Salve! Le autrici
chiedono umilmente scusa per questo periodo di attesa,
ma Nonna sta affrontando un periodo di blocco totale ( dal quale, sembra, sta
uscendo ) e Rain, da brava Appendice, ha avuto a sua volta qualche problemino
con le parole.
Tuttavia siamo riuscite
finalmente a coordinare i cervelli e a portare a termine l’episodio finale di
questa miniserie.
Prima di lasciarvi alla
lettura, ringraziamo i nostri fedeli lettori e quelli neo acquisiti per averci
seguito con pazienza ed entusiasmo nel nostro esperimento.
Tirando le somme oseremmo
dire che l’accoppiata funziona e che in futuro è
possibile che si torni a lavorare insieme, più che possibile in effetti.
A presto!
Nonna & Rain
4. Cantami, o Diva, del canide Sirius l’ira funesta
Se
c'era una cosa a cui Nymphadora Tonks non sapeva dire di no
era la prospettiva di un'intera serata con Remus, e l'interminabile
chiacchiericcio di sua madre su quanto perfetto per lei sarebbe stato un certo
Mark che aveva conosciuto al corso di cucina babbana del martedì non faceva
altro che ricordarle quanto avesse voglia di rivedere il lupastro il prima
possibile.
Adorava accoccolarsi contro il suo petto mentre lui
sfogliava distrattamente uno dei suoi vecchi libri, le piaceva fare le ore
piccole al pub discutendo di tutto e niente, e si divertiva perfino durante i
noiosi appostamenti davanti a Villa Malfoy se il suo compagno di sventura era
un certo Licantropo dagli occhi ambrati.
Naturalmente c'era un altro modo per trascorrere le nottate in compagnia di
Remus, che poi era quello che la ragazza preferiva in assoluto...
Tonks cacciò un profondo sospiro al pensiero. Fortunatamente sua madre non
era mai stata una grande Legilimens, o in quel momento le sarebbe
venuto un infarto coronarico, nel perlustrare le fantasticherie
libertine della figlia, tutte a base di biancheria intima, Remus e il tavolo
della cucina del numero dodici di Grimmauld Place.
"Dovresti conoscerlo, tesoro" stava cicalando Andromeda, "è così
educato e sensibile, ha un impeccabile gusto nel vestirsi ed è un cuoco
eccezionale."
"Ma', uno così non può essere vero."
"Oh, avanti! Se solo volessi accompagnarmi al
corso la settimana prossima..."
"Facciamo che ci penserò su, ok?"
Andromeda sospirò. "Non lo farai, vero?" Tonks sorrise, ripensando al ‘gufo urgente’ che aveva ricevuto poche ore prima al
lavoro, e diede un bacio sulla guancia alla madre.
"No."
La donna scosse il capo mormorando improperi, ma
sorrise.
“È
ora che vada."
"Va bene, tesoro. Abbraccia Sirius per me. E manda i miei saluti a
Remus Lupin, se dovesse capitarti di vederlo."
Tonks nascose con il dorso della mano un sorrisetto divertito. "Lo
farò", rispose poi.
"E passa un po' più spesso a farmi visita dopo il lavoro, non ti vedo
mai."
"Sì, mamma. Ti voglio bene."
"Anch'io, tesoro."
Dopo aver salutato Andromeda con un abbraccio ed averla rassicurata che sarebbe
stata bene, Tonks si chiuse la porta alle spalle. Diede un’occhiata veloce in giro accertandosi di non essere
vista da nessuno; poi girò su se stessa e si Smaterializzò davanti
all'invisibile numero 12 di Grimmauld Place, impaziente di essere fra le
braccia che aveva immaginato per tutto il giorno.
***
Bussò piano tre volte, fece una pausa e diede un nuovo colpetto alla porta. To-to-toc, toc. Nessuna risposta.
Provo
ad abbassare la maniglia, e la porta si aprì cigolando appena.
"Ehilà, professore…" salutò in direzione del
letto.
Nella semioscurità della camera di Remus, una mano comparve da sotto il
copriletto ed accennò un vago gesto di riconoscimento.
Tonks sorrise.
"Sei
tornato presto" disse, scalzandosi dai piedi gli stivali da Auror.
"Kingsley mi aveva detto che ne avresti avuto
fino alle tre del mattino."
Per tutta risposta, il mago mugugnò qualcosa di incomprensibile.
"Sembri distrutto" osservò la ragazza, sedendosi sul letto ed
iniziando a slacciare gli alamari della casacca. "C’era una pioggia
infernale oggi. Devi esserti preso un brutto
raffreddore" continuò, liberandosi anche dei calzoni. Rimasta in canotta e
slip, si infilò sotto il lenzuolo rabbrividendo
all'aria rigida della stanza, e si accostò al fagotto di coperte. “Certo che ne occupi di spazio, per essere così magro…” fece, tirandosi
a sé un po’ di stoffa. Remus non si spostò di un millimetro.
"Remus, sei ancora vivo...?" sussurrò,
cercando la nicchia abituale sotto la spalla dell'uomo.
"Remus?" chiamò ancora, visto che l'uomo non dava segno di essere
cosciente. Niente. Tonks si grattò il capo, perplessa. Se
avesse continuato così, un Reinnerva sarebbe stata l’unica soluzione
possibile per farlo riavere! Quando si rese conto che
il mago aveva iniziato a russare profondamente, sollevando ed abbassando le
coperte come una cornamusa scozzese, capì che era giunto il momento di tentare
con un metodo più... convincente.
Da sotto le lenzuola allungò una mano verso il petto nudo del mago e,
lentamente, la fece scivolare in basso. Al suo tocco il russare si arrestò
subito, e la ragazza ridacchiò soddisfatta.
Non dormi più adesso, eh?
Lasciò
che le sue dita indugiassero ancora alcuni secondi a livello dello stomaco di
Remus, descrivendo maliziosi circoletti contro la sua pelle; centimetro dopo centimetro fece loro guadagnare terreno, sfiorò ogni
costola, le spinse fino all'ombelico. Giunta all'elastico dei boxer avvertì l’uomo che sussultava appena; esitò un istante
ancora, poi sorrise e...
“Sono onorato, dolcezza” le sussurrò il Licantropo all’orecchio,
afferrandole il polso e bloccandolo saldamente. “Ma
non sei il mio tipo”
Tonks, sotto choc, spalancò la bocca senza riuscire ad emettere fiato. Perché Remus non aveva il solito timbro di voce un po’ rauco che le
piaceva tanto. Né il suo corpo, a dirla tutta,
né il suo viso.
Perchè l'uomo che aveva appena tentato di sedurre non era
altri che Sirius Black.
***
"Ti rendi conto di cosa stavi per fare?"
"Ti rendi conto di casa stavi per lasciarmi fare?"
Nel vecchio salotto polveroso di casa Black il
proprietario, conosciuto anche col nome di Padfoot, scoppiò in una delle sue
famose risate canine.
"Sai che spettacolo la faccia di Moony se fosse stato presente?"
Tonks era più pallida del solito e aveva la fronte corrucciata. "Non è per
niente divertente."
"Oh, sì che lo è..."
Sirius continuò a ridacchiare e si avvicinò ad una credenza, mentre la ragazza
batteva nervosamente in piede per terra. L’uomo bruno lanciò un’occhiata
obliqua alla cugina, e sospirò. “Ok, ok… riconosco di essermi un pochino
lasciato prendere la mano, forse” fece, con un vago tono di scusa. “E, te lo concedo, gli eventi sono andati un po’ più in là di
quanto non avessi previsto” Prese una bottiglia, la stappò, e versò del vino
elfico in due sontuosi bicchieri. "Tuttavia, posso dire a mia discolpa che
non immaginavo fossi una ragazza tanto… intraprendente."
Porse alla strega uno dei calici intarsiati, nel cui prezioso cristallo
campeggiava lo stemma dei Black, e fece un cenno col
capo. Tonks vide l'invitante liquido color rubino
brillare nella fioca luce della sera.
"Pace?" suggerì il mago, con un sorriso tentennante.
La ragazza esitò qualche istante.
"Guarda che non ho incantato il tuo bicchiere, cugina" commentò lui
con sarcasmo. Lei fece una smorfia, e lui alzò gli occhi al cielo. "Non ho
incantato il tuo bicchiere, ma mi si sta anchilosando il braccio.
Vorresti quindi farmi la cortesia di accettare questo pregiato nonché costosissimo nettare?"
Tonks ci pensò su ancora un po' e poi decise che, in fondo, la riserva speciale
della vecchia Walburga poteva valere una riconciliazione.
Annuì, prese in mano il bicchiere e si scolò il vino in pochi sorsi.
"Pace!" eclamò poi, ridacchiando. “È davvero buono, Sirius. Un po'
forte, forse..." fece,
passandosi una mano sulla fronte. "Cavoli, mi gira già la testa."
"Non reggi l'alcool, eh?"
"Di solito sì... Non capisco..."
L'uomo vide la strega ondeggiare pericolosamente. Si avvicinò al muro, e vi si
sostenne. A quel punto il sorriso di Sirius si intensificò
ed acquisì una nota di soavità, cosa che, Tonks lo sapeva bene, era foriera di
pericolo imminente.
"Che cavolo..." borbottava
intanto la ragazza, scrollando leggermente il capo.
"Tonks, cuginetta adorata..." iniziò lui.
"Ricordi quando ho detto di non aver incantato il
tuo bicchiere?"
Ormai Tonks si era accasciata sul pavimento, mentre le immagini intorno a lei
si facevano sempre più confuse, come se stesse osservando il mondo dall'interno
di una lavatrice babbana... una di quelle vecchie e sfasciate, sprovviste di
ciclo economico, che sobbalzano senza sosta mentre il loro cestello vortica,
vortica, vortica...
"Maledetto... tu... mentivi..." biascicò.
"Per Merlino, no. Io non mento mai... be', quasi mai. Ad ogni modo
non ho mentito, a tal riguardo."
"Black... Bastardo..." Prima di perdere
completamente i sensi, Tonks mulinò per aria le braccia all'indirizzo del
proprio infido parente di secondo grado.
L'uomo rise di gusto, caricandosi la giovane sulle spalle come un sacco di
patate. Era sprofondata in sonno talmente profondo che nemmeno un Bombarda sui muri di casa l'avrebbe potuta
svegliare.
"Quel vino non era incantato, cugina" mormorò soddisfatto. "Era drogato.”
***
Si arrampicò pesantemente su per le scale strette e anguste della vecchia casa, passandosi ripetutamente una mano sul volto, per cercare di restare sveglio almeno fino a che non fosse arrivato a toccare il materasso.
Un attimo di esitazione sul pianerottolo lo spinse a riflettere sul fatto di riconsiderare l’invito di Tonks a raggiungerla, una volta tornato: era tardi e non voleva disturbarla; ma l’idea di chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno, cullato dal suo profumo e dalla sensazione del corpo di lei stretto al suo, era tutto ciò che l’aveva aiutato a superare quell’interminabile serata. Al confronto, le sue lenzuola apparivano fredde e inospitali.
Scacciando l’ultima traccia di incertezza, Remus abbassò cautamente la maniglia, attento ad evitare qualsiasi rumore che potesse svegliare la proprietaria della stanza.
Era troppo buio per poter anche solo intravedere il delicato profilo della ragazza sotto le coperte; chiaro invece gli giungeva alle orecchie il suono del suo respiro, cadenzato e regolare.
Fermandosi un attimo sulla soglia, gli parve di sentire un lieve odore di alcol permeare la stanza; dopo un attimo di perplessità però non se ne stupì più di tanto: probabilmente quella sera Tonks aveva tenuto compagnia a Sirius.
Sbottonò la camicia lasciando che il freddo della stanza gli sfiorasse la pelle, la sfilò e la ripose ordinatamente sulla sedia insieme ai pantaloni.
Nonostante la stagione, si infilò sotto le coperte con addosso soltanto i boxer; aveva imparato ad aspettare con trepidazioni quelle notti in cui aveva qualcuno con cui dividere il letto. Adorava il modo in cui lei cercava il suo corpo anche nel sonno, accoccolandosi contro di lui, il modo in cui il suo profumo gli rimaneva addosso per ore senza che riuscisse a toglierlo… non che lo volesse.
Fu per questo che rimase leggermente perplesso quando prese il suo posto abituale sulla parte destra del letto e Tonks non si mosse di un centimetro per venirgli incontro, come era solita fare sempre.
Forse era davvero molto molto stanca e non si era accorta che era tornato…
È proprio l’abitudine, la dolce certezza che hai di qualcosa a fartene notare, con una punta di amarezza, l’improvvisa mancanza.
Remus si mosse un po’ nel letto, sperando che il lieve cigolio delle vecchie molle del materasso rendesse nota la sua presenza, e lei rotolasse sul fianco fino ad appoggiarsi a lui.
Quando questo non accadde, il mago decise che era arrivato il momento di prendere l’iniziativa.
Spostandosi appena verso il centro allungò una mano, cercando la snella figura del corpo della ragazza con una mezza idea di svegliarla e poi... beh, poi avrebbero sicuramente trovato un modo per passare il tempo.
Trovò un fianco leggermente spigoloso, e prese mentalmente nota di ricordarle di affaticarsi un po’ meno.
Rimandando i consigli di salute ad un secondo momento e concentrandosi sui suoi attuali progetti, fece scivolare la mano lungo i pantaloncini e sorrise, ricordando quanto lei fosse sensibile sulle gambe. Al pensiero trattene a stento una risata, nel momento in cui arrivò a sfiorare con la punta delle dita una gamba pelosa, e... un attimo.
Certo Tonks era una ragazza impegnata; il lavoro e l’Ordine le portavano via un sacco di tempo e spesso operazioni frivole come depilarsi le gambe passavano in secondo piano, ma… depilata o no, quella non era la gamba di Ninfadora!
In un attimo si era rizzato sul letto a cercare affannosamente la bacchetta. Un incantesimo squarciò il buio, e Remus strizzò gli occhi per qualche secondo in attesa che si abituassero alla luce.
Non appena riuscì a vedere ciò che lo circondava, iniziò a mettere a fuoco la situazione accanto a lui.
Tonks dormiva profondamente sull’estrema sinistra pericolosamente in bilico, un braccio che ciondolava oltre il bordo del materasso.
L’elemento discordante di tutta la scena era una terza persona che occupava lo spazio libero tra lui e la ragazza dandogli la schiena e, ricordando la gamba che aveva appena toccato, si rese conto che... c’era un uomo nel letto di Tonks!
E sembrava che stesse tremando, anzi no, stava piuttosto… trattenendo le risate! Ecco, ora stava decisamente ridendo.
L’uomo misterioso si voltò verso di lui, preso completamente dal suo attacco isterico e fu in quel momento che Remus capì chi era il dannato terzo incomodo.
Un urlo furioso risuonò per la vecchia casa, svegliando tutti i suoi attuali inquilini.
“SIRIUS BLAAAACK!”
***
Fu così che alle quattro e mezza del mattino, due imbarazzatissimi ( e decisamente poco vestiti ) Remus e Tonks si ritrovarono seduti al tavolo della cucina di Grimmauld Place, costretti a spiegare a mezzo Ordine il motivo di tanta repentina irritazione - e la conseguente levataccia - verso il padrone di casa.
Molly, cui l’ora sembrava essere totalmente indifferente, piazzava tazze di cioccolata calda di fronte agli assonnati occupanti della casa.
Dire che fosse entusiasta nel veder confermati i suoi antichi sospetti era poco; se solo non avesse temuto di essere mandata a letto dai colleghi facilmente irritabili, avrebbe perfino intonato un motivetto di trionfo.
Moody, dal canto suo, sembrava avesse perso il controllo sul suo occhio magico: questo infatti non smetteva di piroettare, come impazzito, da un lato all’altro della vecchia cucina, scattando verso l’alto quando andava a toccare i punti in cui sedevano il Licantropo e la ragazza dai capelli color ciclamino.
Alla fine la stanchezza ebbe la meglio sulla curiosità, e pian piano la cucina si svuotò mentre tutti andavano a godersi qualche altra ora di sonno, lasciando indietro la nuova coppia e un certo Animagus.
Ancora profondamente irritata per lo scherzo e l’invadenza, ma soprattutto per fare un dispetto al cugino, Tonks aveva lasciato la sua sedia per andare a sistemarsi in braccio a Remus, che si era dimostrato ben felice di aiutarla nella sua provocazione, passandole un braccio intorno alla vita e chinandosi di quando in quando per posarle un bacio sulla fronte.
Sirius però era ancora estremamente galvanizzato dal proprio trionfo e tanta pubblica manifestazione di affetto non lo toccava minimamente. Anzi, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, trovava addirittura che fossero teneri.
“Ehi, Moony…” fece, allungandosi contro lo schienale della sedia.
Il mago alzò un sopracciglio in attesa, in silenzio, continuando a stringere la ragazza.
Sirius inarcò le labbra in un sorriso obliquo. “Certo che voi due non avete imparato proprio niente da Cappuccino Rotto.”
“Ah, certo. Cappuccino Rotto, il famoso romanzo a luci rosse…”
Tonks ridacchiò, e Sirius le lanciò un’occhiataccia. “È Cappuccetto Rosso, Padfoot” sorrise Remus.
“Certo, quella roba lì. A tal proposito, non trovi che in fondo ci sia un grandioso senso d’ironia in tutta questa faccenda?””
“Per niente.”
“E non vuoi che te lo dica io?”
“No.”
“Pensaci… un giorno, ignara di tutto, Cappuccino se ne va allegra a casa di un parente - un parente che per qualche ragione è rinchiuso in casa da settimane - e invece della persona in questione cosa non spunta dal letto? Un grosso lupo cattivo.”
Il mago fece una pausa e lanciò un’occhiata furba all’amico.
“Padfoot,” sibilò quello in segno di avvertimento.
Sirius non si scompose. Abbassò lo sguardo sulla tazza, sorrise e parlò. “Ammettilo, Tonks. Avresti ucciso per essere al posto suo.”
A quelle parole l’Auror, che stava prendendo un sorso di cioccolata, cominciò a tossire rumorosamente mentre Remus, scuotendo la testa, le batteva con una mano sulla schiena per farla riprendere.
Sirius sorrise ancora, osservandoli. Tonks stava riprendendo fiato, accasciata sul Licantropo che intanto la confortava.
“Chi l’avrebbe mai detto, ti piacciono gli uomini maturi,” commentò l’Animagus sornione.
La ragazza alzò la testa di scatto dalla sua postazione sulla spalla di Remus e gli lanciò un’occhiataccia.
“Zitto tu, che con te sono ancora arrabbiata!”
Sirius si limitò a ridacchiare.
“Ahi, ahi... perdere ti fa diventare acida, cuginetta. Dovrò ricordarmene la prossima volta.”
La giovane questa volta sorrise con immensa dolcezza. I suoi occhi tradivano una strana sicurezza.
“Invece fossi in te farei tesoro di questa tua piccola vittoria, perché per quanto riguarda le mie avventure romantiche non avrai modo di organizzare altre cacce all’uomo. Sono molto soddisfatta di quello che ho,” annunciò, stampando un bacio sul naso di Remus. “E non ho nessunissima intenzione di cambiare.”
Fine
RISPOSTE ALLE RECENSIONI:
Ranyare: Grazie! Ma no, nessuno rotola dalle risate come un
deficiente... Insomma, Sirius e Tonks lo fanno di
abitudine..! Ciaoooo!
Thiliol: Grazie anche a te! Hai ragione, il nostro Padfoot è un po'
permalosetto, ma come faremmo a scrivere storie pazze come questa senza la sua
malvagità? Un saluto!
Pioggia: Tonks chiede se le hai prenotato i biglietti
per
Sherry: Grazie cara! Si è infuriato il cagnaccio, eh?
CUCCIOLA_83: Fai bene a tremare... siamo cattiveeeeee!!
Moody dice che tanto lui è libero fino alla fine del
secolo e ti aspetta.
arya87: Grazieee! Che mago crudele, eh? Eppure lo
amiamo così!
Cathleen_: Sei proprio proprio proprio sicura che in
fondo in fondo Sirius sia buono? Hihi... grazie anche a te!!
Alektos: Assenza scusatissima! Sirius ringrazia per l'adorazione e manda
un bacio volante.
Etain: Grazie dei complimenti! Fa sempre piacere quando
i lettori silenziosi escono allo scoperto, e se sono gentili come te è ancora
meglio!