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Autore: Aleline    16/11/2013    2 recensioni
Può un semplice umano legarsi a una creatura tanto potente? Beh, nessuno ha detto che è impossibile.
Mi dicevano che ero una pazza nel seguire questa passione, si parla di cavalli, esseri possenti e mistici, creature che hanno segnato il mio passato, il mio presente e il mio futuro.
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ogni giorno superavamo un sacco di ostacoli, il primo fu quello di accettarci a vicenda, eravamo due anime completamente uguali: lui è testardo, io cocciuta, volevo comandare io e lui non voleva sottomettersi. Ma capii che per essere un vero binomio dovevamo adattarci e accettare c tutti i nostri difetti.
E così, ogni giorno, dopo scuola, mi piombavo in maneggio, preparavo Algebra e lo portavo in campo grande, gli parlavo sempre e indipendentemente dal mio umore gli dicevo sempre:
"Quando sono in groppa a te, sono in un mondo diverso, ti amo piccolo."
Gli davo una carezza e poi cercavo di salire sull'enorme bestia, la giornata cominciava sempre con qualche sgroppatina, ma quel cavallo non mi scollava dalla sella.
 
Avevo delle belle doti nel campo equestre, sapevo più cose sui cavalli che della scuola, ero come un'enciclopedia vivente e quando parlavo con un principiante mettendoci tutti i termini precisi restavo un po scioccata quando mi chiedevano "cosa vuol dire?" Ormai per me erano cose scontate...
 
Ben presto cominciai a saltare ostacoli. Diamine, ricordo la pelle d'oca che avevo quando feci il mio primo concorso:
"In campo il numero 32 di testiera: Clara e Algebra."
Eravamo all'aperto, il caldo vento estivo mi accarezzava delicatamente la morbida pelle, Algebra era carico, raspava in continuazione.
La campanella suonò. 
Un mare di emozioni mi travolsero, dandomi convinzione e speranza, prima a un piccolo trotto, per poi dare redine libera ad Algebra. 
Sembrava un angelo, volava sopra quegli ostacoli come niente, io mi sentivo un angelo! Sembrava saper cosa fare, mi meravigliava la carica di quel stallone, niente poteva fermarlo.
Anche se erano delle semplici 100, mi sentivo come i grandi campioni, ero euforica. Avevamo fatto il percorso netto, con un tempo a dir poco eccezionale. Ci clasificammo 2º con una differenza di 2 secondi dal 1º classificato, non male come prima gara no? E poi che senso aveva vincere senza divertirsi?
 
Da quel giorno quasi ogni settimana affrontavo una gara, una più emozionante dell'altra, mi divertivo ogni giorno con Algebra a superare i nostri record, di velocità e altezza in salto, ci mettevamo impegno e passione.
Intanto nella mia vita sociale cominciavano a cambiare alcune cose, sapevo molto bene l'italiano, diventando addirittura più brava e precisa di alcune persone, avevo un paio di amici qui e là, pochi ma buoni.
Stavo vivendo un sogno. Avevo scoperto l'essenza di un vero binomio, io e lui, noi eravamo un binomio.
 
 
2010, 17 luglio. (Passerò questo periodo molto velocemente perchè è doloroso ricordarlo)
 
《Clara vestiti subito!!!》 Mi svegliò mia madre preoccupata, diedi un'occhiata all'orologio, le 5.
Le 5??? Che voleva mia madre.
《Cosa c'è?》 Domandai mezza addormentata.
《Marina è morta!》Le parole furono pronunciate con voce cupa. 
Cosa? No no no!
Misi le scarpe da ginnastica e mi borbardai giù dalle scale, con ancora il pigiama addosso, mia madre partì in un battibaleno, e alle 5.20 eravamo in maneggio, ambulanze e carabinieri riempivano lo spazio con le sirene assordanti, corsi preoccupata all'interno del maneggio dove fui bloccata da dei carabinieri. 
《Se non ha il permesso non può entrare》 Replicò uno dei due.
《Ho il cavallo qui》Risposi spingendoli e correndo con tutte le mie forze verso i box.
Davanti al box di Algebra sostavano dei veterinari e un mare di sangue colava dal basso del box, cominciai a pensare al peggio.
《Signorina lei è padrona di questo cavallo?》Domandarono.
《Si e non lo tocchi! Potrebbe staccarvi un braccio o addirittura uccidere!》 Avvisai.
Lo ha già fatto》Rispose un veterinario.
Aprii la porta del box senza pensarci due volte, lì giaceva il corpo di Marina inerte, il collo sanguinava abbondantemente, Algebra era nell'angolo del box.
Crollai a terra nella pozzanghera di sangue, le lacrime cadevano a mai finire e la mia rabbia si manifestava in urla isteriche.
Due veterinari si volevano avvicinare.
《State lontani!》 Urlai 《Arriverete come lei 》
A un certo punto sentii un paio di sirene accendersi di colpo, Algebra si spaventò scalciando e mordendo.
《Spegnete quelle cavolo di sirene, idioti!》
Mi alzai, tremavo come una foglia, sorpassai con coraggio Marina e mi avvicinai ad Algebra.
"Sei stato te?" Sussurrai, lui si tirò indietro, come se mi rispondesse, non feci altro che guardarlo con disprezzo, prendere la capezza e uscire dal retro, aveva una certa paura, sapeva quel che aveva combinato, era il guaio più grosso. 
Mi fermai tra il bosco e il maneggio, vidi arrivare dei veterinari, probabilmente volevano dirmi che dovevano uccidere Algebra e non aspettai altro.
"Ti ho sempre amato cucciolo, non dimenticarti di me." Gli diedi un bacio sul muso e in un rapido gesto gli sfilai la capezza, frustandolo sulla groppa.
Ma non si mosse, perché? Vattene! Scappa che cosa fai qui? Salvati!
Era immobile davanti a me testa bassa che mi premeva contro l'addome in cerca di carezze.
Le lacrime mi solleticarono gli occhi, per poi dare libero sfogo alle emozioni, non sapevo neanche io cosa provavo, un miscuglio tra disperazione e amore, penso che nessuno sapeva quello che c'era dentro di me, forse Algebra si... no, no penso che neanche lui lo sapesse.
 
2012.
Mi mancavano tanto le urla di Marina riguardo all'assetto, mi mancava lei, spesso restavo sveglia la sera e guardavo le stelle, mi ricordo benissimo il giorno in cui è morta, avevano proprio ragione che quando una persona muore una stella si aggiunge al celo notturno, quella sera, potevi dire che le stelle si erano triplicate nel corso di un giorno. 
Siamo passati in tanti tribunali, ma io ed Algebra eravamo legati, nessuno ci poteva dividere.
In questi due anni ebbi l'appoggio di una sola persona, Mirko, il mio migliore amico, pazzo e scatenato, ma era anche sensibile e dolce.
Avevo cambiato una decina di istruttori in quell'anno, nessuno mi soddisfaceva.
Infondo... come potevi calmare due corpi scatenati? L'adrenalina ribolliva dentro le nostre vene, il coraggio e la speranza veniva condiviso, come se ci fossero tanti fili piccoli che ci collegano, anche gli angeli e i demoni potevano avere paura di noi, la mia forza insieme alla sua, era in grado di squarciare un'albero, partendo lentamente dalle radici, e fermandosi a ogni difficoltà avuta, come se volesse tornare indietro, ma poi arrivava l'orgoglio e la soddisfazione e come un uragano lo distruggeva velocemente.
L'amore non lo trovi spesso, magari nelle favole lo incontri, ma io l'ho incontrato nella realtà, ed eravamo come una tempesta, una tempesta perfetta.

 
Può un semplice umano legarsi a una creatura cosi potente? Nessuno ha detto che è impossibile.
 
Continuo. 
Ringrazio moltissimo i lettori di questa autobiografia, non è il massimo, ma giuro che mi sto impegnando tantissimo, la sto scrivendo con tutto il mio cuore, andando a toccare le sconfitte più tristi e le vittorie più emozionanti che ricordo.
Grazie Sara_Scrive per il bellissimo banner.
Baci Clara.

 
   
 
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