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Autore: BrendaLeeJ    19/11/2013    2 recensioni
Sono le 19.15 di un Sabato sera indefinito di Giugno, è una sera afosa in cui gli odori di campi adibiti a risaie inebriano prepotentemente l'aria con il loro intenso e pungente profumo di terra bagnata; una strada provinciale semi deserta si stende per chilometri nel panorama agricolo adornata ai margini da graminacee dorate e papaveri spontanei, alterna tratti con piccoli paesi a tratti con grandi distese di terra coltivata. Una vecchia Panda nera sfreccia solitaria su una corsia in direzione Centro Provincia, dal finestrino abbassato dell'autista proviene a tutto volume una canzone dei Nirvana: “Smells like teen spirit”. Al volante una giovane ragazza, Felicity Greco, guida assorta, occupata a sostenere un silenzioso dialogo interiore con se stessa.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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6. Ricordi

 

Già. Ma che diavolo era successo?
Marco guidava completamente assente, percorreva strade ed incroci senza porvi la minima attenzione, quello che era accaduto l'aveva totalmente mandato in tilt. Non riusciva a capire cosa gli fosse preso, aveva perso il controllo e si era lasciato andare, per la prima volta aveva agito d'impulso senza pensare, senza imporsi razionalmente mille barriere. Non era da lui. No.
Merda..merda..merda! “ preso dalla rabbia iniziò a sbattere forte le mani contro il volante.
Oramai era andata così, non si poteva tornare indietro. Dentro di lui cresceva la consapevolezza che da quel momento in poi le cose difficilmente sarebbero potute tornare come prima, qualcosa si era inevitabilmente incrinato tra di loro, glielo aveva letto negli occhi. Poteva fare finta di nulla e comportarsi come sempre, inventarsi altre mille giustificazioni e sperare che lei non desse troppo peso a quello che era successo quella sera, a quel bacio, a quel “ ti amerò io”.
Palle! Come puoi non dare peso ad una cosa del genere? Quanto sono stato cretino dannazione!”
Va bene, aveva solamente due alternative, o farsi definitivamente avanti e giocarsi il tutto e per tutto rischiando di perdere l'unica persona che in tutti quegli anni lo aveva fatto sentire realmente bene, l'unica persona che sentiva di avere mai amato ma soprattutto l'unica che lo aveva fatto sentire amato in tutta la sua vita, oppure tornare sui suoi passi e fare finta di nulla, sperare che Felicity fosse disposta a seguirlo e a lasciar perdere, sacrificare le proprie emozioni pur di non perderla, in caso avrebbe deciso poi se mettere definitivamente una pietra sopra ai propri sentimenti... oppure no!
E se invece anche Felicity provava qualcosa per lui al di là dell'amicizia? Perché non prendeva mai in considerazione questa possibilità? Marco aveva imparato ben presto a non aspettarsi nulla dalla vita, era una protezione, non poteva rimanere ferito se non aveva aspettative. Lasciava che le cose andassero come dovevano andare, lo accettava, andava bene così, era più facile lasciarsi trascinare dalla corrente e seguire il corso degli eventi piuttosto che andarvici contro o lamentarvisi. Non che non ci stesse lo stesso male ma cercava di razionalizzare ogni cosa, ogni sentimento, se tutto era sotto controllo nulla poteva disorientarlo. Poteva sembrare un atteggiamento freddo e passivo ma in realtà era semplicemente il suo modo per sopravvivere, per non soffrire, la sua forza contro le sue debolezze, si era costruito il suo presente senza aspettarsi niente in cambio e così era riuscito a non annaspare nel dolore, nelle mancanze, nei ricordi. Felicity una volta glielo aveva chiesto come facesse ad essere sempre così sereno, senza pensieri, sempre col sorriso sulle labbra. La realtà era che sereno infondo non lo era mai stato, ma lasciarsi andare alle cattive emozioni non aveva senso se non quello di farlo stare ancora peggio e non gli sembrava di certo la cosa migliore da fare. Di cose negative ne aveva vissute fin troppe, aveva deciso di dare importanza solo alle positive, al resto non permetteva di toccarlo... almeno in apparenza.

Arrivato a casa si accasciò sul letto, non si svestì nemmeno, rimase immobile a guardare il soffitto per minuti interminabili.
Tic..tac..tic..tac.. la sveglia sul comodino scandiva instancabilmente i secondi, la sentiva rimbombare nelle orecchie, quella notte sarebbe stato difficile addormentarsi. La testa piena di pensieri, parole, attimi. Ricordava quel momento come fosse ieri...

< E' carina! >
< Cosa? >
< Si dai, Felicity dico, è carina. Mi piace. >
Stefano e Marco erano seduti sul divano di fronte ad un monitor 24 pollici, le dita di entrambi schiacciavano freneticamente i tasti dei joypad nel tentativo di gestire un combattimento splatter tra soldati ed alieni. Alessio ed Andrea aspettavano il loro turno seduti al tavolo, nell'attesa si erano messi a trafficare con il portatile di Alessio nel tentativo di ripristinare la patch di un programma.
< E da dove ti è uscita questa adesso!? > Marco distolse per un attimo lo sguardo dallo schermo per guardare stupito Stefano.
< Mah, da nessuna parte, l'ho sempre trovata una bella ragazza. Perché tu no? Aha, attento! Ti sei fatto ammazzare. >
Il personaggio di Marco era stato centrato e decapitato da un tentacolo gigantesco di un altrettanto gigante alieno a tre teste.
< Porca miseria, te e le tue stronzate, adesso devo aspettare che arrivi ad una base per rientrare. > ripose l'attenzione sul gioco per poi alzare lo sguardo in direzione delle ragazze.
< Non sono stronzate! > contestò nel frattempo Stefano.
Dall'altra parte della sala una porta aperta dava sulla cucina, Felicity stava aiutando Serena a pulire i piatti. Chiaccheravano o meglio, Serena parlava animatamente mentre Felicity timidamente ascoltava annuendo. Marco non poté fare a meno di sorridere, erano una strana coppia insieme quelle due, diverse come il giorno e la notte. Tornò poi a guardare il televisore < Si beh, non si può dire certo che sia brutta, quello no. >
< Base! Dai riparti.. > Stefano avvisò l'amico che riprese a giocare < ..brutta per nulla. All'inizio non riuscivo bene ad inquadrarla, era sempre sulle sue, ma adesso che partecipa un po' di più alle uscite del gruppo devo dire che non mi dispiace. >
< E sentiamo, cos'è che ti piace di lei? > Marco iniziava a sentirsi infastidito da quella conversazione.
< Inanzi tutto ha un bel fisico, proporzionato, formoso, ha tutto al posto giusto e non dirmi che non l'hai notato se no inizio a pensare che hai qualche problema all'uccello > sorrise sarcastico < e poi ha una bella testa, il ché non guasta mai. Hai letto i suoi articoli? >
< Si, certo. > ora era molto infastidito.
< Beh allora concorderai con me, poi tu la conosci anche da molto più tempo quindi. Salta, dannazione! Salta! > questa volta fu Stefano col suo personaggio a dover fronteggiare un tentacolo gigante < Fiù, per un pelo! Dicevo.. scrive delle cose interessanti e per quel poco che ci ho parlato mi incuriosisce parecchio. Vorrei chiederle di uscire da soli. >
Ok, ora Marco era dannatamente infastidito < Uscire? > si rivolse perplesso all'amico.
< Dai Marco, svegliati, va bene che per te è come una sorella, ma sembra quasi che ti stupisca che a qualcuno possa interessare in altra maniera. Destra! Destra! Gira a destra! > il gioco si faceva sempre più concitato.
< Giro giro, ma tu coprimi le spalle se no mi ammazzano di nuovo.> lasciò cadere il resto del discorso, non sapeva cosa dire, effettivamente non aveva mai visto Felicity da quel punto di vista, non l'aveva mai considerato e non perché non la trovasse bella, semplicemente perché... era Felicity.
< Beh io comunque la trovo attraente. Io ci provo! > aggiunse Stefano.
Il discorso si chiuse così, in quel momento le ragazze raggiunsero i ragazzi nel salone, avevano finito di sistemare le stoviglie.

A ripensarci non ce l'aveva mai avuta con Stefano per quella faccenda, lo conosceva bene, era suo amico ed era un bravo ragazzo. Eppure quello che gli aveva detto aveva mosso dentro di lui qualcosa. Quando quella sera se ne andarono tutti Felicity fu l'unica come sempre a trattenersi ancora un po'. Era stanca e non aveva voglia di prendere la macchina per tornare a casa, chiese se poteva dormire lì quella notte come aveva fatto già tante altre volte. Non ci fu motivo di rifiutare...

< Ma certo che problema c'è!? Ti vado a prendere una mia maglia larga così ti cambi e dormi più comoda. > in realtà quella sera un problema c'era, non riusciva a guardarla senza ripensare a quanto gli aveva detto l'amico. Questo complicava un po' le cose.
< Grazie Marco > Felicity sbadigliò lanciandosi sul divano in preda alla stanchezza.
Quando tornò in sala si era già appisolata, rimase a fissarla qualche secondo in piedi con la maglia in mano. Si, era decisamente bella. Si avvicinò lentamente per poi chinarsi e sussurrarle affettuosamente < Ehi Feli, vieni andiamo di là a dormire, dai. >
< Portami tu, sono stanca. > mugugno nel dormiveglia.
Erano abituati a dormire nello stesso letto insieme, non ci avevano visto mai nulla di male, e di male non c'era mai stato di fatto nulla. Erano come fratelli.
< Mi aiuti? Non ho la forza. > alzò le braccia sedendosi sul bordo del letto suggerendo all'amico di levargli la t-shirt.
Nulla di male. Mai. Non c'era mai stato nulla di male” continuava a ripeterselo, non c'era mai stato bisogno di metterlo in chiaro ma le parole di Stefano gli rimbombavano prepotentemente nella testa.
< Dai, vieni qui > le sfilò il capo aiutandola poi ad indossare la sua maglia.
E' vero, aveva un bel corpo, era attraente.”
< Mi togli anche le scarpe? >
< E poi? > la canzonò cercando di smorzare la tensione.
Nulla di male. Mai. Non c'era mai stato nulla di male.”
Felicity mugugno qualcosa di indecifrabile, si tolse distrattamente le scarpe e i jeans e si rigirò nel letto per dormire.
Prima di raggiungerla Marco andò in bagno a prepararsi per la notte: si lavò i denti, si sciacquò la faccia, si tolse i vestiti per mettersi più comodo come aveva fatto l'amica; era solito dormire in boxer ma quando c'era lei indossava sempre una maglia e un pantaloncino per rispetto. Tornato nella stanza da letto si sdraiò su lato sinistro rimasto libero, Felicity dormiva ora profondamente. Era girata sul fianco verso di lui, nel semi buio poteva vederla respirare, lentamente. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.
Si, Stefano aveva ragione, aveva proprio una bella testa, era una persona interessante, intelligente. Con i suoi difetti per carità, nessuno è perfetto, ma di lei apprezzava anche quelli perché la rendevano ancora più autentica. Sapeva cosa aveva dovuto passare e non le rimproverava nulla, ogni suo lato aveva dietro un perché, a volte anche doloroso, e lui lo sapeva.
Bel fisico, proporzionato, formoso..se non l'hai notato inizio a pensare che hai qualche problema all'uccello.”
Le gambe le erano rimasta scoperte, la pelle liscia illuminata da una flebile luce proveniente dal lampione fuori dalla finestra. Aveva un paio di lividi sulla coscia sinistra, chissà come se li era fatti, provò l'istinto di sfiorarla in quei punti ma si fermò a pochi cm da lei. L'accarezzò col pensiero, più e più volte e no, decisamente “li sotto” tutto gli funzionava correttamente. Si girò dall'altro lato cercando di farsi uscire dalla testa tutti quei pensieri.
Stefano ti strangolo, dannazione! Te e le tue uscite del cazzo!”

Cambiò tutto da quel momento: come lui vedeva lei, ciò che provava. Forse era sempre stato così ma non si era mai fermato a pensarci seriamente, forse aveva dato per scontato troppe cose e nel momento in cui Stefano gli aveva mostrato una Felicity diversa da quella a cui era abituato si era trovato spiazzato perché infondo, quello che gli aveva detto, si era ritrovato a pensarlo anche lui.
L'amico poi ci aveva veramente provato rimediando solamente un educato due di picche, non ci rimase troppo male < Eh vabbé, peccato! Spero solo che adesso non si senta troppo in imbarazzo ad uscire con noi. > e Marco si era ritrovato a fare un sospiro di sollievo.
Un poco di imbarazzo lo aveva effettivamente provato Felicity le volte dopo, glielo aveva confidato al telefono, ma Stefano era stato così in gamba da non farle pesare niente, si comportò da galantuomo e la trattò bene come sempre aveva fatto e in poco tempo nessuno dei due diede più peso alla cosa. Di tutto quello che era successo, l'unico ad esserci rimasto “sotto”, era stato lui.
Si addormentò così quella notte, tra un ricordo e l'altro.

  
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