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Autore: Ceci Sheeran    18/11/2013    2 recensioni
Cecilia aveva 19 anni, un gemello, una sorella piu piccola,Agnese. I suoi genitori erano morti anni prima,in un incidente aereo,e da quel momento aveva vissuto coi nonni materni. I primi anni erano stati terribili,ma poi con l'aiuto di molte persone,era riuscita a sollevarsi. Ora aveva raggiunto il suo piu grande sogno:fare l'erasmus a Dublino. Non sapeva ancora che quell'anno l'avrebbe cambiata,e avrebbe incontrato persone fantastiche,soprattutto un ragazzo allegro,e spiritoso dagli occhi di ghiaccio, che la avrebbe sostenuta sempre!
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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#SPAZIOPERME: allora,l’altro capitolo non ha ricevuto recensioni..e lo capisco..perchè era una mezza merda..ok..questo spero vi piaccia..l’ho scritto con il sottofondo di quella meravigliosa voce che si ritrova Ed..quindi..spero mi abbia ispirato bene!;)
Buona lettura..spero lascerete recensioni in molte!
Lettrici silenziose,fate pubblicità please!:))



Cecilia’s Pov
Ero felice. Stavo per le strade di Dublino, con Alessia,mia sorella e Lily. Stavamo passeggiando,parlando del più e del meno,e Lily e io gli stavamo facendo da guide già da due giorni.
Il giorno dopo sarebbero ripartite: dopotutto mia sorella stava saltando dei normalissimi giorni,infatti era stato un miracolo che mia nonna avesse accettato,mentre la mia amica aveva dei giorni di pausa perché a Bologna c’era la neve. Pensate!! Qua a Dublino l’aveva fatta per tutto Dicembre..e in Italia veniva ora!

E così,anche un’altra settimana era volata. Da una parte ero contenta: è sempre un’impresa riiniziare la settimana. Ma avevo avuto questa bella sorpresa, e inoltre avevo risolto con Dylan, cosa che mi rendeva molto felice.
Quella sera avevo il turno dalle sei alle dieci e mezza al bar. Andai allegramente al bar. mi cambiai, e salutai Dylan. Cominciammo la gara: chi avrebbe servito più gente. ci divertimmo tutta la serata. Noi che cercavamo di volare da un tavolo ad un altro, e a servire più gente possibile.
La serata passò velocemente. Così, a ora di tornare a casa,mentre uscivo dal locale, Dylan mi fermò
-ehi Ceci! Ti puoi fermare un attimo?-
-non so..due minuti!-
-va bene..voglio farti vedere una cosa..- e mi portò nel retro del bar. era come un vicolo senza uscita,buio. Ad un tratto apparvero due figure nere e alte. Io sussultai, ma Dylan ridacchiò
-tranquilla,sono due miei amici. Leo e Carter..-disse indicandomeli. Non erano affatto raccomandabili. Avranno avuto almeno cinque anni più di noi,erano alti,palestrati,e avevano una strana luce negli occhi- lei è Cecilia- disse indicandomi. Ma quando mi accorsi del cenno alla testa che Dylan fece ai due, era già troppo tardi. Dylan mi prese per i fianchi
-che fai?-domandai cercando di levarmi dalla sua presa. Ma mi teneva stretta
-niente sai..io e loro vogliamo divertirci un po’ stasera..-disse con un tono perverso-perché non ti unisci a noi?-. io iniziai ad avere paura. Ma paura davvero. Così, cercai di mantenere una voce ferma
-no grazie non mi va, sarà per un’altra volta..- Carter mi prese i polsi. Io sbiancai
-no dai,noi vogliamo divertirci ora-. Io deglutii
-Dylan..lasciami in pace, lasciami andare a casa-.

-certo che ci andrai piccola, ma non subito..- e intanto frugò sotto la mia giacca, fino ad arrivare al mio ventre scoperto. Io mi ribellai, ma la sua stretta era ferrea. Carter mi levò la giacca,e il freddo della sera, cominciò ad entrarmi nelle ossa,io cercavo di liberarmi,ma lui mi teneva i polsi, e cominciai a respirare affannosamente. Intanto dietro di me,Dylan mi sussurrava sensualmente all’orecchio-non dimenarti tesoro, e vedrai che tutto sarà più facile...- ma non c’era gentilezza nel suo tono. C’era fermezza.
-ti prego,ti prego lasciami, non lo dirò a nessuno ma ti prego lasciami andare..AIUTO!-provai a gridare. Feci male. I due ragazzi mi spinsero al muro, e mentre mi stringevano i polsi,fino a farmi venire i lividi,Dylan mi sfilava i jeans. Cominciò a mancarmi il fiato,e  le lacrime cominciarono a bagnarmi le guance. Mi contorcevo,ma mi avevano in pugno.
-shhh..non può sentirci nessuno tanto..!- e per questo cominciai a pensare a mia nonna, ai miei fratelli,ai miei genitori. Mentre quel pervertito mi levava le mutande in modo brutale, mise le sue mani sui miei glutei e strinse forte.

Io gemetti, e pensai a mia madre. Cosa stava pensando adesso? Che aveva una figlia così facile? No, non glielo avrei fatto pensare. Proprio quando sentii un dolore acuto,perché una presenza estranea entrò dentro di me, la prima cosa che pensai fu un bellissimo calcio nelle palle. Prima a Dylan,e poi uno schiaffo e un calcio a Carter eccoli cadere per terra, mentre Leo che,cercò di fermarmi, gli storsi un polso sputandogli letteralmente in un occhio.

Corsi via,corsi veloce,con l’aria gelida che mi feriva le guance, e intanto piangevo. Piangevo per essere stata così stupida da fidarmi così facilmente di una persona. Ci ero rimasta un’altra volta di merda, e mi faceo schifo. Non ero riuscita a fermarlo prima. Mi aveva..toccata in quel modo!! E non ero riuscita a ribellarmi..no ero stata io l’unica stupida. Correvo da più di cinque minuti, e quando vidi l’autobus che mi avrebbe portato davanti al college,non lo presi. Preferii andare a piedi. Venti minuti di cammino, di riflessione.

Che schifo,che schifo che era quel ragazzo. E ora cosa dovevo fare?lo dovevo dire?No,assolutamente,mi avrebbe fatto del male.
E non sapevo se ce l’avrei fatta un’altra volta. No no,non l’avrei detto a nessuno.

Tanto meno a Niall.
Ma ce l’avrei fatta? Fra una settimana sarebbero tornati. Mi guardai i polsi, e le ossa del collo. Erano indolensite e i polsi erano pieni di lividi. Merda.
Dai si, ce la potevo fare. Una settimana di silenzio, e poi avrei fatto finta di niente.
Cercavo di convincermi,ma in realtà,sapevo che non sarei mai riuscita a mantenere un segreto così grande.
  
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