Un abbraccio!
Dear Hogwarts
Il
resto dell’estate trascorse tra partite di Quidditch e pasti
deliziosi:
l’ultima sera Molly Weasley diede il meglio di sé,
imbandendo un vero e proprio
banchetto che nulla aveva da invidiare a quelli che le cucine di
Hogwarts
preparavano per gli studenti.
Per
quanto Rose non vedesse l’ora di tornare a Hogwarts dovette
ammettere che
lasciare la Tana, quell’anno, non fu affatto facile.
Le sue estati non erano
mai noiose, anche se i suoi cugini sapevano essere pesanti, con
loro non si correva mai il rischio di annoiarsi, e in quei tre mesi il
divertimento non le era mancato di certo!
Quando
la mattina del primo settembre nonna Molly li obbligò ad
alzarsi all’alba per
sistemare le ultime cose, senza correre il rischio di perdere il treno,
fu con
riluttanza che Rose sigillò definitivamente il suo baule e
scese le scale,
dirigendosi in cucina.
La
sua ultima estate si era conclusa, non poteva ignorare quel dato di
fatto.
L’anno successivo avrebbe iniziato il tirocinio come
Guaritrice e avrebbe avuto
ben poco tempo da dedicare a banchetti e Tornei di Quidditch in Weasley.
Fino
a quel momento, Rose aveva sempre cercato di ignorare il nodo che le si
formava
alla bocca dello stomaco ogni volta in cui i suoi pensieri volgevano
sull’argomento “Hogwarts”; quello sarebbe
stato l’anno degli addii: l’addio
alla sua adolescenza, l’addio alla spensieratezza,
l’addio alle estati
all’insegna del riposo.
Come
accettare la fine di un’era? Rose proprio non ci riusciva.
<<
Rosie, il tuo baule dov’è? I tuoi genitori sono
arrivati, tesoro, e tuo padre
vuole caricare la macchina. >> Nonna Weasley fece la sua
comparsa,
concitata dai preparativi per l’imminente partenza dei nipoti.
<<
E’ in camera mia e di Dominique… dove sono mamma e
papà? >> Le rispose
lei, gettando un’occhiata veloce alla cucina, che appariva
deserta.
<<
Ancora di sopra? Oh, cara, ti aspettano in salotto; sarà
meglio che tu chieda a
tuo padre di andare a prendere il baule.
>> Borbottò Molly,
mentre con un colpo di bacchetta allontanava una grossa scatola di
biscotti al
cioccolato dalle mani avide di Fred.
<<
Freddie, smettila di mangiare! Non vorrai passare il viaggio a
vomitare, vero?
>> Lo rimproverò, mentre il nipote si
trascinava furtivo in cucina alla
ricerca di qualcos’altro da mettere sotto i denti.
Rose
si incamminò verso il salotto, infilandosi in tasca una
Cioccorana posata su un
tavolino lì vicino.
<<
Tesoro! >> Sua madre la abbracciò, raggiante,
non appena varcò la soglia
della stanza, immediatamente imitata dal marito. Rose
ricambiò i loro abbracci,
sinceramente felice di rivederli, e mollò un piccolo
schiaffo sulla guancia di
Hugo che fingeva di asciugarsi gli occhi, commosso.
<<
Papà, il baule è ancora su, mi accompagni a
prenderlo? >> Ron annuì, e
lasciando un bacio tra i capelli della figlia si diresse con lei al
piano
superiore, nella stanza che era appartenuta a sua sorella Ginny.
<<
Allora, Rosie? Entusiasta, per il nuovo anno? >> Suo
padre le sorrise,
puntando la bacchetta contro il baule, che si sollevò senza
difficoltà da terra
e li seguì fuori dalla stanza. << Ok, tesoro.
Vienimi davanti e fammi da
guida, non voglio correre il rischio di investire qualcuno…
che non sia tuo zio
George, è chiaro! >> Aggiunse, mentre Rose si
posizionava davanti a lui.
<<
Il nuovo e ultimo
anno, vorrai dire papà! Ah, mi dispiace dirti che zio George
ci raggiungerà in stazione, quindi dovrai pazientare un
altro po’ per ucciderlo.
>> Rispose lei con ironia.
<<
E Fred e Roxanne? Li portiamo noi? >>
<<
No, li accompagnano i nonni. >> Rose fece segno a Ron di
fermarsi, poiché
Dominique stava salendo le scale a passo di marcia, inferocita.
<<
Io… Tu… Faremo i conti! >>
Farfugliò per poi superarli, dirigendosi al
piano superiore.
<<
Hai litigato con Dom, Rosie? >> Domandò Ron,
sconcertato. Rose scrollò le
spalle, non aveva idea di cosa avesse la cugina: conoscendola poteva
aver
scoperto che shampoo avesse usato il giorno prima ed essersi arrabbiata
perché
non gliene aveva prestato nemmeno un po’. La mente di
Dominique non era delle
più sane tra quelle presenti in quella casa bizzarra, il che
era tutto dire.
<<
Assolutamente no. >> Replicò allora,
riprendendo la sua marcia, immediatamente
seguita dall’enorme baule.
<<
Ce l’avete fatta, finalmente! >> Hermione li
attendeva ai piedi delle
scale, con le mani sui fianchi e l’aria spazientita. Rose
sospirò, ben sapendo quali sarebbero state le conseguenze di
quella pungente affermazione.
<<
Hermione, tesoro,
perché non l’hai accompagnata tu Rosie a prendere
il baule?
>>
<<
Lo sai che mi fa male il braccio destro, Ronald! E comunque, se
l’avessi
portato giù io quel baule, saremmo già in viaggio
da dieci minuti. >>
<<
Mi ritieni un incapace? >>
<<
Non ho mai detto questo! >>
<<
Sì, invece. >>
<<
No. >>
<<
Sì >>
<<
No! >>
Cinque
minuti dopo, avevano finalmente raggiunto l’autostrada,
seguiti da Arthur e Molly
Weasley, che accompagnavano Fred e Roxanne, e dal resto della famiglia.
Una
volta che tutto l’esteso parentado di Rose ebbe raggiunto la
stazione e
attraversato la barriera che separava i binari nove e dieci, fu il
momento dei
saluti, forse il più difficile: tutti volevano salutare
tutti e di solito si
finiva per essere stritolati più di una volta da una serie
di braccia a caso,
di cui non si conosceva neanche il proprietario.
Rose
riuscì a districarsi da tutti quegli abbracci e a
raggiungere i suoi genitori,
che avevano ripreso a battibeccare furiosamente.
<<
Mamma, papà, allora io vado… >>
Tentò debolmente di richiamare la loro
attenzione; i due si voltarono nella sua direzione e, cercando di
ricomporsi,
le sorrisero e la strinsero a sé a turno, augurandole un
buon anno scolastico.
<<
Ricorda la mossa che ti ho insegnato, Rosie! Batterete Serpeverde anche
quest’anno! >> Le urlò suo padre,
mentre lei già si accingeva a
salire sul treno.
E così tra un saluto e qualche lacrima, partirono, per
quello che - Rose ne era certa - sarebbe stato un anno
indimenticabile.
L’Espresso
per Hogwarts era in viaggio ormai da quindici minuti, ma Rose era
ancora alla
ricerca di uno scompartimento libero; dopo qualche altro minuto,
trascorso ad
ispezionare ogni angolo del treno, giunse dinnanzi ad uno
scompartimento
praticamente vuoto, eccetto che per due persone: Albus e Scorpius.
Rose
si ritrasse dalla loro visuale, cercando di ragionare sul da farsi:
entrare e
fare l’ennesima pessima figura, o proseguire nella ricerca,
che già si
preannunciava come un enorme insuccesso?
Ma
la voce concitata di Al interruppe le sue riflessioni.
<<
No, Scorpius, miseriaccia! Rosie, no. Lo sai che è
pericoloso… >>
<<
Credi che potrei mai
farle del male? >>
<<
I… Io, non lo so Scorpius. E’ rischioso, capisci?
Sei sempre stato attento a manternere le distanze...
perché proprio lei? >>
Rose
si sforzò di udire il resto della conversazione che si era
trasformata in un
bisbiglio soffocato, ma fu inutile. Di cosa stavano parlando? E lei
cosa c’entrava?
O forse parlavano di un’altra Rose? No, impossibile: che lei
sapesse Albus non
conosceva nessun’altra Rose.
Cercando
di assumere un’aria tranquilla e per nulla impacciata o
imbarazzata, Rose fece
qualche passo in avanti, fingendo di guardarsi intorno e di aver
individuato
solo in quel momento il cugino e il suo compagno di viaggio.
<<
Ehi, Al! Ciao Scorpius… >> Salutò,
entrando nello scompartimento e
fallendo miseramente nel suo intento di non arrossire.
<<
Oh, ciao Rose! >> Albus le sorrise, ma alla ragazza non
sfuggì lo sguardo
nervoso che il cugino lanciò subito dopo
all’amico. Cosa stavano combinando
quei due? Possibile che stessero veramente parlando
di lei?
Non potè fare a meno di pensare a ciò
che Al le aveva detto al Paiolo
Magico; aveva sempre ritenuto che volesse solo prenderla in giro, ma
dopo
ciò che aveva udito... non ne era più
così sicura.
<<
Posso sedermi qui? Il treno è stracolmo di gente!
>> Asserì Rose, senza
lasciarsi sfuggire nemmeno uno degli sguardi carichi di tensione che si
stavano
scambiando i due.
<<
Certo che puoi sederti qui! >> Replicò
Scorpius, cogliendola di sorpresa.
<<
Grazie. Qualcosa non va? >> Chiese, fingendo di aver
notato solamente in
quel momento le occhiate di sfida che i due si stavano scambiando da
quando si
era seduta.
<<
Oh no, certo che no, Rosie! Va tutto alla perfezione.
>>
Ringhiò Al, senza distogliere lo sguardo da quello
che teoricamente era
il suo migliore amico.
La
tensione era palpabile, e ben presto Rose si nascose dietro uno dei
suoi
pesanti libri, nel tentativo di ignorare la strana situazione che si
era venuta
a creare: non credeva che Albus e Scorpius potessero litigare, li aveva
sempre
visti andare d’accordo.
<<
Che libro stai leggendo, Rose? >> La voce di Scorpius la
costrinse ad
alzare lo sguardo dalle pagine del romanzo e a tornare a respirare
quell’aria
tesa che aleggiava all’interno dello scompartimento.
<<
Jane Eyre… è un libro Babbano. >>
Mormorò lei, mentre le sue guance si
tingevano inevitabilmente di rosso.
<<
Beh, dal titolo sembra interessante! >> Asserì
lui. Albus sbuffò
sonoramente, accennando una risatina sarcastica.
<< Smettila.
>> Sibilò, puntando i suoi occhi verdi,
così simili a quelli del padre,
in quelli grigi di Scorpius.
Era
uno strano spettacolo da vedere, si disse Rose. Una volta, molto tempo
prima,
quelli stessi sguardi si erano scontrati e scambiati odio reciproco in
continuazione, e ora che invece sembravano aver trovato un punto di
incontro,
tornavano a sfidarsi silenziosamente. Dopo ventisei anni.
Dopotutto,
per quanto potessero essere caratterialmente diversi dai loro padri,
fisicamente, Albus e Scorpius erano le loro fotocopie. E in quel
momento,
sembrava proprio di essere tornati indietro nel tempo.
<<
Di fare cosa, precisamente? >> Domandò
ironicamente Scorpius.
<<
Lo sai… >>
<<
Prendete qualcosa dal carrello, cari? >> Una donna
anziana aveva
interrotto quel bizzarro litigio, e ora li osservava sorridente, con un
carrello ricolmo di dolci che sostava accanto alla sua figura esile e
così
familiare agli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
<<
Io prendo quattro Cioccorane e delle Bolle Bollenti, grazie.
Voi… voi non
prendete niente? >> Rose si voltò verso i due
ragazzi, che ora guardavano
in direzioni opposte.
<<
No, grazie. >> Risposero quasi all’unisono,
senza cambiare posizione o
voltare anche solo la testa per guardarla.
Sospirando,
Rose pagò la donna e si rimise seduta, incerta sul da farsi:
probabilmente i
due si stavano trattenendo dal picchiarsi solo grazie alla sua presenza.
<<
Ne volete una? >> Tentò, porgendo loro le
Bolle Bollenti.
<<
Sì, grazie Rose. >> Scorpius
abbandonò il suo posto vicino ad Al e andò a
sedersi accanto a lei, accettando la caramella che la ragazza gli
offriva. Al sembrava
deciso a strozzarlo, lo guardava così male che
Rose fece
fatica a non temere per la vita del ragazzo che le sedeva accanto.
<<
Sai Rose, Dominique ti cercava prima, dovresti andare da lei.
>> Albus
distolse lo sguardo dal suo storico compare per
rivolgersi
alla cugina, sforzandosi di assumere un tono cordiale e pacato:
Rose capì
che più che un invito, quello era un ordine.
<<
Oh, sì allora io… io vado. >>
Borbottò lei, affrettandosi ad abbandonare
lo scompartimento: odiava vedere la gente litigare, ma odiava
ancora di
più non sapere... per
non parlare poi di quanto
detestasse origliare!
In
quella situazione, però, non potè impedire a se
stessa di appostarsi appena
fuori dalla visuale di Scorpius e del cugino, decisa a scoprire cosa
diavolo
stesse succedendo. Perché Al non voleva che lei e il suo
amico parlassero?
Perché le aveva chiesto di stare attenta? Qual era
il problema di
Scorpius?
Insomma,
non potevano di certo biasimarla se adesso se ne stava appostata fuori
dal loro
scompartimento: quella faccenda la riguardava, dopotutto!
<<
Sei un idiota, Scorpius! >> Fu la prima cosa che
udì.
<<
Per Merlino, Albus! E tu saresti il mio migliore amico? Non vuoi
nemmeno che
io ottenga un po’ di felicità?
La mia situazione fa già abbastanza schifo così,
cerca di non renderla ancora più difficile! >>
La
voce di Scorpius era soffocata, sembrava che si stesse trattenendo dal
singhiozzare.
<<
Sai che non è così, Scorpius. >>
<<
E allora com’è? >>
<<
E’ rischioso. Lo è anche per te! >>
Ribadì Albus.
<<
Non sono un mostro,
Al. Sono una persona, come te e come Rose, e…>>
Ma
il resto delle parole di Scorpius furono soffocate dal rumore di una
porta che
sbatteva; Rose non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di
ciò che accadeva
che, in meno di un secondo, si sentì trascinare
all’interno di uno
scompartimento: dove si ritrovò circondata dalle sue cugine,
e fu costretta da
una folle Dominique a sedersi tra Molly e Roxanne.
<<
Ma sei impazzita? >> Urlò, arrendendosi e
lasciandosi cadere sul sedile.
<<
Racconta! >> Ringhiò la cugina in risposta,
minacciosa.
<<
Racconta, cosa? >>
<<
Te e Malfoy. Camera da letto. Festa di Al. >>
Sibilò. Aveva un’aria
decisamente folle, e guardandosi intorno Rose notò
che sembravano
essere tutte nelle stesse esatte condizioni: divorate dalla
curiosità.
<<
Chi te l’ha detto? >> Le chiese Rose, afflitta.
<<
Oh, Al se l’è lasciato sfuggire…
>> Mormorò lei, accarezzando la
bacchetta che le spuntava dalla tasca dei jeans.
<<
Ascoltate, non ho intenzione di raccontarvi proprio un bel niente,
anche perché
non c’è niente da dire. >>
Affermò Rose: non aveva intenzione di
farsi torturare dalle cugine per quello che ne rimaneva del viaggio.
<<
Non ci credo. >> Dominique la squadrava con sospetto.
<<
Nemmeno io. >> La appoggiò Lily.
<<
Inoltre, non vuoi che tutti vengano a sapere di quella cosa,
vero Rosie? >>
Rose
non amava raccontare in giro i fatti propri, ma Dominique Weasley,
anche detta Asso, sapeva benissimo come
giocarsi le proprie carte.