Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Izhira    14/11/2013    0 recensioni
Quattro giovani ragazzi, crescono in un misterioso laboratorio sotto l'oceano pacifico. Un giorno vengono scelti per un importante missione, dove non solo avranno l'occasione di conoscersi meglio, ma scopriranno anche di far parte di un progetto misterioso che era destinato a fallire. I ragazzi affrontano varie peripezie, per poi prepararsi ad affrontare la realtà dei fatti..
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Virus 666
Capitolo I : the beginning

 
 
Era una notte nuvolosa, l'illuminazione del satellite era fioca e accentuava il grigio di quelle nuvole. Un'ombra di gelo pervadeva l'aria della sera, delle luci blu cobalto si alternavano creando una misteriosa armonia del tempo. Il freddo si faceva sentire come ovviamente accade nei giorni natalizi, anche se  ormai il natale è superficiale, è solo un motivo di festa. Nient’altro che una festa. E proprio durante tale, quattro donne, in quattro parte diverse del mondo stavano dando alla luce i loro bambini, senza sapere che gli verranno sottratti dinanzi ai loro poveri occhi. I dottori Powell, ingaggiarono dei medici per rapinare quattro bambini ,due maschi e due femmine, per il loro esperimento. Dunque, a Parigi, Los Angeles, Tokyo, e Roma vennero prelevati dei bambini che poi furono mandati in un laboratorio segreto, situato nelle profondità dell’oceano atlantico. Pareti di un delicato color crema, ornamenti fiabeschi fatti con gesso di prima qualità, illuminata da una moltitudine di candelabri antichi, la stanza vezzeggiava agli occhi dei presenti la cui attenzione era ormai posta sui quattro bambini che dopo due anni aprirono finalmente gli occhi, per la prima volta. Un mormorio continuo di voci echeggiava nella stanza, voci sorprese, meravigliate da ciò che stava accadendo, mormorio che venne interrotto dallo spalancarsi della porta fatta interamente di legno, mogano per la precisione.
«Fateci passare!»
Un uomo e una donna, chiaramente fratelli gemelli, alti all’incirca un metro e ottantasei, robusti, con lunghi capelli albini e vestiti di bianco, si facevano largo tra i presenti avvicinandosi alle innocenti creature che confuse si osservavano attorno.  Le osservavano con fare incuriosito, come se stessero osservando un esperimento appena compiuto, come se quelle che hanno davanti agli occhi non fossero dei bambini di due anni, bensì topi da laboratorio.
«Dobbiamo portarli al laboratorio 7, e da lì dividerli.»
Disse la donna all’uomo, con tono serio ed autorevole. L’uomo al suo fianco annuì senza pronunciar parola per poi sparire dietro la porta verso il quale è entrato e ritornare poco dopo accompagnato da due donne, vestite anch’elle di bianco. Presero i bambini che iniziarono a piangere, come se qualcosa dentro loro li avvertisse che stavano in qualche modo, in pericolo.
La prima volta che ho aperto gli occhi a differenza di ogni neonato che vede si da subito la sua mamma, io ho visto il luogo in cui mi trovavo, era una stanza grande, con le pareti bianche, avevo molti medici attorno a me che mi osservavano, che mi studiavano. Ma non ero sola.. Crescendo mi hanno insegnato tante cose, ma non mi hanno mai fatto uscire da quel laboratorio, e non ho mai conosciuto l’altro “gene x” che era con me…ma mi presento meglio.
I quattro bambini vennero portati in un grande laboratorio, che sembrava più una città, sotto l’oceano pacifico. L’edificio era circondato da una grossa cupola di vetro, chiaramente indistruttibile. Un enorme tubo portava l’aria che vi era in superfice all’interno della cupola, e quindi del laboratorio. All’esterno vi era un grandissimo giardino, che altro non era che un labirinto. Dall’esterno il laboratorio era un enorme edificio nero e blu elettrico, colori che indossano anche coloro che vivevano lì, all’edificio si potevano contare sette piani. All’interno invece l’edificio sembrava  una dei vecchi castelli abbandonati e dimenticati ormai da tutto e da tutti.  Appena vi si entrava vi era un lungo corridoio ornato di quadri e piante varie. Attraversato il corridoio, vi è una porta dietro il quale si avrà accesso al primo piano del labortario, anche chiamano piano “x”. Il primo piano era il piano addetto agli esperimenti scientifici, all’apparenza sembrava infatti un qualunque atrio ospedaliero. Intorno alla stanza quadrangolare, vi erano diverse porte, che portavano in diversi laboratori. Sulla destra vi era un ascensore che portava invece ai piani superiori. Pochi erano i ragazzi che avevano accesso ai laboratori. I ragazzi presenti in quel laboratorio erano in totale 66, e molti di loro trascorrevano le giornate non solo studiando, ma anche potenziando le loro caratteristiche. Nessuno dei ragazzi presenti lì si poteva definire “normale” ognuno di loro aveva caratteristiche che li rendevano “speciali” o per meglio dire diversi. Caratteristiche alcune simili fra loro, altre opposte. Alcuni ragazzi controllavano i vari elementi, altri potevano mutare forma, altri ancora possedevano grande conoscenza pur non avendo esperienze concrete. Nei restanti piani vi erano i dormitori, la mensa, i bagni, le palestre, le sale d’addestramento, le stanze culturali, stanze “ospedaliere” e stanze segrete.
I quattro bambini vennero divisi, e da allora non s’incontrarono più.
Passarono sedici anni da quando furono trasferiti lì, e ognuno di loro aveva sviluppato doti diverse.
Quel giorno trascorreva tranquillo come gli altri, quando una voce femminile, autoritaria e possente,  interruppe il “quieto” vivere.
 «Yamiko, Kyo, Takahiro, e Hanako, siete convocati nella direzione.»
Terminato l’annuncio, nell’intero edificio cadde il silenzio mentre i sessantasei ragazzi si osservavano l’uno all’altra. Tutti lì avevano nomi codificati, eccezione fatta per i ragazzi che venivano mandati in missione e gli adulti del luogo. Eppure, nessuno dei presenti aveva mai udito quei nomi.
Pochi minuti dopo, i quattro convocati in direzione si mostrarono dinanzi agli occhi della direttrice di quell’enorme edificio: Camille Fray. L’edificio di Camille consisteva in una stanza dalle pareti color panna. Sul muro a destra vi erano appese diverse, vecchie, foto mentre al centro della stanza vi era una scrivania con un computer, luce da tavolo, e molte scartoffie. Camille era una donna sulla trentina, alta, mora con occhi di ghiaccio. Indossava sempre  abiti casual e si presentava sempre con aria autoritaria. In quel momento era in piedi dinanzi alla scrivania, difronte ai ragazzi che sedevano sulle poltroncine per gli ospiti.
«Vi ho convocati qui, per affidarvi una missione. » Annuncia senza perder tempo in chiacchiere futili. «Dovete salir in superfice e recuperare il virus666 nel laboratorio situato ad est  di un paesino situato vicino costa Rica. Vi verrà dato un dossier con i dettagli della missione. Partirete domani. E’ tutto. » detto ciò, mandò via i ragazzi che si dileguarono rapidamente da quella stanza. Fuori di essa i quattro si osservavano con fare silente.. sembravano tutti riluttanti dal volersi presentare. Non si erano mai incontrati prima eppure avevano tutti un aspetto familiare tra loro.
«Takahiro..anche conosciuto come 667906, lieto di fare la vostra conoscenza. » fu il primo a presentarsi: Takahiro. Ragazzo di media altezza, moro con occhi castani, fisico palestrato..chiaramente è stato addestrato per i combattimenti corpo a corpo.
«Yamiko..anche conosciuta come 667806..» la seconda a presentarsi, alta, magrolina, capelli lunghi, castani chiari e occhi dello stesso color dell’oceano, sicuramente una delle “super agili” del laboratorio.
«Kyo. » alto, capelli corvini, occhi dello stesso color del ghiaccio. Indossava una mimetica, per di più sporca, chiaro segno che era arrivato direttamente dal campo di battaglia. Quelli come lui sono i peggiori..non ti ci puoi fidare, ne puoi affidare qualcosa a loro.
«667706.. » Ultima a presentarsi, decisamente una ragazzina bassa. Nel preciso istante che la fissarono i suoi occhi cambiarono dall’azzurro al verde e i suoi capelli dal biondo passarono al castano. Un’apparente mutaforma.
Loro erano i quattro ragazzi scelti per una misteriosa missione.
Il giorno seguente i quattro si fecero trovare pronti  a partire all’esterno dell’edificio, erano accompagnati da due apparenti semplici guardie che trascinarono i ragazzi all’interno di un sottomarino che lentamente li avrebbe portati in superfice.  I quattro ragazzi erano seduti tutti uno affianco all’altro eppure Il silenzio dominava, finché ad interromperlo fu Takahiro che a quanto pare era il più “affiatato”.
«…beh, dato che dobbiamo partire in missione tutti insieme forse è meglio conoscerci meglio..no? » Nessuno dei presenti prestò attenzione a tali parole, nessuno si degnò di dargli una risposta.
«..capisco.. » tornato al silenzio, il viaggio continuò fin quando il sottomarino non salì in superfice accostando al porto privato del Laboratorio.
Usciti dal sottomarino, i quattro ragazzi presero le loro borse e rimasero in piedi ad attendere la loro guida che arrivò poco dopo. Un anziano basso, con una grossa gobba e il viso deforme..sembrava un misto tra il gobbo di Notre Dame e Malocchio di Harry Potter. Porse ai ragazzi dei documenti,passaporto, denaro, carta d’identità e persino la patente.
«Uscite dal porto, proseguite sempre diritto.. arriverete ad un Hotel a quattro stelle. Le stanze sono già state pagate e prenotate per una notte ai vostri nomi. Andate, fate conoscenza e domani partite per costa Rica. » l’anziano aveva una voce roca ma alquanto chiara. Quelli dovevano essere gli ordini del colonnello Fray. Seguirono silenziosi le indicazioni dell’anziano ritrovandosi all’Hotel Ocean, ognuno di loro mostrò la propria carta d’identità e tutti furono mandati nelle rispettive camere. All’ora di cena i quattro si riunirono a tavola dove Takahiro e Yamiko iniziarono a conversare delle loro vite al laboratorio. Takahiro parlava dei suoi allenamenti, di come ha imparato a dominare l’elemento del fuoco e farlo suo. Yamiko parlava delle catastrofi che aveva causato all’inizio quando non riusciva a controllare le sue capacità, creando dunque scompiglio fra i suoi compagni. Kyo e Hanako, erano silenti. Si limitavano ad ascoltare, e annuire mentre i racconti dei loro compagni di viaggio entrava in un orecchio e usciva dall’altro.
«Io credo..che sia meglio giocare a carte scoperte fra di noi. Dunque uno alla volta ognuno di noi dirà la sua capacità. Se dobbiamo giocare insieme, è meglio potersi fidare. » disse Takahiro con tono tranquillo mentre passava lo sguardo tra i suoi compagni che, dopo una breve ma intensa rifelssione, decisero di “giocare a carte scoperte.” La prima a parlare fu Yamiko, che con quella sua dolce vocina iniziò a dire quali fossero le sue doti.
«Io sono agile in battaglia, e la mia capacità è il controllo della forza di gravità. Posso annullarla, aumentarla o diminuirla a mio piacimento, anche su un'unica forma corporea.» Successivamente, Takahiro spiegò altrettanto brevemente le sue doti «Io, come già detto prima, controllo il fuoco e non solo..posso creare fiamme o addirittura sputarle..eheheheh» ridacchiava allegramente posando lo sguardo su Kyo e Hanako che ancora dovevano parlare. Brevi attimi di silenzio, silenzio in cui Kyo e Hanako si scambiarono un gelido sguardo. «Io sono un soldato, e non ho capacità particolari.» spiegò con tono freddo e distaccato il giovane Kyo, mentendo ai suoi compagni.
«Io sono una semplice mutaforma.. »  spiegò Hanako, con tono basso, quasi imbarazzato anche se, anche lei stava celando la verità. Dopo una lunga serata passata a chiacchierare allegramente, i quattro si ritirarono in stanza per riposare e prepararsi mentalmente all’inizio della loro missione.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Izhira