Un cuore di padre è il capolavoro della natura.
Abbé Prévost
Gloria
aveva da poco compiuto cinque anni il giorno in cui fu uccisa.
Era una bambina minuscola, tutta capelli e con grandi occhi blu. Era una
bambina come tante.
Una bambina felice.
Era seduta nel carrello della spesa, fra le bottiglie di succo d’arancia e una confezione di bistecche che le faceva
freddo contro il fianco quando qualcuno decise di mettere fino al suo mondo. Il
suo piccolo, perfetto mondo fatto di mamma , papà e i giocattoli.
Faceva freddo per essere la fine di agosto, la mamma le aveva fatto indossare
il vestito nuovo e le aveva pettinato i capelli come piaceva a lei. Teddy,
il suo orsacchiotto profumava di sapone alle violette.
-Oggi è il compleanno di papà, gli prepareremo una bella torta.-
A Gloria piaceva cucinare con la mamma perché finivano sempre per sporcare
tutto e per chiamare il signore delle pizze. Rise eccitata all’idea mentre sistemava il papillon rosso di Teddy.
Erano quasi arrivate alla cassa quando quegli uomini entrarono nel supermercato
gridando.
Lei non fece a tempo a vederli, la mamma la prese dal carrello mentre una specie di sirena iniziava a suonare…
Il rumore, il dolore, la mamma che piangeva su di lei e poi…?
Poi il grigio l’accolse. Il mondo non aveva più colori e lei aveva il vestito
sporco di rosso sul petto.
Era accanto al suo papà che allungava
meccanicamente la mano verso le persone che gli dicevano che gli dispiaceva
tanto, che gli erano vicine.
Gloria non sapeva che cosa sta succedendo, avrebbe capito tempo di essere
morta, ma sapeva che quegli occhi blu, quegli occhi che per lei erano sempre
stati i più belli di tutti erano cambiati.
Si erano spenti.
Sono
passati molti anni da quel giorno e benchè ci sia una
luce a chiamarla , Gloria non si è mai mossa. La mamma non l’ha più vista dopo
quel giorno, è andata via, ma lei no.
E’ rimasta accanto al suo papà, ogni notte gli ha accarezzato la testa fino a
quando non l’ha visto addormentarsi, ogni giorno è sempre stata un passo dietro
di lui.
Era lì quando, seduto per terra fra il suo vomito e le lacrime, ha tirato fuori
la pistola e ha premuto il grilletto. Si è tappata gli occhi con le mani,
gridando, ma invece del rumore che si è preso lei ha sentito una specie di
scatto e una risata sguaiata.
Era lì quando ha iniziato a vederlo felice ancora, quando ha iniziato ad attorniarsi di gente e a sorridere.
Ora il suo compito è quasi finito, deve solo
evitare che quei fantasmi cattivi gli facciano del male e poi potrà
andare via anche lei.
Potrà finalmente riposare.
Clint
è convinto di stare vivendo un film dell’orrore quando incrocia lo sguardo sereno della bambina con i capelli
rossi a qualche passo da lui. I corridoi
dello SHIELD non sono adatti a qualcuno di così minuscolo e perfetto.
-Ciao?-
Gloria piega la testa verso una spalla, il viso lentigginoso ammorbidito da un
sorriso incorniciato da due deliziose fossette - Ciao.-
E’ in piedi di fronte l’ufficio di Coulson, il
vestitino azzurro sporco di sangue sul petto e l’orsetto stretto in una mano.
Attraverso di lei , Clint, può vedere i contorni della parte bassa del
distributore dell’acqua.
-Tu chi sei?-
Clint sa di conoscere quel viso, di averlo già visto, ma è come se il suo
cervello non volesse elaborare l’informazione. Come se si rifiutasse di
mostrargli l’ovvio.
-Devi andare alla torre Clint.-
Clint si fa indietro di un passo, sorpreso di sentirsi chiamare per nome da
quel minuscolo cosino - Alla Stark Tower?-
-Sì, la butteranno giù. Devi andare da loro.-
Clint si fa indietro di un passo. Non sa cosa pensare, di solito nei film è
questo il momento in cui lo spirito sfodera una chiostra di denti da squalo e
inizia a gridare. La bambina però non fa niente del genere e continua a
sorridergli.
Quel sorriso, perché è convinto di conoscerlo?
-Ne sei sicura?-
-Sì, loro non vogliono tornare nel Regno
di Hel.-
Clint porta il peso del corpo indietro, verso il piede destro - Ok. Vado
allora.-
La piccola annuisce e lui si volta lentamente, quasi timoroso di darle le
spalle.
-Sei
proprio bello, piaci anche a me.-
Clint si volta di scatto, ma la bambina è sparita.
STARK TOWER.
Il
pickup con lo stemma dello SHIELD sulle
portiere si ferma in uno stridio di ruote quando Tony rompe il vetro della
finestra con la schiena e vola di sotto. Uscendo dall’auto Clint nota la
pioggia di vetri come stelle nel cielo stranamente buio e poi la sua figura
piombare come un masso. Non riesce a gridare la sua sorpresa , non come fa Phil
mentre Natasha si preme una mano sulla bocca.
Sono tutti e tre attorno alla macchina, appoggiati agli sportelli aperti,
quando la figura di Tony viene avvolta da un bagliore argenteo. Una luce calda
che lo sostiene e ne rallenta la caduta.
-Che diavolo?- sussurra Natasha.
Nonostante il terrore , Tony sa che sta
succedendo qualcosa di pazzesco.
Non sta cadendo, sta planando dolcemente verso il terreno, avvolto da una luce che
lo ha avvolto come una bolla .
Si sente rigirare e non appena i suoi piedi toccano terra, la luce scompare,
per riapparire qualche secondo dopo sotto forma di figura. Una figura minuta,
con lunghi capelli castani e occhi azzurri.
Maria Collins Carbonell in Stark
sorride a suo figlio mentre porta le dita alle labbra e le bacia - Tony.-
-Mamma?-
I polpastrelli gelidi di Maria sfiorano
la bocca di Tony con la delicatezza di uno spiffero prima che questa svanisca così come è
arrivata. L’amore di una madre per il proprio figlio non conosce tempo o
spazio, Tony l’ha sempre sentito dire, ma mai avrebbe pensato che sua madre, a
quasi vent’anni dalla sua morte sarebbe accorsa in suo aiuto per salvarlo.
Lucide scarpe nere, pantaloni stirati con la piega. Noelle
solleva gli occhi stordita .
Simili eppure dissimili, Howard Stark e suo figlio si
somigliano allo stesso modo in cui lei somiglia a Tony eppure sono lontani anni
luce l’uno dell’altro. Gli stessi colori,
dall’incarnato ambrato agli nocciola,
e i lineamenti. Marcati sì, ma belli da vedere.
Howard però non ha quella dolcezza che lei riesce a leggere negli occhi di suo
padre, quella vena di tristezza che lo fanno somigliare ad un vecchio stanco
che al miliardario idolo delle folle.
Noelle fissa Howard ammaliata mentre questi si abbassa e allunga una mano
verso di lei a mo’ d’invito - Andiamo.-
Persino la voce di Howard è simile a quella di Tony, naturalmente bassa e
affascinante. Da seduttore nato.
Noelle scrolla la testa, tirandosi indietro verso le
porte dell’ascensore ormai chiuse –No.-
-Ti prego, fidati di me, devi uscire da qui.-
-No, anche tu mi odi come Obadiah.-
Howard scrolla la testa -Non potrei mai, sarebbe come odiare me stesso o mio
figlio.-
Noelle volta la testa verso le porte a vetro della
Hall da dove riesce a vedere Tony premere le mani sui vetri della porta
girevole per entrare, poi Howard ancora di fronte a lei che la guarda con una
tale tristezza che la spinge, contro ogni logica, ad allungare la mano verso la
sua.
Tocca solo aria, aria gelida che le dona
una scossa lungo la schiena e in una frazione di secondo, il tempo di un
battito di ciglia, vede l’uomo che ha di fronte, vivo e vegeto, chino su un
lettino, intento a fissare tristemente una neonata avvolta in una tutina rosa.
Lo
sguardo di Noelle si fa sbalordito mentre
ritira lentamente la mano per portarsela al petto.
-Ero io?-
Howard annuisce mentre la sua figura inizia a schiarirsi come fumo portato via
dal vento. Tony si ferma a qualche metro di distanza dal padre e quando questo si gira a guardarlo non può
trattenere una fitta di dolore sordo all’altezza del petto.
Dovrebbe odiarlo, dovrebbe urlargli contro , ma quello che esce dalle sue
labbra è solo un timido mormorio.
-Papà.-
-Devi
aiutare Bruce.-
Noelle non pesa molto, ma sta facendo così tanta
resistenza che Tony ha la sensazione di stare trascinando un blocco di cemento.
Si ferma e puntandole una spalla alla bocca dello stomaco se la butta su una
spalla come un sacco - Bruce sa cavarsela da solo.-
-Ti prego!-
Noelle si ritrova bloccata fra le braccia di Clint
che la serrano come un cappio mentre Tony corre di nuovo verso la torre alla
ricerca del resto della sua famiglia , ma si ferma a metà strada quando li vede
spuntare dalle scale antincendio seguiti
da un Coulson con il fiatone.
La gelosia, irrazionale lo sa bene, che nutre nei confronti di Agente si quieta
per qualche secondo soffocata dalla
gratitudine.
-Bruce.- Pepper si
divincola dall’abbraccio di Tony per spingerlo verso Phil - Devi andare ad
aiutarlo.-
Phil è pronto a rientrare quando , vicino alle porte antipanico che danno sulle scale antincendio, vede
l’aria fremere e concentrarsi nella figura di una bambina. Una bambina
minuscola che agita un ditino verso di lui per dirgli di no.
-OH
MIO DIO.-
Pepper si volta
verso di lui, poi oltre di lui, verso la piccola che con entrambe le
mani fa segno di allontanarsi -Chi è?-
E’come guardare un castello di sabbia che va giù a rallentatore, Noelle stretta a Clint sente un grido di terrore e dolore
risalirle dalla parte bassa della schiena mentre cerca di divincolarsi dalla
sua presa.
Bruce non è uscito.
Clint le afferra la testa, la costringe a non guardare, ma il rumore, la polvere.
Quelle non può nascondergliele e Noelle grida così
forte da sentire la gola dolere mentre Tony stringe a se i figli più piccoli e Pepper nasconde il viso nell’incavo del suo collo.
Phil e Natasha
poco più in là sono in uno stato di stupefazione tale che per qualche
secondo rimangono in silenzio a fissare la torre venire risucchiata da un
nuvolone di polvere che risale dal terreno.
-Potrebbe essere ancora vivo.- mormora Coulson.
-Sì.- gli fa eco Natasha - Sì.- batte le ciglia
e scrolla il capo - Andiamo.-
I due si avvicinano di qualche passo alla nube griglia che sembra un mostro con la bocca spalancata
pronta ad accoglierli, Natasha si copre la bocca con
la parte avanti della camicetta mentre Phil sfila un fazzoletto dalla tasca
della giacca.
Si avvicinano lentamente mentre Clint scivola a terra seguendo la caduta a peso morto di Noelle - Potrebbe essere ancora vivo.- mormora fra i suoi
capelli - Potrebbe essere ancora vivo.-
Phil si volta tossendo contro il fazzoletto, Natasha
strizza gli occhi prima di strofinarseli con il dorso di una mano. Sono
avanzati solo di qualche metro e già rischiano di soffocare.
-Torniamo
indietro.-
Phil ha la morte nel cuore , Natasha non ha bisogno
di guardarlo per capirlo. Arretrano, quando passi pesanti coprono la loro ritirata.
Si voltano assieme verso la figura enorme che si muove fra la nebbia di detriti
a zigzag.
-Hulk?-
Gli
occhi verdi di Hulk si scorrono i volti dei presenti
prima di posarsi su Noelle che lo fissa ancora stretta a Clint. Il gigante le si
avvicina di qualche passo, visibilmente stordito e Clint arretra cercando di
spingerla dietro di se per frapporsi fra loro. L’ultima volta che Hulk e Noelle si sono incrociati,
non è finita benissimo per quest’ultima.
La ragazza però si divincola dalla sua presa e si avvicina a sua volta ad Hulk che, a sorpresa, si siede di fronte a lei toccandosi
con un espressione indolenzita il profondo taglio sulla fronte.
-Ti fa male?-
Noelle toglie a fatica la felpa , l’appallottola
contro il fianco usando solo il braccio sano e allunga il braccio verso il viso
di Hulk, Pepper sente Tony
irrigidirsi mentre la figlia prende a tamponare il sangue verde del mostro.
-Noelle.-
Noelle allontana il braccio mentre Hulk si china in avanti in preda ad uno spasmo.
Noelle fa
passare le braccia sotto quelle di Bruce e con uno sforzo non indifferente lo
tira a sedere. Lo fa appoggiare a sé ,
al suo petto con la testa mentre lei affonda il naso e la bocca fra i
suoi capelli sale e pepe .
Bruce solleva prima un braccio, poi l’altro, cerca di ricambiare la sua
stretta, ma è troppo stanco per farlo.
-Ho visto Betty.-
Nolle corruga la fronte -Tua moglie?-
Bruce annuisce senza alzare la testa -Mi ha salvato.- Noelle
non può non provare una fitta di gelosia -Perché dovevo tornare da te.-
-C’è
qualcuno che ti aspetta.-
-Cosa?-
-Sai benissimo di chi parlo Bruce. Lei ti aspetta da così tanto.-
-Devo ringraziarla allora.- mormora Noelle
strofinando la guancia contro i suoi capelli.
SHIELD.
-Che
succede?-
Phil alza gli occhi dalla piccola foto
che tiene fra le mani e l’allunga a Clint . C’è ritratta una minuscola bambina dai capelli rossi, il fantasmino che Clint
ha visto davanti all’ufficio di Coulson.
-Chi è?-
Phil preme le labbra una contro l’altra guardando il pavimento fra i piedi di
Clint -Mia figlia Gloria.-
A Clint occorre qualche secondo per realizzare, alza gli occhi di scatto, le
labbra socchiuse in un espressione stupefatta.
-Tua figlia?-
-Sei
proprio bello, piaci anche a me.-
Clint lascia cadere la foto e dopo un passo all’indietro , imbocca la porta
che apre con talmente tanta forza da farla sbattere contro il muro. Phil chiude
gli occhi coprendosi il viso con entrambe le mani.
FINE CAPITOLO:
Non
sono molto convinta di questo capitolo, se vi va, fatemi sapere che ne pensate
:D