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Autore: Trick    16/11/2013    6 recensioni
E questa è Ninfadora...».
«Non chiamarmi Ninfadora, Remus» disse la giovane strega con un brivido. «Io sono Tonks».
«Ninfadora Tonks, che preferisce essere nota solo col cognome» concluse Lupin.

Da "Harry Potter e l'Ordine della Fenice".
Una raccolta di one-shot un po' casuali ambientate ancora più casualmente durante l'Ordine della Fenice.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note: Doveva essere solo una fan fiction scritta per il Norse Prompt Day (il prompt era birra) indetto su 24hours-of-fun (vi suggerisco davvero di partecipare), ma poi ammetto di essermi divertita un po' troppo, così ho pensato che sarebbe stato ancora più divertente trasformarla in una raccolta di one-shot simili.
Questa raccolta sarà ambientata unicamente duramente l'Ordine della Fenice: niente angst, insomma, perché questa volta voglio divertirmi a far flirtare Remus e Tonks, non a farli crepare male. (:
Grazie mille a tutti!



*
Un bravo ragazzo



Dolores Jane Umbridge è la nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure”.
Remus fece una smorfia infastidita, richiuse la Gazzetta del Profeta e la lanciò malamente sul tavolo della cucina di Grimmauld Place. Non era possibile che il Ministero fosse arrivato a simili livelli di scelleratezza. “E invece sì” convenne con un'occhiata astiosa al giornale. “Sono già arrivati al peggio e lo hanno superato”.
Si passò una mano fra i capelli e si lasciò scivolare lungo lo schienale della sedia. “La Umbridge insegnante” pensò ancora. “È un insulto”.
Detestava quella strega più di qualunque altra strega in Gran Bretagna – sebbene ci fossero, in effetti, almeno un paio di donne fra le fila di Lord Voldemort che avrebbe spedito volentieri all'altro mondo. Odiava Dolores Umbridge con un vigore del tutto estraneo al suo temperato tanto controllato. La odiava con ogni fibra del proprio essere: odiava i suoi capelli, odiava i suoi cappellini rosa e buon Dio, quando odiava la sua voce stridula.
Sapere che i suoi poveri ex-studenti sarebbero stati costretti a sopportarla lo rendeva maledettamente nervoso. Sorseggiò un po' di tè, ma in breve si scoprì troppo infastidito perfino per quello. Iniziò a dondolarsi avanti e indietro sulle gambe posteriori della seggiola, fissando la Gazzetta con un cipiglio rabbioso che avrebbe potuto dar fuoco alle pagine.
Si riscosse appena nel sentire un quieto bussare. Chi poteva essere tanto intimidito da bussare per entrare in cucina?
«Ehm... prego?».
La testa di Tonks si infilò in uno spiraglio della porta. Quel giorno i suoi capelli erano corti e ricci, di un abbagliante sfumatura di azzurro.
«Ehilà, Remus» lo salutò con voce incerta. «Come ti va?».
Remus inarcò perplesso un sopracciglio.
«Bene?».
«Davvero? Sirius mi ha detto che hai appena dato di matto». Entrò nella cucina e appoggiò un sacchetto di carta sul tavolo – e si sarebbe certamente rovesciato se Remus non avesse avuto la prontezza di afferrarlo.
«Non ho dato di...» iniziò a protestare, ma richiuse subito la bocca e scosse rassegnato il capo. «Forse un po'».
«Hai svegliato mamma Black. È molto coraggioso da parte tua cercare di gareggiare con me a “botta e sveglia”, Remus, ma mi sa proprio che stavolta non hai possibilità». Afferrò la sedia accanto alla sua e si lasciò cadere sopra a peso morto. «Quanto ti diresti arrabbiato, ora? Puoi partire dal livello “per niente” fino ad arrivare a “drago con le mestruazioni”».
Remus si umettò le labbra e sorrise divertito.
«“Drago con le mestruazioni”?».
Lei annuì con solenne eloquenza.
«Se non capisci quanto può arrabbiarsi un drago con le mestruazioni, sei più uomo di quanto Sirius non dica».
«I draghi non hanno le mestruazioni».
«Io . E ora che ti ho confidato la mia furia, tocca a te. Mi ha detto della Umbridge... che schifo».
«Ti ha detto? Sirius?». Remus sollevò gli occhi al cielo con un sospiro. «Ah, Padfoot dice sempre troppo».
Tonks ridacchiò appena.
«E così quella vacca ti ha soffiato il posto. Che schifo. L'ho già detto? Lo ripeto: che schifo».
«Non c'era nessun posto da soffiare, Ninfa--».
«Ti suggerisco di non chiamarmi così» lo interruppe lei seccata. «Ho visto donne in determinati periodi del mese uccidere per molto meno».
Lui sollevò una mano in segno di resa.
«Non c'era nessun posto da soffiare, Tonks. Dopo ciò che è accaduto due anni fa, non potrei tornare a insegnare nemmeno se Silente assumesse un Vampiro per insegnare Astrologia».
«Il mio professore di Difesa Contro le Arti Oscure del secondo anno era parecchio pallido e aveva una strana dentiera» commentò lei. «Mi spiace darti questo dolore, ma secondo me era sul serio un Vampiro. Sei proprio sfortunato: non puoi nemmeno vantare il fatto di essere stata la prima Creatura Oscura a insegnare a Hogwarts. D'altronde, con Silente a capo del comitato di assunzioni non è che ci si possa aspettare professori ordinari, no? Quale Preside sano di mente assumerebbe Malocchio?» aggiunse con una risata sfrontata.
Remus soffiò divertito.
«Beh, non era esattamente Alastor...».
«Chissenefrega. Voleva assumerlo. È da pazzi. Tanto valeva radunare gli studenti e spedirli in gita nella Foresta Proibita. Ne sarebbero di certo usciti con meno traumi».
La fissò incuriosito.
«Ti ha traumatizzato durante il tuo addestramento?».
Tonks fece un sorriso malizioso che per qualche strano motivo gli fece tremare le ginocchia.
«Ci ha provato».
«E non c'è riuscito?».
«No» rispose lei allegramente. Si sporse per afferrare la sporta e ne estrasse due bottiglie di vetro verdi. «Non puoi traumatizzare una cretina che ha deciso di perdere la verginità in un ripostiglio per le scope».
Remus sgranò gli occhi e la fissò con atterrito stupore. Strinse le labbra, chiuse le palpebre e nascose un sorriso sconcertato fra le dita della mano sinistra. Tonks era probabilmente l'unica strega che avesse mai incontrato capace di parlare della propria verginità perduta come se chiacchierasse del tempo. La osservò estrarre la bacchetta e stappare le bottiglie con un movimento pigro del polso. Gliene tese una con un occhiolino.
«Sirius dice sempre che eri tu, il bravo ragazzo. Scommetto che tu sei stato il classico “bravo ragazzo” che ha aspettato “quella giusta”. E un letto comodo» aggiunse in fretta. «Guarda, Remus: per quanto riguarda il letto comodo hai tutta la mia comprensione. Se c'è qualcosa che ho imparato da quell'esperienza, è che devi sempre pensare a dove appoggerai le tue chiappe prima di farti slacciare il reggiseno».
Lui si rigirò distrattamente la bottiglia fra le mani. “Beck's” recitava l'etichetta.
«È Babbana?».
«No, l'ho rubata a un Troll che portava a spasso il suo barboncino a Trafalgar Square» ridacchiò Tonks. «Non hai mai bevuto una birra Babbana? Porca miseria, Remus: sei perfino più di un bravo ragazzo».
Remus ignorò la sua punzecchiata e sorseggiò cauto. Il sapore amarognolo gli ricordò quello del sidro annacquato di Aberforth Silente.
«Non ero esattamente un bravo ragazzo, sai?».
Tonks sollevò scettica un sopracciglio.
«Figurati. Eri Prefetto».
«Il peggior Prefetto che Hogwarts ricordi».
«Infilare Caccabombe nell'ufficio di Gazza non ti rende certo un cattivo ragazzo. Sirius mi ha detto che finivi in punizione perché cercavi di fermarlo e ti facevi beccare con lui». Si concesse un attimo per bere un goccio di birra a sua volta. «Più che “peggior Prefetto”, mi sembra una cosa da “stupido Prefetto”».
Remus sospirò.
«“Sirius dice” sta diventando il tuo nuovo mantra?».
«Sirius dice la verità?».
«A riguardo di cosa, esattamente?» chiese. «Del fatto che non sono un uomo – e non lo sono nel senso letterale del termine, ti ricordo – o del fatto che ero un bravo ragazzo?».
Lei scrollò le spalle.
«Ha ragione?».
Remus appoggiò la bottiglia al tavolo, incrociò le braccia e si finse pensieroso per qualche secondo. Sul suo viso comparve improvvisamente un'espressione piuttosto malandrina.
«Era il ripostiglio del terzo piano?».
Tonks aggrottò la fronte e parve pensarci un po' su.
«Sì» disse piano. «Sì, mi pare proprio che fosse quello».
«Beh, Tonks... avresti dovuto andare nel ripostiglio del quinto piano. È più largo».
Lei si immobilizzò con la bottiglia a pochi centimetri dalle labbra – delle labbra decisamente sensuali, realizzò di colpo Remus. Lo scrutò con palese stupore, come se non potesse davvero credere a quanto aveva appena sentito.
«Tu...? Tu hai...? No. Non ci credo».
Remus trattenne a stento una fragorosa risata.
«Dimmi, c'è ancora quella dannata mensola traballante?».
Lei era sconvolta.
«Se non capisci quanto possa far male sbattere la testa contro una mensola...» continuò lui. «Probabilmente hai trascorso in quel ripostiglio meno tempo di me». Alzò la propria bottiglia e aggiunse: «Un brindisi ai peggiori posti in cui perdere la verginità».
Tonks rimase in silenzio un altro paio di istante. Poi strinse le labbra e scoppiò in una risata fragorosa, si piegò in avanti e affondò il capo fra le braccia, senza più freni. Remus si unì e lei, scuotendo piano la testa.
«Okay» acconsentì lei, ancora incredula. Sollevò la bottiglia e la fece cozzare contro quella dell'uomo. «Ai ripostigli».
Sorseggiarono in silenzio.
«Sai, Remus...» propose lei con aria birichina. «Su al secondo piano ci sarebbe il ripostiglio in cui Molly ha messo via le scope...».
«Non pensarci nemmeno, Ninfadora».


   
 
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