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Autore: Trick    17/11/2013    6 recensioni
E questa è Ninfadora...».
«Non chiamarmi Ninfadora, Remus» disse la giovane strega con un brivido. «Io sono Tonks».
«Ninfadora Tonks, che preferisce essere nota solo col cognome» concluse Lupin.

Da "Harry Potter e l'Ordine della Fenice".
Una raccolta di one-shot un po' casuali ambientate ancora più casualmente durante l'Ordine della Fenice.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note: Anche questa one-shot ha partecipato all'iniziativa di 24-hours-of-fun (vi suggerisco ancora di darci un'occhiata: i Prompt Day sono molto divertenti). Il prompt che ho scelto era vischio.
Ambientata qualche settimana prima dell'aggressione del signor Weasley.



*
Fantasticissimo



Sapere che Harry e i ragazzi sarebbero tornati a Grimmauld Place per trascorrere le vacanze di Natale si era rivelato un balsamo per i nervi tesi e le smorfie arcigne di Sirius.
Dopo il fallimentare tentativo di Tonks di animare un po' le festività di Halloween, Sirius si era ostinatamente chiuso in un silenzio impenetrabile. Remus le aveva provate tutte – aveva provato a mostrarsi razionale, poi rassicurante e infine si era arrabbiato – ma non aveva ottenuto alcun risultato. Sirius tornò a ridere solo a dicembre iniziato, quando ormai le strade al di là delle finestre opache erano coperte di neve e il gelo invadeva ogni angolo dei loro mantelli.
«Moony! Moony!».
Remus sollevò lo sguardo da un vecchio libro di Rune Antiche che aveva trovato nella biblioteca di Orion Black e scrutò l'amico con sottile preoccupazione. Sirius sventolò con foga una pergamena azzurrina.
«Silente dice che Harry potrà passare qui il Natale!» esplose di gioia. «Non è fantastico? Sarà fantastico! Più che fantastico! Qual è il superlativo di “fantastico”?».
«Non esiste alcun superlativo per “fantastico”».
Sirius incrociò le braccia con aria critica.
«E fantasmagorico?».
«Usare “fantasmagorico” per indicare un'emozione non è esatto» spiegò con un sorriso appena canzonatorio. «La fantasmagoria era un trucco illusorio con il quale--».
«Bene, signor Lupin, cinque punti a Grifondoro a patto che la smetta di essere così... beh, così te».
«Me?».
«Te» scandì solenne Sirius. «E ora su, in piedi. Abbandona il tuo giaciglio di disperazione e vieni a darmi un mano con le decorazioni di Natale».
Remus borbottò qualcosa sul fatto che solitamente fosse Sirius, l'uomo disperato – e che lui, al massimo, avrebbe potuto candidarsi per il ruolo dell'uomo che lo sopportava – ma l'amico era già svanito di corsa oltre l'androne principale.
«Sirius?» lo chiamò. «Per l'amor di Merlino, dicembre è appena iniziato. C'è tempo per--».
Sirius si sporse dal corrimano delle scale del piano di sopra.
«Se tu fossi stato mia madre, dove avresti nascosto i festoni di Natale?».
Remus socchiuse stanco gli occhi e si massaggiò le tempie, tentando invano di nascondere un sorriso divertito. Il suo repentino entusiasmo si stava mostrando benefico anche per lui.
«Se fossi stato tua madre, li avrei quasi certamente usati per strozzarti».
«Una volta ci ha provato. Avevo otto anni e...».
Il suo racconto venne interrotto dall'inconfondibile voce della signora Black che strillava al piano terra.
«Si parla del diavolo e spuntano gli Auror!» rise Sirius. «Ci pensi tu a raccogliere Tonks dal tappeto?».
Remus annuì con un mezzo sorriso rassegnato e scese le scale. Trovò Tonks riversa sul pavimento, con il portaombrelli a forma di zampa di Troll addosso e una sciarpa colorata aggrovigliata attorno alla faccia.
«Feccia! Traditori! Sanguesporco e ibridi, come osate insudiciare la casa dei miei antenati!?».
Si aggrappò con decisione ai lembi della tenda e strattonò con tutte le forze. Tonks gli fu accanto qualche secondo più tardi e lo aiutò a rimettere a tacere l'indemoniato ritratto. Nonostante le luci del pianerottolo fossero bassissime, il rossore imbarazzato sulle sue gote era inconfondibile.
«Ehm... sono caduta» si scusò in fretta.
«Davvero?».
Lei fece una smorfia e gli colpì la spalla con un leggero pugno.
«Buon pomeriggio, Ninfa--».
«Tonks».
«Buon pomeriggio, Tonks».
«Ehilà, Remus». Si levò la sciarpa e la gettò su una cassapanca. «Arthur mi ha detto che i ragazzi passeranno qui le vacanze, così ho pensato di dare la buona notizia a Sirius e...». Si interruppe pensierosa e lo scrutò attentamente. «Ma tu lo sai già, vero?».
«Silente ha scritto un messaggio a Sirius».
«Oh, quel vecchio impiccione. Volevo vedere la sua faccia».
«Era una faccia molto felice» le disse con un sorriso, iniziando a risalire le scale. «Puoi ancora vederla: sta cercando gli addobbi di Natale».
Tonks inclinò perplessa il capo.
«Ma manca quasi un mese a Natale».
«Te l'ho detto. Era una faccia molto felice».
Lei ridacchiò e lo seguì fino al piano superiore. Le torce attaccate ai muri bruciavano con più intensità di quelle dell'ingresso, e Remus riuscì finalmente a guardarla in viso. Quel giorno aveva i capelli di un verde smeraldino. Li aveva legati senza troppa cura in una grossa treccia che scendeva dietro le spalle.
«Beh, giocare d'anticipo ha i suoi vantaggi» commentò lei vivace. «Vuoi che vada a comprare un paio di uova di Pasqua?».
«Non saprei» si finse pensieroso. «Mancano solo cinque mesi a Pasqua».
«Ehi, Tonks!» ruggì Sirius. «Hai un abete di Natale?».
«Certo che sì, me lo porto in giro da maggio» replicò lei. «Sto aspettando che mi fiorisca nella borsetta».
«Gli abeti fioriscono in maggio» commentò distratto Remus. «Giugno, al massimo».
Tonks gli rivolse un'occhiata incredula, arricciò le labbra nel tentativo di non ridere e si rivolse nuovamente verso Sirius, la cui testa continuava a comparire e scomparire dalle scale di sopra.
«Sirius! Il tuo amico sta di nuovo facendo il saccente!».
«Lo so! Chiedigli qual è il superlativo di “fantastico”!».
Lei assottigliò confusa le palpebre.
«“Fantastico” non ha il superlativo, Sirius» commentò.
Remus scoppiò a ridere. Sirius scrutò torvo prima lei, poi lui, e infine sollevò entrambi i palmi della mani e disse:
«Voi due dovreste uscire insieme, sapete? Sareste una fantasticissima coppia di rompiscatole».
«“Fantasticissima” non è una parola, Padfoot».
Sirius emise un chiaro gemito esasperato.
«Senti, professor So-Tutto-Io, tu e la tua assistente avete intenzione di aiutarmi o preferite restarvene lì a infastidirmi?».
«Stiamo qui a infastidirti» rispose prontamente lei.
Sirius sogghignò e svanì di nuovo. Remus inarcò un sopracciglio.
«Andiamo ad aiutarlo?».
«Sì. Non vorrei mai che il coniglietto pasquale arrivasse a metterci fretta».
Remus rise di nuovo. Il terzo piano era il posto più illuminato di tutta Grimmauld Place. Il gigantesco finestrone che si affacciava sulla strada principale era stato accuratamente ripulito dalla polvere e dalle ragnatele, e ora la luce irradiava le pareti in modo da rendere quasi sopportabile il cupo arredamento della casa. Trovarono Sirius in una delle stanze che non erano state trasformate in camere da letto, intento a rovesciare scatole e scatolini con indomabile veemenza. C'erano candelabri, piatti e ricchi abiti sparsi un po' dappertutto.
Tonks si chinò per raccogliere una forchetta a cui mancava un dente.
«Potremmo usarla al posto dei campanellini».
«Buon'idea» acconsentì Remus. «E in biblioteca ho visto un attaccapanni che potremmo trasformare in un albero di Natale».
«Potremmo chiedere a Kreacher di fare il puntale».
«Kreacher!» esclamò d'un tratto Sirius. Riemerse dagli scatoloni nei quali stava frugando e schioccò vittorioso le dita. «Ecco, chi è il piccolo bastardo che mi ha rubato il Natale. Scendo a vedere dove si è cacciata quell'inutile creatura». Si diresse a grandi passi verso la porta, ma si voltò sull'uscio per rivolgere a entrambi un'occhiata eloquente. «E voi due, per cortesia, rendetevi utili e fate qualcosa di natalizio. Non so... Tonks, trova dei festoni colorati e strozzalo».
Remus si umettò divertito le labbra.
«Quella storia di tua madre deve averti davvero spaventato».
Quando Sirius se ne fu andato, Tonks lo scrutò curiosa.
«Quale storia?».
«Lascia stare» le disse lui, mentre iniziava a spostare un paio di scatole senza troppa convinzione. «Non auguro a nessuno di ascoltare le storie della famiglia Black».
«Ne conosco un paio anche io» commentò lei, mentre si avvicinava alla finestra e la spalancava per fare entrare più luce.
Remus si sentì colpire da una folata gelida, ma non era certo si trattasse del vento. Provò la fastidiosa sensazione di aver detto una cosa tremendamente sbagliata.
«Scusami» si affrettò a dire. «Mi ero dimenticato che tua madre deve aver sopportato gli stessi incubi di Sirius. Non volevo offenderti».
Tonks si voltò per rivolgergli un sorriso affettuoso – e qualcosa nello stomaco di Remus gelò di nuovo.
«Hai detto la verità. Chi mai vorrebbe stare a sentire le storie di una famiglia che decapita elfi domestici e propone di restaurare la Caccia al Lupo Mannaro?».
Remus scrollò le spalle.
«Gli elfi domestici godono della mia solidarietà, ma dobbiamo ammettere che la Caccia al Lupo Mannaro offre notevoli divertimenti».
Tonks scoppiò in una risata argentina.
«Sei impegnato il prossimo plenilunio?» replicò ironica. «Ho sempre sognato di provare un fucile Babbano».
Rise anche lui. Continuarono a frugare per diversi minuti, facendo di tanto in tanto commenti sciocchi su questo o quell'altro artefatto magico che spuntava fuori dai bauli abbandonati. Tonks venne aggredita da un vecchio completo da mago che scattò fuori da un cassetto e tentò di strangolarla. Una volta calmata la situazione, si ritrovarono a ridacchiare all'idea di usare i calzoni del defunto Orion Black come festoni di Natale.
«Ehi, Remus» disse infine Tonks. «Credo di aver trovato qualcosa di vagamente festivo».
«Vagamente?».
Lei arricciò perplessa le labbra mentre gli mostrava una lunga coda di piume nere.
«I casi sono due: o la signora Black aveva un pessimo gusto nel scegliere i vestiti o la signora Black aveva un pessimo gusto nel scegliere l'arredamento».
«Sono piuttosto propenso per entrambe le cose».
La aiutò a rovesciare il contenuto del baule sul pavimento. C'erano un paio di palline blu intere e almeno una dozzina in frantumi, un puntale senza più punta, un paio di piccoli folletti impagliati che fecero raggelare entrambi e uno striminzito rametto senza più foglie. Tonks se lo rigirò fra le dita.
«Cos'è questo schifo?».
Remus assottigliò le palpebre e lo scrutò da vicino.
«Temo sia il cadavere di un rametto di vischio».
«Oh, povero piccolo...» si lamentò lei teatralmente, carezzandolo con aria addolorata. «Non siamo arrivati in tempo per salvarlo. Dannati Black, pagheranno anche questo affronto!».
Risero ancora e valutarono il contenuto generale del baule.
«Se addobbiamo la casa con questi orrori, Molly ci uccide» affermò decisa Tonks.
Remus fu costretto a darle ragione.
«Che ne facciamo, quindi?» chiese lei.
«Beh...» iniziò lui con un sorrisetto storto, «possiamo usarle per addobbare Sirius».
Lei ridacchiò e si appoggiò alla sua spalla. Quando si fu calmata, lo osservò di nuovo, e sul suo viso comparve un'espressione più seria.
«Aspetta. Stai dicendo davvero?».
«Sarebbe divertente».
«Sì, però...».
Abbassò gli occhi e guardò di nuovo il ramoscello sciupato di vischio. Poi si alzò in punta di piedi e lo infilò sopra all'orecchio sinistro di Remus. Lo osservò qualche secondo prima di scoppiare ancora in una risatina frizzante.
«Tu saresti un albero molto più composto».
«È il più bel complimento che mi abbiano mai fatto» mormorò lui.
Lei si mordicchiò il labbro inferiore e piegò appena il capo.
«Hai del vischio su un orecchio».
«Me ne sono accorto».
Tonks si mosse con incredibile velocità. Attorcigliò le dita attorno alla sua cravatta e si sollevò ancora sulle punte per scoccargli un bacio fulmineo sulla guancia. Remus rimase impietrito – e gelò ancora, ma questa volta era un gelo inspiegabilmente caldo, e lì dove si erano appena posate le sue labbra la pelle stava andando a fuoco.
«Buon Natale, Remus».
Gli ci volle qualche secondo per riprendersi. Lei gli sferrò un altro pugnetto divertito sulla spalla, gli fece un occhiolino di intesa e si affrettò a uscire dalla stanza. La sentì accusare Sirius di essere il proprietario della casa meno natalizia della storia della Gran Bretagna. Remus sollevò piano la mano e sfiorò distratto il punto in cui lei lo aveva baciato. Mancava un mese a Natale e quella era davvero la dimora meno festosa di tutto il paese. Ma mentre stava lì, con la neve che iniziava a posarsi sul davanzale della finestra che Tonks aveva dimenticato di richiudere, riuscì a pensare a una sola cosa.
Fantasticissimo”.


   
 
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