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Autore: smarties89    19/11/2013    6 recensioni
Durante una delle solite visite in ospedale dopo i problemi al cuore, Slash incontra una donna, Lyla. Tra i due si instaurerà subito un legame forte, fatto di fisicità e disperazione.
Ma Lyla nasconde un segreto: forse non sarà fortunata come il chitarrista e non riuscirà a cambiare il suo destino.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Matt Sorum, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sono malata, Slash. Mi restano sette mesi di vita.”
 
La reazione del riccio non fu esattamente quella che Lyla si aspettava: dopo alcuni istanti di silenzio, in cui poteva sentire le rotelle del suo cervello girare vorticosamente, Slash scoppiò a ridere.
“Certo che di tutte le palle che ti potevano venire in mente, hai escogitato la più assurda!”
 
“Non ti sto mentendo.”
 
“Lyla, senti, non peggioriamo la situazione, eh…”
 
“Te lo giuro, Saul…” era la prima volta che lo chiamava con il suo nome di battesimo e ciò lo stupì non poco. Lyla aveva sempre voluto che il loro rapporto rimanesse superficiale a non andasse oltre a del sano sesso, ma chiamandolo così lei era andata al di là…forse involontariamente, o forse no.
 
L’unica cosa che riuscì a pensare il riccio era che il suo nome, quello vero, quello che nascondeva da quando era adolescente, suonava tremendamente giusto pronunciato da lei.
Non riuscì a dire nulla, cercando di elaborare quello che Lyla gli aveva detto; la osservò, notando come il suo sguardo fosse incredibilmente serio e in lei non notasse alcun segno di ilarità o di presa in giro. Che fosse vero? Certo, si sarebbero spiegate tante cose. Ma come faceva lei ad aver tenuto quel segreto per quasi tre mesi, nonostante si vedessero ogni giorno e condividessero la cosa più intima che poteva esistere?
Ok, detto da uno come lui, che per anni aveva scopato a destra e a manca senza degnarsi minimamente dei sentimenti altrui, non era proprio credibile. Ma ormai aveva 36 anni e non faceva più certe cose…forse.
 
“Senti, Lyla, sono un po’ confuso…”
 
“Lo so, ma se non mi credi io sono disposta a portarti a vedere la montagna di esami che ho fatto.”
 
“Ok…ok, mettiamo che ti credo. Però raccontami tutto dall’inizio.”
 
Lyla prese un grosso respiro: il momento che aveva cercato di evitare in tutti i modi era arrivato, lo stava vivendo…come stava vivendo con quell’uomo molto di più di quanto si fosse prefissata appena 3 mesi prima.
 
“E’ una storia lunga…”
 
“Ho tutto il tempo del mondo.”
 
“Io no…” Slash si irrigidì, rendendosi conto delle parole poco consone che aveva utilizzato. “Perciò sarò il più veloce possibile.”
 
Lo guardò, in attesa di un suo consenso, e Slash annuì, osservandola con intensità.
 
“Soffro di una grave malformazione cardiaca fin dalla nascita. Mi hanno sempre detto che avrei avuto bisogno di un trapianto, ma ancora non si sapeva bene quando. Cinque anni fa mi hanno detto che la situazione stava precipitando e che serviva un cuore il prima possibile…ma ho un gruppo sanguigno raro ed è difficile, se non impossibile, trovarne uno compatibile. E mi hanno dato 9 mesi di vita…questo più di due mesi fa, quindi fatti i conti.”
 
“E che cosa hai avuto sabato?” Saul parlava a voce bassa, terrorizzato di quello che Lyla gli stava dicendo e che gli faceva realizzare quanto in realtà si fosse affezionato a lei e temesse di perderla…anche se mai avrebbe pensato di perderla…così.
 
“A causa di questa malformazione il cuore può avere dei collassi, il battito può rallentare o aumentare tantissimo. Prendo tantissime medicine ma a volte non bastano.”
 
Lyla si fermò per guardare il riccio, che stava a testa china, a guardarsi le punte dei piedi e non diceva nulla.
 
“Saul…”
 
“Perché non me lo hai detto subito?”
 
“Io sono scappata da Boston proprio per la mia malattia. Ho lasciato il mio ragazzo e i miei amici perché ho sempre odiato quello sguardo di pietà della gente che sa che stai per morire. Non lo avrei sopportato. Come non avrei sopportato che loro mi guardassero mentre me ne andavo. E lo stesso con te…avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino, ma solo quando stavo bene. Ho incontrato te, mi sei piaciuto subito e mi sei sembrato uno che non si pone grossi problemi ad avere una relazione di solo sesso. E quindi, egoisticamente e solo per mio piacere, ho scelto te.”
 
“Non è mai stato solo sesso tra noi, e lo sai…”
 
“Forse all’inizio sì, ma poi…” Lyla interruppe la frase a metà, troppo spaventata per continuare.
 
“Poi è subentrato qualcos’altro. E tu mi hai messo nella situazione che hai cercato tanto di evitare.”
 
Lyla scoppiò a piangere a quella parole. Era da tanto che non piangeva, ma non resistette oltre. Slash le si avvicinò e la abbracciò stretta: sapeva cosa si provava, anche a lui avevano detto che gli restavano dalle sei settimane ai sei mesi di vita, ma gli avevano anche detto che c’era comunque una possibilità di recupero. Lyla, invece…trovare il cuore in 6 mesi era praticamente impossibile.
Ma perché cazzo lui doveva sempre finire in casini simili?
Lui non era forte abbastanza…lui non era mai stato forte.
Sentì la mora allontanarsi da lui, asciugarsi le guance con le mani e dire:
 
“Non ho giustificazioni per il mio comportamento. L’unica cosa che posso fare è uscire dalla tua vita.”
 
“Dopo tutto quello che mi hai detto?”
 
“Non volevo pensassi che ti avevo dato buca come se fossi l’ultimo stronzo sulla faccia della terra. Ci tenevo davvero a venire a quella festa. Il vestito era pronto, lo avevo scelto con cura…il fatto che tu lo avessi chiesto a me mi lusingava molto più di quanto volessi ammettere.” Lyla fece una pausa, preparandosi a quello che avrebbe detto ora. “Volevo solo darti una spiegazione e dirti perché sono stata sempre così stronza con te. Ma ora devo uscire dalla tua vita, non posso costringerti a starmi vicino fino a quando…”
 
Non riuscì a terminare la frase e si alzò di scatto dal divano, prendendo la giacca e la borsa.
Slash la seguì, e, mentre lei apriva la porta, la afferrò per un braccio.

“Non andartene…”

Lyla gli accarezzò il viso e sentì di nuovo gli occhi riempirsi di lacrime.
 
“Devo. Dimenticami, Saul. Addio.”
 
E se ne andò, lasciando un riccio sconvolto e impalato sulla soglia della porta.
  
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