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Autore: Leana    17/11/2013    7 recensioni
Se esistono i vampiri e i licantropi, perché non possono esistere anche le streghe?
Una delle prime regole per poter usare i propri poteri era quella di essere concentrate. Lasciarsi travolgere dalla rabbia, o dalla paura, non portava mai a niente.
In quel caso, il mio sesto senso mi diceva di stare in allerta, come se nelle vicinanze si trovasse un pericolo.
E fu allora che lo vidi.

Momentaneamente in sospeso
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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“Bella!” mi sentii chiamare dal piano di sotto.
 
Quello che avevo appena visto non aveva nessun senso logico, eppure doveva essere vero.
 
Non sapevo quanto tempo era passato da quando avevo lasciato Edward perché quel tipo di magia faceva perdere facilmente la cognizione del tempo, così recuperai la giacca, e tornai di sotto.
 
“Se la metti subito in lavatrice non dovrebbe rimanere nessuna macchia” dissi porgendogliela, ma facendo attenzione a non avvicinarmi troppo per precauzione.
 
“Grazie”
 
“Credo che sia il caso che tu vada” mormorai evitando il suo sguardo per non fargli capire che ormai sapevo tutto.
 
Non mi interessava di apparire sgarbata, a quel punto volevo solo che uscisse da casa mia il prima possibile.
 
“Si, beh… ci vediamo domani” disse lui avviandosi verso la porta.
 
Non lo accompagnai, rimanendo ferma in fondo al corridoio.
 
“Certo, a domani” lo salutai sforzandomi di sorridere.
 
Appena uscì, lascai andare il respiro che nemmeno mi ero accorta di trattenere, e mi appoggiai con le spalle al muro.
 
Avevo ancora davanti agli occhi grandi macchie rosse. Mi si era chiuso lo stomaco, e la nausea si faceva sempre più forte.
 
Presi dei respiri profondi dal naso, cercando di non farmi prendere dal panico.
 
Reggendomi al corrimano delle scale, salii al piano di sopra, e tornai in camera mia chiudendo la porta a chiave. Mi assicurai che anche la finestra fosse chiusa, e dopo aver tirato le tende, mi sedetti ai piedi del letto, prendendomi la testa tra le ginocchia.
 
In quel momento, mi tornarono in mente le parole di mia madre: mi aveva messa in guardia, e io non l’avevo ascoltata, o almeno, non l’avevo presa sul serio.
 
I vampiri non esistono, mi disse la mia testa.
 
Nemmeno le streghe dovrebbero esistere, gli risposi.
 
E poi, Edward era l’unico o c’era qualcun altro?  I suoi genitori lo sapevano?
 
Non avevo modo di trovare una risposta a nessuna delle mie domande. Non esistevano libri su cui imparare la magia, figuriamoci se ne avessi trovato uno sui vampiri.
 
Potevo sempre chiedere aiuto a mia madre… ma sarebbe impazzita, e mi avrebbe fatta tornare a Phoenix in meno di 5 minuti, e io non volevo andarmene da Forks proprio quando ero finalmente riuscita a farmi qualche amico.
 
Pensa, Bella, pensa. Ci sarà pure una soluzione.
 
L’immagine che avevo visto nella mia visione, mi apparve nuovamente davanti agli occhi. Forks era una città piccolissima, un vampiro non sarebbe mai potuto andarsene in giro a piede libero sbranando il primo che passava.
 
Da quando ero arrivata non mi risultava nessuna denuncia di scomparsa –  mio padre me l’avrebbe sicuramente detto - , ma una controllata non avrebbe certo guastato.
 
A quel punto, l’ultima domanda che potevo farmi era: se Edward avesse scoperto che sapevo tutto, mi avrebbe uccisa?
 
 


 
Il giorno dopo decisi di non andare a scuola. Forse agli occhi di Edward sarebbe sembrato sospetto, ma non sarei mai riuscita a sedermi vicino a lui durante biologia dopo quello che avevo scoperto.
 
Raccontai a mio padre di essermi presa l’influenza non essendo abituata al clima perennemente freddo e umido di Forks, e dopo avermi raccomandato di chiamarlo in centrale se avessi avuto bisogno di qualcosa, uscì di casa poco dopo le 8, lasciandomi sola.
 
Avevo a disposizione l’intera giornata davanti a me, e decisi che l’avrei sfruttata per saperne qualcosa di più a riguardo.
 
Sapevo che Internet era la fonte più sbagliata da cui attingere qualsiasi informazione, ma era anche l’unica che avevo.
 
La prima cosa che scoprii sui vampiri era che le leggende a riguardo erano sempre esistite. Lessi qualche racconto di contadini che affermavano di essere scampati a un attacco da parte di un vampiro, ma essendo un documenti piuttosto datati, non mi fidavo poi molto.
 
Scoprii che in base alle diverse culture, ‘il vampiro’ aveva caratteristiche diverse: secondo alcuni, i vampiri potevano uscire solo di notte, ma avevo visto con i miei occhi Edward a scuola, in pieno giorno.
 
Esclusi quindi tutti quei dati che potevo dare con certezza per errati, e rimasi comunque con una marea di informazioni di cui non ero a conoscenza o che non potevo verificare.
 
Continuare a cercare significava solo perdere tempo, ma gironzolai comunque nei vari siti, sperando inutilmente di poter leggere qualcosa che mi ricordasse in qualche modo Edward.
 
Provai a restringere il campo, cercando qualsiasi tipo di informazione o avvistamento di vampiri nello stato di Washington. Apparvero solo due siti.
 
Il primo parlava di un avvistamento avvenuto poco più di cent’anni prima. Secondo il documento che veniva citato, un gruppo di vampiri si era aggirato nei dintorni di Seattle, mietendo diverse vittime, prima di scomparire nel nulla. Come minimo si trattava di un serial killer, pensai. Non c’era nessuna prova che fosse veramente l’opera di vampiri.
 
Provai con il secondo sito, dove si veniva indirizzati a una biblioteca di Port Angeles. Tra le righe, veniva lasciato intendere che chiunque cercasse informazioni sui vampiri, poteva soddisfare lì la propria curiosità.
 
Rimasi a picchiettare le dita sulla tastiera per almeno un minuto, indecisa su cosa fare.
 
Provai a cercare il nome della biblioteca in questione, e trovai solo un sito che mi informava degli orari di apertura.
 
Erano le nove e trenta del mattino, e la biblioteca quel giorno chiudeva alle tredici. L’autobus che andava a Port Angeles sarebbe passato da casa mia tra dieci minuti…
 
Spensi il computer tenendo premuto il tasto, nonostante sapessi che non andava mai fatto.
 
Presi le chiavi di casa, il mio cellulare e il portafoglio, e infilai tutto nelle tasche del giubbotto. Per stare a casa, di solito indossavo una vecchia tuta, ma visto che non dovevo incontrare nessuno di importante, decisi di non cambiarmi per risparmiare tempo.
 
Uscii di casa, e andai di corsa fino alla fermata dell’autobus, sperando che quel giorno l’autista non avesse deciso di passare prima dell’orario prestabilito.
 
Fortunatamente non dovetti aspettare molto – stava anche iniziando a piovere – prima che l’autobus arrivasse.
 
Mi sedetti in uno dei posti in fondo, il più appartato che trovai, e mi preparai per una lunga ora di viaggio.
 


 
A causa di un incidente, arrivai a Port Angeles a mezzogiorno, ma sapevo di avere ancora a disposizione tutto il tempo che volevo.
 
Lungo la strada aveva smesso di piovere, ma allo stesso tempo il cielo si era fatto sempre più cupo, e le nuvole nere cariche di pioggia minacciavano di scaricarsi da un momento all’altro.
 
L’autista dell’autobus mi aveva dato indicazioni sulla via che stavo cercando, e per fortuna non impiegai molto a trovare la biblioteca: era difficile che una struttura dall’aria così lugubre passasse inosservata.
 
Uno scampanellio mi accolse non appena misi piede all’interno, e mi venne quasi da ridere all’idea che probabilmente il contenuto di quei libri era strano tanto quanto quel posto.
 
“Hai bisogno di aiuto, cara?”
 
Mi voltai, trovandomi faccia a faccia con una signora di mezza età. Indossava un golfino pesante nonostante lì dentro non facesse così freddo, e mi stava scrutando da testa a piedi.
 
“Si” risposi subito. “Stavo cercando… dei libri sui vampiri, e mi hanno detto che qua avete qualcosa di interessante”
 
Quasi mi vergognai a chiederlo, ma la signora non si mostrò affatto sorpresa.
 
“Da questa parte” disse guidandomi verso uno scaffale. “Qui puoi trovare quello che ti serve. Fai pure con calma, e se hai bisogno di aiuto non esitare a chiamarmi”
 
“Grazie”
 
La signora mi scrutò ancora per un attimo prima di voltarsi e lasciarmi da sola.
 
Iniziai a leggere i titoli sulle coste: “Vampiri e Licantropi”, “Dracula, la vera storia”, “Tutto sui vampiri”…
 
Presi quest’ultimo libro, e il primo. Erano entrambi due libri con le pagine ingiallite e piene di polvere. Nella speranza che contenessero quello che cercavo, tornai al bancone vicino all’entrata.
 
La signora stava riordinando dei fogli, e sembrava non essersi accorta di me.
 
Mi schiarii la voce, prima di chiedere:”Mi scusi, secondo lei in questi libri ci sono abbastanza informazioni sui vampiri?”
 
La signora alzò lo sguardo, inquadrando dopo qualche secondo i due libri che le stavo mostrando.
 
“Forse…”
 
Mi trattenni dall’alzare gli occhi al cielo.
 
“Se non le dispiace vorrei prenderli in prestito entrambi”
 
“Ma certo” rispose lei allungando una mano per prendere entrambi i tomi.
 
Non fu un contatto vero e proprio, ma non appena le sfiorai la mano, fu come se avessi preso la scossa elettrica, e a giudicare dalla sua espressione, fu lo stesso per lei.
 
La signora mi guardò con una strana luce negli occhi, mentre io finsi che non fosse accaduto nulla.
 
“Forse è il caso che tu prenda anche questo libro” mormorò sparendo in mezzo a uno scaffale.
 
Non sapendo se seguirla, rimasi ferma davanti al bancone.
 
Cosa diavolo era appena successo?
 
Non feci in tempo a rispondermi, che la signora tornò con un libro diverso dagli altri due che avevo preso: questo aveva la copertina in pelle, e apparentemente non aveva un titolo.
 
Era anche più piccolo, ma non per questo meno polveroso.
 
“Va bene…” dissi aggiungendolo alla pila che avevo già.
 
La signora scrisse i miei dati su una scheda e le assicurai che avrei riportato indietro i libri entro un mese.
 
“Sei hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, sai dove trovarmi, cara” mi disse la signora mentre mi stavo avvicinando alla porta.
 
Mi voltai, non sapendo come prendere quelle parole, ma alla fine scrollai le spalle, sforzandomi di fare un sorriso per ringraziarla.
 
Lo scampanellio della porta tornò a farsi sentire mentre uscivo.
 
 
 
 
 
 
 


Angolo dell’autrice:
 
scusate per il ritardo immenso, ma la tendinite alle mani non mi permette di scrivere con costanza.
Ho dovuto finire questo capitolo a spizzichi e bocconi non appena avevo l’impressione che le mani mi facessero un po’ meno male, e non credo che sia venuto un capolavoro, ma pace.
Mi raccomando, non scordatevi di questa vecchia signora, perché sarà di fondamentale importanza più avanti ;)
 
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e che continuano a seguirmi <3
 
-- Leana

 
   
 
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