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Autore: _Carol    16/11/2013    0 recensioni
La vita di Anastasia non era mai stata semplice, ma aveva ormai imparato ad affrontare le difficoltà e questa volta non era sola, la presenza dei gemelli Kaulitz riusciva finalmente a portare un po' di sole nella sua vita.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Oggi è il domani di cui ieri ci preoccupavamo.” Anonimo

La mattina seguente, stessa situazione, quasi stesse parole.
-Sveglia! Che oggi ti aspetta il tuo primo giorno di scuola! Il sole è alto in cielo e gli uccellini cinguettano felici, su! Questo mondo aspetta solo te!- Evelyn era entrata nella stanza, era andata ad alzare la serranda per far entrare la luce da fuori e cercava di tirare giù dal letto Anastasia, che dal suo canto non voleva saperne.
-E nooo!...voglio dormire!-
-Chi dorme non piglia pesci!-
-Ti ho detto che non pesco!-
-Vedi di sbrigarti che arriviamo tardi, vado a preparare la colazione, ti aspetto di là e ti voglio lavata e vestita!-
Evelyn uscì dalla stanza, era già pronta, aveva i lunghi capelli biondi legati in uno chignon, indossava quello che doveva essere uno dei suoi tanti completi giacca e gonna per andare a lavoro, era un avvocato, uno dei più bravi dall’agenda ricca di impegni.
Finalmente, dopo una mezz’oretta circa, Anastasia varcò la porta della cucina, anche lei adesso era pronta, portava i lunghi capelli di un intenso nero corvino liberi sulle spalle e un ciuffo le copriva quasi mezzo volto, non si truccava mai troppo, preferiva rimanere al naturale, ma non rinunciava ad un filo di matita per sottolineare il colore dei suoi occhi, verdi smeraldo con delle striature di un giallognolo intenso, un colore alquanto strano, l’avevano sempre chiamata “occhi di gatto”, indossava una delle sue felpe preferite, era nera con la grande faccia di un gatto ricamata davanti con il bordo rosso, dei jeans neri abbastanza aderenti, abbelliti da catene varie e una cintura di pelle nera borchiata, ai piedi portava un paio di converse rosse per riprendere i “colori” della felpa, ai polsi bracciali di tutti i tipi, da quello più grande come la cintura, a quelli più piccoli tra cui catenelle e cordicelle varie, le mani curatissime e le unghie dipinte con lo smalto nero.
Fecero subito colazione e in men che non si dica furono fuori casa, Evelyn accompagnò Anastasia fino alla scuola, dato che era il primo giorno, non ci voleva molto, una decina di minuti massimo a piedi.
Cominciò subito a guardarsi intorno, perché tutti quei ragazzi sembravano uguali a quelli che aveva lasciato in Italia? Che fossero superficiali come quelli? Va bene che tutto il mondo è paese, ma la guardavano storto, come se non fosse un essere umano, ed era in momenti come quelli che voleva tirare fuori le perle di saggezza della sua cantante preferita:
“Mi guardate male perché sono diversa, io rido perché siete tutti uguali” Amy Lee.
Si limitò a camminare e a guardarli cercando di trattenere le risate, erano tutti li pronti a fare qualsiasi cosa pur di essere “fighi”, tutti con i medesimi vestiti, ovviamente firmati, agli occhi di Anastasia erano solo un grande gregge senza arte né parte.
Era suonata la campana quando, dopo aver attraversato il cortile, aveva varcato la soglia di quella grande, forse enorme, scuola.
La prima cosa che la aspettava era recarsi in presidenza per farsi indicare l’aula e l’armadietto, riuscì a trovare subito quest’ultimo e iniziò a sistemare i suoi libri, il problema fu trovare l’aula, perché non era dove gliel’avevano indicata, quando era entrata l’avevano mandata al piano di sopra, finalmente trovata l’aula aprì la porta
-Buongiorno-
-Buongiorno! La signorina…Meyer! Giusto?- Una donna, abbastanza giovane, non molto alta e dai capelli mediamente lunghi e rossi la accolse calorosamente
-Ehm…si sono io-
-Si accomodi pure, scelga il posto che più le piace-
-Veramente io…- Non sapeva cosa dire e non sapeva cosa fare
-Su, via la timidezza e scelga un posto, magari accanto al ragazzo che trova più carino-
Ecco, questo la metteva ancora di più in difficoltà, i ragazzi, che complicati, che mondo a parte.
Sentiva almeno venticinque paia di occhi puntati addosso, così decise di scegliere in fretta, non avrebbe fatto la pignola, voleva fare scegliere al fato, ma non scelse un ragazzo, si mise a fissare un posto vuoto in fondo all’aula
-Non le piace nessuno in questa classe?...va bene, vada per quel posto, si accomodi pure-
Anastasia non se lo fece ripetere e subito si recò a quel banco che aveva scelto, ma non era ancora finita, la donna le rivolse di nuovo la parola, si presentò come la professoressa di lettere e le spiegò che per quel giorno, dato che stavano per cominciare le vacanze, non avrebbero fatto lezione
-Allora Anastasia, vieni dall’Italia giusto?-
-Esattamente-
-Come ti trovi qui?-
-Bene…sono qui da poco…-
Finalmente capì che Anastasia non aveva molta voglia di parlare così si rivolse alla classe e cominciarono a parlare del lavoro che i ragazzi avrebbero dovuto svolgere durante le vacanze.
Suonò la campanella, quella “lezione” sembrò volare, la prof si alzò e uscì dall’aula, Anastasia era rimasta li, al suo banco, aveva aperto il suo quaderno e aveva cominciato a scrivere, era un modo per liberare la sua testa da tutti i pensieri, erano dei testi e poi ci buttava giù delle basi al pianoforte, lo strumento che aveva studiato per anni.
Dopo qualche minuto le si accostò qualcuno
-Che scrivi?-
Si voltò un attimo per guardarlo, servì quell’attimo per farle capire, lei l’aveva già visto
-Ma tu…-
-Ma io?-
-Ma io ti conosco!-
-Bellezza…tutti mi conoscono!- disse il ragazzo aggiungendo un sorrisetto malizioso
-Sei anche modesto noto…ma che ci fai qui?-
-…Ci studio forse?-
-Tu?...Studi?...Non hai affatto l’aria di uno che studia…-
-Beh anche se non sembra, sono un uomo di cultura io!- sottolineò la parola “uomo” e le fece l’occhiolino, poi incuriosito si avvicinò al quaderno
-Che scrivi?-
Anastasia fece in tempo a chiudere il quaderno per non fargli leggere
-Non sono affari tuoi!-
-Va bene, va bene, calmati…- poi porgendole la mano si presentò ufficialmente
-Io mi chiamo Tom, Tom Kaulitz, piacere-
-Anastasia, Anastasia Meyer…-
-Che bel nome!....hai impegni per questa sera?-
-No…-
-Ottimo! Esci con me?!-
-Assolutamente no!...-
-E daaaaaiii!!! Ti prego ti prego ti prego!!!- aveva fatto finta di inginocchiarsi e glielo aveva chiesto con gli occhi più teneri che potesse assumere
-Ho detto di no, non mi incanti…-
-Ti ha mai detto nessuno che hai degli occhi stupendamente belli?-
E quelle parole, si erano una tattica, lei sarebbe stata la sua ultima preda, non se la sarebbe lasciata sfuggire, ma i suoi occhi gli piacevano davvero non era poi tutta una menzogna.
-Vattene va…- lei aveva capito tutto, non era la prima volta che i ragazzi si comportavano così con lei, lo sapeva non c’era da fidarsi con loro, erano tutti uguali e tutti, chi più chi meno, maniaci del sesso.
-Dai! Perché mi cacci così? Non ti piaccio nemmeno un po’?-
-Uhm…Fammi pensare…No! Nemmeno un po’!-
Tom stava per continuare il discorso, ma lo fermò un ragazzo, Anastasia aveva già visto anche lui
-Tom! Sempre il solito tu eh?- disse rivolgendosi a lui, poi si girò verso lei
-Scusalo fa sempre così, mi dispiace se ti ha dato fastidio-
-Fa niente…ma tienilo a cuccia…-
-Sarà difficile, ma ci proverò…Beh io mi chiamo Bill Kaulitz, piacere!- le porse la mano e con quella anche un enorme sorriso, davvero affascinante, che la incantò
-Io sono Anastasia…- disse porgendogli a sua volta la mano.
  
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