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Autore: Lux_daisy    18/11/2013    4 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C'è amore dietro ogni "ti odio"




“Cosa cazzo…?”. Dino e Squalo voltarono la testa nello stesso istante, fissando sorpresi la figura che aveva appena spalancato la porta della loro stanza.
A torso nudo e a piedi scalzi, con solo un pantalone nero addosso, Xanxus fissava con sguardo serio e quasi arrabbiato i due ragazzi sul letto, immobili in quella posizione ambigua ed equivocabile. Dino era ancora seduto a cavalcioni sull’altro e gli teneva le braccia bloccate, mentre Squalo era completamente sdraiato sotto di lui.
Il tempo sembrò rallentare fino a fermarsi per lunghissimi secondi durante i quali nessuno osò quasi respirare. All’improvviso fu il biondo a rompere quella situazione di stallo.
<< Che diavolo ci fai qua? >> chiese a Xanxus, senza lasciare la presa sull’argenteo.
Il moro li fissò per un po’, poi si avvicinò al letto a grandi passi, gli occhi affilati come due lame. Afferrò Dino per le spalle e lo spinse via con forza, facendolo finire a terra e prima che qualcuno potesse reagire, fece la stessa cosa con Squalo, costringendolo ad alzarsi in piedi.
<< Vooooi! Che cazzo ti prende? >> sbraitò l’argenteo, mentre il Boss lo tirava per la felpa e lo allontanava dal letto.
<< Sta’ zitto e vieni con me >> ordinò Xanxus, iniziando a trascinare Squalo.
<< Mollami, pezzo di merda! >> continuò quello, ma il moro gli mise una mano al collo e piantò gli occhi nei suoi. << Non hai ancora imparato che devi fare quello che io ti dico di fare? >>.
L’argenteo sostenne lo sguardo, ma prima di poter aprire bocca per replicare, vide Dino afferrare il braccio di Xanxus e fissarlo con astio.
<< Lascialo andare >> gli intimò.
Il moro gli lanciò un’occhiata velenosa e muovendosi fulmineo come era solito fare, mollò la presa su Squalo e usò il braccio libero per assestare un violento pugno al volto di Dino che cadde a terra a causa della forza dell’impatto.
<< Se fossi al posto tuo, biondino, non muoverei il culo dal pavimento >>. Squalo tentò di incenerire il Boss con lo sguardo, ma quello fissava Dino con la sua tipica e arrogante aria di superiorità e non ci fece caso. Quando però entrambi videro che il biondo, nonostante si tenesse una mano sulla guancia dolorante, si rialzò in piedi, fu l’argenteo ad intervenire.
<< Voooooi! Non mi hai sentito prima quando ti ho detto che questa situazione non ti riguarda? Non ti immischiare! >> lo attaccò immediatamente con voce furiosa. Vide l’altro sgranare gli occhi e per un istante si sentì male nel notare l’espressione ferita che attraversò il suo viso, ma si impose di mantenere il suo sguardo freddo e determinato.

Non voleva fare ancora del male a Dino, ma non poteva neanche permettere che quello si mettesse contro Xanxus: sarebbe stata la sua fine. Era già stato coinvolto fin troppo in tutta quella faccenda e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era di farsi un nemico come il moro. Per questo Squalo sperò con tutte le sue forze che Dino usasse un po’ di buon senso e capisse che doveva fare quello che gli era stato detto.
<< Bene, vedo che ogni tanto anche tu dimostri di non essere un completo idiota >> lo schernì il Boss con un sorrisetto, al quale Squalo rispose con un’occhiataccia.
Dopo alcuni secondi di silenzio e immobilità, Xanxus, che non aveva mollato la presa sulla felpa di Squalo, riprese a tirarlo verso la porta e una volta fuori dalla stanza, senza che loro due potessero vederlo, Dino si ritrovò sulle ginocchia a fissare con occhi vuoti il punto in cui fino a pochi istanti prima c’era Squalo.
 
 
 
 
Si lasciò trascinare in silenzio da Xanxus per alcuni metri, la mente vuota se non fosse stato per un principio di rabbia e indignazione che crebbe fino ad esplodere dopo un minuto scarso di strada.
<< E che cazzo! Ti ho detto di mollarmi! >> esclamò all’improvviso, puntando i piedi a terra e costringendo l’altro a fermarsi. << Non sono un fottuto cagnolino! >>.
Il Boss lasciò la presa, ma un ghigno gli tinse le labbra e accese i suoi occhi. Senza replicare, afferrò di nuovo Squalo, questa volta con entrambe le braccia e se lo caricò su una spalla. Gli tenne ferme le gambe per impedire che l’argenteo lo prendesse a calci sull’addome e Squalo si ritrovò così a fissare il pavimento che scorreva sotto di lui e con la testa troppo vicina al fondoschiena di Xanxus.
<< Maledetto stronzo! Lasciami! >> sbraitò, assestandogli pugni ai fianchi.
Il moro gli bloccò un polso con il braccio libero. << Smettila di urlare, feccia o sveglierai l’intero dormitorio >>.
<< Tu mollami, allora! >>.
Per tutta risposta il Boss gli diede una pacca sul sedere e ghignò e, anche se Squalo non poté vederlo, gli sembrò quasi di sentirlo. Sbuffò e grugnì, irritato e infastidito dal suo stesso comportamento, ma non disse e fece nient’altro finché non fu di nuovo nella stanza del Boss.

Dopo aver chiuso la porta con un leggero calcio, il moro si avvicinò rapido al letto e vi gettò sopra Squalo senza tante cerimonie, posizionandosi subito dopo sopra di lui e bloccandogli le gambe con le sue. L’argenteo si guardò rapidamente intorno, alla ricerca di una via di fuga e poi lanciò una lunga occhiata al moro, carica di rabbia e… paura?
Xanxus ricambiò a lungo lo sguardo, le braccia tenute ai lati della testa dell’altro e gli occhi intensi e luminosi, nonostante la semioscurità della stanza.
<< Perché cazzo mi hai portato qua, bastardo? >> sputò fuori Squalo, la voce dura ma il cuore che batteva rapido.
<< Non lo capisci da solo? >> insinuò il moro con tono suadente. Vide il ragazzo sotto di lui sgranare gli occhi e schiudere leggermente le labbra: un improvviso desiderio di avventarcisi e divorarle si insinuò dentro di lui, sottile ma potente.
<< Non ti sei forse già divertito con quella tipa di prima? Cosa diavolo vuoi adesso? >> continuò Squalo e per quanto volesse dimostrarsi freddo e indifferente, i suoi occhi si allontanarono da quelli di Xanxus, incapaci di sostenere quell’intensità che lo stava facendo sprofondare in un baratro.
Le labbra del Boss si curvarono nel solito ghigno. << Non dirmelo: la feccia è gelosa? >>.
L’altro tornò a fissarlo, il volto contratto in un’espressione di fastidio e irritazione. << Dovrebbe prima ghiacciare l’Inferno >>.
<< Mmh, davvero? >> lo stuzzicò, avvicinando il viso al suo.
<< Mi sono rotto le palle dei tuoi fottuti giochetti! Non so cosa ti passa per la testa e non lo voglio neanche sapere, ma se vuoi tanto divertirti, vatti a cercare qualcun altro! >>.
Gli occhi di Xanxus si affilarono e il ghigno sparì dal suo volto. << Non sto giocando, feccia: mi sono solo stancato di aspettare. Ormai avrai capito che non sono un tipo paziente >>.
<< Aspettare? Aspettare cosa? >> domandò Squalo, sempre più confuso.
Il moro alzò gli occhi al cielo e sbuffò. << Certo che sei proprio ottuso, feccia; non capisco se lo fai apposta o se ti viene naturale >>.
L’argenteo lo fissò con un’espressione di irritazione mista a confusione. << E questo che cazzo dovrebbe significare? >>.

Senza rispondere, Xanxus si avventò sulle labbra di Squalo: le schiuse con forza e ci infilò dentro la lingua, succhiando e mordendo. Non c’era dolcezza in quel bacio né attenzione all’altro, ma solo un cieco desiderio di possessione.
Squalo sgranò gli occhi e il suo corpo si irrigidì, mentre le sue labbra e la sua lingua venivano morse e leccate. Gemette in quel contatto che sembrava più uno scontro e in un riflesso condizionato rilassò i muscoli e chiuse gli occhi, lasciandosi andare. Rispose al bacio con altrettanta passione, la mente svuotata di ogni cosa, eccetto le sensazioni che stava provando in quel momento. 
Sentì una mano di Xanxus infilarsi tra i suoi capelli e aggrapparsi forte fino a fargli quasi male, mentre un’altra si insinuava sotto la sua felpa, toccandogli la pelle nivea e morbida. L’argenteo sussultò a quell’intrusione e mugugnò un verso di dissenso che l’altro pensò bene di ignorare. Rabbrividì anche, nonostante la mani del moro fossero tanto calde da dargli l’impressione di mandare a fuoco i punti che accarezzavano con foga.
D’un tratto si rese conto di essere a corto a fiato e seppur con una certa fatica, causata dalla reticenza dell’altro, riuscì a separarsi da quelle labbra fameliche. Avrebbe voluto fare tante cose, tra cui urlare e prendere Xanxus a cazzotti, ma fu solo in grado di respirare a fondo nella vana speranza di calmarsi.

Vana, perché il cuore gli stava ringhiando in petto talmente forte da essere doloroso.
Vana, perché il suo corpo e la sua mente erano scombussolati fin nel profondo.
Vana, perché gli occhi rossi del Boss lo stavano incatenando fino a paralizzarlo.

Riuscì a non distogliere lo sguardo da lui e, senza sapere come, riuscì anche a parlare. << Stavi aspettando il momento giusto per fare… questo? >>. La voce risuonò monocorde alle sue stesse orecchie, ma in quel momento non ci fece caso più di tanto.
La bocca di Xanxus si curvò nel ghigno che Squalo ben conosceva e odiava. << Non mi sembra che la cosa ti dispiaccia >> lo canzonò, mentre la mano ancora sotto la felpa dell’altro si mosse piano, sfiorando l’addome e il fianco.
Squalo tremò impercettibilmente, ma affilò lo sguardo e si impose l’autocontrollo. << Quindi ti piacciono anche i maschi? Dopo la scenetta di prima, ero sicuro che andassi solo con le ragazze >>. In realtà non gli importava un granché della risposta: voleva solo prendere tempo e provare a capire in che razza di situazione fosse finito.
Il moro scrollò le spalle, nonostante la posizione, e la sua espressione si fece annoiata. << Il sesso è piacere: non è importante con chi lo raggiungo >>.
<< Che cazzo di modo di ragionare! Mi vuoi dire che non te ne frega niente se ti scopi un maschio o una femmina? Che per te è uguale, basta che ti diventa duro? >>.
Xanxus ridacchiò. << Come siamo virtuosi, feccia… fammi indovinare: sei uno di quelli convinti che si debba fare sesso solo con la persona che si ama? >>.
Squalo strinse le labbra, irritato e infastidito. << Con una persona di cui almeno ti importa qualcosa >>.
<< I sentimenti sono per gli stupidi >> replicò il Boss con tono freddo, << non hanno niente a che vedere con il sesso. Pensi che mi importasse qualcosa della ragazza di prima? Lei voleva scopare con me e io l’ho accontentata: tutto qui >>.
<< Quindi se uno chiunque viene da te e ti chiede di scopare, tu accetti perché tanto non ti frega niente? >> sbottò l’altro con tono furioso e incredulo.
“Sto davvero facendo questa discussione con Xanxus?!”
<< Certo che no, feccia >> obiettò il moro, << non vado con il primo che passa; e tanto per chiarirci, tu sei il primo ragazzo che voglio farmi >>.
“Cosa?!”. L’argenteo spalancò gli occhi per un istante, turbato da quelle parole. “Davvero?” Non avrebbe saputo dire come o perché, ma sentì una piccola scintilla di sollievo accendersi dentro di sé.
E si odiò.
Si odiò per quella debolezza che non voleva avere.
Si odiò con tutte le sue forze perché non riusciva ad odiare l’altro abbastanza, nonostante tutto.
 
<< E adesso tu vuoi me? Perché? >> gli chiese Squalo, la voce gelida e allo stesso tempo furiosa, << tu mi odi, no? Vuoi farti anche uno che detesti? >>.
In tutta quella discussione i due non avevano cambiato le loro posizioni: Squalo era ancora sdraiato sul letto e Xanxus gli stava sopra, le mani ai lati della testa e i volti a poca distanza.
<< Perché tu sei mio, feccia >> dichiarò il Boss sensuale, lo sguardo di un cacciatore che ha catturato la sua preda, << lo sei stato dall’istante in cui hai deciso di unirti ai Varia. Sei una mia proprietà e con le cose che mi appartengono io ci faccio quello che mi pare >>.
Infuriato per una tale risposta, Squalo spostò una gamba, puntò il piede sull’addome dell’altro e spinse con tutte le sue forze, assestandogli un calcio che lo fece allontanare. Approfittò subito di quel momento per sollevarsi e sedersi sulle ginocchia, provocando un cigolio del letto sul quale si trovavano.
<< Fanculo! >> sbraitò fulminando con lo sguardo Xanxus che se ne stava seduto sul materasso, << io non sono una tua proprietà! Avrò anche deciso di unirmi a voi, ma questo non fa di me un giocattolo con cui spassartela! >>.
Il Boss lo fissò a sua volta, ghignando. << Ma tu sei attratto da me, no? Prima, quando ti ho baciato, ti è piaciuto: non puoi negarlo >>. Vide l’altro sbarrare gli occhi e arrossire: inconsciamente ripensò a ciò che era accaduto in piscina, anche se allora Squalo era ubriaco e sorrideva come un idiota e si rese conto di non aver mai scorto la paura sul suo volto fino a quel momento.
Solo che non era la paura che era abituato ad osservare sulle facce degli altri.
Una parte di lui assaporò la soddisfazione di essere la causa di quella reazione e l’altra provò il bruciante desiderio di vedere quel viso stravolto dal piacere.

Dopo alcuni secondi di silenzio, Squalo abbassò lo sguardo, imbarazzato.
Come avrebbe dovuto rispondere?
Cosa avrebbe potuto dire di fronte a quella verità che lui stesso non riusciva nemmeno ad accettare?
Arrivato a quel punto, che senso aveva mentire?
Non riuscì a pensare a niente di intelligente da dire, cosi non disse niente.

<< Chi tace acconsente, giusto? >> continuò a provocarlo il moro, dato che l’altro non sembrava avere intenzione di replicare in alcun modo. Si mosse lentamente, come una tigre che si avvicina a una gazzella per non farla fuggire; si sollevò sulle ginocchia e si mise di fronte all’altro.
<< Ti avverto: non mi fermerò anche se mi implorerai di farlo >>.

Squalo alzò gli occhi e li piantò in quelli dell’altro: rossi, intensi, diabolici e affamati. Gli tornò in mente il loro primo incontro: nell’istante in cui aveva incontrato quegli occhi, aveva avuto la sensazione di osservare le fiamme dell’inferno danzare e ne era rimasto rapito e terrorizzato allo stesso tempo. Quella volta aveva pensato di poterci scorgere dentro un’anima fatta di fuoco, sangue e ira.
Adesso non avrebbe saputo cosa dire cosa ci vedesse, ma aveva ormai capito che qualunque potere avessero gli occhi di Xanxus, lui ne era rimasto prigioniero già da tempo.
Come era rimasto prigioniero della sua voce, della sua rabbia, della sua forza.
Prigioniero di ogni cosa che lo riguardava.
Uno schiavo con catene invisibili, ma più resistenti di qualsiasi metallo.
 
Un cacciatore ingenuo che aveva pensato di poter sconfiggere la bestia feroce, ma che alla fine era stato divorato senza neanche accorgersene.
 
<< Ti odio >>.
Fu tutto ciò che Squalo disse prima di abbandonarsi al suo demone.
 
 
 
 
 
 
Dice di odiarti, ma è proprio lui ad azzerare la distanza tra voi.
Ti cinge i fianchi con le braccia e prima che tu te ne renda conto, vi baciate con un trasporto che non avevi mai sperimentato e che non avresti mai immaginato.
Non capisci né come né perché, ma le sue labbra ti mandano completamente fuori controllo.
Sono morbide, calde, umide.

Ti sembrano le più buone mai assaporate e ti dici che è impossibile, ma la tua razionalità ti ha ormai abbandonato, perciò smetti di pensarci e continui a togliergli il respiro, come lui fa con te.
 Senti che non resisterai ancora per molto: vuoi che lui sia tuo.
Solo tuo.
Solo e soltanto…
 
 
…adesso ti rendi conto di quanto hai desiderato quella bocca. Ti sembra di venire risucchiato in angolo fatto solo delle vostre lingue che si cercano, si scontrano, lottano alla ricerca della supremazia che tu sai già appartenere a lui.
Ma combatti lo stesso perché è nella tua natura.
La bestia di fronte a te però freme e affila denti e artigli.
In men che si dica ti ritrovi ancora una volta disteso sul letto e senti le sue mani infilarsi sotto i tuoi vestiti e toccarti dappertutto.
La tua pelle brucia, il tuo intero corpo trema e la tua mente si è sconnessa dalla realtà.

Non ti importa di niente se non di quegli istanti.
Lui ti spoglia con foga e tu glielo lasci fare, perché la voglia di sentirlo davvero è diventata troppo forte. Vorresti…
 
 
 
...che lui smettesse di trattenere la voce. Vuoi sentirlo gemere e ansimare e ti sembra strano perché non ti era mai importata una cosa del genere prima d’ora, ma alla fine sei troppo preso dal momento per preoccupartene adesso.
Lo baci. Lo tocchi. Lo mordi.
Lo marchi affinché lui non dimentichi che ti appartiene e che così sarà fino a quando non ti sarai stancato di lui.

Il suo corpo si riempie dei segni del tuo possesso e tu non puoi fare a meno di ghignare nel vedere quanto lui si sforzi per non far capire che gli sta piacendo il modo in cui prendi quello che secondo te ti spetta di diritto.
Quando gli infili una mano in mezzo alle gambe e afferri la sua erezione, lui si lascia sfuggire un gemito e tu sogghigni.
Il suo volto si arrossa, la bocca si schiude, gli occhi si fanno lucidi e il respiro ansante: non avresti mai pensato che quella feccia potesse assumere un’espressione così sensuale da farti eccitare ancora di più.
Il suo sguardo…
 
 
 
… è vorace. È lascivo. Ti sconvolge e ti sconvolgi. Nessuno ti aveva mai guardato in quel modo, come se volesse divorarti fin dentro l’anima.
Chiudi gli occhi, ti lasci andare al piacere. Lo desideri, lo brami, vuoi che lui continui ancora.
E ancora.
E ancora.
Ma sei troppo orgoglioso e imbarazzato per lasciare uscire la voce e allora ti copri il viso e ti mordi le labbra, sperando così che lui non capisca, ma dentro di te sai già che è tutto inutile.
Mentre ti masturba, avvicina il corpo al tuo e tu avverti qualcosa di duro premere sulla tua gamba: capisci che anche lui è eccitato e decidi che non vuoi essere l’unico a godere. Così, anche se il piacere ti fa perdere la lucidità, ricambi le attenzioni con la stessa passione.
Vieni per primo, riversandoti nella sua mano: sei stravolto dall’orgasmo e senti…
 
 
 
 
…di essere vicino al limite, ma non vuoi che finisca tutto troppo presto. A malincuore ti sposti e lui lascia andare la tua erezione. Tu però vuoi andare fino in fondo perché farsi una sega a vicenda non ti basta.
Sapevi fin dall’inizio che non saresti stato soddisfatto finché non l’avessi fatto tuo, così usi le dita bagnate per prepararlo a riceverti.
I suoi occhi si sbarrano e dalla sua gola esce un grido strozzato; inizia ad agitarsi, impaurito e lo senti mugugnare di fermarti, ma tu non ne hai nessuna intenzione.
L’avevi avvertito che non l’avresti fatto, anche se lui ti avesse implorato: allora ti avvicini e inizi a baciarlo, a morderlo, a distrarlo dalla tua intrusione.
Un dito.
Due dita.
Tre dita.
Lui continua ad ansimare, non capisci quanto per il dolore e quanto per altro, ma nell’istante in cui ti rendi conto di non poter più aspettare, gli sollevi le gambe, portandotele sulle spalle e gli entri dentro.
La sensazione è così bella che ti sembra di impazzire dal…
 
 
 
 
…dolore. L’ennesimo grido ti muore in gola, ti manca il fiato, ti senti come se venissi spezzato in due.
Un’infinita sequela di insulti ti scorre in mente, ma non hai la forza di parlare.

Lui si spinge in te con forza e tu lo senti gemere piano, il respiro corto e veloce. Ha gli occhi lucidi, ma intensi e capisci che sta godendo.
Tu invece ti ritrovi a pensare che vorresti che si sbrigasse a togliere quel coso dal tuo sedere, ma poi d’un tratto, per caso, lui riesce a toccarti in un punto che non avresti mai detto di avere e il dolore si mischia al piacere.
A quello vero o almeno a quello che per te è il più travolgente mai provato. Così lasci andare la voce, non riesci più a trattenerti o forse non vuoi.
La velocità delle sue spinte aumenta fino a che non raggiungete entrambi l’apice, prima lui e poi tu lo segui a breve distanza.
Una volta fuori da te, si accascia sul tuo petto e rimanete in quella posizione per un po’, a riprendere fiato. È pesante, ma in qualche modo il calore del suo corpo è piacevole; così chiudi gli occhi, finalmente rilassato e con la mente vuota.
 
Ti addormenti prima di rendertene conto e non sai che Xanxus decide di non cacciarti via, come ha sempre fatto con le sue partner occasionali.
Ti lascia dormire e ti osserva per qualche minuto, prima di abbandonarsi anche lui sul cuscino.






Oh cielo, non so cos'è venuto fuori... non so neanche se quest'ultima parte debba essere considerata rating rosso, ma vabbè facciamo finta k vada bene il rating arancio XD cmq beh, che dire: spero di non aver deluso le vostre aspettative dopo la conclusione dello scorso capitolo ^^ ho deciso che era arrivato il momento di farglielo fare - e finalmente, direte voi! XD
avrete notato che qst cap è più corto del solito, ma ho pensato fosse meglio concentrarsi su questo momento - anke x non farvi aspettare troppo (considerando k ho finito di scriverlo ieri)
spero che vi sia piaciuto: perciò fatemi sapere che ne pensate, anche se non vi fosse piaciuto ^^
ringrazio come sempre tutti voi che continuate a seguirmi e a commentare <3 un bacione e alla prossima!


 
  
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