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Autore: Astrea_    17/11/2013    7 recensioni
“Tu e tuo fratello dovete avere sicuramente un magnifico rapporto se una sua sola telefonata è capace di renderti così tranquilla!”, commentò poi Allie, facendosi più vicina.
Le sorrisi, annuendo con fare convinto.
“Lo adoro.”, confessai con un filo di voce, poi con la mano le feci segno di sedersi accanto a me.
Così, senza neppure sapere esattamente come o perché, io ed Allie iniziammo a parlare delle nostre vite.
-Tratto dal primo capitolo-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nobody compares to you.

 

Sorrisi al suo ennesimo complimento ed immediatamente percepii una sensazione di calore propagarsi sul viso, colorando di un rosso scarlatto le guance.
Io e Niall avevamo appena terminato di mangiare il dolce. Pochi giorni prima, infatti, mi aveva proposto di cenare insieme a casa sua, così quella sera aveva cucinato e preparato tutto nei minimi dettagli. Niall aveva ricreato un'atmosfera calda ed accogliente, preoccupandosi persino di accendere delle candele profumate in soggiorno. Quando ero arrivata lo avevo trovato ancora con il grembiule indosso e la cucina cosparsa di pentole, ciotole e salse. Si era scusato per il disordine, ma poi in un attimo era riuscito a sistemare tutto. La cena era stata a dir poco squisita e la dedizione con la quale si era adoperato per realizzarla le donava un tocco magico. Avevo riflettuto più volte sul fatto che Niall non mi avesse semplicemente invitata a uscire o a cena in un ristorante elegante, ma a casa sua e ciò rendeva tutto molto più intimo. Ero lusingata dal suo interesse e dalla sua voglia di rendermi partecipe della sua vita in ogni modo possibile, partendo proprio dalla quotidianità, ma al contempo ero completamente spaventata da ciò.
Non mi sentivo affatto pronta ad affrontare una storia tanto seria e coinvolgente con Niall. Il mio timore era dato dalla consapevolezza di non poter ricambiare, almeno non in egual misura, l'intensità dei sentimenti che ci legavano.
Percepivo chiaramente che era Niall che di giorno in giorno si propinava affinché la mostra relazione non si scalfisse, mente io divenivo sempre più parte passiva.
"Niall, smettila di versarmi altro vino.", lo ammonii con voce carezzevole quando notai il mio bicchiere riempirsi nuovamente di un liquido di color rosso mogano.
"Andiamo, questo sarà appena il terzo bicchiere.", constatò lui regalandomi un sorriso tanto ampio che mi fece sciogliere all'istante.
I suoi occhi azzurri erano particolarmente vivaci quella sera, esprimevano un'innata vitalità e felicità e per un attimo pensai che potessi essere io la ragione di ciò.
Il mio cuore perse un battito a quell'eventualità.
Fui scossa da una profonda fitta che mi colpì al petto, straziando ed attanagliando il cuore. La mia storia con Niall era basata su una mancata verità, una bugia, un evento, o una persona, che volutamente gli avevo tenuto nascosto per non farlo soffrire inutilmente.
Sapevo che con Harry non avrei mai avuto la possibilità di creare una relazione stabile e duratura, sapevo che non avrei mai avuto un attimo di tranquillità, sapevo che lui non era Niall.
Mi vergognai nel concepire, anche se solo come pensiero, da quanta codardia fossero state dettate le mie scelte.
"Voglio sapere tutto di te.", esordì facendo un mezzo giro sullo sgabello sul quale era seduto.
Poggiò i gomiti sul legno chiaro della penisola e si sporse in avanti, giungendo ad appena una spanna dal mio viso.
Puntai lo sguardi sulle mie ginocchia, imbarazzata da quella sua richiesta.
"Tu ormai sai tutto di me, mentre io a stento so come si chiamano i tuoi genitori.", spiegò con voce giocosa.
Prese la mia mano destra e subito la intrecciò alla sua, mentre con l'altra mi costrinse ad alzare il volto facendomi nuovamente incontrare l'azzurro dei suoi occhi.
"C'é davvero poco da sapere sul mio conto.", provai a dire scrollando le spalle e sorridendogli appena.
Sperai che il mio patetico tentativo di sviare la conversazione andasse a buon fine, ma ebbi la conferma contraria quando vidi lo sguardo di Niall assottigliarsi pericolosamente.
"Com'era la tua vita a Doncaster?", mi chiese ad un soffio dalle mie labbra.
Trattenni il respiro a quella sua domanda. Non mi piaceva parlare del passato, non avevo mai gradito dover ricordare gli anni appena trascorsi a studiare e compiacere i miei genitori. Esitai prima di rispondere e lui parve notarlo. Portò una mano sulla mia guancia e la accarezzò dolcemente, infondendomi sicurezza e tranquillità. Era sorprendente constatare quanto un suo semplice tocco potesse positivamente influire sul mio corpo.
"Insomma, sono solo curioso e tu non ne parli mai.", si giustificò piegando le labbra in un sorriso gentile.
Mi scostai leggermente, per creare una maggiore distanza tra i nostri volti, poi presa da un impeto di panico afferrai il bicchiere ricolmo di vino e ne bevvi un sorso, illudendomi che sarebbe stato sufficiente a disinibirmi.
"Sono sempre stata una tipa studiosa.", sbottai tutto d'un tratto, convinta che una confessione lampo mi avrebbe aiutata ad uscire illesa dal tuffo nel passato.
"Seguivo lezioni di pianoforte e danza, per qualche tempo ho fatto anche equitazione, ma con scarsi risultati.", raccontai senza soffermarmi su alcun tipo di particolare.
Niall sorrise, incitandomi a continuare sullo sguardo.
"Ero nella redazione del giornalino scolastico, mi occupavo prevalentemente della sezione dedicata alla cultura. Adoravo fare fotografie e recensire spettacoli teatrali e musical.", ricordai.
Mille immagini mi offuscarono la vista, costringendomi ad immergermi in quella serie di ricordi.
Non era piacevole ricordare, non ero mai stata soddisfatta della mia vita, seppur l'avessi sempre accettata senza mai preoccuparmi di volerla cambiare.
Ciò che mi aveva sempre intrappolata in quella posizione di stallo era la sicurezza a la stabilità su cui essa si fondava. Avevo sempre avuto paura dell'ignoto, delle novità e forse proprio per questo Harry era riuscito ad incantarmi con quel suo fascino imprevedibile.
"E i tuoi amici?", mi domandò ingenuamente Niall.
D'istinto spostai lo sguardo sul quadro appeso alla parete alle sue spalle, focalizzando la mia attenzione su altro, come se ciò bastasse a lenire le ferite che quella domanda aveva rievocato.
"Non sono mai stata particolarmente socievole. I miei genitori erano iscritti ad un club e partecipavano praticamente a tutti gli eventi, quindi alla fine si era creata una specie di comitiva.", spiegai ed ancora una volta la mia mente fu invasa da una serie di fotogrammi, istanti passati di vita. C’erano tutti, seduti in cerchio al solito tavolo per una di quelle noiose e subdole cene a cui erano costretti a partecipare.
C'era Kate, la figlia del collega di mio padre, concentrata a sistemare la sua acconciatura, controllando il suo aspetto attraverso l'immagine che un piccolo specchio che teneva nascosto in una mano le rifletteva. C'era William che raccontava della sua ultima corsa in sella alla moto appena acquistata con i soldi della sua paghetta mensile e c'era Edward intento a mandare messaggi con il suo cellulare appena entrato in commercio che già pianificava il prossimo incontro con la fidanzata di suo fratello. Lydia, invece, si limitava a criticare qualsiasi cosa entrasse nel suo raggio visivo, sorridendo con fare altezzoso e sprezzante, mentre Thomas beveva ormai il decimo bicchiere di vino bianco. Jasmine fissava il suo piatto, ancora ricco di pietanze che non erano state minimamente toccate. Quella sera, esattamente come tutte le altre, non avrebbe mangiato nulla e nessuno di noi le avrebbe fatto domande. Riuscivo ancora a ricordare distintamente il suo corpo ormai scheletrico, gli occhi scavati, le guance sciupate, lo sguardo assente, ma terrorizzato, i lineamenti tesi, preoccupata dalla possibilità che qualcuno si accorgesse di lei. Poi c'era George con le sue camicie che contenevano a stento i suoi pettorali, pronto a cogliere qualsiasi pretesto pur di vantare i suoi evidenti muscoli, frutto di anni di allenamento come quarterback della squadra di football della scuola. Ed infine c'era Wilke che attendeva in trepidazione che la serata volgesse al termine per poter raggiungere il bar presso il quale giocava ripetutamente a poker, spesso perdendo molto più di quanto riuscisse a vincere, tanto che una volta era stato costretto a dover rubare dei soldi dal portafogli del padre per poter saldare i debiti che si erano accumulati a causa delle sue sconfitte. Agli occhi estranei delle persone eravamo perfetti, ricchi, giovani e felici, ma in realtà eravamo solo un mucchio di ragazzini viziati, viziosi ed egocentrici, ognuno concentrato sul proprio inconfessato bisogno di essere notato, ascoltato e compreso, ognuno bisognoso di affetto, quell'affetto la cui mancanza non poteva in alcun modo essere sopperita dai soldi.
Non li avevo più sentiti da quando ero partita, nessuno di loro.
"Ero un'assidua frequentatrice della biblioteca comunale, chiamavo tutti gli assistenti per nome ed avevo persino una poltrona riservate esclusivamente alla sottoscritta.", continuai riprendendo il filo del discorso.
"E in quanto a ragazzi?", mi chiese lasciandomi del tutto spiazzata.
Quando avevo iniziato a raccontargli di com'era la mia vita non avevo capito che in realtà il suo intento era fare chiarezza sulle mie esperienze sentimentali.
Presi un respiro profondo e strinsi forte la mano destra in un pugno, mentre con lo sguardo vagano su tutta la cucina.
Non volevo ammettere quanto nuovo per me fosse questo ambito e, soprattutto, volevo accuratamente evitare la questione dei rapporti intimi.
Lui non preferì parola, probabilmente in attesa che trovassi il coraggio per proseguire.
Non aveva cambiato domanda e da ciò recepii che non aveva affatto intenzione di sviare il discorso.
Del resto era comprensibile. Niall mi aveva raccontato ogni cosa del suo passato, dalla sua prima insufficienza alla sua prima ragazza, mentre io mi ero sempre limitata ad ascoltarlo. Era curioso e non potevo di certo biasimarlo per questo.
"Solo uno.", confessai sincera solo in parte.
Era chiaro che mi stessi riferendo ad Harry, ma preferii omettere quel dettaglio.
"Ne eri innamorata?", domandò dopo una manciata di secondi, avendo intuito che non avrei aggiunto altro di mia spontanea iniziativa.
Trattenni il fiato per un istante che mi parve interminabile, cercando una risposta a quel semplice quesito che tanto mi aveva spiazzata. Non fui in grado di fornirgli una risposta immediata.
Harry era la persona più irritante che conoscessi, l'unica capace di farmi innervosire con una sola battuta, di farmi perdere il controllo, di tirar fuori l'Elizabeth meno riflessiva e gentile, quella più sfacciata e trasgressiva. Odiavo quanto e come  riuscisse ad influire con i suoi atteggiamenti sul mio umore e sulle reazioni del mio corpo. Era stato sufficiente un suo sguardo per far accelerare il mio battito cardiaco, un suo tocco per farmi fremere e tremare come una foglia, un attimo per far colorire le mie guance di un rosso porpora imbarazzante.
Ogni qualvolta si era avvicinato a me, avevo percepito una strana sensazione attanagliare il mio stomaco, faticavo a rimanere lucida e respirare diveniva un'impresa di difficile attuazione.
Ma, infondo, io non sapevo cosa significasse essere innamorati. Mia nonna mi aveva sempre detto che, quando lo sarei stata, lo avrei capito, magari semplicemente guardando negli occhi del presunto ragazzo o abbracciandolo forte tra le mie braccia.
"No, non credo.", mormorai incerta.
Niall sembrò tirare un sospiro di sollievo, forse rallegrato dalla certezza di poter essere il primo.
Cercò il mio sguardo e mi regalò un accogliente e caldo sorriso non appena i nostri occhi si incontrarono.
Tuttavia, non riuscii a ricambiare tutto l’affetto che nutriva nei miei confronti e che trapelava da quel piccolo gesto.
Rimasi immobile a fissarlo, concentrandomi sui lineamenti del suo viso, mentre il senso di colpa dilagava in me.
Lui si avvicinò fino a far sfiorare dolcemente i nostri nasi, poi poggiò le sue labbra umide sulle mie, ancora inumidite dal vino.
Fu nell'esatto momento in cui le nostre lingue si incontrarono che, per la prima volta, fui totalmente sicura di star commettendo un errore.
Avrei dovuto dirgli la verità, avrei dovuto raccontargli di quando a Natale io ed Harry ci eravamo frequentati e di quando, appena una decina di giorni fa, ci eravamo nuovamente baciati.
Ero stata una codarda a tentare di omettere l'accaduto con ogni espediente possibile e nel farlo avevo inequivocabilmente ferito anche Harry.
Mi scostai, indietreggiando di poco per poter interrompere il bacio.
Niall sorrideva ancora, mentre percepii il mio volto incurvarsi in un'espressione crucciata e preoccupata.
Lo avrei fatto soffrire, ma meritava di sapere la verità, meritava di sapere quanto squallida fosse stata la sua ragazza.
"Devo dirti una cosa.", sussurrai a denti stretti.
Il suo viso repentinamente si trasformò in una maschera di tensione ed insicurezza, aveva la forte corrugata e gli occhi arricciati.
Pensai ad un modo per rendere la notizia meno shockante e, soprattutto, meno dolorosa.
Avrei potuto iniziare un discorso per prepararlo adeguatamente, oppure confessare di punto in bianco.
Temevo, tuttavia, che se avessi iniziato a parlare, vedendo la sua espressione delusa e rattristata, mi sarebbe venuto meno il coraggio di concludere ciò che avevo in mente di fare, così in un attimo optai per la seconda soluzione.
"Ho baciato Harry.", dichiarai con un filo di voce e li sguardo puntano sul pavimento per la vergogna.
Di sottecchi vidi Niall sgranare gli occhi sbigottito da quella rivelazione.
Rimase in silenzio per qualche secondo, o forse si trattava di minuti.
Avevo completamente perso la percezione dello scorrere del tempo. Aspettavo una sua reazione, delle grida, una sfuriata, ma lui continuava a prendere tempo per metabolizzare le mie parole.
"Quando?", chiese in un ringhio, mentre faceva scivolare una mano tra i suoi corti capelli biondi.
Strizzai gli occhi, consapevole che non avrebbe gradito affatto la risposta che stavo per dargli.
"Più di una volta, l’ultima la mattina dopo il concorso.", mormorai.
Un tonfo risuonò tra le pareti della stanza e, nonostante non lo avessi visto, capii che Niall aveva appena sferrato un pugno sul muro alle sue spalle.
"Va' via.", mio ordinò con voce graffiata.
Alzai il volto, per cercare il suo.
Niall era in piedi, con un braccio si reggeva alla parete. Aveva il capo recinto verso destra, il suo sguardo era assorto nel vuoto.
Il suo volto era furente, i suoi lineamenti tesi e duri.
"Niall, mi dispiace, io...", provai a dire, ma fui interrotta.
"Ho detto che devi andartene.", ripeté e nei suoi occhi colsi agitazione.
Stava cercando di trattenere i suoi istinti.
Scossi lievemente il capo e mi alzai, poi mossi qualche passo in sua direzione.
Non volevo lasciarlo solo in un momento come quello. Era un ragazzo giudizioso e responsabile, non avrebbe mai fatto sciocchezze neppure in simili circostanze. Tuttavia, mi sentivo colpevole e lo ero per davvero. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di alleviare il suo dolore.
"Non l'ho programmato, mi dispiace così tanto.", mi scusai provando ad avvicinare una mano al suo braccio.
Lui la scansò con un gesto violento e brusco per poi superarmi con una leggera spallata.
Camminava con ampie falcate per la stanza, da un estremo all'altro senza sosta alcuna. Aveva incrociato le braccia al petto, ma poco dopo le aveva liberate da quella castigante posizione ed aveva iniziato a muoverle freneticamente.
Sospirai, indecisa su ciò che avrei dovuto fare. Da un lato volevo provare a dargli una spiegazione che, seppur banale, avrebbe potuto fargli comprendere quanto realmente il nostro rapporto fosse importante per me. Dall'altro, invece, immaginavo quanto desiderasse rimanere da solo in quel momento, così da poter riflettere in modo più lucido.
Mi mordicchiai il labbro, pensando alle parole più opportune.
"Niall.", lo richiamai flebilmente.
Lui si voltò di scatto, puntando i suoi occhi azzurri pieni di rabbia nei miei.
"Va' via!", urlò facendomi sussultare per lo spavento.
Non lo avevo mai visto tanti adirato e per un attimo temetti una sua reazione.
Annuii, senza riuscire a replicare in alcun modo.
Racchetai tutte le mie cose, seguita perennemente dal suo sguardo accusatorio e denigratorio, avvolta da un'inquietante e silenziosa atmosfera, poi senza aggiungere altro mi avviai in direzione della porta.
"Allora ciao. ", lo salutai.
Niall non rispose, ma prima che la porta si richiudesse alle mie spalle fui scossa da un assordante tonfo. 
Mi precipitai giù per le scale, poi corsi in strada con urgenza, quasi come se allontanarmi da quel posto fosse stato sufficiente a dimenticare tutto quello che era successo a causa mia. Avevo ferito Louis, avevo tradito Niall ed allontanato Harry solo per la paura dell’intensità del sentimento a cui ancora non avevo dato un nome che ci legava. Il mio corpo tremava, il petto si alzava ed abbassava ad un ritmo veloce, ma non regolare, gli occhi pizzicavano e delle lacrime cadevano copiose sul mio viso.
Il cielo era ormai buio, illuminato solo dalla luce di qualche lampione, posti ad ampi intervalli sul marciapiede che costeggiava la carreggiata.
Volevo andar via, scappare, fuggire. Accelerai il passo, procedendo lungo quella via che conoscevo ben poco.
Non sapevo cosa fare, dove andare, chi chiamare. Continuavo a camminare con passo veloce ma incerto, combattendo contro me stessa per reprimere i singhiozzi che il pianto causava.
Con una mano asciugai una guancia, ormai bagnata, poi passai agli occhi.
Vagai senza meta, guidata dal mio istinto, fino a quando non mi ritrovai in un quartiere che conoscevo vagamente. Non sapevo di quanto mi fossi allontanata da quella casa, o quanto tempo fosse trascorso. Infreddolita, iniziai a vagare con lo sguardo tra le varie strutture che si ergevano ai margini della via, cercando in ognuna di esse qualcosa di familiare che mi avrebbe permesso di identificarle e, di conseguenza, di orientarmi. Avevo letto il nome della strada ad un incrocio, ma non ricordavo di esserci già stata. Ad un tratto scorsi un’insegna che lampeggiava nel buio ed immediatamente riconobbi un locale, una gelateria, dove Louis mi aveva portata prima delle vacanze di Natale. Mi fermai all’istante e, senza pensare, mi trovai a compiere l’ennesimo gesto automatico. Estrassi il cellulare dalla borsa e cercai nella rubrica un numero che in realtà conoscevo a memoria, ma che in quel momento non avrei mai potuto ricordare.
Sussultavo ad ogni squillo, pregando che rispondesse, ma spaventata allo stesso tempo.
“Si?”, esordì una voce assonnata dall’altro capo del telefono.
Nel riconoscerlo scoppiai in lacrime, riscoprendomi incapace di contenere l’angoscia e la sofferenza che avviluppava la mia mente ed il mio cuore.
“Lizzie, sei tu?”, mi chiese apparentemente preoccupato.
Neppure quella volta fui in grado di fornirgli una risposta, al contrario i miei singhiozzi si fecero più profondi e rumorosi.
“È successo qualcosa? Lizzie, parla! Sono preoccupato!”, esclamò e nel suo tono era evidente un forte stato di agitazione.
“Louis, sono davanti a quella gelateria vicino casa di Niall.”, riuscii a dire, nonostante la mia voce fosse rotta da continui sussulti. “Mi vieni a prendere?”, chiesi con tono supplichevole.
“Non muoverti, arrivo.”, mi ordinò prima di riagganciare.
Mi accostai alla saracinesca di metallo del locale esitando ad ogni passo, quasi ne avessi paura. Con cautela mi accasciai a terra, portai le ginocchia al petto ed avvolsi le braccia intorno ad esse. Chiusi gli occhi, lasciando poi cadere la testa in avanti ed attesi l’arrivo di mio fratello.
“Lizzie, piccola, che ti è successo?”, mi sentii chiamare da una voce stranamente troppo vicina.
Le mie spalle furono avvolte da delle braccia calde, infondendomi tranquillità e sicurezza.
Alzai di poco il volto, il necessario per poter guardare negli occhi mio fratello.
Ancora una volta avevo perso la cognizione del tempo, ma fui lieta di vedere il suo volto. Aveva il viso preoccupato, un’espressione apprensiva, ma dolce e non era arrabbiato con me.
D’istinto ricambiai l’abbraccio, stringendolo forte la mio petto ad inspirando il suo dolce profumo, mentre altre lacrime solcavano le mie guance.
“Scusa Lou, scusami.”, sussurrai quasi sul suo collo.
“Va tutto bene, va tutto bene.”, mormorò mentre mi accarezzava dolcemente i capelli.
Strinsi forte la sua maglietta nella mia mano destra, incapace di fermare i singhiozzi.
“Sono stata una stupida irresponsabile.”, mi accusai. “Ho ferito Niall ed Harry ed ho deluso te.”, riuscii a dire prima di essere travolta nuovamente dal pianto.
Louis continuava ad accarezzarmi, inginocchiato davanti a me, e mi stringeva forte a lui, trasmettendomi con quei gesti il suo affetto.
“Ho detto a Niall di Harry.”, spiegai.
Lo sentii sospirare prima di aumentare la stretta intorno al mio corpo.
“Vedrai che sistemeremo tutto.”, mi rincuorò. “Ora però andiamo, forza.”, mi esortò alzandosi in piedi per poi porgermi una mano.
Non ero per nulla convinta delle sue parole, ma in quel momento volevo solo tornare  a casa, così la afferrai e raggiungemmo la sua auto, poi mise in moto e mi riaccompagnò al campus.

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Angolo Autrice
Salve a tutti!!:D Com'è andato il fine settimana??
Io mi ero riproposta di studiare, ma poi sono finita a vagare per efp per tutto il pomeriggio!!xD
Comunque, ecco qui il nuovo capitolo!!:D Finalmente Lizzie si decide a fare qualcosa!
Quante di voi aspettavano con ansia questo momento??:D:D
E ne approfitto per rinnovare i miei auguri per giu_giu_
, anche se in vergognoso ritardo!!
Allora, grazie mille a tutte quelle persone che seguono, preferiscono e ricordano!!!<3
Grazie a chi legge e, soprattutto, grazie a quelle magnifiche persone che con i loro commenti
mi hanno resa ultra-mega-felice!!!<3 Thanks girls!!!*.*
Bene, bene... per ora credo sia tutto!:D
Nel prossimo capitolo, piccolissima anticipazione, cercheremo di risolvere alcune questioni e...
beh, diciamo che ho lasciato spazio al mio lato, che solitamente non emerge quasi mai, più zuccheroso...xD
Vabbè, fatemi sapere cosa ve ne pare!!:D
Ah, e se avete un po' di tempo mi farebbe davvero molto piacere sapere cosa ne pensate di Skins, altra storia che sto scrivendo!:D
Alla prossima!:*
                                                         Astrea_



  
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