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Autore: jo_gio17    18/11/2013    3 recensioni
Nove compagni, nove vite che si intrecciano; nuovi amori, eterni dolori.
Cosa succederebbe se i loro sogni si reallizzassero?
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Franky, Sanji, Un po' tutti, Zoro\Robin | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fino in Fondo '
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Ciao a tutti, di nuovo. Finalmente ho postato il nuovo capitolo, un nuovo giorno sulla Sunny, un nuovo momento da vivere insieme. Spero che vi piaccia, anche un nasone ha bisogno d'amore ;D
Alla prossima fatemi sapere cosa ne penste di questa coppia!
Baci Baci
Jogio




Promettilo al sole
 
La giornata è splendida, il sole batte forte sulle nostre teste ma nonostante questo, non fa troppo caldo. La Sunny scivola lenta sull’acqua, tranquilla verso la nostra prossima meta. Io sto lavorando sulla mia super fionda da cecchino; quando uno strano verso che proviene dal cielo mi distrae. La mia curiosità mi spinge a guardare subito verso l’alto ma la luce è ancora troppo forte e non riesco a comprendere, vedo solo una grossa ombra. Un piccolo brivido pervade il mio corpo; e se fosse un nemico? Non perdo tempo, mollo tutto, prendo un gran respiro e urlo.

- Ragazzi pericolo, ci attaccano dal cielo!

La frenetica vita sulla nave si ferma. Tutti guardano in su, verso quell’essere misterioso, quell’attimo di silenzio contemplativo viene interrotto dall’assoluta calma di Robin, che non si era scomposta e ancora non aveva lasciato il suo libro.
- Non ha l’aria pericolosa, sembra un uccello.

- Allora possiamo mangiarlo! – deduce risoluto e divertito come al solito Rufy. Quei due anni da solo e la morte del fratello non hanno certo smorzato il suo entusiasmo. Lui è così, forte e spontaneo, per questo è un buon capitano.
Un giorno lo sarò anch’io.

Mi persi in questi pensieri, fu lo schiaffo da parte di Zoro a farmi riprendere.

- Che ti è preso nasone? – ancora non mi ero abituato alla cicatrice sul suo occhio, non ci ha mai voluto dire come se l’è procurata. Zoro non ha bisogno di raccontare bugie per dimostrare quanto vale; continuo a guardarlo senza rispondere, in questo periodo la mia testa ed il mio cuore sono altrove. Per quanto ami i miei amici e per quanto ami la Thousand, mi sento malinconico. – Ehi parlo con te! La paura del volatile ti ha fatto perdere la parola?

Mi stuzzica, come al solito, riesce comunque a strapparmi un sorriso. – Il grande capitan Usop non ha paura di nulla – dopo un secondo aggiungo a voce più bassa – Nemmeno di uno spadaccino dalla testa verde.

Le narici del verde si dilatano e le sue mani corrono subito alla prima katana legata al suo fianco. Il suo aspetto adesso mette ancora più paura di prima ma so che non mi farebbe mai del male. Quindi continuo con il mio sorriso beffardo, facendolo infuriare ancora di più.

- Smettila testa d’alga! Qui stiamo decidendo come cucinarlo.

Il cuoco e le urla del capitano, radunarono tutte le attenzioni su di loro. Far ragionare Rufy su come andava cotto e mangiato l’animale o la carne più in generale era davvero complicato, ma Sanji non demordeva mai. Nemmeno questa volta.

- La carne di quella bestia è fibrosa, non posso friggerla!

- Io lo voglio fritto.

- No, va stufato magari aggiungendo delle patate o delle carote.

L’espressione di Rufy cambiò, come se stesse ragionando davvero su ciò che aveva appena sentito, dopo un secondo anche il cuoco mise su un sorrisetto soddisfatto.

- Va bene Sanji – disse il capitano raddrizzando la testa con quel sorriso enorme che solo un uomo di gomma è in grado di fare. – Puoi friggere anche le patate.

Il volto di Sanji divenne blu dalla rabbia, io scoppiai in una grassa risata mentre il cuoco prese Rufy per il collo ed iniziò a schiaffeggiarlo. Di nuovo la voce di Robin, interruppe quel divertente teatrino.

- Ragazzi, è un uccello viaggiatore; ed è appena atterrato sul ponte. - Tutti gli sguardi, di nuovo, seguirono il dito di Robin che indicava a poppa.

- Presto catturiamolo, voglio mangiarlo! – Rufy si allungò verso l’animale, che sgranò gli occhi e spiccò il volo terrorizzato; come previsto l’uomo di gomma non riuscì a fermare lo slancio e si schiantò contro il legno della nave con un grugnito.
Nami si accosto al capitano con occhi preoccupati ma non lo soccorse e stranamente non gli gridò contro per la sua stupidità. La sua attenzione fu catturata da una cosa bianca a terra.

- È una lettera – disse rigirandosela fra le mani – ed è indirizzata ad Usop.

- Come? A me?

Nami annuì, si avvicinò e me la porse sorridendo. Io ero semplicemente impietrito.

La busta era candida e sul retro c’era proprio scritto il mio nome, in una calligrafia tondeggiante e raffinata. L’uccello era scappato più velocemente di una papera combattente di Alabasta. Mi guardai intorno un po’ stupito, insomma chi poteva mandarmi una lettera. I miei compagni più curiosi di me, finsero di riprendere quello che stavano facendo prima della comparsa dell’animale, forse per concedermi una finta privacy.

Feci qualche passo prima di decidermi ad aprire la busta e leggerne il contenuto.

 
“Mio Carissimo Usop,
So che non avrei dovuto scriverti, non dovrei disturbarti mentre insegui il tuo sogno, ma mi manchi. Volevo farti sapere che sto bene e che ti penso; ogni giorno da quando te ne sei andato.  Spero che tu stia vivendo l’avventura più bella della tua vita, un giorno, spero non troppo lontano in cuor mio, quando tornerai dovrai raccontarmi tutto; proprio come facevi una volta. Mi piacevano quelle storie, anche se erano bugie non mi importava, perché mi facevano davvero stare meglio. Non dimenticherò mai quanto mi sei stato vicino, mi hai salvata e per questo ti sarò debitrice per sempre. Adesso studio medicina, voglio diventare un bravo dottore; ho un sogno anche io e come te, farò di tutto per realizzarlo. Non c’è bisogno che tu mi risponda, ho deciso di scriverti qualche giorno fa. Ho visto il tuo nuovo avviso di taglia, vedere la tua foto mi ha riempito il cuore di gioia. Sei cambiato molto, anche i tuoi occhi sono cambiati, non vedo più la tua paura. Dentro di te vedo un gran coraggio e una gran voglia di combattere e vincere. Un’ultima cosa: guarda il sole e promettimi che tornerai da me. non importa  quando, io ti aspetterò…
Tua Kaya”

 
Non posso crederci, Kaya. La piccola e dolce Kaya, si ricorda di me. I miei occhi si riempirono di lacrime, il mio cuore batte così velocemente che ho paura di morire. Stringo la breve lettera tra le mani e guardo il sole. Lo fisso tanto da far scendere il mio pianto a fiotti. - Tornerò per te, Kaya…te lo prometto – la mia voce, solo un sussurro. Non basta, non è una promessa degna, così urlo più forte che posso, sempre rivolto al sole. – Te lo prometto! Tutti si voltano a guardarmi, forse dicono anche qualcosa, non li sento, non mi importa. Sono triste e felice, mi sento pieno e vuoto allo stesso tempo. Alla fine della mia missione sarei tornato, non più come il ragazzo bugiardo ma come uomo coraggioso e degni di lei.
  
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