Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Morganna    18/11/2013    6 recensioni
[IN PAUSA]
Il Brothers Bright è un edificio imponente, ideato per spalancare le sue braccia di nosocomio in epoca vittoriana, e conserva in parte una struttura romantica e decadente. Si potrebbe dire, e forse a ragione, che sia abitato ancora quando ogni luce sembra affievolirsi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo






Prologo

Fa freddo qui. Ed è umido.
Qualcuno ha dimenticato il rubinetto semiaperto e l’acqua scorre in un rivolo sottile e fragile come cristallo.
Ormai ha portato via con se ogni traccia di lordura. Il mio sangue è cancellato. Il mio sangue è mandato a scorrere nelle fognature.
Si è mescolato fra i rifiuti organici ed il seme dell'usciere. Perché li ho proprio visti mentre facevano all’amore sui banchi più bassi, e loro potevano vedere me. Ho provato a fargli capire che per me era okay, se volevano farlo. Che non avrei fatto la spia.
Ho percepito il calore sulla pelle, l’ansito del loro piacere così raro.
Non capita spesso che possano rimanere da soli. Ed è per questo che hanno dimenticato di controllare quel rubinetto che è vecchio e perde sempre e bisogna stringerlo forte, ogni volta.
Ma poi se ne sono andati quasi correndo perché fa paura a tutti stare qui quando fa buio. E' quasi notte.
Fa freddo qui, ed è umido. Voglio una coperta. Una coperta soffice, con i bordi di pelliccia come quelle che si trovano sotto l'albero a Natale. Voglio la coperta che non ho mai avuto, qualcosa che mi tenga al caldo ed al sicuro.
Nessuno ha mai pensato di regalarmene una.
Eppure era un desiderio semplice, qualcosa in cui avvolgersi, qualcosa di colorato. Qualcosa da condividere davanti ad un film.
Ma fa freddo qui.
Mi hanno lasciata da sola e al buio in questa enorme stanza piena di bilance ed uncini, ad addormentarmi in questo letto duro e gelido che non è il mio.
Ho paura. Ho paura del buio. Ho sempre avuto paura del buio, ed a casa dormivo con una luce accesa. Ma non posso gridare la mia paura. La devo trattenere in gola e fra i denti.
Qualcuno mi ha legato la bocca e il mento. Un mattone sotto la testa mi impedisce di muovermi e così devo stare qui stecchita a fissare un soffitto consunto. Conto le macchie. Che strano. Riesco a vederle anche se i miei occhi sono ormai secchi.
Guardami. Sono nuda. Neanche una coperta a coprire questo corpo. Mi hanno abbandonata così. Come uno straccio dimenticato. Ma tu guarda come è giovane la mia pelle. Mi hanno abbandonato al freddo e al buio nonostante io sia esile, e le cose esili hanno sempre paura del freddo e del buio. Come fanno a non saperlo?
Sono venuti, oggi, i dottori, come uno stormo di uccelli bianchi. Erano in tanti ed erano venuti a scrutare me.
Una donna bionda con grandi occhiali di tartaruga parlava con apparente sapienza, gli altri ascoltavano. Lei è il capo e tutti annuiscono anche senza capirla.
Io lo sentivo che non capivano niente, lo sentivo con le mie orecchie piene di sangue.
E da come si affannavano e chinavano su di me sembravano tante sciocche oche. Mi hanno fatto ombra. Mi è venuto tanto da ridere.
Hanno misurato il mio cuore, ed il buco che c’è dentro. Hanno misurato il buco nel mio cuore, ci hanno infilato le dita dentro muovendole come vermi bianchicci fino a farmi il solletico: hanno sentito il vuoto dentro il mio cuore e di nuovo mi è venuto tanto da ridere.
Un foro tondo di neanche un centimetro è la misura del mio vuoto. C'è tutta un aria grigia intorno, cerchi concentrici come è sempre di chi ha sparato con il muso abbastanza vicino a chi non ha paura di quell’animale di ferro, ma abbastanza lontano da lasciare un ingresso perfetto e quasi invisibile se solo mi fossi ricordata di cambiare i vestiti. Sono lentiggini di fuoco, è la scia di una cometa.
Il mio vuoto è calibro 7,65 esattamente come il proiettile che mi brucia ancora nel petto; è la fiamma imperitura dell'inferno, li sotto la pelle.
Mi si è piantato bizzarramente dentro. Bloccato dalla mia volontà. Infisso nell'alcova dell'unico muscolo che non si può comandare.
“Ritenuto” hanno scritto nel loro taccuino tecnico, senza foro di uscita.
Li ho ascoltati parlare. Mi sono innervosita ai flash delle loro macchine fotografiche sui miei seni.
Mi hanno violentata, vogliono estrarre quel proiettile che capriccioso è troppo a fondo. Anche se il mio caso è così facile: omicidio.
La mia testa non ha battuto a terra, lui mi ha abbracciata. Non troveranno altri segni. Nessuna colluttazione.
Non ci sono altre tracce diverse dallo sparo. Addosso a me solo la mappa contorta dei miei nei e qualche vecchia cicatrice.
Eppure loro hanno voluto frugare in ogni recesso, fingendosi scienziati, fingendosi sapienti. Eppure non è sapiente chi si chiede il perché. È soltanto fallace in ogni suo pensiero.
Domani non sarò più un corpo in attesa, mi hanno minacciata: hanno detto che mi toglieranno questo mio corpo appeso in un limbo soave ma freddo. Domani forse, sarò solo pezzi. E mi chiedo se ne morirò.
Ma dobbiamo fare il silenzio adesso. Shht. Taci lettore. Ascolta anche tu. Il mio cuore con il suo foro di entrata e nessuna uscita batte forte. Lo senti il tintinnio del metallo ed una chiave che gira? È una chiave pesante per una serratura ancora più pesante. C'è una porta scricchiola e poi un’altra ancora. Una serie di porte sempre più blindate conducono al mio talamo di vergine.
Sento i suoi passi. Quei passi che riconoscerei in tutta la polvere del mondo. Sento la ferita che brucia e brucia, perché risponde, perché sa.
Si china su di me. Conosco le pieghe del suo sguardo. L'odore di fumo e colonia confina lontano questa brutto measma da camera mortuaria.
Ha portato una coperta, ed è una coperta leggera e tanto banale, con il codice dell’ospedale stampato sopra. La stende e non c’è più freddo.
- Mi dispiace così tanto,Romy - Il suo sussurro è tutto ciò che mi basta. Non è un addio.
La sua mano gentile mi scivola sulle palpebre, mi carezza il volto.
Ogni fibra di me si tende a quel tocco e la mia energia gli rimane intrappolata fra le dita. E' una elettricità sottile. Tutta la mia vita.
Adesso posso chiudere gli occhi. Adesso posso andare a casa. Adesso posso andare via.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Morganna