con tanto di antenna sul tetto della nostra nuova casa e in una stanzetta al piano terra, che doveva essere stata un piccolo ripostiglio, dispose diversi marchingegni di cui ignoravo l’utilità, oltre ad uno strano microfono  –preferii non chiedermi dove avesse trovato tutto l’occorrente–.
Mi trascinò dentro la stanzetta e mi spiegò come accendere il microfono e come andare in onda. Ovviamente non capii nulla e dovette accettare di stare di fianco a me per attivare e spegnere al posto mio i macchinari diabolici che ci circondavano. Ripassai velocemente ciò che eravamo d’accordo avrei detto e, dopo essermi schiarito nervosamente la voce, gli feci segno di procedere. Mi augurò buona fortuna, ed io iniziai il mio discorso:
«Prova, prova. Spero mi sentiate. Beh… buongiorno a tutti, abitanti delle Zone! Sono Dr. Death Defying, sono un sopravvissuto delle Helium Wars e sono un ribelle, per la Better Living Corporation. Per settimane tutto ciò che ho fatto è stato semplicemente sopravvivere; mangiavo, bevevo e dormivo, null’altro. E intanto aspettavo qualsiasi cosa che mi desse la forza di ricominciare da capo. Ma cosa avrei mai potuto fare, in mezzo al deserto, sperduto tra le macerie di città decadenti, la cui bellezza di un tempo si trova ormai solo nei ricordi di chi ci viveva? E poi ho capito: non dovevo ricominciare, dovevo riprendermi la mia vita di prima. Io voglio riprendermi le mille possibilità che avevo prima della guerra, i miei amici, la mia famiglia. Voglio indietro le città che conoscevo, che sorgevano come magnifiche oasi nelle Zone, voglio potermi sentire nuovamente a casa.»
Presi fiato, guardando Show Pony e cercando di capire se stessi andando bene. Lui, semplicemente, annuì.
«Ma da solo non posso fare nulla. Mi serve il vostro aiuto… e a voi serve il mio. Quindi, perché non aiutarci a vicenda? Riprendiamoci ciò che era nostro e che ci spettava, ribelliamoci alla Better Living! Insieme ce la possiamo fare, io ci credo con tutto me stesso. Al momento crederci è l’unica cosa che possiamo fare. Dunque vi do appuntamento tra una settimana esatta, alle undici del mattino. Ci troveremo alla stazione di servizio abbandonata della Dead Pegasus* sulla Route Guano** al confine tra la Zona 2 e la Zona 3. Con la speranza di rivedervi presto, vi auguro una buona continuazione.
Feci segno a Show Pony di spegnere tutta quella roba e quando lo fece sospirai, guardandolo.
«Sei andato benissimo, anche meglio di quanto avessi immaginato! Vedrai che verranno, manderò delle repliche del tuo messaggio in questi giorni, specificando il giorno dell’incontro in modo che non ci siano fraintendimenti. Ce la faremo, Dottore.»
Avrei voluto con tutto il mio cuore essere ottimista come riusciva sempre ad esserlo lui.
 
La settimana seguente fu una delle più lunghe della mia vita, sembrava non passare mai, ogni giorno mi svegliavo pensando ‘È oggi!’ per poi rendermi conto che, no, il giorno dell’incontro doveva ancora arrivare.
E quando finalmente quella giornata giunse ero ridotto ad un fascio di nervi; costrinsi Show Pony a partire alle otto del mattino benché il luogo dell’appuntamento fosse vicinissimo alla nostra casa e il mio coinquilino fosse inequivocabilmente stanco morto. Almeno non dovetti farlo faticare per ficcare la mia sedia a rotelle in macchina, visto che avevo deciso di non portarla: non dovendo muovermi, non sarebbe stato un grosso problema stare senza, anche se negli ultimi giorni non me ne separavo se non per andare a dormire.
Ovviamente, arrivare in anticipo fu totalmente inutile, ma almeno ebbi un sacco di tempo per osservare allibito la macchina che ci eravamo ritrovati: era un vero gioiellino, una Pontiac Firebird elettrica, decappottabile. Un tempo doveva essere stata bianca, ma ormai era così sporca che il colore originale si poteva solo intuire; sul cofano spiccava il disegno di un enorme ragno nero ed anche le fiancate erano decorate. Non doveva essere una macchina particolarmente recente, ma aveva di sicuro molto fascino.
La stazione di servizio, invece, era davvero messa male. Il piccolo edificio era crollato quasi del tutto, neppure il cartello della Dead Pegasus era in buone condizioni, a giudicare dai diversi fori di proiettile e dalla ruggine che lo adornavano. Mi chiesi se anche le case delle città nelle Zone fossero conciate allo stesso modo, vittime di una guerra insensata e devastante.
Per ammazzare il tempo cercai di fare conversazione con Show Pony, ma sembrava essere diventato più nervoso di me, tutto ad un tratto. Quando gli chiesi dove fosse finita tutta la sua spavalderia e la sua sicurezza non mi rispose neanche.
Proprio quando stavo per chiedergli se volesse tornare a casa, vidi due figure arrivare, camminando lentamente sulla Route. Ci guardammo sorridendo, mentre i due uomini ci venivano incontro.
Erano entrambi piuttosto alti, più o meno come me e Show Pony, forse uno dei due ci superava di poco. Portavano entrambi gli abiti scuri che avevamo usato durante la guerra, sporchi e pieni di polvere; avevano i volti stanchi, le occhiaie marcate e gli occhi stanchi, la barba da fare ed i capelli sporchi. Improvvisamente mi resi conto che era esattamente l’aspetto che dovevamo avere io e Show Pony. Nell’ultimo mese non avevamo certo pensato a prenderci cura del nostro aspetto e solo ora mi rendevo conto di come dovevamo apparire: stanchi, praticamente distrutti, nervosi e trascurati. Ma forse andava bene così ed era giusto ostentare ciò che avevamo passato a causa della Better Living, al posto di nascondere ciò che ci era stato fatto.
«Chi di voi è Dr. Death Defying?», chiese il più basso fra i due uomini che ormai erano giunti di fronte a noi e ci guardavano dubbiosi.
«Sono io.» Mi feci avanti: «E voi, chi siete?»
Si guardarono, incerti su cosa dire e come rispondermi. Probabilmente non si fidavano abbastanza da dirci i loro nomi, visto che io usavo uno pseudonimo e non potevano essere certi della mia identità.
«Non vi ho chiesto come vi chiamate, ma chi siete. Insomma, perché siete qua?», chiesi nuovamente, cercando di tranquillizzarli.
A rispondermi fu il più alto, che aveva una voce più bassa e roca del primo: «Abbiamo combattuto nelle Helium Wars, insieme ai nostri tre figli. Che sono morti. La Better Living non ci ha dato neanche la possibilità di seppellirli, ha fatto sparire i corpi prima. Le nostri mogli hanno perso tutto ciò che avevano, noi non sappiamo come tirare avanti. Veniamo da Gloucester, nella Zona 3. Ormai lì non c’è più molto, ma fortunatamente abbiamo viveri a sufficienza. Noi siamo qua anche per conto degli altri, siamo circa un centinaio, quasi trecento se contate le donne e i ragazzi. Non sappiamo se fidarci o no di te… di voi. E vogliamo sapere cosa volete fare.»
A quel punto, fu Show Pony a rispondere, mentre io ancora ero sconvolto dal fatto che due padri non avessero potuto neanche dire addio per l’ultima volta ai loro stessi figli.
«Io sono Show Pony. Non sono forte, è tanto se riesco a impugnare una pistola correttamente, e se sono sopravvissuto alla guerra è stato solo grazie a Dr. Death. Ma voglio comunque fare qualcosa, nel mio piccolo. Quello che vogliamo è riprenderci le vite che avevamo prima: rimettere a posto le nostre città, costruirne di nuove, ridare una speranza a chi se l’è vista scomparire a causa della Better Living. Vogliamo dimostrare loro che non ci fermeremo, mai, e che ce la faremo senza i loro sporchi soldi e che saremo felici anche senza le loro fottute pillole.»
I due sembrarono colpiti. Di sicuro, io lo ero: Show Pony sembrava sicuro di sé come mai lo era stato, del tutto determinato a portare a termine i suoi progetti, il suo piano.
Proprio quando il primo dei due ad aver parlato stava per risponderci, ci rendemmo conto che qualcuno stava ascoltando i nostri discorsi da un po’. Era poco più che un ragazzo, i capelli castani piuttosto lunghi, ricci e gonfi, la carnagione olivastra. Aveva le labbra carnose e gli occhi di un caldo color nocciola che gli conferiva uno sguardo intenso.
«E tu chi saresti?»v gli chiesi, allarmato.
«Io sono Ray!», disse lui, con voce ferma, da ragazzo.
***
Beh, miei dolci ascoltatori, pare che siamo arrivati alla fine di un’altra puntata! Spero che vi sia piaciuta come la prima e che continuerete a seguirmi. Ricordo sempre che le repliche, per chi si perdesse qualche pezzo, andranno in onda il giovedì sera, alle nove e trenta! A presto, carissimi, un bacio dal vostro Dr. Death Defying!
E ricordate: il futuro è a prova di proiettile, le conseguenze sono secondarie, è tempo di farlo ora e di farlo forte! Killjoys, fate un po’ di casino!


*Dead Pegasus: compagnia petrolifera, probabilmente l'unica o di sicuro la più conosciuta all'interno delle Zone.
**Route Guano: strada principale delle Zone, parte da Battery City e le attraversa tutte, addentrandosi nel deserto e portando infine fuori dai confini della California. Non è considerabile come una vera e propria autostrada perché le due carreggiate hanno solo una corsia di marcia ed è quindi abbastanza stretta.
  
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