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Autore: Layla    18/11/2013    1 recensioni
“Vattene via, Hao!
Non voglio più avere a che fare con te!”
Per tutta risposta mi bacia con passione.
“Vuoi che me ne vada?”
“S-sì!”
Mi ribacia di nuovo e questa volta è quasi certo che cederò.
“Vuoi che me ne vada?”
“No.”
Lui sorride, ha vinto anche questa volta.
Anche questa volta la preda è sua, inizia di nuovo a baciarmi e presto i nostri vestiti sono sul tatami.
Mi porta in camera mia e mi adagia sul futon e poi ci sono i nostri respiri, ansiti e gemiti mischiati.

{MathildaxHao. MathildaxNuovo personaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hao Asakura, Nuovo personaggio, Trio Hanagumi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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4)Meg

 

Arrivare a casa dopo una bella serata di solito è triste, ma se vivi con la persona che te l’ha regalata questo sentimento scompare.
Io e Benji arriviamo a casa nostra, io salgo a piedi nudi, lui ridacchia come un demente, abbiamo urlato frasi senza senso a tutti i passanti che ci capitavano a tiro.
Fuggivano tutti terrorizzati, ovviamente, vista la stazza del mio “amico”. Estraggo le chiavi ed entriamo nel salotto.
Io mi appoggio alla porta e lui si avvicina a me, ha uno sguardo strano, serio. Senza dirmi nulla, mi dà un bacio delicato sulla bocca, non prova nemmeno ad approfondirlo.
Io lo guardo e – seguendo il mio istinto – lo attiro a me e lo bacio sempre con dolcezza, ma approfondendo, lui rimane e lei sue mani mi stringono più forte sui fianchi.
Ci stacchiamo solo quando non abbiamo più fiato, rimaniamo comunque vicini, io abbasso il volto, lui me lo rialza gentilmente.
“È dalla prima volta che ti ho visto che volevo farlo.”
Io sorrido.
“Mi piaci molto.”
“Anche tu, Match.”
Mi accarezza il volto e mi sposta una ciocca.
“E adesso?”
“Adesso, cosa?”
“Mi butti fuori?”
“No di certo!”
Gli prendo una mano tra le mie.
“Ti va se dormiamo insieme?
Senza fare niente, così.”
Lui mi guarda per un attimo e poi annuisce.
“Non mi era mai capitato prima, di solito io cerco ragazze solo per fare sesso.
Tu sei diversa, non so perché, lo sei e basta.”
Io lo guardo piacevolmente sorpresa.
“Che bella frase! È la prima volta che me la sento dire.”
Mano nella mano ci avviamo nella mia camera da letto, dotata di un comodo letto matrimoniale, ci spogliamo e ci mettiamo sotto le coperte.
A Londra fa freddo e ci abbracciamo stretti stretti, lui emana un calore piacevole.
“Sei fredda!”
Esclama lui, massaggiandomi la schiena.
“Lo so. Forse non mi sono ancora abituata al clima.”
“Uhm, una vera inglese si abitua subito!”
Dice lui scherzando e io rido con lui.
“Forse puoi aiutarmi a farmi ambientare, che ne dici?”
“Che è una proposta molto interessante.”
Mi risponde sbadigliando e poi seppellendo la faccia nel collo, tra i miei capelli sciolti.
“Che buon odore!”
“Merito dello shampoo naturale che uso io.”
Lo sento annuire, poco dopo il suo respiro si fa pesante: si è addormentato.
E così ho una specie di ragazzo, ho il cuore che mi scoppia dalla felicità, finalmente sento che la mia vita sta andando avanti in qualche modo lontana da Hao.
Ce la sto facendo, lentamente, ma ce la faccio.
Sono orgogliosa di me stessa.
Mi addormento così, positiva.
Mi risveglio tra le sue braccia e noto che sta sorridendo, con gentilezza lo scuoto e gli indico l’ora, siamo quasi in ritardo per il lavoro.
Lui sobbalza, mi dà un bacio e insieme corriamo a prepararci, rinunciando alla colazione, e poi ci infiliamo in macchina.
Lo scarico davanti al suo negozio, dopo averlo baciato, infine mi reco alla casa editrice senza fiato.
Mi sono appena seduta alla scrivania che il mio cellulare vibra,

Buongiorno, piccola.

Ti va se ci vediamo a pranzo? Decidi tu il posto.

Ti amo.”

Io sorrido e digito rapida una risposta prima di mettermi al lavoro.

Ciao, Benji!

Sì, va bene. Non vedo l’ora che sia ora di pranzo.

Ops, ho fatto un casino con le parole.

Potremmo andare dove siamo andati ieri, che ne dici?

Ti amo anche io”

La risposta arriva subito dopo.

Va benissimo.

A dopo <3!”

“A dopo <3 <3!”

Mi metto al lavoro sorridendo, particolare che non sfugge alle mie colleghe, che così possono ricamare ancora un po’ sul mio fidanzato.
Che lo facciano pure, io non ho intenzione di dire una parola su Benji prima che le cose si siano fatte più stabili.
La mattina trascorre tranquilla, traduco quello che serve, lo passo a chi si occupa di metterlo nei balloon e penso che la mia vita stia prendendo una bella piega.
A mezzogiorno e mezza scatta la pausa pranzo e io – ancora una volta – me ne vado via da sola, rifiutando cortesemente l’invito delle colleghe.
Salto in macchina e Benji non è fuori dal tatuatore, così entro in negozio. Anneliese mi sorride e i mi siedo su un divanetto davanti al bancone.
“Aspetti Benji?”
“Sì, come la sta cavando?”
“Bene, Maxi è soddisfatto.”
“Sono contenta.”
Lei mi guarda attenta.
“Oh, ma qui c’è sotto qualcosa!
Tu sei la ragazza di Benji.”
Io arrossisco.
“Beh, c’è qualcosa, ma non abbiamo ancora deciso i termini.”
Lei sorride.
“Ti auguro buona fortuna, lui è un bravo ragazzo!”
“Lo è, spero che mi vada bene per una volta.”
Poco dopo esce Benji accompagnato da Maxi, si illumina quando mi vede.
“Ciao, scusa per il ritardo, ma una seduta si è rivelata più lunga del previsto.”
“Non ti preoccupare.”
“Posso andare adesso, Maxi?”
Lui annuisce.
“Certo, a dopo Ben, ciao Mathilda.”
Io e Benji usciamo mano nella mano, è stato lui a prendermela e il gesto mi ha fatto un immenso piacere.
“Scusa per il ritardo.”
“Ti sei già scusato, non mi sono arrabbiata comunque, so quanto vale per te il tuo lavoro.”
“Grazie, penso che Anneliese mi bombarderà di domande.”
“Anche le mie colleghe lo faranno.”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Cosa diremo loro? Non abbiamo ancora definito cosa siamo.”
“Io dirò a Anneliese che tu sei la mia ragazza, se per te va bene.”
Io mi illumino letteralmente e gli salto in braccio.
“Va benissimo.”
Lui sorride e mi porta in braccio fino alla macchina.
Mi depone e io entro dalla parte del guidatore, lui non ha la patente, e metto in moto, lui si allaccia la cintura e partiamo.
Andiamo al nostro solito bar e ordiniamo due panini.
“Anneliese mi ha detto che Maxi è molto soddisfatto di te.”
Lui sorride.
“Beh, sono felice. Nessuno è mai stato soddisfatti di me prima di allora, all’istituto ero la pecora nera.”
“Ti capisco, prima di incontrare Kanna e Mari mi sentivo allo stesso modo, anche adesso ogni tanto mi sento così. Mi mancano i miei genitori, ogni tanto li sogno. Sogno di quando vivevamo al nostro villaggio e mia madre preparava i muffins alla mattina presto o quando mio padre mi spingeva sull’altalena del nostro giardino.
Tutto andato, perso e distrutto oramai.”
Dico amara.
“Io i miei manco me li ricordo. Ho una loro foto che tengo nel portafoglio, ma non ho nessun ricordo. I miei ricordi partono tutti da quella merda di orfanotrofio in cui mi hanno sbattuto.
Ci credi che nessuno dei miei parenti voleva prendersi cura di me?”
“Oh, ci credo. Nemmeno i miei parenti si sono voluti prendere cura di me.”
Lui dà un morso al suo panino.
“E tu cosa hai fatto?”
Io alzo le spalle.
“Una notte sono scappata dall’istituto e sono tornata a casa mia, fortunatamente per me c’era in giro una vecchia e mi ha preso sotto la sua protezione.
Abitava nel bosco, non aveva parenti, si faceva viva solo per la spesa e la pensione, era una strega anche lei e mi ha insegnato quello che sapeva.
Poi è morta anche lei e mi ha trovato Hao, forse sarebbe stato meglio se mi avessero ritrovato i servizi sociali.”
“Non lo so. Sono brutte cose tutte e due.”
Io annuisco, lui mi stringe la mano.
“Almeno sappiamo cosa significa essere non voluti e possiamo capire i problemi dell’altro.”
“Magra consolazione!”
Esclamo io finendo il mio panino.
“No, beh, è importante.”
“In un certo senso ha ragione, ma è comunque triste.”
Lui mi guarda negli occhi.
“Ma ce la faremo.”
Io sorrido.
“Giusto, ce la faremo.”
 

La prima settimana da conviventi passa senza problemi.
Lui dissemina la casa di piccole attenzioni per me e  io faccio lo stesso, ci andiamo cauti, tutti e due abbiamo un po’ paura. Forse lui ne ha più di me, i ragazzi di quell’età di solito vogliono solo scopare e forse lui ha paura di una storia seria che implichi sentimenti.
Per me è più o meno lo stesso, ho paura di lasciarmi andare e non sono un’esperta di relazioni, per fortuna ci sono Kanna e Mari. Mi tengo in contatto con loro e soprattutto Kanna – essendo la più grande – mi dà qualche consiglio.
Forse però ce la stiamo cavando bene perché non ci sono stati litigi e tutto sembra filare liscio.
Speriamo che duri.
Ormai è sabato pomeriggio, stasera potremmo uscire a fare un giro.
“Senti, Benji, cosa ne dici se torniamo in quel locale dove ci siamo conosciuti?”
“Uhm, sì. Perché no?
Mi hanno detto che la band che si esibisce stasera è brava.”
“Perfetto, allora è andata!”
Lui annuisce.
Io preparo la cena, mangiamo tranquillamente e poi ci prepariamo. Lui si veste come la prima volta che l’ho visto, io metto un paio di pantaloni pieni di cerniere, una maglia nera con un teschio e una felpa senza maniche, anfibi e il mio chiodo di pelle nera.
“Stai bene così, non te le metti mai le gonne?”
Chiede ridendo.
“No, sono un po’ a disagio,  ma magari posso provare a vincerlo.”
“Sarebbe bello, ma magari un’altra volta. Adesso dobbiamo andare!”
Io alzo le braccia verso l’alto.
“Giusto! Ci aspetta una notte di divertimento.”
Lui mi sorride e io chiudo la porta di casa, poco dopo sto guidando al locale cantando una canzone dei blink, lui si mette a cantare con me.
Parcheggio e scendiamo mano nella mano, il locale è molto affollato quindi la band deve essere effettivamente brava.
Entriamo a malapena e ci buttiamo subito in pista, nel pogo vengo separata da Benjamin e lo cerco. Lo trovo con una tizia con una cresta appiccicata addosso, cosa diavolo vuole dal mio ragazzo quella?
Riesco ad arrivare vicino a lui e mi piazzo tra lui e la ragazza.
“Benji è già impegnato, gira al largo!”
Lei scoppia a ridere.
“Benji non è impegnato, Benji è mio e lo sarà sempre, tu sei solo una stupida parentesi!”
Detto questo se ne va ridendo, io rimango di ghiaccio.
“Cosa significa?”
Mi volto verso il mio ragazzo, ma lui abbassa gli occhi, io sgrano i miei – come un cervo davanti alla macchina che lo investirà – e poi giro i tacchi ed esco dal locale.
Non me ne frega niente della macchina, mi metto a correre lontano da quel posto ed entro nel primo locale che trovo. Vado spedita verso il bancone e ordino un bicchiere di vodka e poi un altro e un altro ancora.
Alla fine ne bevo troppi e mi ritrovo a barcollare, perciò mi siedo su uno degli sgabelli e chiedo ancora alcool.
“Non glielo serva.”
Ordina una voce dietro di me: Benji.
“Cosa ci fai qui? Vai da quella con la cresta e non rompere il cazzo, tanto sei suo, no?
Un’altra vodka!”
Il barista me la serve e Benji me la toglie dalle mani.
“Smettila di rompere il cazzo, ridammi da bere e togliti dalle palle e dalla mia vita!
Avresti dovuto dirmi che eri impegnato!”
Bevo la mia vodka ed esco dal locale, lui mi segue.
“Match..”
“Mathilda!”
Lo correggo tagliente.
“Mathilda lasciami spiegare!”
“La tua amica è stata abbastanza chiara, adesso voglio solo andare a casa, domani fa sparire la tua roba!”
“Mathilda, un tentativo di spiegare me lo devi!”
“Vaffanculo!”
Gli urlo a mo’ di risposta.
Raggiungo a piedi il mio appartamento e mi butto a letto non prima di aver bevuto due aspirine, domani mattina mi eviteranno un bel mal di testa.
Mi addormento subito, alle nove, con la verve di un cadavere mi trascino in bagno e poi in cucina,dove trovo Benji, ha le occhiaie quindi non ha dormito.
Chi se ne frega!
Gli passo accanto indifferente, lui però mi afferra per un polso e mi fa sedere in braccio a lui.
“Cosa vuoi?
Ti sei già preso quello che volevi.”
“No.”
“Cosa vuoi? Buttarmi fuori casa e venirci a vivere con la tua troia!”
“Non è la mia troia!”
Io sbuffo.
“Smettila con le bugie! Hai tenuto il piede in due scarpe e hai sfruttato me per avere una casa. Bravo, ci sei riuscito!
Adesso mollami!”
Lui non accenna a farlo.
“Ti prego, lasciamo almeno provare a spiegare, ti prego.”
Io sospiro e mi massaggio le tempie, da una parte vorrei ascoltarlo, dall’altra una voce maligna mi dice che perderei il mio tempo facendolo.
“Va bene, fallo se devi, ma sbrigati.”
“La tizia, che si chiama Meg, non è la mia ragazza. Lei crede di esserlo perché l’ho scopata un paio di volte quando ero in istituto, ma poi gliel’ho detto che era finita.
Te lo giuro che gliel’ho detto, è lei che non vuole capire.
Non mi interessa nulla di Meg, sono venuto a cercare te e non sono rimasto con lei e ti giuro che non sto facendo tutto questo per la casa.
Avrei potuto chiedere ospitalità a qualcun altro, non ti sto sfruttando.
Quando ti ho detto che ti amavo non scherzavo, sei la prima ragazza che mi fa questo effetto.
Sei la prima per cui metto da parte il sesso e mi godo la compagnia e non potrei vivere senza le tue facce buffe o i tuoi commenti sempre un po’ acidi.
Ti prego, Match, dammi un’altra possibilità.”
“Come faccio a fidarmi?”
Lui mi guarda  fisso negli occhi e io mi perdo in quei dannatissimi occhi scuri, che sono sinceri come non mai. Ho visto più volte la menzogna all’opera, ma mai tanta purezza d’animo.
Abbaglia così tanto da farti rimanere cieco.
In fondo con Hao non ho sperimentato solo che bugie perché non provare a dare una possibilità alla verità e a questo ragazzo?
“Non c’è un modo per farti fidare di me, deve venire da te.”
Io rimango in silenzio.
“Voglio crederti…
Io… Io … Mi hai resa debole con la storia dell’amore e della fiducia, anche se sono ancora arrabbiata perché quella tizia ti stava parlando, non posso fare a meno di te.
Mi fido, tu non la cercherai più e se te la troverai davanti…”
“La caccerò via, te lo giuro.“
Mi abbraccia e io seppellisco la mia testa nell’incavo della sua spalla, mettendomi improvvisamente a piangere, probabilmente per sfogare la tensione.
Lui mi stringe di più e mi sussurra che andrà tutto bene, che non succederà più nulla di simile, che non vuole perdermi.
Il fatto che qualcuno non voglia perdermi è destabilizzante, io sono sempre stata una pedina senza valore, sacrificabile senza troppi rimorsi di coscienza.
Il campanello suona all’improvviso, andiamo tutti e due ad aprire e ci troviamo Meg con tutta la sua merda.
“Beh, visto che il mio ragazzo vive qui devo seguirlo.”
La sua faccia mentre Benji le chiude la porta in faccia è qualcosa di impagabile.
“Non sono più il tuo ragazzo! Sono secoli che te lo sto dicendo e siccome adesso ho davvero una ragazza che  mi ama, vattene!
Non ti voglio più vedere, Meg!”
Dall’altra parte della porta si sentono solo insulti, chissà cosa si aspettava?
Che le aprissi la porta e le stendessi il tappeto rosso?
Non sono mai stata quel genere di ragazza, preferisco conservare i tappeti rossi e le premure per chi se li merita.
“Pensi che si farà viva ancora?”
Chiedo a Benji.
“Forse con me, ma non credo che verrà ancora a bussare a questa porta.”
“Meglio o le avrei cambiato i connotati.”
Ringhio minacciosa, sottovoce,  lui ride.
“Tranquilla. Adesso ci occupiamo del tuo post sbronza e della colazione.”
Mangiamo insieme i nostri cereali e poi lui mi dà un’aspirina, secondo lui fa miracoli e io decido di fidarmi.
Sono circa le sette e mezza di mattina di una piovosa domenica londinese, è un orario assurdo, uno di quelli che si devono passare a letto.
Sbadigliando, prendo Benji per mano e lo trascino in camera mia, dove ha sempre dormito da quando ci siamo messi insieme.
“Io ho sonno e penso che sia completamente folle stare in piedi alle sette e mezza del mattino di domenica, cosa ne dici se ci facciamo una dormitina in attesa che arrivi un orario più civile?
Lui sorride.
“Dico che è una buonissima idea.”
Ci infiliamo sotto le coperte e la sua presa è particolarmente salda.
“Mi è mancato tanto stringere questo corpicino.”
Sussurra lui, mezzo addormentato.
“Benji, ti amo.”
“Anche io.”
Risponde lui sorridendo.
Questo sì che  è un bel modo per salutare le sette e mezza di mattina domenicali.

 

   
 
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