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Autore: Northern Isa    17/11/2013    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 4
 

Roderick era così emozionato all’idea di essere finalmente uno studente di Hogwarts, in particolare un allievo di Lord Slytherin, che faticò a dormire. Quando si assopì, il suo sonno fu agitato e costellato da immagini di sé che produceva incantesimi straordinariamente potenti sotto lo sguardo meravigliato dei suoi compagni e compiaciuto del Fondatore della sua Casa. I suoi sogni si confusero e intricarono man mano che le ore notturne si avvicendavano, finché non rimasero solo accecanti lampi rossi. Quando Roderick si svegliò di soprassalto, si accorse che era stato Baldric a scuoterlo.
Il giovane Ravenclaw si mise a sedere sul letto e si grattò il petto, sbadigliando. Per qualche istante faticò a riconoscere il luogo in cui si trovava, poi però si rese conto che era nel dormitorio nei sotterranei, non in quello nella torre ovest.
«Coraggio, Roderick, è già suonata la sveglia! Dobbiamo sbrigarci ad arrivare in Sala Grande» lo istruì Baldric.
«Cosa?» balbettò l’altro. Scese dal letto come una folgore, si lavò rapidamente e si vestì ancora più in fretta.
«Possibile che tu non abbia sentito nulla?» domandò Alef, che era già vestito di tutto punto. «Quella campana infernale mi ha quasi buttato giù dal letto con i suoi rintocchi.»
Il suo gemello portò una mano alla bocca per mascherare un sorriso, poi gli altri lo raggiunsero sulla soglia della porta e scesero la scala a chiocciola che li portava in Sala Comune. Lì Roderick incontrò Lamia, con i lucidi capelli biondi legati in una treccia e una pila di libri sottobraccio.
Tutti insieme, gli allievi di Lord Slytherin giunsero in Sala Grande e si accomodarono al loro tavolo. Non appena i piatti si furono riempiti di leccornie, cominciarono a fare colazione. Superando con lo sguardo la chioma rossiccia di Ruben e quella bionda di Brayden, Roderick osservò che i posti dei Fondatori erano vuoti. Quando Lamia si accorse di ciò, disse all’amico:
«Mio padre sta preparando le cose per la lezione della tarda mattinata, di sicuro gli altri staranno facendo lo stesso.»
Roderick annuì e continuò a consumare la sua colazione. Finito di mangiare, i ragazzi si alzarono come mossi da una sola molla. Seguendo Prefetti e Capiscuola, tutti gli studenti del primo anno uscirono dalla Sala Grande, attesero che una scala smettesse di ruotare, dopodiché affrontarono i gradini. Proseguirono ancora lungo un corridoio dalle pareti ricoperte da una miriade di quadri di ogni dimensione, mentre gli occupanti dei dipinti osservavano interessati il loro passaggio. Infine giunsero davanti a una soglia di legno chiaro ed entrarono.
L’aula aveva il pavimento in pietra quasi rosata, scrittoi di legno con penna e calamaio e una bella finestra ampia dalla quale entrava un sole tiepido. Su una pedana di legno con uno scrittoio più grande di quello degli studenti, Lady Hufflepuff dava le spalle alla finestra.
«Buongiorno, miei cari ragazzi. Accomodatevi, accomodatevi tutti.»
Roderick prese posto appena dietro Lamia, con Baldric alla sua sinistra e l’allieva slavata che la sera prima aveva visto in compagnia di sua zia alla sua destra.
«Pensavo che saremmo stati solo noi!» sibilò Lamia, voltandosi verso l’amico.
«Siamo tutti gli studenti del primo anno, del resto non siamo così tanti da formare più di una classe. Tuo padre non te l’ha detto?» le rispose Roderick, gongolando per il fatto di ricoprire, per una volta, una posizione di superiorità rispetto all’amica. Lamia gli fece la linguaccia e tornò a girarsi verso Lady Hufflepuff.
«Ora che siete tutti composti, possiamo iniziare la nostra lezione. Oggi vi insegnerò i rudimenti della Trasfigurazione! Qualcuno sa dirmi di cosa si occupa questa branca della magia? Sì, giovane Ravenclaw?»
Roderick abbassò la mano e rispose:
«Tratta della trasformazione di un oggetto in un altro, dell’arte di evocarlo o di farlo sparire.»
«Molto bene!» sentenziò Lady Hufflepuff, rivolgendogli un sorriso compiaciuto. Poi la strega tornò a rivolgersi al resto della classe. «Con la lezione di oggi, vi insegnerò a trasformare degli aghi di pino in veri e propri aghi da cucito.»
Molti degli studenti, specialmente allievi di Lady Hufflepuff, si scambiarono occhiate entusiaste all’idea. La Fondatrice trasse la propria bacchetta dalle pieghe del suo lungo abito giallo zafferano e si esibì in un rapido ed elegante movimento del polso. In quella, un piccolo cumulo di aghi di pino comparve sullo scrittoio di ogni studente. Altri mormorii interessati serpeggiarono nell’aula e giunsero alle orecchie dell’insegnante, che sorrise con affabilità.
«Nei prossimi mesi anche voi imparerete a fare comparire piccoli oggetti dal nulla, ma ora non distraiamoci e occupiamoci dell’incantesimo odierno.»
La strega impugnò un ago di pino e gli puntò contro la bacchetta. Dopo un fulmineo movimento a zig-zag disse:
«Acutus!»
Immediatamente, tra le sue dita scintillò un piccolo ago d’argento.
Diverse allieve esclamarono il loro stupore, poi Lady Hufflepuff invitò tutti a imitarla e per l’ora successiva l’aula risuonò di formule declamate e strilli di chi si pungeva le dita.
«Molto bene, cari ragazzi» esclamò a fine lezione la Fondatrice. «Avete dimostrato ottime capacità! Mi raccomando, esercitatevi a lungo e duramente, e questo incantesimo diventerà per voi facile come bene un bicchiere d’acqua.»
Quando anche gli ultimi studenti furono usciti dall’aula, Ruben mugugnò:
«Accidenti, io mi sono dato da fare, ma più aghi Trasfiguravo, più ne rimanevano da trasformare.»
Il gemello rise di lui e tornò a chiacchierare animatamente con Brayden.
«Io invece sono riuscita a Trasfigurare quasi tutti i miei aghi» si vantò Lamia con un sorriso luminoso.
«Sì, e anche a far levitare i rimanenti sullo scrittoio di Ruben» le sussurrò Roderick all’orecchio. L’amica scrollò i capelli e proruppe in una risata cristallina.
Dopo la lezione di Trasfigurazione, fu la volta di quella di quella di Storia della Magia. Roderick e gli altri suoi compagni di Casa non stavano nella pelle, dal momento che il corso sarebbe stato tenuto proprio da Lord Slytherin.
L’aula in cui il Fondatore li aspettava era ampia e ariosa, così diversa dai sotterranei che aveva consacrato a sua dimora per quei mesi. Le finestre partivano dal pavimento e giungevano fino al soffitto, e i loro vetri erano aperti e protesi verso il sole come ali ghiacciate di una misteriosa Creatura Magica.
Lord Slytherin era in piedi su una pedana molto simile a quella che si trovava nell’aula di Trasfigurazione, e aveva intrecciato le dita dietro la schiena.
«Prendete posto, rapidi» ordinò appena gli studenti ebbero fatto il loro ingresso in quell’ambiente. «Vorrei i miei allievi seduti ai primi posti. Su, forza, più celeri!»
Alcuni allievi di Lord Gryffindor e di Lady Ravenclaw si scambiarono degli sguardi straniti e dovettero alzarsi dai posti che avevano occupato per spostarsi nelle retrovie.
«Grazie» disse Lamia, rivolgendosi a uno di questi, abbozzando un ironico inchino.
Lei, Roderick e i suoi compagni di dormitorio si accomodarono e Lord Slytherin si schiarì la gola.
«Oggi parleremo di alcuni eventi che videro come protagonista una delle streghe più potenti al mondo, le cui conseguenze si riverberano sui giorni nostri. Sto parlando della fondazione di Roma.»
Roderick e Baldric si guardarono con la stessa espressione scettica. Il giovane Ravenclaw aveva conosciuto la grandezza dei Romani, popolazione giunta fino alle loro terre, attraverso ciò che sua zia gli aveva raccontato. Sapeva che, sebbene le cronache babbane dell’epoca non lo riportassero, molte figure di maghi e streghe avevano avuto un ruolo determinante nella storia di quel popolo, ma non aveva letto nulla a proposito della fondazione.
«Qualcuno di voi sa da chi è stata fondata la città di Roma?»
Le mani di Lamia, di Roderick e di un paio di allievi di Lady Ravenclaw scattarono in aria, ma Lord Slytherin le ignorò tutte, tranne una.
«Sì, Roderick?»
«Da Romolo, fratello gemello di Remo. Ma, che io sappia, erano entrambi Babbani.»
La perplessità del ragazzo era evidente, ma solo quando ebbe finito la frase si rese conto che aveva sbagliato a parlare in quel modo. Non voleva infatti che il Fondatore della sua Casa pensasse che era intenzionato a mettere in discussione le sue conoscenze.
Contro le aspettative di Roderick, però, Lord Slytherin scoppiò in una risata profonda.
«Molto bene, ragazzo, hai proprio ragione. Spero che tu conosca anche la leggenda che vede come protagonisti questi due gemelli.» Roderick annuì, chiedendosi dove Lord Slytherin volesse andare a parare. Il mago continuò: «Si narra che Marte, colui che i Romani adoravano come dio della guerra, si invaghì di una sacerdotessa, Rea Silvia, e la rese madre dei due gemelli, Romolo e Remo. Naturalmente, la sacerdotessa non poteva avere figli dato che aveva fatto voto di castità, così il re suo zio ordinò che i neonati venissero uccisi. Il servitore di ciò incaricato si impietosì e non riuscì a portare a termine il compito, così abbandonò i bambini sulla riva del fiume Tevere. Qui, sempre secondo la leggenda, furono trovati da una lupa, che si prese cura di loro e li salvò da morte certa. Vedete, qui la leggenda corrisponde a verità, tranne per un particolare: quella lupa non era una semplice fiera, era un Animagus.»
Gli studenti sgranarono gli occhi, sorpresi. Buona parte di loro, prima di giungere a Hogwarts, aveva ricevuto un’istruzione molto simile a quella di Roderick, ma nessuno aveva sentito parlare di un Animagus legato alla fondazione di Roma.
«Si chiamava Salvia, ed era una strega dai grandi poteri. Come studierete più avanti, non sono molti i maghi o le streghe capaci di diventare Animagi. Inoltre Salvia era anche una Veggente: anni prima, aveva profetizzato che uno dei due figli di Rea Silvia avrebbe cambiato il destino del mondo, ma non aveva visto quale. Quando i neonati furono abbandonati, Salvia corse in loro aiuto e si prese cura di loro. Come vedete, un semplice Babbano non avrebbe potuto fondare il regno, che poi si trasformò in una Repubblica e dopo ancora in un Impero che dominò il mondo. Senza l’intervento della strega Salvia, nessuno avrebbe mai sentito parlare di Romolo e di Roma.»
La lezione di Lord Slytherin proseguì ininterrottamente, accolta da un attento silenzio che sarebbe stato totale senza il rumore del grattare delle penne sulle pergamene. Quando il Fondatore finì di parlare, Roderick aveva riempito un intero rotolo di appunti. Il mago diede agli allievi il permesso di alzarsi.
«Voglio che impariate bene la lezione per la prossima volta che ci vedremo perché sicuramente interrogherò.»
Con queste parole, Lord Slytherin uscì dall’aula con un turbinio del suo mantello scuro.
«Diamine, l’avreste mai detto?» domandò Alef ai suoi compagni di dormitorio una volta che anche loro furono nel corridoio.
«Che mio padre era così severo? Ebbene sì, lo conosco da parecchio tempo» rispose Lamia, caricandosi del peso della sua borsa e strappando un sorriso ai gemelli.
«No, voglio dire di Salvia. Non avevo idea che una strega fosse coinvolta nella fondazione di Roma!»
Gli altri annuirono, Roderick stesso era alquanto perplesso. Sapeva tante cose su Roma e su quel grande Impero che aveva dominato il mondo fino a pochi secoli prima, ma quella versione della storia per lui era una novità. Il che gli confermò che Lord Slytherin doveva essere davvero un grande mago per conoscere tutte quelle cose.
 
Gli allievi di Lord Slytherin consumarono un lauto pasto in Sala Grande, dopodiché avevano circa tre ore libere prima delle lezioni pomeridiane. I gemelli Uchelgais ne approfittarono per andare in esplorazione all’interno del castello, mentre Brayden annunciò che sarebbe andato in Guferia per spedire una lettera. Roderick, Baldric e Lamia rimasero in Sala Comune.
«Non sarebbe meglio iniziare a studiare la lezione di Lord Slytherin?» azzardò Ravenclaw.
Baldric, che era mollemente adagiato su uno dei divani neri, mosse pigramente un piede nella sua direzione.
«Non ci penso proprio, abbiamo già studiato abbastanza per oggi.»
«Si direbbe quasi che non siate abituato a far lavorare il cervello, barone» lo canzonò Lamia.
Baldric, per nulla offeso, si sedette con maggiore compostezza e sfilò la bacchetta dai calzoni.
«Ho passato un sufficiente numero di anni ad ammuffire sui libri, Lady Slytherin, grazie. Se proprio dobbiamo studiare, preferisco esercitarmi con l’incantesimo che abbiamo imparato oggi a Trasfigurazione.»
Fu così che i tre, un po’ esercitandosi, un po’ scherzando, trascorsero il tempo che li separava dalla lezione successiva. Dopodiché si recarono nel parco, dove si sarebbe tenuta la lezione di Cura delle Creature Magiche.
Attraversando la distesa d’erba verde che costeggiava i giardini di Lady Hufflepuff, gli studenti vennero travolti da una sinfonia di straordinari profumi così dolci da rischiare di stordirli. Superarono la casa del guardiacaccia Keepwood e giunsero al limitare della Foresta Proibita. Lì trovarono Lord Gryffindor ad attenderli. Il mago indossava una casacca bruna e un cinturone di cuoio come gli stivali e i guanti alle estremità delle braccia nerborute. Un leggero alito di vento smuoveva i suoi capelli castani, lunghi fin sotto le orecchie.
«Buon pomeriggio, studenti» esordì, incrociando le braccia sull’ampio petto. «Venite tutti intorno a me, così potrete vedere la creatura che sarà l’oggetto della nostra lezione.»
Lamia, Roderick e gli altri allievi di Lord Slytherin si fecero largo tra gli altri studenti. Lord Gryffindor chiamò Keepwood e questi giunse poco dopo con una gabbia di legno tra le mani, nella quale era appollaiato un uccello nero, il cui piumaggio, se colpito dai raggi del sole pomeridiano, mostravano dei riflessi verdastri. Alla vista di quella creatura, alcuni studenti si tirarono indietro.
«Ma… Lord Gryffindor!» chiamò Brayden nervosamente. «È un Augurey!»
«Bene, onore agli studenti del signore della cordialità, Lord Slytherin» esclamò l’insegnante con un sorriso franco sul volto.
Brayden storse il naso, segno che non aveva gradito la presa in giro, seppur bonaria, del Fondatore. In ogni caso non disse nulla, ma continuò a guardare l’uccello che li fissava con aria smarrita dalla gabbia nelle mani di Lord Gryffindor.
«Vi chiedo perdono» continuò l’allievo di Lord Slytherin, «ma quell’uccello porta sfortuna!»
Lord Gryffindor proruppe in una sonora risata.
«Che ridicolaggine è mai questa? Questo Augurey non è un portatore di morte, ma di pioggia. E ora, se vorrete finirla con le sciocche superstizioni e avrete la bontà di ascoltare cosa ho da dirvi, vi spiegherò perché.»
Offeso a morte, Brayden distolse lo sguardo dal mago e prese a scavare nella sua borsa. Per tutta la durata della lezione non sollevò il naso dal rotolo di pergamena che ne aveva tratto, anche se Roderick aveva notato che non vi aveva scritto sopra neanche una sillaba.
La lezione di Lord Gryffindor fu interessante e a suo modo avvincente, ma Roderick cercò di non godersela troppo perché lui, come gli altri suoi compagni di Casa, non aveva dimenticato il modo con cui il mago aveva canzonato Lord Slytherin.
Terminate anche le due ore di Cura delle Creature magiche, gli studenti del primo anno di Hogwarts rientrarono al castello che il sole aveva appena iniziato a tramontare. Nel suo dormitorio, Roderick si diede una ripulita e si cambiò per la cena. Quando scese in Sala Grande, si accorse che i suoi compagni di Casa erano già seduti al loro tavolo. Il ragazzino sventolò così una mano nella loro direzione, ma non fece in tempo ad avanzare di un passo che una figura slanciata gli si parò davanti.
«Allora, nipote, com’è andato il primo giorno di lezione?»
Rowena sorrideva, ma una piccola ruga tra le sopracciglia rivelava che non fosse totalmente serena.
«Bene, zia» rispose Roderick, continuando a lanciare occhiate nervose in direzione dei suoi amici, «ma forse adesso non dovrei parlare con voi. Sono un allievo di Lord Slytherin…» Il solco tra le sopracciglia di Rowena si approfondì, così il nipote si affrettò a specificare: «Non vorrei che i miei compagni pensassero che voi mi privilegerete nei vostri corsi per via della nostra parentela.»
Rowena esitò un attimo e fece scoccare la lingua.
«D’accordo, potresti avere ragione. Ma abbiamo trascorso la giornata totalmente separati e vorrei conoscere le impressioni di mio nipote sul primo giorno di studi. Al termine della cena, ti aspetterò in torre ovest prima che tu torni nei sotterranei.»
Senza attendere una risposta, la strega gli voltò le spalle e andò a sedersi al tavolo con gli altri Fondatori, mentre Roderick raggiunse i suoi compagni di Casa.
Terminato di cenare, il ragazzino si alzò, ma non rivelò agli amici dove stesse andando. Giunse in torre ovest il più rapidamente possibile – nonostante Pix, attraversando il suo cammino, avesse fatto cadere alcune armature, sperando che il custode Humble lo incolpasse, ma ciò era accaduto in danno dell’allieva slavata di sua zia – e raggiunse Rowena nella sua stanza.
«Allora? Raccontami tutto!»
Con un po’ di riluttanza, Roderick iniziò il suo resoconto. Man mano che parlava, però, acquisiva sempre maggiore scioltezza, che si trasformò in autentico entusiasmo quando raccontò della lezione di Lord Slytherin.
«Cosa?» lo interruppe Rowena quando Roderick aveva iniziato a parlare di Salvia. «Cosa ha detto, Lord Slytherin?»
Roderick strabuzzò gli occhi e Rowena continuò, quasi parlando a se stessa:
«Il fatto che quella lupa fosse un Animagus è una teoria minoritaria! La maggior parte degli storici sostiene che si trattò solo di una leggenda.»
«Ma le leggende hanno sempre un fondo di verità!» si oppose Roderick.
«E questo chi te l’ha detto? Lord Slytherin? Quell’uomo vuole solo dimostrare a tutti i costi che maghi o streghe hanno permesso il venire ad esistenza dell’Impero più grande del mondo…»
Rowena si interruppe, nonostante la sua espressione rimanesse scettica. Considerando quanto fosse prudente e ragionevole la zia, Roderick immaginò che dovesse essersi accorta che criticare un suo collega dinanzi a un allievo non era la mossa più saggia da fare. Dopo qualche istante, la Fondatrice addolcì l’espressione.
«Va bene così, Roderick, non preoccuparti. Sono contenta che le lezioni abbiano catturato il tuo interesse. Ora vai, altrimenti farai tardi. Buonanotte, ci vediamo domani.»
Roderick si allontanò rapidamente dalla torre ovest, sperando di arrivare in Sala Comune abbastanza presto da trovare i suoi amici ancora alzati.





NdA: come ho già iniziato a delineare negli scorsi capitoli, gli studenti di Hogwarts non sono ancora tantissimi, perciò tutti quelli del primo anno, senza distinzione alcuna, riescono comodamente a seguire una lezione insieme. Sono i Fondatori a fare lezione.
La lezione di Salazar l’ho totalmente inventata, volevo mettere in evidenza fin da subito il suo razzismo. Salvia è un nome che derivato dal latino “salvus” per ricordare come ha salvato i gemelli. Ho pensato inoltre che i personaggi della mia storia, vivendo qualche secolo dopo la caduta di Roma, vedessero quell’impero come la cosa più figa del mondo (del resto nel Medioevo c’era il culto di ciò che era romano, in particolare del diritto).
Spero che questo capitolo non sia noioso. Ho voluto dare uno sguardo all’organizzazione delle lezioni di Hogwarts visto che non mi ci concentrerò più avanti, inoltre volevo dare un po’ di spazio ai tre Fondatori che finora sono stati un po’ nell’ombra. Con la lezione di Salazar, ho voluto mostrare un aspetto un po’ manipolatore di lui che sarà importante più avanti, inoltre la reazione di Rowena getta qualche semino di quella discordia tra i Fondatori che si verificherà nel prosieguo della storia.
   
 
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