Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: elyl    18/11/2013    6 recensioni
"Tu mi chiedi perché dovresti essere diversa, perché non sei una < schifosa Mezzosangue >.” Deglutì, alla ricerca delle giuste parole. “Tu sei diversa da qualsiasi maga abbia mai conosciuto, Mezzosangue o Puro Sangue. Non mi importano le tue origini, mi importi tu.” Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo per quanto aveva appena detto.“Sei diversa da tutte perché io ti amo.” "
Lily Evans e Severus Piton stanno finalmente insieme e subito dopo la fine del loro settimo anno vanno a vivere insieme. Dopo 9 mesi nasce loro figlio, Alistair. Sono felici, ma la loro felicità non è destinata a durare. Infatti Severus decide di unirsi ai Mangiamorte e Lily si sente costretta a lasciarlo. Così Severus si ritrova solo con suo figlio e a lavorare per il Signore Oscuro, Lord Voldemort. Una sera è al Testa di Porco e assiste all'enunciazione della Profezia di Sibilla Cooman. Subito riferisce a Lord Voldemort ciò che ha sentito e questi crede che il bambino sia Harry Potter ed è deciso ad uccidere chiunque si metta contro di lui. Severus allora si rivolge ad Albus Silente e lo prega di salvare la madre di suo figlio, l'unica donna che ama, l'unica donna che abbia mai amato. Silente accetta, ma i suoi sforzi non valgono a nulla, poichè quando Harry ha solo un anno Lord Voldemort ucciderà i suoi genitori. Questa è la storia di Harry Potter e il suo fratellastro, Alistair Piton.
Quinto anno per Harry, Hermione e Ron, settimo per Alistair Piton. Il Signore Oscuro è tornato, ma nessuno crede a Harry. Severus è alle prese con il suo doppiogioco e deve proteggere il proprio figlio e quello di Lily Evans e James Potter. Cosa farà quando il Signore Oscuro gli chiederà di Alistair? Come reagirà Alistair quando scoprirà la verità?
Ormai il destino del giovane Piton è segnato. Cosa succederà?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ma guarda guarda un po’ chi pubblica un altro capitolo? Eh sì, proprio io! Credevate che vi avrei fatto aspettare dei mesi, eh? E invece no! Visto che brava che sono stata? A dire il vero questo capitolo era già pronto tre giorni dopo la pubblicazione del capitolo trentotto, ma ho preferito aspettare un paio di settimane, prima di pubblicare.

Vi comunico che il prossimo, il capitolo quaranta, verrà pubblicato il giorno 9 dicembre!

E ora vi lascio alla lettura di questo nuovo capitolo!

 

GRUPPO FACEBOOK:

https://www.facebook.com/groups/495293153902934/

 

ASK:

http://ask.fm/elylila

 

 

A te, che da un anno ci hai lasciati. Spero tu stia bene, ovunque tu sia.

Ci manchi.

 

Chapter XXXIX:

Goodbye Hogwarts

 

"It’s hard to say it, it’s time to say it: goodbye"

-Photograph, Nickelback-

 

Aprile e maggio erano trascorsi veloci e lenti al tempo stesso. Com’era possibile? Le giornate per Alistair sembravano durare un’infinità, ma al tempo stesso gli pareva che scorressero rapide come se qualcuno avesse premuto il tasto “avanzamento rapido”. Faceva di tutto per evitare di pensare a Hermione sebbene la cosa gli risultasse impossibile. Ogni volta che la vedeva in lontananza per i corridoi, subito si nascondeva oppure la superava di gran carriera e, una volta che era a debita distanza, si fermava, si appoggiava alla parete e chiudeva gli occhi rendendosi conto d’aver trattenuto il respiro. Aveva sempre bisogno di qualche minuto per riprendersi: tremava e il cuore martellava forte nel petto. Quando passava del tempo con i suoi amici era distratto e poco presente. Inoltre più e più volte aveva rischiato di ritrovarsi a duellare con Weasley, ma aveva sempre resistito alla tentazione: sperava per lui che non osasse avvicinarsi a Hermione più di troppo altrimenti non sarebbe stato in grado di trattenersi. Solo una cosa pareva dargli un minimo di conforto: lo studio. Ed era così che era riuscito ad affrontare quei terribili mesi.

Maggio, poi, si era trasformato in giugno e i M.A.G.O. erano arrivati. Aveva dovuto dare ripetizioni a tutti, da Eric a Claudius per far sì che li superassero in modo decente. Dal canto suo, invece, non aveva riscontrato alcun problema e, anzi, li aveva trovati persino facili.

Finalmente era giunto l’ultimo giorno di scuola. Dopo sette anni aveva concluso la sua istruzione magica. Insieme ai suoi amici, Alistair era in riva al lago seduto in disparte all’ombra di un albero. Chiuse gli occhi e appoggiò il capo al tronco. Aveva una paura bestiale: lo aspettava un anno al servizio di un medimago Mangiamorte che gli avrebbe insegnato tutto sulla Medimagia, ma soprattutto sarebbe stato un anno di menzogne e di lontananza da Hermione. Quanto sarebbe durata ancora questa guerra? Non ne aveva idea, forse sarebbe durata per tutta la sua vita: al solo pensiero rabbrividì terrorizzato.  Sbuffò sonoramente e passò una mano tra i capelli, pensando che forse era giunta l’ora di tagliarli. In fondo la sua vita era cambiata totalmente: perché non cambiare anche qualcosa del proprio aspetto fisico?

“Che hai?” Domandò Eric sedendosi al suo fianco.

“Niente.” Rispose aprendo gli occhi.

“Non è vero.” Insistette.

“Ho detto niente.” Ribadì.

“Senti, Al, ti conosco da quando siamo due mocciosi, quindi non venire a dirmi che non hai niente perché non ci credo, ok?”

“Se ti dico che non ho niente, è perché non ho niente.” Sibilò.

“Stronzate!”

Piantala, per Salazar.” Sbottò Alistair stizzito.

“Stai pensando ancora alla Sangue Sporco, vero?” Domandò il biondo dopo qualche istante di silenzio.

Alistair fece un respiro profondo e annuì lentamente.

“Che cavolo, Al!”

“Senti, non posso farci niente, ok?” Sibilò chiudendo le mani a pugno. “Anche se sono un Mangiamorte, i miei sentimenti per lei restano immutati, anzi: sono ancora più forti e mi fa male anche solo respirare. Mi sento uno schifo per come l’ho trattata e se ripenso a quel giorno, a come l’ho trattata, alle cattiverie che ho detto, vorrei solo suicidarmi nel modo più doloroso possibile. Mi farei cruciare dal Signore Oscuro in persona se servisse ad alleviare un minimo il mio dolore, ma non posso farci niente!” Continuò, ormai sul punto di scoppiare. “Ogni minuto lontano da lei, è un minuto sprecato. Giorno dopo giorno sono morto dentro. E perché? A causa del mio Marchio, che odio con ogni fibra del mio essere. Lo odio. Odio non poter stare con lei, odio essere un Mangiamorte solo perché lo è mio padre.

“Io…” Mormorò Eric dopo un po’. “Io credevo che fosse stata una tua decisione. Una tua scelta.”

Alistair volse lo sguardo alla superficie del lago e sbuffò sonoramente.

“No. Non lo è stata.” Disse amaramente serrando la mascella. “Ma non importa.” Fece una smorfia e posò lo sguardo sul suo migliore amico. “E’ comunque una grande opportunità e di questo sono felice: devo sacrificare una parte di me stesso per un bene superiore, ma è giusto così. Il Signore Oscuro mi affiancherà a un medimago suo fedele servitore che vive in Francia. Passerò il prossimo anno a studiare medimagia e di questo gliene sono grato. Mentì. “Sono felice di poter servire il Signore Oscuro.”

“Anche se lo odi perché ti ha allontanato da lei?”

“Sì.” Rispose senza indugi Alistair: essere un buon Occlumante aveva i suoi vantaggi.

“Ti manca tanto?” Domandò Eric sebbene sapesse già la risposta.

“Ogni secondo che passa, sempre più.” Rispose tornando a osservare la superficie del lago.

“Lo so.” Mormorò il biondo accennando un sorriso, per poi posare una mano sulla sua spalla. “Mi dispiace. Dico davvero.”

“Tu?” Chiese scettico posando nuovamente lo sguardo sul suo migliore amico.

“Ok, è una schifosa Sangue Sporco, ma ti rendeva felice e da quando l’hai lasciata non sei più tu. Ti aveva dato vita.” Rispose borbottando quasi in imbarazzo per ciò che aveva appena detto. “Credi non abbia notato il tuo sguardo quando credi che nessuno ti veda? Mi fa star male questa cosa. Mi uccide perché vorrei fare qualcosa ma mi pare che tutto ciò che faccio peggiori soltanto le cose. Ti faccio arrabbiare e basta.”

Alistair lo guardò qualche secondo, poi accennò un sorriso e gli diede una pacca sulla spalla.

“Grazie, vecchio mio. Ma non preoccuparti. E’ a posto così.” Lo ringraziò.

Eric fece per dire qualcosa, ma s’interruppe quando Claudius li raggiunse.

“Venite a fare il bagno?” Domandò con indosso solo i boxer neri.

“Ci sto!” Esclamò Eric scattando in piedi e iniziando a sbottonarsi la camicia. “Basta che non mi guardi il culo, Warrington: non vorrei ti eccitassi.” Lo sfotté con un ghigno divertito.

“Non succederà.” Lo tranquillizzò Adrian abbracciando da dietro il proprio ragazzo per poi baciargli piano il collo. “Ha già un ragazzo che lo fa eccitare.”

“Lo spero per voi. Vi voglio bene ragazzi, ma sono etero.” Disse lasciando cadere la camicia a terra.

“Vieni anche tu, Al?” Domandò Adrian.

“No, andate pure. Io andrò a fare un giro.” Mormorò il Caposcuola.

Adrian e Claudius annuirono, poi tenendosi per mano si allontanarono e andarono a tuffarsi nel lago, per poi riemergere baciandosi: quei due erano perfetti insieme.

“Sicuro di non voler venire?” Incalzò Eric.

“Sì, sicuro.” Mormorò grattandosi l’avambraccio sinistro.

Il biondo osservò il suo gesto e un lampo di pura invidia attraversò i suoi occhi.

“Si vede?” Chiese bramoso di sapere.

“Sì.” Sussurrò in risposta. “E’ per questo che porto sempre le camicie a manica lunga e non le arrotolo mai.” Continuò accennando un sorriso.

Eric fece per chiedere se poteva vederlo ancora una volta, ma si bloccò e scosse il capo.

“Dai, va’ in acqua. Io andrò a farmi un giro.” Lo incitò con un mezzo sorriso.

“Ci si vede a cena, allora?”

“Sì, ci si vede a cena.” Rispose annuendo.

Hey, coglioni, sto arrivando!” Urlò Eric rivolgendosi agli amici già in acqua.

Iniziò a correre e si tuffò in acqua, andando subito ad attaccare Kain. Lo blocco con un braccio, chiuse la mano destra a pugno e gliela strofinò sui capelli.

Alistair sospirò quasi invidioso per quell’innocenza che ancora avevano i suoi compagni: loro non avevano alcuna responsabilità, erano liberi di fare ciò che volevano. Sospirò, poi si alzò e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. Tenendo il capo chino iniziò a camminare per il grande cortile della scuola accennando un sorriso ogni volta che un ricordo gli attraversava la mente: per esempio la prima lezione di Cura delle Creature Magiche, quando era riuscito a farsi assegnare dieci punti per una risposta corretta. Oppure quando, il precedente anno, si era imboscato tra i cespugli insieme a Fleur Delacour e si erano divertiti parecchio. O quella volta in cui lui ed Eric si erano nascosti nelle serre e si era preso la prima e unica sbronza di tutta la sua vita. E poi c’era il Salice Piangente sotto il quale Hermione e lui avevano fatto un pic nic passando il tempo a baciarsi e coccolarsi quel giorno di marzo che le aveva detto che l’amava. Al solo pensiero il cuore di Alistair sembrò andare nuovamente in frantumi: ricordare era ancora più doloroso di vivere poiché sapeva che quei giorni non sarebbero più tornati nemmeno una volta finita la guerra. Come potevano tornare? Non sapeva se sarebbe sopravvissuto, come lo avrebbe fatto e soprattutto che persona sarebbe diventato. Inoltre, come poteva lei fidarsi nuovamente di lui? Anche se fosse venuta a conoscenza della verità, era stato terribile ed era sicuro che non lo avrebbe mai e poi mai perdonato sebbene in cuor suo ci sperasse.

Scacciò i ricordi ed entrò nel castello, ma anche lì essi sembravano tormentarlo e non lasciargli un attimo di pace. Iniziò a percorrere un corridoio quando vide Harry Potter, il suo fratellastro. Si fermò e abbassò lo sguardo: la Profezia, il suo essere in perenne conflitto con il Signore Oscuro, le continue perdite che subiva, per ultima quella del suo padrino, Sirius Black. Avevano entrambi perso la loro mamma, si era sacrificata per salvarlo. Molti lo avrebbero odiato per questo ma non lui: amava ancora di più la sua mamma per ciò che aveva fatto. Si era sacrificata per permettere a suo figlio di sopravvivere e, magari, un giorno, far sì che venisse a conoscenza del fatto che loro due erano fratelli.

Sollevò nuovamente il capo e si schiarì la gola richiamando l’attenzione di Harry che immediatamente sobbalzò. Si voltò di scatto e quando lo riconobbe chiuse le mani a pugno.

“Scusa, non volevo spaventarti.” Si scusò Alistair.

Harry rimase in silenzio incapace di dire qualsiasi cosa mentre lo osservava: era dimagrito, s’era fatto più pallido e sotto gli occhi aveva due grandi occhiaie. Tutto questo lo mandava in confusione: che fosse lo stress per gli esami? No, Alistair non s’era mai preoccupato per lo studio e da quanto sapeva era anche piuttosto bravo in tutte le materie. Che fosse per Hermione? Ma come faceva a soffrire se era stato lui a lasciarla e dire quelle cattiverie? Scosse il capo e tirò su col naso, sull’orlo delle lacrime. La morte di Sirius era come una Spada di Damocle che lo faceva soffrire immensamente. Per non parlare dei sensi di colpa: se solo si fosse impegnato di più in Occlumanzia tutto quello non sarebbe successo.

“Io…” Iniziò Alistair titubante. “Mi dispiace per la morte del tuo padrino.” Mormorò. “So… so come ci si sente.”

Ancora una volta Harry rimase in silenzio. Perché Alistair gli stava rivolgendo la parola? E soprattutto, come poteva sapere cosa si provava a sentirsi responsabile della morte di qualcuno? Sapeva che sua madre era morta: che si riferisse a quello? Che si sentisse in colpa per la di lei prematura dipartita?

“So che mi odi. Non sono stato tanto gentile, ma ho bisogno di chiederti un favore. Mormorò Alistair.

“Che favore?” Domandò con un filo di voce.

“So che ti parrà assurdo, che sono stato una persona schifosa e che non mi merito niente se non odio, ma promettimi che starai vicino a Hermione e ti prenderai cura di lei.” Mormorò in risposta. < Senza ovviamente toccarla altrimenti ti castro anche se sei mio fratello. > aggiunse nella propria mente.

Immediatamente Harry si irrigidì: con che coraggio avanzava una tale pretesa? Non che non lo avrebbe fatto, ma come poteva chiedergli un tale favore dopo il modo in cui l’aveva trattata? Aveva visto la sua migliore amica felice grazie a lui e sempre grazie a lui l’aveva vista ridursi a un fantasma e andare in mille pezzi. No, Alistair non aveva alcun diritto di chiedergli quel favore, non dopo ciò che aveva fatto.

“Non hai alcun diritto di chiedermelo.” Sibilò. “Se sta così è per merito tuo, Piton.”

“Lo so. Lo so benissimo, questo.” Sbottò spazientito. “Ma ti sto supplicando, Harry.” Continuò quasi disperato. “Ti supplico di starle accanto. Fallo e basta, senza fare domande.”

“Non c’è bisogno che tu mi dica come comportarmi con la mia migliore amica. So cosa fare e non fare.”

“Grazie.” Sussurrò Alistair tirando un sospiro di sollievo.

“Non lo faccio per te, sia ben chiaro.” Mormorò per poi fissarsi le mani. “Ti credevo diverso dai tuoi compagni.” Ammise.

Serrò la mascella e chiuse le mani a pugno per evitare di ribattere: non poteva certo tradirsi, doveva mantenere un certo contegno.

“E’ ora che io vada.” Disse Alistair. “Buona estate, Potter.”

“Già. Anche a te.”

Senza aggiungere altro, Harry infilò le mani in tasca e a capo chino s’allontanò sotto lo sguardo di Alistair.

< Mi dispiace, fratellino, ma non posso dirti niente. Ne andrebbe della tua e della sua vita e non è ciò che voglio. > pensò. Harry non si meritava tutto quello che lo aspettava. Aveva da poco scoperto che erano fratelli, ma questo non gl’impediva di provare dell’affetto per lui, di sentirsi responsabile della sua sicurezza. Quella maledetta Profezia aveva distrutto la vita a entrambi, privandoli di una madre che li avrebbe amati allo stesso modo. Non gl’importava se lei se n’era andata e lo aveva lasciato a suo padre, era sicuro che se non fosse morta ogni cosa sarebbe stata diversa.  Lui e Harry avrebbero scoperto la verità molto prima, magari sarebbero persino cresciuti insieme. Non avrebbe dovuto diventare un Mangiamorte, né avrebbe dovuto lasciare Hermione. Se il Signore Oscuro non avesse ucciso sua madre, sarebbe stato felice. Ma, come ormai aveva imparato da tempo, di se e di ma non poteva vivere perciò era inutile continuare a rimuginare su ciò che il destino gli aveva riservato.

Osservò l’angolo dietro cui era sparito suo fratello e accennò un sorriso.

“Vedi di mettercela tutta, fratellino.” Mormorò tra sé e sé. “Io farò tutto il possibile.”

Fece un respiro profondo, poi si voltò e percorse il corridoio a passi lenti dirigendosi verso la propria Sala Comune. Una volta arrivato in camera andò subito in bagno, si spogliò e si fece una doccia. Quando tornò in stanza trovò i suoi amici ad attenderlo e, così, tutti insieme e per l’ultima volta, si incamminarono verso la Sala Grande dove consumarono il loro ultimo pasto a Hogwarts. Tornarono nella Sala Comune Serpeverde e Alistair si sedette su una poltrona davanti al caminetto spento mentre Eric s’intratteneva con una ragazza del quarto anno con cui senza dubbio sarebbe andato a letto. Kain, invece, era abbracciato a Pansy Parkinson, la sua ragazza, a cui sussurrava parole dolci e con cui si scambiava sorrisi e battute. Adrian e Claudius, invece, s’erano imboscati da qualche parte.

Senza nemmeno salutare i compagni, Alistair si alzò e si diresse in camera. Si cambiò e si infilò nel letto che per sette lunghi anni era stato suo: sì, Hogwarts gli sarebbe mancata da morire. Sospirò e chiuse gli occhi scivolando poco dopo nel sonno.

Il mattino dopo si svegliò presto a causa degli incubi a cui ormai si era abituato. Aspettò che anche i suoi compagni furono svegli e finì di preparare il baule, poi accennò un sorriso a Eric e insieme abbandonarono la Sala comune, per poi attraversare tutto il castello e raggiungere l’uscita dove salirono su una carrozza che li portò alla stazione dove l’Espresso di Hogwarts li aspettava per riportarli a casa.

Si aggrappò al corrimano e posò un piede sul treno, per poi voltarsi a guardare Hogwarts in tutta la sua magnificenza.

“Non riesco ancora a credere che è l’ultima volta che la vediamo.” Borbottò Eric dietro di lui.

“Già.” Mormorò Alistair. “Nemmeno io.”

“Dai, saliamo.” Disse il biondo.

E così, i due amici salirono sull’Espresso di Hogwarts per l’ultima volta in vita loro.

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: elyl