Libri > Mitologia norrena
Segui la storia  |       
Autore: e m m e    17/11/2013    1 recensioni
[Loki e i suoi figli]
La raccolta vuole dare spazio, in ogni capitolo, ad ognuno dei figli di Loki, perché anche quando si è dei mostri vorremmo essere amati.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Loki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: emme
Fandom: 
Mitologia Norrena

Titolo: Cuore di padre
Personaggi: Loki, Vali&Nari, Sigyn
Riassunto: Man mano che i bambini crescevano, i loro caratteri andavano delineandosi e con sommo sconcerto Sigyn aveva scoperto che entrambi assomigliavano più al suo sposo che a lei.
Rating: G
Word: 1028 (W)
Generi: Introspettivo, Generale,
Avvisi: Mi sa che a prima vista la cosa possa sembrare OOC, ma ho lasciato una nota finale per far comprendere meglio le mie intenzioni.
Note: Suppongo che tutti gli appassionati di mitologia nordica sappiano chi siano Nari e Vali, ma ve lo dirò brevemente:
Nari (o Narfi) e Vali sono i figli di Loki e Sigyn, la Dea della Fedeltà, che, poveri coccoli, saranno brutalmente fatti fuori il giorno in cui Loki sarà incatenato per sempre nella famosa grotta con il serpente sulla testa e la moglie che raccoglie il veleno ad intervalli regolari.
Viste queste premesse la storia risulta Angst, anche se voleva essere assolutamente fluff e divertente.
Note#2: Questa storia è stata scritta per il Writing Norse Day, della Community 24hours_of_fun che co-gestisco assieme a Geilie. I giochi sono ancora aperti, se volete partecipare.
Note#3: Il tentativo è quello di scrivere una breve raccolta in cui compaiano tutti i figli di Loki. Tra drabble e flash fic spero di finire entro il week end.
Beta: Nessuno.


Cuore di padre


Gli esempi, per i bambini, sono più utili dei rimproveri.
Joseph Joubert


Vali e Nari erano sempre stati a stretto contatto l’uno con l’altro. Non ne erano consapevoli, ma quando ancora abitavano il ventre della loro madre c’era solo uno strato leggero di placenta che li separava e le loro teste si toccavano, così come le loro piccole gambe.
Quando ancora non parlavano, ma riuscivano a zampettare in giro come piccoli cani giocosi, Sigyn si divertiva a separarli con una coperta e le loro risate di gioia, mentre intuivano la presenza l’uno dell’altro al di là di quel velo di stoffa, si spandevano nell’aria come una musica cristallina.
Sigyn a volte li osservava pensierosa mentre crescevano sani e belli: erano due bambini completamente diversi, Nari era forte e scuro di capelli, Vali era piccolo e gracile, rosso come una fiamma e col viso coperto di uno spesso strato di lentiggini. Si adoravano, si proteggevano, si sentivano felici solo quando erano insieme, consapevoli della presenza l’uno dell’altro.
A volte Sigyn pensava che, per uno strano destino, forse i suoi figli erano la trasposizione sua e del Dio degli Inganni, come avrebbero dovuto essere l’uno per l’altra se non fossero stati loro stessi.
Loki, per i bambini, era una figura alta e irraggiungibile, che raramente si rivolgeva a loro o prestava loro attenzione, e Sigyn sapeva che l’intera corte bisbigliava alle spalle della sua famiglia, credendo per Loki, le creature che aveva messo al mondo, fossero del tutto indifferenti.
Per un po’ lo aveva pensato anche lei, ma un giorno Vali era scivolato giù dal letto, un letto molto alto quando lui era ancora molto piccolo. Lei si era precipitata per afferrarlo al volo, ma non ce n’era stato bisogno: il piccolo non era atterrato sul duro pavimento in pietra e si era limitato a fluttuarne a qualche millimetro di distanza, per adagiarvisi dolcemente.
Sigyn si era guardata intorno e aveva scorto, con sorpresa, la veste verde del marito che svaniva al di là della porta per non ricomparire se non alcuni giorni dopo. Era una donna saggia e non gliene aveva mai parlato, ma da quel momento aveva anche smesso di preoccuparsi per Nari e Vali quando Loki era nei paraggi.
Man mano che i bambini crescevano, i loro caratteri andavano delineandosi e con sommo sconcerto Sigyn aveva scoperto che entrambi assomigliavano più al suo sposo che a lei. Li scopriva, a volte, a bisbigliare negli angoli bui, a complottare con sorrisi divertiti scherzi sciocchi o anche pericolosi. Si infilavano in passaggi segreti scoperti per caso e spiavano nelle camere degli altri Dei, rubavano piccoli oggetti di valore per farli ritrovare in mano all’ignara servitù, nascondevano cibo tra le doghe dei letti, in modo che il cattivo odore non facesse dormire i proprietari.
Sigyn faceva di tutto per arginare il loro potere distruttivo che, essendo bambini, esercitavano senza avere la coscienza di ciò che facevano o la prudenza di nascondere ogni traccia, ma era una battaglia persa.
Una notte – non avevano compiuto nemmeno dieci inverni – si infiltrarono ad un banchetto in onore del Dio Týr, e rubarono un piccolo barilotto di birra scura e forte. Fecero rotolare il bottino con mille precauzioni attraverso corridoi deserti, cercando di trattenere le risate che scoppiavano loro fuori dal petto, fino a raggiungere la loro stanza, vicina agli appartamenti dei genitori.
Per loro sfortuna due ore dopo fu il Dio degli Inganni e del Caos a trovarli, al posto della loro madre, sempre comprensiva.
Sigyn si sarebbe forse limitata a sgridarli e a fargli passare la sbronza spedendoli a letto, ma Loki non era certo della stessa idea.
Quando Nari gli si avvicinò, baldanzoso e barcollante, il Dio lo afferrò per i capelli, neri come quelli di Sigyn, e gli tirò indietro la testa, in modo che il bambino potesse guardarlo negli occhi.
Il sorriso di Loki non era diminuito, ma chiunque con un minimo d’intelligenza avrebbe capito che quel sorriso non avrebbe portato niente di buono. Vali, che era un poco più sobrio del fratello, comprese il pericolo in cui si trovavano e tentò una precipitosa fuga attraverso la stanza, per ritrovarsi ben presto impigliato alle tende di velluto che, magicamente, sembravano aver preso vita.
«Bene bene» disse Loki con voce dolce come il miele. «Avete passato una bella serata?»
Iniziò a camminare per la stanza, trascinandosi dietro Nari che aveva le lacrime agli occhi e non riusciva ad arginare la risata chioccia che gli saliva alle labbra, rapida quanto il singhiozzo.
«Padre...» bisbigliò Vali, districandosi dal velluto. Aveva la mente annebbiata e la stanza girava in tondo, come se lui si trovasse in sella ad un cavallo imbizzarrito.
«Non berremo mai, mai più» tentò Nari, ridacchiando nonostante il dolore al cuoio capelluto.
«Hai forse perduto quel poco di cervello che avevi, figlio? Sai chi è tuo padre? Credi forse che non sia in grado di scoprire una menzogna, benché dettata dal liquore?»
Era una frase un po’ troppo lunga e complessa per i due bambini ubriachi che osservarono gli occhi chiari del loro padre con espressioni attonite e inebetite.
«Bene» concluse Loki, «so io come farvi passare la sbronza» e con queste parole il suo sorriso si allargò enormemente.


Quando Sigyn entrò a controllare che i bambini fossero a letto e ben coperti fu con grande sorpresa che trovò la stanza illuminata da alcune candele e il suo sposo seduto su una poltrona, intento a leggere un tomo di dimensioni ragguardevoli.
La scena che le si presentò agli occhi la lasciò interdetta: fuori dalla grande finestra, esposti al fresco vento estivo e illuminati dalla luce della luna, Nari e Vali penzolavano nel vuoto, i piedi verso l’alto e la testa verso il basso.
Non le ci volle molto per comprendere la situazione, non quando scorse il piccolo barilotto di birra ormai vuoto che gocciolava ancora sul pavimento.
Si portò una mano alla bocca per nascondere il sorriso spontaneo che era sorto e, prima di chiudere la porta dietro di sé, disse: «Non far prendere loro troppo freddo.»
Loki non si degnò di risponderle, né tantomeno di guardarla: sfogliò annoiato un’altra pagina e nascose anche lui un sorriso, mentre i bambini continuavano a mugolare le loro scuse lamentose che il vento si trascinava via.


 

Note finali: come ho detto, può sembrare che Loki sia un po’ OOC, visto che punisce i figli per una birbonata che, essendo lui il Dio degli Inganni, dovrebbe più che altro compiacerlo.
La verità è che li punisce più per essere stati così scemi da farsi beccare con le mani nel sacco che per la birbonata in sé. E naturalmente lo fa anche per divertimento personale, perché, sebbene sia un padre, è pur sempre Loki.



 

Note DAVVERO finali: Orbene, ho concluso la raccolta. Un po' l'ho scritta perché amo Loki alla follia, e un po' perché mi piaceva concludere una sfida del genre in meno di due giorni.

Spero che possa piacere, e spero che qualcuno voglia darmi il suo parere anche su una sola delle storie che ho scritto.

Grazie a chiunque ha letto, è passato di qui e ha aperto la storia.
Alla prossima! 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Mitologia norrena / Vai alla pagina dell'autore: e m m e