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Autore: MalandrinaFelpata    14/11/2013    4 recensioni
Ultimo anno ad Hogwarts! Ultimo anno del sogno!
Perché per i malandrini, Hogwarts era questo: un sogno.
Ad Hogwarts avevano passato gli anni migliori della loro vita.
Ad Hogwarts avevano vissuto le avventure più improbabili.
Ad Hogwarts avevano riso facendo gli scherzi a Gazza.
Ad Hogwarts erano diventati Animagus per aiutare Remus.
Hogwarts era la loro vita e quello era il loro ultimo anno lì.
La fine del sogno, che li avrebbe catapultati nell'incubo della guerra e del dolore.
Per questo quell'anno avrebbe segnato per sempre le loro vite.
Per questo quell'anno James si sarebbe impegnato a conquistare Lily con tutte le sue forze, smettendo di essere il ragazzino arrogante, per diventare un uomo coraggioso.
Per questo quell'anno Sirius avrebbe cercato di staccarsi per sempre dalla sua famiglia, per essere solo Sirius e non il freddo Purosangue figlio dei Black.
Per questo quell'anno Remus avrebbe provato a dimenticare il suo ''piccolo problema peloso'', per smetterla di considerarsi un mostro ed essere normale.
Per questo quell'anno Peter avrebbe cercato di mettere da parte le sue insicurezze, come un Grifondoro.
Perché i malandrini credevano nel lieto fine e per questo loro avrebbero sconfitto la morte...
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I, Malandrini, Mangiamorte | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fatto il misfatto!'
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“Amare una persona vuol dire sapere
di poter fare qualunque cosa
perché sia felice.” 

Segreti svelati!


Sirius era rimasto ancora un po’ seduto su quel davanzale, con gli occhi socchiusi che sembravano supplicarlo di tornare al dormitorio e, più lui tentava di tenerli aperti ancora per un po’, più quelli minacciavano di chiudersi all’improvviso, mettendolo in serio pericolo. Nel sonno, non sarebbe mai riuscito ad evitare di girarsi improvvisamente e cadere rovinosamente giù dalla finestra. Alla fine, sbuffò e si sollevò, sbattendo le palpebre.
- E chi c’è la fa a tornare fino alla Torre. - bisbigliò fra se e se, sicuro che nessuno l’avrebbe sentito e, con passi pesanti, si trascinò fino alla sala comune. Ogni traccia delle furia che solo mezz’ora prima l’aveva avvolto era completamente svanita, mentre il gelo che aveva richiamato su di sé come una coperta che riusciva a separarlo dal mondo era ancora lì, a stringergli il cuore e lo stomaco in una morsa.
L’ultima volta che si era sentito così apatico era stato quando, al quinto anno, aveva fatto quello scherzo a Mocciosus e, dopo essersi reso conto del pericolo che avevano corso non solo la vittima, ma anche James e Remus, si era chiuso dietro ad suo muro personale.
Poi non era più successo o meglio, aveva fatto in modo che non si vedesse che era così. Sapeva che era sbagliato tenersi tutto dentro, sapeva che l’indifferenza gli faceva male, sapeva anche che il gelo gli avrebbe ghiacciato il cuore probabilmente per sempre, ma non voleva che fosse altrimenti. Perché i sentimenti erano per le persone deboli e lui non era un debole. Perché tutto ciò l’avrebbe salvato dal dolore e, quando questo sarebbe arrivato ed era sicuro che sarebbe successo, lui sarebbe stato pronto ad accoglierlo con un sorriso sprezzante e gli occhi duri.
Eppure… la Evans aveva ragione. Sirius non poteva vivere senza delle persone che gli stessero accanto e, anche se gli avrebbero provocato solo dolore, non era capace di farne a meno. E si rendeva conto di aver sbagliato come non mai, quella sera, a dire a James che non gli importava di lui, del suo gruppo, delle ragazze e di tutto ciò che aveva sempre adorato. Perché non era così.
Istintivamente la sua mano andò a sfiorare con le dita il piccolo tatuaggio con il simbolo del malandrini e, stringendosi il polso con tutte le forze che aveva, Sirius salì in dormitorio.
Remus, Peter e Remus dormivano, ignari di tutto ed i borbotti che Peter emetteva dalla bocca parevano più il ruggito di un drago.
James era sveglio e vispo.
Nell’oscurità della camera Sirius riuscì a vedere comunque il riflesso dei suoi occhiali e degli occhi nocciola che vi erano dietro.
- La tua ragazza mi ha fatto la predica. - proruppe, cercando di sembrare amichevole, ma più che altro cercando di trovare le parole per… per… non riusciva neanche a pensarlo… per chiedere scusa. E come suonava strana quella parola nella sua mente…
Era già molto saperne il significato, figurarsi riuscire a dirla. La freddezza e l’orgoglio sembravano urlare dentro di lui di chiudersi quella bocca, infilare il pigiama e mettersi a dormire.
- È venuta a cercarti? - domandò stupito James, ma il suo tono era leggermente diverso dal solito, come se fosse arrabbiato con lui.
Sirius si rese improvvisamente conto di aver quasi litigato con James; quasi però. Non era stato un vero e proprio battibecco, ma lui aveva detto delle parole davvero orribili e James gli aveva risposto con durezza. Non era mai successo una cosa simile.
Sirius sospirò, sorpreso, ed annuì - Si e… mi ha fatto davvero la predica. - un sorriso amaro gli arricciò un lato dalla bocca - Mi ha raccontato una storia su sua sorella, mi ha detto che non vale la pena allontanare le persone per non soffrire e mi ha accusato di averti ferito con le mie parole. -
- E tutto questo è uscito dalle labbra della Evans? Ti ha rimproverato per me? - quella leggera variazione di tono di poco prima era completamente svanita e gli occhi da cerbiatto smisero di fissare Sirius con tristezza.
- Si. - Sirius sogghignò e si buttò sul letto completamente vestito, poggiando la testa sulla mano, puntellandosi su un gomito. - L’hai proprio conquistata, Ramoso. -
- Non penso sia innamorata di me, Felpato. Ha capito che sono meraviglioso, certo. - la megalomania di James trasudò dalle sue parole - Ma più come amico, che come amico amico! E, come amico, gli inizi a piacere anche tu. - James si volse verso Sirius, gli occhi ormai abituati al buio che riuscivano a scorgerlo senza alcun problema. - Non bastano una canzone, un paio di turni di ronda e qualche discorso serio per far innamorare qualcuno. L’amore è una cosa più complicata. - E James non si stava riferendo solo a Lily. Aveva capito da un bel po’ che l’amore era anche quello fra parenti… fra amici…
“ Amare una persona vuol dire sapere di poter fare qualunque cosa perché sia felice.” Gliel’aveva detto sua madre, poco prima della partenza per una missione decisamente pericolosa, da cui difficilmente sarebbe uscita viva. Era poco prima che Voldemort uscisse allo scoperto.
James era così piccolo, ma ricordava di averle chiesto se, visto che lei lo amava, sarebbe tornata solo per farlo contento.
Da allora, ogni volta  che lo sentiva necessario fissava ad uno ad uno i suoi amici, o la foto dei suoi genitori, o osservava Lily da lontano e si chiedeva - Io farei qualunque cosa per loro? Per renderli felici? - e sempre più spesso si ritrovava ad annuire freneticamente di fronte a tutti. Sirius, allora, urlava che stava avendo un attacco epilettico ed intimava ai primini di allontanarsi subito, perché James rischiava di mandare a fuoco il corridoio e rideva sguaiatamente quando quelli correvano via con il terrore negli occhi.
Sirius non capì quello che aveva voluto dire James e brontolò - L’amore non esiste, è una cazzata. -
Vide James ridurre a due minuscole fessure gli occhi e si rese conto di aver detto ancora una volta qualcosa di estremamente stupido. Ma che poteva farci? Lui non ci credeva a tutta quella faccenda dei sentimenti e sapeva che quella era l’eredità della sua famiglia: la freddezza. Ma era inconcepibile per la sua mente il pensiero di mostrare le proprie emozioni di fronte agli altri. Non riusciva nemmeno a ammetterle!
- Io… -
“Digli scusa, per Merlino! Devi chiedergli scusa per tutte le cazzate che hai detto stasera. È tuo fratello, razza di idiota. È stato lui ad accoglierti quando sei scappato di casa, è stato lui a salvarti dall’alcol e la solitudine. È James! E tu sei rimasto sempre con lui, quando fissava per ore la porta di casa aspettando i genitori, che difficilmente sarebbero tornati e cercando di tirarlo su quando, piano piano, tutti gli amici di famiglia erano morti sotto gli incantesimi di Voldermort. Perché hai paura di dirgli che ti dispiace?” Sirius spalancò la bocca, pronto a pronunciare quelle fatidiche parole, mentre la gola gli si faceva secca, quando James lo interruppe.
- Sta tranquillo - mormorò James con un sorriso - Ho capito e non vale la pena che tu lo dica. Espira, Sirius. -
E solo allora Sirius capì di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo e obbedì. James scoppiò fragorosamente a ridere e Remus si agitò nel sonno, biascicando - James, la McGranitt ti metterà in punizione. -
Nuovamente i due amici risero.
Poi Sirius tornò improvvisamente serio.
- Sono ancora troppo coinvolto, James e più cerco di allontanarmi dalla mia… volevo dire dai Black, più gli eventi mi portano indietro, al punto di partenza. Credevo di aver chiuso con questa storia quando sono andato via di casa e poi ho incontrato i miei genitori a King’s Cross. E poi c’è stata quella faccenda della partita di Quiddità ed il litigio con Regulus poco tempo fa. E, ancora, la lettera di stasera. Pare che lo facciano apposta o forse… forse sono io che sono maledetto. Probabilmente quando si è Black, lo si è per la vita e, anche se cercassi di  allontanarmi da loro per sempre, me li ritroverei fra i piedi a ricordarmi che la nostra famiglia è malvagia e che lo sono anch’io. Magari sono un Black anch’io, caratterialmente intendo, anche se non voglio ammetterlo ed arriverà il momento in cui la mia orribile natura verrà a galla e farò la fine di mio fratello, al servizio di Voldermot, pronto a torturare ed uccidere solo perché ad un pazzo va di comandare. E, per quanto la mia mente urla che non farei mai nulla di simile… se fosse questa la mia indole? Se non potessi far a meno di essere cattivo come chiunque nella mia famiglia. Io non voglio essere un Black, ma se in realtà lo fossi? C’è sempre una piccola parte del mio cervello che mi sussurra che, per quanto io possa lottare, non riuscirò mai a battere le tenebre che ho in corpo, che ho ricevuto in eredità dai miei genitori. Mi dice che sarebbe divertente uccidere, torturare, dare la caccia ai NatiBabbani, ridurre in polvere i Babbani, che sarei adatto a fare queste cose, perché lo è chiunque porti questo oscuro cognome. Io vorrei solo che questa stupida voce sparisse, lasciandomi libero di vivere la mia vita come meglio mi pare, senza ricordarmi che devo essere malvagio, che non ho scelta. Perché mi sembra di avere già il destino segnato, che aspetta solo il momento giusto per farmi cambiare rotta e distruggermi come si fa con una bottiglia di Birra Magica, dopo averla bevuta tutta. Ho sempre l’impressione che una mattina mi sveglierò completamente diverso ed ucciderò tutti voi, come se fossi impazzito, per poi andare da Regulus e dirgli che vorrei entrare nei Mangiamorte. È come un presentimento… -
- Questa è la paura, Sirius. - gli spiegò James, che aveva gli occhi spalancati e l’espressione preoccupate. Avvertiva lui tutta la sofferenza che provava Sirius ogni giorno e non sapeva come avrebbe potuto aiutarlo. Sirius non era Remus. Lui non voleva aiuto.
- Allora vuol dire che ho paura di essere come tutti nella mia famiglia. Ho paura di essere un mostro, parlando come Remus. Ho paura, per Godric. - 
Sirius aveva parlato come voce gelida, apatica e indifferente. Se avesse descritto una roccia, beh, avrebbe avuto lo stesso tono.
Dopo il monologo, però, si lasciò sfuggire un debole sospirò e crollò steso sul letto, gli occhi spalancati nel tentativo di concentrare la propria attenzione su una venatura del letto a baldacchino e di non far comparire immagini orribili di come sarebbe stata la sua vita, se avesse accettato la propria natura.
- E se la mia paura dovesse avverarsi? E se io dovessi cadere… -
James non aveva mai sentito la voce di Sirius così spezzata e tremante e quando si volse verso di lui, oramai abituato al buio, riuscì a distinguere la figura di Sirius stesa sul letto.
Tremava violentemente e convulsamente.
Pensò che si sarebbe spezzato in mille pezzi fra pochi secondi, sopraffatto dal dolore.
Era così straziante e assurdo sentire i sentimenti di Sirius, che era così chiuso e gelido, ma gli stava rivelando la parte più oscura e triste della sua anima.
- Non puoi cadere, Felpato. Io ti afferrerò per un braccio prima che succeda e non ti lascerò scivolare via. E, anche se la caduta fosse inevitabile, non appena alzerai lo sguardo vedrai la mia mano tesa pronta a prenderti; così come quella di Remus e Peter. Tu non puoi cadere, Felpato, perché ci sono fin troppe persone che saranno al tuo fianco in quel momento. Io ci sarò. - James sorrise, mentre parlava e si sentì forte e sicuro. Lui avrebbe aiutato il suo migliore amico a costo della vita e intuì che dal suo tono questo si era capito.
Continuava a fissare l’amico, le gambe incrociate e le braccia usate per tenersi diritto sul letto, nella speranza di vedere un miglioramento.
Sirius smise di tremare e volse la testa verso James - Ed io ci sarò per te. - e la sua voce era nuovamente quella decisa, roca e schietta.
 Ma James notò lo stesso la mano che correva rabbiosamente ad asciugare le due lacrime solitarie che gli avevano rigato il viso, inesorabilmente.
Rimase basito e tutto il dolore di Sirius gli piombò addosso. Come poteva rimanere a fissare suo fratello che soffriva?!
Allora, quando l’aveva visto tremare, stava singhiozzando?!
Sirius non piangeva, Sirius odiava vedere qualcuno piangere ed era da, beh, più o meno sempre che non piangeva neanche nelle situazione più estreme. Nemmeno quando era stato torturato crudelmente da sua madre, poco prima che scappasse di casa.
Eppure non era riuscito a resistere, anche se si era morso la lingua, le labbra, la parte interna delle guance. Anche se aveva affondato le unghie nel palmi delle mani e guardato insistentemente in alto o strizzato forte gli occhi.
Non aveva terrore di morire, né di contrarre qualche malattia magica. L’unica cosa capace di farlo piangere era la paura di essere cattivo… di essere un Black. Nessuno l’aveva mai saputo e dirlo ad alta voce era stato come rendere più vivo e forte quel timore.
Tirò su col naso e trasse un lungo respiro profondo, cercando di recuperare l’orgoglio ferito da quell’atto di pura debolezza.
- E poi… - continuò James per sdrammatizzare, anche se si sentiva profondamente confuso - Nessun Grifondoro è mai diventato malvagio e tu sei un Grifondoro a tutti gli effetti.  -
Sirius si passò la lingua fra le labbra e sogghignò - Parla l’erede di Godric, qui. - ed era di nuovo il solito Sirius, freddo, chiuso e sarcastico. 
Era proprio come doveva essere.
E gli era bastato sapere che James ci sarebbe sempre stato per lui, per scacciare via il dolore.
James fece scattare le sopracciglia in alto e chiese - Che intendi? -
- Che, per come sei fatto, potresti benissimo essere il pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro-pro nipote del fondatore della nos… - Sirius si interruppe e, assicurandosi di non avere ancora il viso bagnato, si mise seduto, portandosi un dito alle bocca per intimare a James di chiudere il becco.
Il rombo forte del russare di Peter sovrastava ogni altro rumore, a parte il respiro pesante di Remus.
- Lunastorta, amico, dimmi una cosa. Da quando in qua tu russi? Perché, se devi fingere di dormire, almeno fingi bene. - il tono era minaccioso, ma Sirius stava sorridendo.
Remus si agitò nel letto e borbottò - Uhm uhm. - per poi girarsi dall’altra parte ed avvolgere le coperte intorno alla testa.
- Lunastorta non pigli in giro nessuno. Persino Peter capirebbe che sei completamente sveglio. - intervenne James e Remus sbuffò, contrariato.
- Io non voglio pigliare in giro nessuno. - borbottò - Ma mi sono svegliato ed ho capito che non avrei dovuto ascoltare la conversazione, ma non riuscivo più a prendere il sonno. - si mise seduto sul letto e la luce della sua bacchetta rischiarò l’ambiente.
Notò che i muscoli di Sirius erano tesi, come se si sforzasse di non muoversi, mentre James aveva la fronte aggrottata.
Poi Sirius si alzò nelle spalle e fece un sorrisetto - Beh, se devi fingere di dormire, almeno assicurati di essere credibile. Tu non russi! -
- Mentre voialtri siete una sorta di tromboni. - aggiunse Remus, beccandosi due occhiatacce da Sirius e James.
- Beh, ora che si fa? - Sirius cambiò bruscamente argomento. Non voleva assolutamente che Remus tornasse a parlare del discorso con James ed anzi, prima se lo fossero dimenticati tutti e tre, meglio sarebbe stato.
“Ho ammesso la mia paura… sono stato un debole”. pensò con amarezza e rabbia, ma una parte di lui sapeva di aver fatto bene a reagire in quella maniera. Era da quando era un bambino di si e no otto anni che non si lasciava andare e mancava poco perché ne compisse diciotto.
E si sentiva improvvisamente così bene, così leggero e vuoto. Come se tutto quello che era successo fosse volato via, lontano.
- Io preferire tornare a dormire, adesso… - propose vago Remus, ma capì dall’occhiata che si scambiarono James e Sirius che quella era l’ultima cosa che sarebbe potuta succedere.
- Oh, proprio no, Lunastorta. -
James era già in piedi e si stava infilando un giubbotto Babbano sopra la camicia della divisa e Sirius gattonò sul letto fino al baule poggiato contro la testiera posteriore e infilò la mano in quell’ammasso di vestiti, boccette piene di strane pozioni create da loro e vecchi fogli di pergamena spiegazzati, tirando fuori la pergamena tenuta meglio ed il Mantello dell’Invisibilità di James, che quest’ultimo lasciava sempre in un posto diverso, per paura che glielo rubassero. Peccato che alle volte si scordasse dove l’aveva messo.
- Sveglia Peter. - ordinò Sirius, vestendosi anche lui alla Babbana, perché i mantelli della divisa difficilmente li avrebbero completamente coperti dal freddo che vi era fuori.
E Remus, che aveva ormai smesso di ribattere quello che dicevano i due migliori amici, si alzò dal letto con qualche sbuffo scocciato e buttò giù dal proprio Peter. Il ragazzo si aggrappò con entrambe le braccia alla gamba di Remus e bisbigliò - No, non farmi questo. -
Remus scosse la testa e disse - Colpa loro, non mia. - e se lo sganciò dalla gamba con un lungo sbadiglio.
I cinque minuti che seguirono furono coronati dalle cuscinate che Remus lanciò contro James e Sirius, stizzito, mentre Peter lasciava correre lo sguardo per la stanza, indeciso se tifare con Remus, che l’avrebbe lasciato dormire o per James e Sirius. Alla fine, optò per quest’ultimi e Remus si ritrovò presto sconfitto, steso sotto una montagna di cuscini e con un dolore sordo ad ogni parte del corpo che gli venisse in mente.
Ed in seguito i quattro si infilarono sotto il Mantello dell’Invisibilità e, ringraziando il cielo che Frank avesse un sonno decisamente troppo pesante, uscirono dal dormitorio e sgattaiolarono in corridoio.
- Questi corridoio stanno diventando una specie di lungomare notturno per noi. - sibilò Sirius all’orecchio di James, che scoppiò fragorosamente a ridere prima che tre paia di mani gli tappassero la bocca.
La voce ed i passi di Gazza li fecero poi scappare via frettolosamente, non verso il portone d’Ingresso, ma diretti ad una porticina attigua nascosta da un quadro gigante, appeso proprio per nasconderla. Fuori era assolutamente invisibile.
Una volta usciti all’aria aperta, un gelido vento freddo li accolse insieme ad una leggera spruzzata di neve.
Peter fece istintivamente un passo indietro, titubante a tuffarsi in quell’avventura, ma James lo spinse in avanti iniziò a correre, con i piedi che affondavano nella neve alta, inzuppandogli i pantaloni e ed i fiocchi che gli si impigliava fra le ciglia, ostruendogli la visuale. Ma continuò a correre, con Sirius qualche passo di fronte a lui per le gambe più lunghe ed i capelli umidicci a causa della neve che gli si posava sopra. Remus cercava di stare al loro passo, allungando la falcata ed ignorando il freddo pungente che gli faceva pizzicare il viso, voltandosi di tanto in tanto a controllare che Peter fosse dietro di loro.
Anche lui correva mentre brividi freddi gli percorrevano la schiena, ma già sentiva il calore per la corsa pervaderlo, allontanando tutto.
Rimaneva solo la speciale gioia di essere lì, con i suoi migliori amici, a correre nel bel mezzo della notte con l’unico scopo di divertirsi e stare insieme.
Era qualcosa di troppo difficile da spiegare.
Come quando ci si ubriaca e ci si sente felici, nonostante non ce ne sia alcun motivo.
Come quando ci si sveglia la mattina e si sente l’odore del cornetto caldo che cuoce in forno e del caffè bollente.
Come quando si fa il primo tuffo a mare e si sente che finalmente è arrivata l’estate.
Come quando si da un bacio alla persona che ci piace.
Non erano più quattro ragazzi, ma una persona sola che sentiva l’ebbrezza della velocità e delle libertà scorrergli nelle vene, che sapeva che mai si sarebbe sentita abbandonata.
E Sirius non poteva far a meno di sentirsi immensamente stupido per essersi preoccupato poco prima, quando tutto quello di cui aveva bisogno era lì.
Improvvisamente scoppiò a ridere senza alcun pudore e sentì la risata forte e coinvolgente di James accanto, quella più controllata ma vera di Remus e quella acuta e particolare di Peter.
E continuarono a correre ed a ridere finché non arrivarono nella prima radura della Foresta Proibita, praticamente sul limitare del bosco ma abbastanza nascosta da non essere visibile dal castello.
Si gettarono sulla neve ed i loro vestiti si bagnarono all’istante, così come i capelli, ma erano così spensierati e tranquilli che il pensiero di ammalarsi o andare in ipotermia non attraverso la loro mente nemmeno per sbaglio.
Le risate si spensero a poco a poco, lasciando il posto a sorrisi beati.
- Come si può essere così felici per così poco? - bisbigliò nel silenzio Remus, affondando le mani senza i guanti nella neve e lasciandosela scorrere fra le dita congelate, che iniziavano pian piano a perdere la sensibilità.
James ghignò e seppe, senza nemmeno spostare lo sguardo, che Sirius aveva alzato un sopracciglio e arricciato un lato della bocca, che Remus teneva gli occhi chiusi per godersi quell’istante e che Peter stava cercando di scoppiare a ridere di nuovo.
Poi una palla di neve gli volò in faccia, inzuppandolo e sentì il latrato di Sirius poco accanto a lui e decise che Sirius non sarebbe sopravvissuto oltre.
Balzò in piedi ed afferrò con entrambe le mani due manciate di neve, per poi scagliarle con tutta la propria forza contro l’amico.
Sirius ringhiò e ne lanciò ancora, passandosi una mano fra i capelli per togliere i residui che erano rimasti impigliati. Per sbaglio, però, colpì Remus. Questo strinse i denti e si mise a sedere, irritato.
- è incredibile come voi due riusciate a rovinare i momenti più belli con le vostre cazzate. - annunciò secco e reagì con violenza, lanciando la neve non con le mani ma con la bacchetta. E Peter finì sotterrato insieme a James e Sirius.
Fu guerra aperta e decisamente brutale.
Neve che volava da tutte le parti, sotto forma di palle arrotolare alla bene e meglio o come masse informi che volavano solo grazie alla magia, urla arrabbiate, risate incontrollabili, ringhi fin troppo canini e imprecazioni davvero orribili.
In quel marasma, nessuno notò la figura minuta ed avvolta completamente nel mantello che fissava la scena con un sopracciglio alzato e l’espressione curiosa. Era appoggiata ad un albero ed avvolta dall’oscurità, ma non sembrava minimamente spaventata dalla Foresta che celava animali pericolosi e Lupi Mannari. Era solo divertita e decisamente infreddolita, ma sembrava del tutto intenzionata a rimanere lì a guardare, senza farsi vedere, per scoprire chissà cosa.
I ragazzi continuarono a giocare e, prima di crollare, si picchiarono anche un po’.
Poi tutti si spense in risate accennate e respiri affannosi.
- Noi domani abbiamo lezione. - biascicò Remus, sputando la neve che James gli aveva fatto ingurgitare in quantità industriali.
- Perché secondo te noi domani avremo la forza di andare a lezione?! - Peter era scivolato di nuovo per terra e si teneva la schiena con un vecchietto, ansimando. James e Sirius gli si erano buttati addosso con tutto il loro peso e lui avrebbe continuato a dire per mesi che gli avevano spezzato qualche vertebra come minimo.
- Oh, no di certo. Questa nottata significa almeno almeno due settimana in Infermeria, giusto Sirius? -  James era a testa in giù, intento a strizzare, letteralmente i capelli, che nonostante tutto continuavano ad essere ritti in testa come gli aculei di un porcospino e decisamente disordinati.
- Ovviamente. Sento già il naso tapparsi e la temperatura salire, tu no? - convenne Sirius, comodamente seduto su un tronco d’albero con le ciocche nere che gli gocciolavano sul viso e l’espressione beffarda.
- Io sverrò di sicuro, fratello. Sono prossimo al collasso ed all’ipotermia. - James alzò la mano aperta e Sirius batté il cinque.
- Tranquillo, ti trascineremo di peso fino al castello se questo dovesse accadere. Oppure ti lasceremo qui perché qualche Lupo Mannaro più cattivo del nostro Remmy non ti sbrani. - Sirius fece schioccare la lingua contro il palato e si scostò prima che la manata di James lo colpisse dritto sul naso.
- Non so se hai notato, Felpato, ma oggi non c’è la luna piena. - si sentì in dovere di dovere di correggerlo Remus, visto che era stato tirato in causa. - E poi nessun Lupo Mannaro è buono, dovreste saperlo. -
- Si, come se tu non passassi tutto il tempo, durante la trasformazione, a sentirti in colpa per quello che sei e per quello che potrebbe succedere se non ci fossimo noi tre EROI, ma specialmente io, ad aiutarti. - James si gonfiò tutto, tenendo le spalle diritte e portando il petto in avanti ed incrociò le braccia.
- Specialmente tu? Chi qui è un cane gigantesco con lunghi denti che riesce a mettere al suo posto questo lupacchiotto troppo cresciuto? - Sirius sbuffò rumorosamente e si volse dalla parte opposta a quella dove si trovava James, fingendosi offeso.
- Chi qui è un cervo altrettanto gigantesco con un palco di corna alto quanto te? - ribatté imperterrito James, ignorando il mormorio di Remus che tentava di bloccarli prima che facessero iniziare un’altra battaglia con le palle di neve.
- Un palco che cresce ogni qual volta la Evans va con un altro ragazzo. - un sorriso beffardo comparve sul volto di Sirius e James spalancò gli occhi castani dietro le lenti degli occhiali.
- Questo non dovevi dirlo. - disse, calmo. - Corri, Black. -
E Sirius non se lo fece ripetere due volte, trasformandosi in un cane enorme, grande quasi quanto un orso e con il pelo lungo e corvino. Gli occhi dell’animale erano grigi come quelli del ragazzo che era. Compì un balzo lungo almeno due metri e piombò su James, che si ritrovò di sopra il triplo del peso di Sirius da umano. Le zampe poggiate sul petto ed i denti bianchi messi in mostra avrebbero terrorizzato chiunque non avesse saputo che quell’animale, in realtà, mai avrebbe fatto male a James.
Quest’ultimo, però, dopo qualche istante di sorpresa, non si perse d’animo e si trasformò anche lui in un cervo dalle corna lunghe e contorte, inspiegabilmente bianche ed il corpo maestoso di un marrone così scuro da sembrare nero come i suoi capelli nella forma umana.
Felpato cadde di lato ed emise un guaito arrabbiato, mentre Ramoso si rizzava in piedi sui quattro zoccoli e faceva un cenno con la testa, per far capire a Felpato che non avrebbe esitato un attimo ad incornarlo.
Questo non si lasciò scoraggiare e gli si scagliò contro, cercando di evitare le corna, che però lo colpirono di striscio ad una spalla. Un getto rosso fuoriuscì dalla ferita, ma Sirius lo ignorò e cinse con le mascelle il collo del cervo, badando a non stringere neanche un po’.
Ramoso tentò di liberarsi e Remus urlò - MA SIETE IMPAZZITI? - perché ancora non si era abituato a quelle dimostrazioni violente di affetto fra i due. Peter, con un coraggio che non possedeva, si trasformò in topo e balzò sulla groppa di Felpato, iniziando a tirargli il pelo con le zampette. Questo ringhiò e si scostò da Ramoso, che ne approfittò per puntare nuovamente le corna contro il cane.
Fu allora che udirono una risatina sottile e cristallina, appena accennata e si bloccarono tutti insieme.
-Chi c’è? - chiese Remus prendendo la bacchetta fulmineo. Felpato mostrò i denti ringhiando e Ramoso abbassò la testa, pronto a colpire chiunque con le sue corna.
Peter ritenne opportuno rimanere un topo.
- Oh Godric, quindi è questo che nascondete! Ed io che pensavo fosse qualcosa di molto tenebroso e sexy, che delusione. -
Sirius tornò umano solo a sentire la voce della ragazza che aveva parlato e ringhiò - Tu che ci fai qui? - rivolto più che altro al vuoto.
Solo allora la figura sottile di Selina uscì dall’oscurità grazie a cui era rimasta nascosta per tutto quel tempo. Teneva il mantello chiuso sotto il mento con una mano bianca e pallidissima ed i capelli neri le svolazzavano intorno alle spalle, frustandole il viso. Aveva un sorriso beffardo e gli occhi blu scintillavano di divertimento.
- Ero sveglia, perché Lily tornando in dormitorio ha fatto rumore, e mi sono affacciata alla finestra. Vi ho visto uscire e mettervi a correre ed ho pensato che sarebbe stato piacevole venire a vedere cosa facevate… o al massimo la passeggiata avrebbe avuto un effetto soporifero su di me. - il ghigno si allargò decisamente e la sua mano corse automaticamente ad avvolgere una ciocca di capelli intorno al dito, scombinando ancora di più i boccoli scompigliati.
- E che cosa vengo a scoprire?- Selina avanzò nella radura e si sedette sul tronco d’albero dove prima c’era Sirius. Accavallò le gambe. - Che voi tre siete dei semplici Animagi e Remus è un Lupo Mannaro depresso. - Sbuffò rumorosamente ed aggiunse - Non è nemmeno minimamente sexy come avevo immaginato.
Remus spalancò gli occhi e sentì che le mani iniziavano a tremargli senza alcun controllo, mentre pensava “ Ma è impazzita? Ha appena scoperto che sono un Lupo Mannaro e dice che non è sexy?”
- Non… non è sexy? - boccheggiò senza fiato, il terrore negli occhi. I palmi si bagnarono di sudore nonostante il freddo e capì, dalla temperatura della propria faccia, di essere impallidito notevolmente. James, tornato umano, aveva la bocca aperta a formare una O perfetta e Sirius la fissava con… rabbia? Astio? Ammirazione? Difficile dirlo, visto che si trattava di Sirius Black.
- Ma certo che non lo è. O almeno per me, penso che Mary potrebbe trovare un ragazzo maledetto che è costretto a trasformarsi in lupo ad ogni luna piena decisamente affascinante. Ma tu non vuoi dirglielo… - rispose pratica Selina e poi alzò un braccio, sventolando la mano in alto per attirare l’attenzione dei ragazzi.
- Ehi? Ci siete? - e quando non ricevette nessun segno, scoppiò a ridere - Allora? Avete perso la lingua? -
James scosse la testa, stralunato ed annunciò - Tu ci hai seguito! -
- Uhm. - annuì lei.
- E ci hai sentito che parlavamo di Remus come un Lupo Mannaro.- fece Sirius.
- Uhm. -
- Ed hai visto mentre si trasformavamo in animali. - convenne Remus. Ancora faticava a capire cosa fosse successo e sentiva il cuore sobbalzargli in gola ad ogni respiro. Ed ora cosa avrebbero dovuto fare? Cancellarle la memoria? No, non si sarebbe mai fatta fare una cosa così e neanche ci sarebbero riusciti. Dirgli la verità? Difficile, ma possibile. Selina era una persona chiusa e gelida e mai avrebbe fatto dei pettegolezzi su una cosa simile, ma… Remus non era pronto. Non era riuscito a dirlo a Remus, figuriamoci a Selina, che preferiva la solitudine alla compagnia e affermava che ogni rapporto umano era inutile.
- Allora ci sei cascata! - Sirius esplose in una risata che sarebbe risuonata finta persino alle orecchie di una persona che non lo conosceva. - Ideavamo questo scherzo da tempo, per te, Lily e Mary, ma ci sei cascata solo tu, povera ingenua. -
Selina concentrò la sua attenzione su di lui e si sollevò dal tronco d’albero, andandogli incontro. Poi incatenò gli occhi blu in quelli grigi di Sirius e rimase a fissarlo per una decina di secondi.
Il sopracciglio sinistro scattò in alto e la ragazza arricciò il naso in una smorfia altera.
- Non cercare di prendermi in giro, Black, perché non funziona. Facendo un paio di calcoli, mi risulta che Remus manchi dalla classe almeno un giorno al mese e qualche volta anche di più. Mi risulta che suo padre sia stato ucciso da un Lupo Mannaro che lo odiava da molto tempo e mi risulta anche che tu, James e Minus fareste di tutto per Remus, tanto da diventare Animagus, perché i Lupi Mannari trasformati non attaccano gli animali, a meno che questi non lo assalgano senza alcun motivo. Trovo, comunque, che un enorme cane nero ed un altrettanto gigantesco cervo possano tenere a bada un Lupo Mannaro senza molti problemi, anche se c’è il rischio di venire morsi. E tutto questo spiega come mai Remus abbia sempre qualche dolore, spiega l’attacco di poco tempo fa e spiega perché tu e James siate sempre pieni di graffi da tutte le parti. Quando abbiamo giocato a strip poker, tempo fa, ricordo di aver visto le cicatrici sul petto di Remus e decisamente molte piccole ferite sui vostri. Penso, poi, che per uscire senza essere visti dalla scuola sia fondamentale un topolino che controlla i corridoi e da il via libera. E tutto quello che ho detto spiega perché molto spesso voi vi chiamiate fra di voi Felpato… - ed indicò Sirius - …Ramoso… - e passò a James -… Codaliscia… - Peter, umano e scandalizzato -… e Lunastorta. - ed il suo sguardo si posò, non più arrogante ma benevolo, su Remus.
- Selina… io… - Remus sentiva il cuore in gola. Selina aveva intuito tutta la loro storia in un attimo e se anche gli altri avessero potuto dedurla così facilmente? E se lei fosse andata a dirlo a Mary? Nemmeno Lily sapeva che i ragazzi era Animagli e si sarebbe infuriata con lui se l’avesse saputo, accusandoli di aver messo in pericolo i suoi migliori amici ed avrebbe avuto anche ragione. Alice poi, Remus la adorava, ma era una tale chiacchierona. Quanto sarebbe passato prima che le sfuggisse, senza nemmeno rendersene conto, qualcosa?
Selina si scostò da Sirius, dandogli una leggera botta nello stomaco e si avvicinò a Remus, con un lato della bocca arricciato e le sopracciglia sollevate.
- Oh, per favore. Io non sono Lily, che sa di te da sempre e ti incoraggia ed essere coraggioso, né sono i tuoi amici che sono diventati Animagus per te e per questo tu ti senti continuamente in colpa. Io considero questa storia decisamente intrigante e trovo che nascondere questo segreto per così tanto tempo sia stato davvero difficile. Sono, inoltre, convinta che tu sia davvero forte se riesci ad affrontare tutto questo. Ma… non voglio le tue scuse, né voglio sentire che ho la libertà di scegliere se continuare a parlarti o no . Ho già avuto a che fare con essere un po’ più sovrannaturali dei maghi e delle streghe che non fanno altro che sentirsi fottutamente in colpa per quello che sono, quando non ce n’è motivo. Io continuerò a parlarti come se non lo sapessi, anche perché, sinceramente, a me non cambia assolutamente la vita. Se tu fossi stato un mezzo troll, o un vampiro o che so io, sarebbe stata la stessa cosa. Non dirò niente a nessuno, nemmeno per sbaglio. Penso che, dopo sette anni che ci conosciamo, dovresti sapere che a malapena sopporto le persone, figurarsi se vado a parlargli di fatto che non gli potrebbero interessare di meno. Non ne parlerò nemmeno a Mary, anche se non capisco perché tu non voglia dirglielo. Mary ha un carattere decisamente migliore del mio e vede il bene in ognuno, come Lily. Accetterebbe questa cosa con semplicità. E Lily, scommetto che non sa che i ragazzi sono Animagus, ma… ti assicuro… quando lo scoprirà picchierà a sangue James e Sirius e tu non avrai alcuna ripercussione. Ora, visto che ci siamo chiariti ed io ho la bocca decisamente asciutta e sto congelando, concedimi la mia piccola dose di curiosità e raccontami un po’ come stanno le cose, prima che mi compaia un ghiacciolo sotto il naso. - il sorriso rimase sempre lo stesso e la ragazza si passò una mano fra i capelli, scuotendoli con nochalance.
Ancora una volta, aveva lasciato i ragazzi a bocca aperta.
E Sirius non riuscì a non pensare a quanto sembrasse davvero sexy in quel momento, con i boccoli scompigliati e l’intraprendenza che sembrava una presenza visibile, più che una qualità.
“ Emana sesso da tutti i pori.” ridacchiò sotto i baffi.
- Tu non andrai a dirlo a nessuno quindi? - bisbigliò Remus a bassa voce, quasi temesse che qualcuno potesse davvero sentirlo, se l’avesse detto più forte.
- A nessuno. Anche se ti ho già consigliato a chi riferirlo senza alcun dubbio. - rispose lei sicura e quasi annoiata dalla domanda a cui pareva di aver già abbastanza eloquentemente nel suo monologo.
- Tu non riesci a capire, Selina. La mia è una maledizione e tutti odiano i Lupi Mannari. Solo perché ho avuto la fortuna di incontrare degli amici… e delle amiche… a cui non importa cosa io sia, ciò non vuol dire che per me sia facile parlarne. Il mio è un dannato blocco e mai riuscirò a raccontarlo a qualcuno con sicurezza, perché c’è sempre una piccola parte di me che pensa di venire rifiutato. Tu non hai mai paura di venire rifiutata? - Remus sentì un groppo salirgli in gola e lo ricacciò indietro.
 Selina si irrigidì all‘istante.
- La paura non fa parte di me e non mi importa del rifiuto. Forse dovresti solo capire che questo sei tu: un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri, il carattere  gentile ed un.. Mmm… - Selina socchiuse le labbra, nel tentativo di trovare una definizione per la licantropia che non suonasse troppo brutta.
- Noi lo chiamiamo il suo “piccolo problema peloso” - aggiunse con un sorriso James. Si era ripreso dallo shock per essersi trovato Selina davanti ed ora la guardava con uno sguardo diverso. Come se improvvisamente avesse capito che quella ragazza acida e cinica non era poi tanto irritante ed anzi, fottutamente  utile!
- …ed un piccolo problema peloso. Io sono bastarda e fredda, Sirius è una testa di cazzo con dei bei capelli, James un megalomane innamorato pazzo, Peter un ragazzo timido e buffo e tu sei un Lupo Mannaro. Fine della storia. - il tono che stava usando era gelido e insensibile come sempre, ma vi era un non so che di diverso. Se era lì e stava parlando, voleva dire che le importava un minimo.
- Non è la stessa cosa, Selina. - disse Remus tristemente. Quando avrebbe voluto che quello che diceva Selina fosse vero, ma non era così. - Essere un Lupo Mannaro è diverso che essere megalomane. -
Selina aprì la bocca per contestare e Sirius la interruppe - Non vale la pena che continui, Selina. Noi è da anni che cerchiamo di farglielo capire, ma i Lupi Mannari sono evidentemente troppo testardi per capire. -
La strega si alzò nella spalle e fece per chiedere di nuovo spiegazioni su tutto quello che era successo in quegli anni, ma James non le permise di finire. Si scambiò un rapido sguardo complice con Sirius e Peter e chiese - Ovviamente non dirai niente nemmeno di me, Sirius e Peter, vero? Noi siamo diventati Animagus da soli, nessuno lo sa e diciamo che è… come dire… illegale esserlo senza averlo registrato al Ministero della Magia.
- Oh, certo che No. Prometto, okay? Giuro che non parlerò né di Remus né di voi tre, anche se mi farebbe un piacere assurdo sputtanare il caro Sirius. - ghignò beffarda e Sirius la spinse leggermente con una mano. Lei, in tutta risposta, gli assestò un potente calcio negli stinchi che quasi fece stramazzare il ragazzo a terra.
- Bene, ora parlate, non sento ragioni. Com’è che siete diventati Animagus? Come fate durante le notti di luna piena? Come fa a saperlo Lily? È stato Greyback a morderti?
E così Remus iniziò a raccontarle le cose più o meno dal principio, cercando comunque di evitare alcuni momenti un po’ troppo dolorosi, che era stato capace di rivelare solo ai ragazzi e mai a Lily. Non proferì parola sulla sua infanzia solitaria e dolorosa e non accennò alla sua convinzione di dover finire a Serpeverde. Parlò di suo padre in modo davvero superficiale ed alla fine concluse “ ed i ragazzi hanno trasformato le notti di luna piena nei momenti più belli della mia vita.”
Finito di parlare, notò che Peter  dormiva in piedi e nemmeno Sirius e James erano più molto coscienti a se stessi. Selina, invece, sveglia ed attiva, ascoltò in silenzio, dando di tanto in tanto dei brevi commenti sarcastici, per lo più rivolti a quello che faceva Sirius.
E rimase profondamente stupita quando Remus gli raccontò quello che era successo al quinto anno, per colpa del grosso cane nero di nome Sirius. Selina si voltò verso di lui, la pupilla allargata ed annunciò - Sirius, per quanto mi duole ammetterlo, sei stato un assoluto genio. -
Sirius annuì solennemente, come se ormai fosse un complimento comune, che gli facevano tutti. In realtà, era stato un colpo duro per lui capire che avrebbe provocato una morte, se il suo piano fosse riuscito, ma tentava di nasconderlo con nochalance.
- Deve essere davvero… bello… essere degli Animagus, vero? - il tono gelido di Selina aveva un che di reverenziale e desideroso. Anche dalla sua postura si sarebbe potuto intuire ciò.
La strega aveva il busto ed il collo tesi in avanti e la testa inclinata di lato, come se stesse cercando di capire come fosse trasformarsi in un animale.
- Quando lo diventi si, è davvero meraviglioso. È come avere due corpi distinti ed allo stesso tempo congiunti, perché l’animale in cui ci si trasforma è lo specchio della propria anima. - James sorriso tra uno sbadiglio ed un altro e cambiò forma, diventando uno splendido cervo alto quasi il doppio di Selina.
- Arrogante, altezzoso e coraggioso. Il re della foresta. - bisbigliò la ragazza, ammirando l’animale e ripensando alla personalità di James. Gli si adattava alla precisione.
- Quindi Peter è un topo perché è piccolo di statura e fa la spia per i vostri affari malandrini . - aggiunse Selina - E Black… è un cane. - concluse, a corto di parole.
Non riusciva a capire perché mai fosse un animale così buono, fedele ed in cerca di affetto e, leggendo l’occhiata divertita che si scambiarono James e Remus, capì.
Intuì improvvisamente cosa nascondessero quella facciata carica di freddezza ed allo stesso tempo di rabbia, quegli occhi chiari ed impenetrabili, quel fare sprezzante e sarcastico. Sirius era gelido e irritante, ma era profondamente ossessionato dall’idea di non essere buono, era leale e fedele nei confronti delle persone a cui teneva, che mai avrebbe tradito ed in cerca dell’affetto che sempre gli era mancato e che aveva ritrovato negli amici ed in tutte quelle ragazze che si era portato a letto.
- Io sono più un lupo che un cane e probabilmente sono l’eccezione che conferma la regola, perché non ho assolutamente nulla che mi collega al carattere di queste razze. - ribatté Sirius, bloccando il flusso di pensieri di Selina. Non voleva che nessuno cercasse di capire ciò che era dentro.
- E io? Che animale sarei? - Selina si appoggiò ad un tronco di albero  ed afferrò una ciocca di capelli fra le dita, rigirandosela fra le dita ed ammirandone il colore nero corvino.
Sirius non ebbe alcun dubbio ed annunciò - Una pantera nera: aggressiva, silenziosa, sensuale e gelida allo stesso tempo, con un pizzico di malignità. -
Selina socchiuse gli occhi e sbatté le ciglia - Mi piace. - affermò e, anche se mai sarebbe diventata un Animagus, per un attimo si sentì parte di quel gruppo unito e forte nei propri segreti e misteri. Poi ripiombò nella sua consueta solitudine costante ed un sorriso sarcastico le comparve in viso - Che ne dite di fare una corsa verso il castello? - osservò con fare complice Remus e soggiunse - In forma umana. -
E pochi istanti dopo i malandrini e Selina erano di nuovo schizzati in avanti, pronti a quella corsa veloce che Remus, ragionandoci meglio, avrebbe paragonato alla vita, veloce e lunga, fatta di gelo e calore, risate e ansimi di fatica.
Mentre correvano, Sirius si ricordò di quello che la ragazza aveva accennato mentre parlava con Remus:”Ho già avuto a che fare con essere un po’ più sovrannaturali dei maghi e delle streghe che non fanno altro che sentirsi fottutamente in colpa per quello che sono, quando non ce n’è motivo”.
- Ehi, Selinaa. - la richiamò, rallentando il passo per aspettarla.
Lei lo raggiunse in pochi secondi e sbuffò - Che c’è, Sirius? -
- Con quali essere sovrannaturali hai già avuto a che fare? - chiese e capì un istante dopo averlo detto che mai avrebbe ottenuto una risposta.
- Non sono assolutamente affari tuoi, Sirius. Solo perché ora conosco il vostro segreto, questo non fa di me una vostra amica. - e si allontanò, irritata e arrabbiata, mormorando maledizioni contro Sirius in modo che lui avesse una morte lunga e dolorosa, nonché oscena.
James, Remus e Peter ridacchiarono. Guardarli litigare era decisamente molto divertente.
 
Mary aveva ragionato per ore sul consiglio che Sirius, dopo averle urlato contro per la rabbia, le aveva rivelato con uno strano sorriso.
“Se fossi in te, ripasserei il programma del terzo anno”
Ci aveva messo due giorni a decidere se provare a capire cosa stesse intendendo Sirius ed un paio di minuti a convincersi che mai avrebbe avuto il coraggio di andare a chiedere un libro ad uno studente del terzo anno. Era troppo timida e sarebbe parsa anche un po’ sciocca. Una ragazza che ha praticamente i M.A.G.O in mano cosa se ne fa di uno stupido vecchio libro che parlare di animali pericolosi, come i Berretti Rossi,  i Marciotti e gli Avvincini? Cosa mai avrebbe avuto in comune un Molliccio con Remus?
Alla fine, sicura che Sirius le aveva fatto uno scherzo e già pronta ad andare ad insultarlo alla sua maniera, aveva chiesto con una lettera a sua madre di mandarle il suo libro.
La madre, in una lettera, le aveva narrato tutte le avventura che aveva dovuto affrontare per trovare quel “coso maledetto”: scesa in cantina, aveva combattuto con un bel po’ di scarafaggi molesti ed aveva maledetto la figlia di non essere lì, altrimenti li avrebbe fatti sparire con un colpo di bacchetta, poi era stata costretta a sfogliare ogni volume cercando di ricordarsi il titolo che Mary le aveva detto e gli argomenti che vi erano all’interno, perché la strega aveva l’abitudine di non scrivere mai, nemmeno per sbaglio, il proprio nome sulla copertina interna. Anzi, mai si arrischiava a fare un minuscolo segno con la penna, né di piegare uno spigolo per tenere il segno.
Mary amava i libri. Li amava più di Lily, che leggeva sempre prima di andare a dormire e non riusciva a riposare bene se non l’aveva fatto. Più di Selina, che leggeva solo ed unicamente romanzi ed aveva l’abitudine di rovinarli in modi davvero osceni, non perché avesse qualcosa contro di loro, ma perché li portava sempre dietro.
Mary, invece, li teneva come se fossero un tesoro inestimabile e difficilmente, anche con tutta la sua generosità, riusciva a prestarli ad altre persone. Aveva l’impressione di dare via un amico.
Comunque sia, dopo aver trovato il volume, sua madre aveva dovuto attendere che il gufo di Mary si decidesse a partire e solo allora Mary aveva potuto provare a capire “l’indovinello” di Sirius.
Da una parte l’idea del mistero da risolvere la entusiasmava, facendole immaginare di essere l’eroina di un libro che doveva scoprire un segreto oscuro celato dal suo più grande amo… amico.
Dall’altra parte, però, vi era il dubbio che Sirius le avesse fatto uno stupido scherzo o che lei non sarebbe mai riuscita a risolverlo.
Decisa a provarci, almeno, si ritagliò un momento di tempo durante un’ora buca, in cui gli altri avevano Divinazione e Lily e Remus Antiche Rune, si sistemò su una bella poltrona in sala comune, vicino alla finestra e si immerse nella lettura del volume.
Iniziò con l’indice.
Era diviso fra creature magiche acquatiche e terrene.
Sorvolò sulle prime e concentrò la sua attenzione su quelle terrene, divise a loro volta fra metà umani e No.
Per curiosità, rilesse il capitolo sui Mollicci, che l’avevano sempre affascinata a spaventata allo stesso tempo e ripeté con convinzione la formula “Riddiculus” fra le labbra, come un buon augurio.
Scorse tutti i titoli che parlavano delle creature terrene non umane e non trovò nulla che potesse associare a Remus; così passò a quelle mezze umane.
Vi erano due sole voci: vampiri e lupi mannari.
Uno strano nodo le strinse la bocca dello stomaco e gli occhi verde scuro, così diversi da quelli limpidi e chiari di Lily, si spalancarono per la sorpresa.
Che davvero il suggerimento di Sirius avesse qualcosa di fondato? Che Remus fosse…?
E quale dei due?
Con mani tremanti per l’ansia e la preoccupazione per il suo amico, sfogliò con frenesia le pagine fino a pagine 378, dove il titolo: VAMPIRI, spiccava in alto e rosso scuro, come il sangue.
 
I vampiri sono creature notturne, che difficilmente resistono alla luce del sole e di solito portano con se degli speciali amuleti o indumenti che li proteggono dalla luce che altrimenti li ridurrebbe in cenere. Sono facilmente riconoscibili grazie alla pelle incredibilmente pallida e fredda ed i canini che, anche quando sono ritratti, sono decisamente più lunghi del normale. Per il resto, un vampiro è esattamente uguale ad ogni comune mago, può esercitare la magia e quando si nutre di sangue umano il suo corpo funziona regolarmente, come se in realtà non fosse un non-morto. La maggior parte dei vampiri si confonde facilmente nella comunità magica e trova un mago o una strega disposti a cedergli il sangue giornalmente, senza il bisogno di uccidere quotidianamente. Capita, comunque, che qualche vampiro particolarmente infervorato beva il sangue di città intere prima che la comunità magica riesca a fermarlo.
I vampirismo si può trasmettere mordendo la vittima e lasciando che questa beva il sangue del vampiro o attraverso la prole. I vampiri possono, dunque, generare dei figli ma solo in alcuni casi questi nasceranno come il genitore.
 
Mary smise di leggere e scosse leggermente la testa, più che convinta che quello non fosse il caso di Remus. L’aveva visto molto spesso alla luce del sole, senza alcun amuleto o vestito particolare e, a parte in qualche giorno particolare, aveva un colorito abbastanza normale. La sua pelle, inoltre, era calda e i canini perfettamente normali.
Non poteva assolutamente essere un vampiro.
Un sospiro di sollievo le salì alla gola, prima di ricordarsi che, in realtà, la faccenda non era finita lì.
Con le mani ancora tremanti e l’espressione accigliata, andò fino a pagina 394 e si fermò a guardare, come incantata, le parole LUPI MANNARI, scritte in blu scuro, il colore della notte.
Un presentimento le si affacciò alla mente, come se all’improvviso stesse ricordando tutto quello che aveva studiato sull’argomento, ma prese a leggere comunque.
 
I lupi mannari, come i vampiri, sono creature della notte e, a differenza di questi, hanno la facoltà di trasformarsi in lupo soltanto durante le notti di luna piena. Rispetto ad un Animagus, non possono scegliere se farlo o No. Sono costretti dalla presenza della luna e, durante la trasformazione, ucciderebbero il proprio migliore amico senza nemmeno rendersi conto di chi sia. Mangiano carne umana e non hanno alcun desiderio per la carne animale, ignora quindi tutte le altre creature. I lupi mannari che decidono di vivere nella comunità magica non sono facilmente riconoscibili, perché uguali in tutto e per tutto ad una persone normale. Presentano, però, numerose cicatrici che si procurano da soli se non hanno carne umana da sbranare. Ogni mese si rintanano nei boschi, nella speranza di trovare comunque qualche preda. Nei giorni che precedono la luna piena iniziano a dare segnali di instabilità, diventando sempre più pallidi e lunatici, sofferenti e nei giorni che seguono la trasformazione soffrono di diversi dolori.
Alcune volte i lupi mannari decidono di vivere in branco come la loro stirpe completamente animale ed eleggono un maschio ed una femmina alfa.
I lupi mannari  trasmettono la licantropia attraverso il morso o generando figli.  La probabilità che il figlio di un lupo mannaro sia anch’esso un lupo è ancora meno rispetto a quella dei vampiri, mentre il morso trasforma immediatamente e, attualmente, non esiste cura. I lupi mannari, come i vampiri, sono molto spesso discriminati nella comunità magica e disprezzati. Quando si trasformano, il loro corpo si allunga e si riempie di peli scuri…
 
Non riuscì a proseguire.
La mente di Mary iniziò a fare dei collegamenti che prima non aveva mai fatto.
Hanno la facoltà di trasformarsi in lupo soltanto durante le notti di luna piena.
Remus spariva per un paio di giorni ogni mese dal primo anno.
Presentano, però, numerose cicatrici che si procurano da soli se non hanno carne umana da sbranare.
Quando avevano giocato a strip poker, Mary ricordava di aver visto numerose cicatrici sul corpo dell’amico.
Nei giorni che precedono la luna piena iniziano a dare segnali di instabilità, diventando sempre più pallidi e lunatici, sofferenti.
Remus diventava, per pochi giorni al mese, molto pallido ed emaciato. D’umore terribilmente lunatico. Gli amici lo chiamavano Lunastorta.
Nei giorni che seguono la trasformazione soffrono di diversi dolori.
Spesso zoppicava e si massaggiava spalle e braccia.
I lupi mannari che decidono di vivere nella comunità magica non sono facilmente riconoscibili, perché uguali in tutto e per tutto ad una persone normali.
Remus era una persona perfettamente normale.
Ucciderebbero il proprio migliore amico senza nemmeno rendersi conto di chi sia.
Eppure quando Remus spariva, sparivano anche i suoi migliori amici.
I lupi mannari  trasmettono la licantropia attraverso il morso.
Il padre di Remus aveva avuto problemi ed infine era stato ucciso da un lupo mannaro.
I lupi mannari sono molto spesso discriminati nella comunità magica e disprezzati.
Il professor Huggs disprezzava i Lupi Mannari con tutte le sue forze e Piton aveva spesso accennato, con disgusto, alla “condizione di Remus.
Quando si trasformano, il loro corpo si allunga e si riempie di peli scuri…
Quante volte aveva sentito James, Remus e Peter parlare del “piccolo problema peloso” di Remus?
Attualmente, non esiste cura.
Attualmente, non esiste cura.
Attualmente, non esiste cura.
Attualmente, non esiste cura.
Attualmente, non esiste cura.
Remus sarebbe rimasto un Lupo Mannaro per il resto della sua vita.
Mary sospirò rumorosamente e, improvvisamente, capì tutto. Capì perché Remus era sempre così chiuso ed introverso, perché odiasse così tanto parlare del passato, perché mantenesse un atteggiamento calmo e pacato, perché gli tremavano le mani ogni volta che qualcuno parlava della licantropia, perché temesse così tanto il professor  Huggs… Intuì tutto e si sentì una stupida, perché non era stata capace di arrivarci da sola.
E lei che credeva di essere brava in Difesa contro le Arti Oscure.
Si sentì ferita, perché Remus non le aveva detto la verità. Come aveva potuto pensare, quello sciocco ragazzo, che per lei sarebbe cambiato qualcosa venendolo a sapere?
Ed anzi sapere tutto ciò non faceva che renderlo ai suoi occhi una persona coraggiosa e forte, capace di affrontare qualcosa di così estenuante ogni mese e di sopportare tutte le difficoltà che la società poneva alle persone come lui.
Senza pensarci, si alzò e corse verso la classe di Divinazione, dove stava sonnecchiando, letteralmente, Selina. James aveva tentato di svegliarla un paio di volte, ma non c’era riuscito e Sirius le prendeva delle ciocche di capelli con le dita e se le rigirava fra le mani, divertendosi al pensiero che lei gli avrebbe mollato un pugno se se ne fosse accorta.
Bussò timidamente alla porta e si affacciò dentro la classe, chiedendo con le orecchie in fiamme - Posso parlare un attimo con Selina? - stringeva ancora convulsamente il libro fra le mani e le dita le erano diventate completamente bianche per lo sforzo.
Sirius scosse la ragazza per un braccio e quella socchiuse un occhio, chiedendo - Che vuoi? -
- Ti vuole Mary. - bisbigliò Sirius.
- è importante, signorina? - chiese il professore strabuzzando senza alcun motivo gli enormi occhi e palla.
Mary annuì, in imbarazzo per essere piombata lì senza motivo e l’uomo fece cenno a Selina di andare.
Questa, non appena fu fuori dalla classe, sbuffò rumorosamente e disse - Ma perché mi hai svegliato? Stavo dormendo così bene. - e a conferma delle sue parole fece un lungo e intenso sbadiglio.
Solo allora Mary si rese conto che era stata stupida ad andare a chiamare Selina, perché Remus non avrebbe sicuramente voluto che la strega lo sapesse ed invece lei che aveva fatto? Era andata subito a dirlo a qualcuno.
“Bell’amica” si disse fra se e mugugnò.
- Allora? - Selina incrociò le braccia al petto, scocciata ed aggiunge - Se non ti muovi, McDonald, io torno dentro a recuperare il sonno perduto. -
Mary, che non era mai stata brava nell’inventare scuse, abbassò gli occhi e farfugliò - No… beh… io pensavo volessi saltare la lezione e quindi sono venuta a chiamarti. -
Selina gettò una rapida occhiata prima all’orologio che la sua amica aveva al polso, che indicava chiaramente che era decisamente troppo tardi per farle saltare la lezione e poi tentò di incontrare i suoi occhi verdi, che però le sfuggirono.
Subito fece scattare un sopracciglio in alto e le sfilò il libro dalla mano con un gesto fulmineo.
Mary tentò di riprenderlo, ma a Selina, che aveva scoperto il segreto di Remus solo la pochi giorni, bastarono pochi secondi per capire cosa fosse successo ed una sorta di smorfia-sorriso le apparve sul viso.
- Ooooh. - fece e aprì il libro fino ad arrivare alla pagina che cercava.
Quella che parlava dei Lupi Mannari.
- Volevi parlarmi di questo, vero? - domandò e divenne seria, gli occhi fissi e risoluti e l’espressione di chi sa sempre cosa fare, fino a sfociare nell’arroganza vera e propria.
Questa volta toccò a Mary rimanere a bocca aperta. Fece un cipiglio confuso ed i suoi occhi scattarono dal titolo Lupi Mannari alle iridi blu dell’amica e poi di nuovo al libro.
- Io… t-tu non dovresti saperlo. - fu la prima cosa che riuscì a dire balbettando miseramente, mentre con una mano cercò di sfilare il volume dalle mani bianche di Selina.
Quella strinse le labbra e rispose, piccata - Nemmeno tu se è per questo. - e vedendo che Mary non riusciva a muoversi la prese per un braccio e la trascinò via, in un corridoio stretto e deserto dove si solito non passava nessuno e le pareti erano così strette da non produrre l’eco, come invece succedeva dappertutto nel castello.
Quando finalmente Selina le liberò il braccio, Mary sentì un groppo salirle alla gola e, con voce tremante, chiese - Perché a te l’ha detto e a me no? Sapeva che non l’avrei giudicato, che non l’avrei disprezzato, né mi sarei allontanata da lui e allora perché a me non l’ha detto? -
Selina reagì solo alzando un sopracciglio.
- Non me l’ha detto. - commentò gelida e senza aspettare di vedere lo stupore dipingersi nuovamente sulla faccia di Mary continuò - L’altra sera, circa quattro giorni fa, era notte e mi ero svegliata. Ho guardato quasi per caso fuori dalla finestra ed ho visto i ragazzi che correvano verso il bosco, nonostante fosse notte; così l’ho seguiti. - Selina si stringe nelle spalle ed abbozzò un sorriso, quando in realtà la sua mente correva come un fulmine, seria al massimo, perché non poteva permettersi di rivelare il segreto degli altri tre malandrini, di cui Mary non sapeva nulla. Aveva promesso e non avrebbe parlato.
- Si erano fermati in una radura e hanno iniziato a parlare della licantropia di Remus… io ho scoperto tutto e così sono uscita fuori dal mio nascondiglio e loro mi hanno fatto promettere di non dire nulla a nessuno. - concluse ed un lampo di sollievo fece brillare gli occhi di Mary.
- Piuttosto - Selina incrociò le braccia sotto il seno e arricciò il naso - Tu come mai stavi leggendo il libro di Difesa del terzo anno? - fece, con aria inquisitoria.
Mary sentì le guance imporporarsi e si domandò come mai finiva sempre per arrossire, anche quando parlava con le sue migliori amiche, poi rispose - Me l’ha consigliato Sirius… dopo avermi risposto male quel… - ma non riuscì a finire perché Selina scoppiò sonoramente a ridere.
- Alla faccia del segreto. - farfugliò Selina fra le risate - Prima mi hanno minacciato di morte se avessi rivelato la verità a qualcuno e poi Sirius va a dare indizi a destra e a manca. -
- Si, perché io sarei destra e manca. - rimbeccò Mary offesa e Selina non si preoccupò nemmeno di contraddirla o, per meglio dire, non fece in tempo, poiché la voce roca di Sirius la distolse dal suo intento.
- Selina? Selina? Dove cazzo sei? Il professore vuole che tu torni in classe. - ed un attimo dopo sbucò accanto a loro, con i capelli spioventi sugli occhi grigi ed il passo lento e misurato, moderatamente annoiato.
Selina si volse verso di lui, le pupille scattarono nuovamente in direzione del libro di Mary e poi la giovane strega sbuffò rumorosamente - Ma lo sai, Black, che il tuo famoso indizio ha fatto capire tutto a Mary? -
Afferrò il volume con una mano e lo sventolò di fronte agli occhi di Sirius, finché lui non riuscì a distinguere  alcune parole in quell’intruglio di lettere e spalancò la bocca.
- Remus mi ucciderà. - borbottò poi, senza nemmeno degnarsi di guardare Mary.
- E farebbe bene! Prima mi minacciate di non dire nulla a nessuno e poi te che fai? Dai degli indizi! Mossa intelligente, Sirius, davvero. Non pensavo che tu fossi così arguto. -
- Ed io non pensavo tu fossi così acida. -
- Parla Mr Sarcasmo. -
Mary si mise tra i due, che si erano posizionati l’uno di fronte all’altro, i nasi che quasi si sfioravano e disse - Scusate se vi interrompo, ma io sono qui! E vorrei sapere perché siete così restii a capire che per me non è un problema la licantropia di Remus. È sempre la stessa persona, solo decisamente più coraggioso e forte di quanto potessi immaginare. Non sono mica il professor Huggs io, che giudico le persone in base al sangue. Ed anzi sono io quella che viene giudicata perché NataBabbana. Come mai potrei pensar male di Remus, che nella sua vita dovrà lottare per avere il rispetto che si merita quando io stessa vengo screditata da tutti qui a scuola, solo perché mia madre e mio padre non sono maghi? Io… avrei voluto che lui me lo dicesse, ma non l’ha fatto…   - la strega incrociò le braccia al petto e si strinse nelle spalle, spalancando gli occhioni verdi.
- Sappiamo che per te non è un problema, Mary. - intervenne subito Sirius, che, conoscendola, sapeva che la delusione presto l’avrebbe portata allo scoppiare in lacrime - E non sarebbe un problema per Remus, dirtelo, se non fosse che ha un blocco.. Che lo costringe a non dirlo a nessuno. È difficilissimo per lui e diventa ancora più dura quando colui a cui deve dirlo è una persona a cui tiene, perché, come dice fin troppo spesso, ha paura di perderlo. Evidentemente non vuole perderti, per questo non te l’ha detto. -
Le mise le mani sulle spalle e Mary sospirò - Non devo dirgli nulla, quindi. Voglio aspettare che sia lui a rivelarmi la verità. -
- E ricorda che… -
- Si, si, non devo dirlo a nessuno. Non oserei mai rivelare niente, mai. - Mary fece un sorriso gentile e Sirius e Selina ricambiarono con un ghigno.
Poi la campanella suonò ed una marea di studenti si riversò in corridoio, sciamando da una parte all’altra, accompagnata dal confuso borbottio  delle conversazioni fra amici.
Mary approfittò del momento di confusione per sgusciare via, praticamente non vista, dalle grinfie di Selina e Sirius. Decise che non avrebbe preso parte alla lezione di Trasfigurazione che si sarebbe tenuta pochi minuti dopo e si diresse, con passo lento e stanco, verso il bagno del secondo piano, dove sapeva di trovare solo Mirtilla Malcontenta, con non l’avrebbe disturbata, intenta com’era a piagnucolare per la sua vita.
Nel bagno, allagato come sempre, il silenzio conferiva a quel luogo un non so che di inquietante e solo il ticchettio dell’acqua che usciva a goccioline dal rubinetto rompeva quella strana atmosfera.
Nemmeno Mirtilla Malcontenta si preoccupata di disturbare quella quiete così Mary poté tranquillamente trascinarsi fino alla prima cabina del bagno. Poi scivolò per terra e si passò una mano sul viso.
- Remus è un Lupo Mannaro e lo sapevano tutti tranne te. - si disse ad alta voce.
Il dispiacere per Remus le avvolse la mente e si trasformò in un dolore sordo e continuo. Cosa avrebbe dato, in quel momento, per correre da Remus e rivelargli tutto quello che aveva scoperto. Gli avrebbe detto che lei ci sarebbe stata sempre e comunque, che non le importava e che sarebbe stata in grado di aiutarlo e consolarlo, quando lui non sarebbe stato capace di combattere.
Se fosse stata meno timida, gli avrebbe detto che sarebbe diventata la sua forza e la sua consigliera, che le avrebbe potuto raccontare tutto ottenendo consigli e aiuto.
Ma se Remus aveva deciso di non dirglielo…
Il cervello le diceva che Sirius aveva ragione. Per Remus doveva essere davvero una grande sofferenza sopportare tutto quello, figurarsi com’era difficile rivelare una cosa simile.
Ma il cuore la pensava diversamente e le urlava a gran voce di non essere abbastanza, di essere sbagliata.
Le sussurrava malignamente che Remus non aveva bisogno né del suo aiuto né della sua forza, perché aveva già i malandrini ad aiutarlo e Lily e Selina.
Lei sarebbe stata solo un peso da portare dietro, insieme alla paura di essere scoperto proprio a causa sua. E per quanto volesse comprendere Remus, Mary non ci riuscì.
Si sentiva troppo confusa e sola, per poterlo capire come aveva sempre fatto fino a quel momento.
Come si pentiva di aver seguito il consiglio di Sirius. Se non l’avesse fatto, avrebbe certo vissuto nell’ignoranza, ma almeno sarebbe stata felice. Avrebbe continuato a credere, dalle occhiate di Remus, di essere importante per lui, perlomeno una buona amica.
Non si sarebbe sentita così inutile.
Mary sentì un groppo salirle in gola ed un singhiozzo strozzato le uscì dalle labbra prima che potesse bloccarlo.
Cercò di non scoppiare a piangere, davvero.
Alzò gli occhi verso l’alto, fissando il soffitto incrostato di muffa ma, invece di bloccarle, questo servì solo a farle scendere le lacrime lungo le tempie, facendole perdere fra i capelli castani.
Mary non era mai stata brava a bloccare le proprie emozioni, come faceva Selina ed anzi, più cercava di frenare un sentimento che non voleva accogliere, più questo di annidava forte e deciso nel suo cuore, per scoppiare con la forza di una bomba.
E fu proprio per questo che continuò a singhiozzare, le mani chiuse a coppa sul viso ed il corpo scosso dai tremiti, finché Mirtilla Malcontenta non sbucò dalla tazza del gabinetto, sghignazzando per l’infelicità di Mary.
La strega le lanciò contro un pezzo di vetro rotto e riprese a singhiozzare, chiedendosi se lei sarebbe riuscita ad aiutare Remus.



Nda: Mi sento in colpa, dico davvero. è da più di due mesi che non posto nemmeno una virgola e vi chiedo umilmente perdono. NOn ho avuto tempo, ho iniziato a scrivere un libro, ho dovuto studiare. Sinceramente, mi sono quasi dimenticata di questa storia, nonostante avessi scritto il capitolo da un po'. Ora davvero giuro che posterò appena posso, ho già l'altro capitolo in mente. Spero che qualcuno di voi si ricordi com'era finito il capitolo precedente.
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito o messo fra i preferiti,ricordati o seguiti la mia storia xD
GRAZIE INFINITE!
Vado a studiare e vi chiedo di nuovo umilmente perdono. Spero vi piaccia questo capitolo tanto da lasciare una recensioncina.
Bacioni,

Nathalie

 
  
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