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Autore: Strekon    23/06/2003    2 recensioni
Un oscuro incantesimo ha colpito Hogwarts. Chi sarà in grado di ripristinare l'ordine? Una storia Dark con un fondo di romanticismo....
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, ore 23:29, praticamente 23:30

Ok, ore 23:29, praticamente 23:30. Sono a casa dalle 17:34, ma ho dormito fino a mezz’ora fa. Il riposo del guerriero. Gli americani bombardano, “Vertigo” è appena finito su rete4 (bel film, cmq), mi sono perso C.S.I. e quindi sono incazzato…. Doccia fatta. Boccia di Lambrusco a portata di mano. Pronto per scrivere un nuovo capitolo. Preparatevi al peggio. Anche se sarà difficile ora come ora… Buona lettura. Ore 23:31.

 

 

Sasha aspettava appoggiato al muro vicino all’ingresso del ministero. Guardava nervosamente l’orologio. Era in ritardo, ma non gli importava. Per quella ragazza avrebbe aspettato anche l’apocalisse. Bhè, forse un po’ prima dell’apocalisse. Giusto per salutarla prima di non vederla mai più. Sospirò sommessamente. Si guardava le punte dei piedi. Forse aveva esagerato. Chiederle di uscire, così, dopo neanche un mese che la conosceva. Forse si era spaventata. Ma di cosa, poi? Lui voleva solo stare un po’ con lei. Gli piaceva quella ragazza. C’era, però, quel ragazzo che le stava sempre appiccicato. Un battlemage di fanteria. Lo aveva anche ridicolizzato facendolo sentire stupido davanti a lei, quattro giorni prima. Ron Weasley era il suo nome, se non si sbagliava. Il fratello del ministro in persona. Una bella grana se anche lui si era invaghito di Hermione. Ma aveva dalla sua parte il fatto di lavorare nello stesso reparto, gli evocatori. Questo gli avrebbe dato qualche punto su Ron.

Sospirò ancora. Decise di sedersi per leggere i giornali che forniva il ministero. C’erano quotidiani e riviste di tutti i tipi. Anche babbani, per tenersi aggiornati anche sul loro mondo. Aprì le prime pagine di un quotidiano in bianco e nero. Ancora guerra fra i babbani. Le sezioni dei battlemage degli U.S.A e dell’Italia si stavano preoccupando di fermare al più presto quei maghi oscuri. Negli ultimi anni, infatti, molti maghi seguaci di Voldemort, quindi che vorrebbero morti babbani e mezzosangue, erano saliti al potere con mezzi più o meno leciti, ai governi di molti paesi del mondo. Anche un paese potente come gli stati uniti. Gerogerus, figlio del suo omonimo padre, stava conducendo una crociata inutile contro babbani in tutto il mondo sostenuto anche da Hector Blair, nipote dell’omonima strega, e Silvanus, un magono, ma molto astuto e potente. Quest’ultimo aveva usato parecchi oggetti magici per circuire i babbani elettori e diventare capo del governo Italiano. Naturalmente questi erano i nomi da maghi dei tre. Si erano adattati con nomi babbani che dessero poco nell’occhio. L’obbiettivo di Gerogerus era fare in modo che i babbani si distruggessero fra di loro. E ci stava riuscendo perfettamente. Senza magie, solo a parole. Potenza dei mass-media.

Chiuse le pagine del giornale e finalmente la vide entrare. Sorrise e gli si avvicinò.

“Buongiorno Hermione” lei, sorpresa di sentirsi chiamare, girò lo sguardo verso la voce che l’aveva salutata. Sorrise.

“Oh, buongiorno signor Ho…cioè, salve Sasha. Scusa per il ritardo. Sai, con Eve e tutto il resto…” lui fece cenno di no con la mano.

“Non ti preoccupare. Non c’è problema. Piuttosto, volevo sapere la tua risposta al mio invito…allora? Che ne dici?” lei fissò il pavimento e si intrecciò le dita con fare nervoso.

“Ecco, vedi… io non saprei… sai la bimba… quella ragazza, Ginny, è ancora in ospedale… dovrei… insomma, dovrei starle dietro io, ecco” il fare timido di Hermione fu ben chiaro. Anche Sasha se ne accorse. Decise di rischiare. Vedeva uno spiraglio di luce e voleva sfruttarlo al massimo.

“Bhè, se è un problema potremmo stare in casa. Così tu puoi tenere sotto controllo la bambina e anche uscire con me. Allora, che ne dici?” a quel punto era difficile dirgli di no.

“Se la metti così… d’accordo. Stasera?” chiese lei sempre nervosa.

“Sì, alle sette, se ti va bene. Tu sai dove abito vero?” si rivolse a lei con un sorriso smagliante. Sotto l’aspetto esteriore quel tizio le ricordava Allock.

“Certo, cioè, sì lo so. Alle sette, allora…” si salutarono. Ognuno per la sua strada.

Hermione salì le scale rapidamente per mettere più distanza possibile fra lei e Sasha. Perché aveva accettato? Non doveva accettare! Ma lui era stato così carino, al contrario di qualcun altro…

Scosse la testa e chiuse gli occhi come per togliersi di mente quei pensieri. Era solo un collega che voleva aiutarla nel lavoro. Sì, proprio così. Non c’era nessun altro motivo per cui aveva accettato. Più se lo ripeteva e più le sue mani si stringevano a pugno. Si mordeva il labbro inferiore. No non era quello il motivo. Lui ci stava provando, era chiaro ormai. Lei aveva accettato più che altro per fare rabbia a Ron. Così imparava quello scemo! No, non è vero. Non poteva fare quello a Ron. Dopo la riunione avrebbe detto a Sasha che non poteva. Si sarebbe inventata un impegno misterioso, o qualcosa di simile.

Sorrise convinta e raggiunse il quinto piano. Parli del diavolo… Ron era seduto sul tavolo del controllo. Braccia dietro la testa. Gamba sul tavolo, l’altra penzolante. Si girò vedendola arrivare. Sorrise, ma fu un sorriso tutt’altro che spontaneo. Hermione conosceva quel sorriso. Stava per recitare la sua parte.

“Oh, Hermione. Bene arrivata. Sei in ritardo, lo sai? Draco e Lupin sono già dentro. C’è anche Piton” il suo tono era compìto. Sembrava si stesse trattenendo.

“Sì, lo so. Sai con Eve… ma ci sta pensando tua madre adesso”

“Eh sì” continuò Ron “Fra Eve e Sasha…” fece ciondolare anche l’altra gamba e poggiò le mani sul tavolo. Hermione si fermò. La sua faccia era come paralizzata. Ecco dove voleva andare a parare.

“Ah… senti Ron, ora basta. Hai stufato. Io e Sasha siamo solo amici. E poi lui è solo il mio cap…”

“Ah-ha. Capisco. Che fai stasera alla sette Herm?” Ron punzecchiò Hermione, Lei si avvicinò al ragazzo e lo fissò dritto negli occhi.

“Mi hai spiato?” chiese con rabbia. Come poteva essere caduto così in basso da spiarla.

“Ti giuro di no. Certo che parlare davanti a tutti, nella hall. Sai è pieno di dispositivi di controllo qui” indicò il tavolo alle sue spalle dove si vedevano parecchi schermi che cambiavano immagine ogni paio di secondi e mostravano tutti i luoghi più importanti dell’edificio.

“Ora se mi vuoi scusare, dovrei partecipare ad un’importante riunione. Se devi andare a casa per prepararti per stasera fai pure. Lo dico io a gli altri” il tono di Ron stava facendo andare Hermione fuori dai gangheri. Era veramente stanca di farsi prendere in giro da lui. Lei voleva fare la pace, ma a lui probabilmente non era passato neanche per l’anticamera del cervello di discutere con lei da persone civili.

Ron si girò di spalle e percorse il corridoio verso la sala della riunione. Che idiota! Era stato veramente un idiota se pensava che quel tizio non fosse importante per Hermione. Voleva andare a cena da lui? Che vada, quella cretina! Si era preparato tutto un discorso in quei giorni per scusarsi con lei, ma appena l’aveva vista sullo schermo parlare con Sasha… fanculo tutto! Con rabbia aprì la porta della sala subito seguito da Hermione.

“Se lo vuoi proprio sapere io non ci volevo neanche andare a cena fuori con lui!” urlò lei alle spalle del ragazzo. In fondo alla stanza i discorsi fra Lupin, Draco e Silente cessarono per girarsi verso i due appena entrati. Anche Piton, assorto come al solito a fissare il cielo alla finestra si girò. Altrettanto fecero tutti e trenta i battlemage seduti, pronti a partecipare alla riunione. Ron si voltò per risponderle per le rime.

“Infatti hai fatto molta resistenza nel rifiutare” cominciò ad imitare la vocina di Hermione “No, non posso, scusa. Ah, ci ho ripensato. Porto del vino?”

“Che stronzo che sei!” gli disse la giovane a denti stretti ed occhi socchiusi. Lei che si era anche preoccupata per lui.

“Credo di non essere l’unico…” lei alzò la mano pronto a colpirlo, ma Ron gliela afferrò prima che lo schiaffo lo raggiungesse.

“Direi che ultimamente ne ho prese abbastanza. Se volevo schiaffi con frequenza facevo un abbonamento, sai Herm?” il suo tono era sibillino. Lo faceva solo per farla arrabbiare di più. Non voleva trattarla così, ma non poteva fare la figura del cretino agli occhi degli altri. L’altra mano di Hermione lo colpì in pieno sul volto. Dalla platea di spettatori si levarono commenti “Ah però…” “Graffia la gattina, eh?” “Weasley, ti sei rammollito?”. Risate più che altro. Qualche fischio. Un applauso.

Ron la spinse via con forza, mollandole il braccio.

“Ma va al diavolo…” e si sedette nell’angolo vicino alle finestre. Che razza di stupida! Vada a farsi fottere! Se ha dei problemi con lui può anche scomparire. Hermione si sedette in prima fila, come al solito. Prima di iniziare chiese qualcosa a Lupin. Lui sorrise e assentì col capo. In un modo o nell’altro ora erano tutti pronti e vigili. La riunione poteva iniziare. Lupin prese la parola.

“Buongiorno a tutti, ragazzi. Siamo ormai ad una svolta. Hogwarts non è più così inaccessibile. Grazie a recenti studi e alle nuove informazioni forniteci da Severus Piton” indicò l’uomo accanto alla finestra che fece un mezzo inchino “Sappiamo, per certo, che Hogwarts, una volta all’anno, è accessibile” mormorii sommessi fra i battlemage. Anche Ron, imbronciato com’era, inarco un sopracciglio nel sentire quella notizia. Hermione rimase quasi impassibile. O almeno, Ron non vide la sua faccia dato che era di spalle. Lupin continuò il suo discorso.

“Il primo settembre. Chi ha studiato ad Hogwarts come me sa che il primo settembre le lezioni iniziavano. Inesorabilmente e comunque. Pare che la magia che obbligava Hogwarts ad aprire le sue porte quel giorno, sia più forte dell’incantesimo di sigillo che l’ha colpita” ora la folla di ascoltatori si era zittita completamente. Per tutti quegli anni avevano atteso una cosa del genere, e finalmente… La voce di Remus non si fece attendere.

“Alla luce di queste nuove scoperte, stiamo organizzando un piano per entrare e liberare Hogwarts una volta per tutte. Se accetterete, sarete voi, e solo voi, a partecipare all’impresa. Pochi soldati ben addestrati, piuttosto che il contrario. Sappiamo solo in parte quello che ci attende lì dentro. Non dobbiamo rischiare, dobbiamo essere pronti a tutto. Mangiamorte, dissenatori, mostri di vario genere probabilmente, e… lui, signori. Il Signore Oscuro, colui-che-non-deve-essere-nominato” prese fiato un momento indeciso se pronunciare o meno il nome “…Voldemort”

Un uccellino cinguettò tranquillo. Si poggiò su un ramo dell’albero. Il legno scricchiolò al suo peso. Una mosca ronzava per la stanza. Atterrò sul tavolo sonoramente. Il silenzio in quello stanza sfiorava l’incredibile. Mai si era riuscita a creare una pace del genere. Piton lo tenne a mente, nel caso dovesse tornare ad insegnare era un buon metodo per ottenere silenzio.

“Chi accetta l’incarico effettuerà un addestramento particolare quest’estate. Prima di andarvene prego gli interessati di firmare questo foglio che li identifica come facenti parti al “Piano Hogwarts”, d’ora in poi denominato Piano H” Draco ruppe il silenzio con questo discorso e si mise in piedi con in mano un plico di fogli, una lunga penna ed una boccetta d’inchiostro. Uno ad uno tutti i presenti firmarono. Stavano per partecipare a qualcosa che li avrebbe segnati per sempre sui libri di storia. Per ultimi firmarono Ron ed Hermione. Ron scorse i nomi nel foglio. Sorrise malignamente.

“Bene, bene… il signor Hook non partecipa?” Hermione, che stava già uscendo dalla stanza, si voltò sentendolo parlare. Stava per rifarlo. Stava per iniziare a litigare ancora con lui.

“No, Hook ha declinato l’invito a partecipare. Dice che non fa per lui” Lupin rispose alla domanda di Ron.

“Caspita… ha coraggio da vendere questo tizio. Un vero leone, direi” Ron era cosciente di stare punzecchiando Hermione. Firmò e si voltò per andarsene. Ma si trovò faccia a faccia con la ragazza. Non l’aveva mai vista così arrabbiata. No, non era arrabbiata. Era fuori di se. Era proprio incazzata.

“Credi di essere tanto migliore degli altri solo perché tu ti butti come un pesce nella mischia invece che seguirla da lontano? Bhè, ti sbagli mister virilità. Non è così. Se qualcuno ha la testa su le spalle non è per forza un vigliacco, può essere semplicemente uno col cervello. E preferisce tenerlo attaccato al resto del corpo piuttosto che darlo in pasto agli squali, come fai tu ultimamente. Ora scusa, devo andarmi a preparare per stasera” e se ne andò con passo pesante fuori dalla sala riunioni.

Ron era esterrefatto. Batté le palpebre rimaste ferme per fissare la ragazza che si sfogava su di lui. Era imbarazzato per la figura appena fatta. Si girò verso gli altri che erano rimasti zitti fino a quel momento. Silente ridacchiava sotto i baffi. Draco raccolse i fogli con aria assorta facendo finta di nulla. Lupin biascicò qualcosa del tipo “Bhè, insomma, non distraiamoci… sono solo ragazzi…”. Piton tornò a guardare fuori dalla finestra come sempre.

“S-Scusate, devo andare” Ron salutò e si smaterializzò davanti a tutti, diretto alla Tana. Gliela avrebbe fatta pagare. Eccome se lo avrebbe fatto.

*****

L’acqua calda sciacquava via la schiuma dai capelli e dal corpo tornito di Sasha. Con gli occhi chiusi si godeva quel momento di relax. Il vapore rendeva tutto il luogo nebbioso. Lo scroscio dell’acqua copriva tutti i rumori dello spogliatoio. Proprio tutti.

Girò la maniglia del rubinetto e si coprì con l’asciugamano, mentre con un altro si asciugava alla buona la testa. Lasciò il secondo asciugamano attorno al collo e si diresse verso il suo armadietto nella stanza accanto. Stava iniziando a vestirsi quando una voce lo chiamò.

“Sasha Hook?” lui si voltò e vide quel ragazzo. Ron, quello che ronzava attorno ad Hermione. Decise di recitare la parte dello gnorri.

“Oh, ciao. Hai bisogno di me?” disse con tono più cordiale possibile mentre continuava a vestirsi. Era bravo a recitare.

“Più o meno… tu sai perché sono qui vero?” chiese Ron avvicinandosi di qualche passo. Passi decisi. Ben staccati l’uno dall’altro. I passi di chi è carico di un peso notevole. E non solo fisico.

“No, non credo… dovrei saperlo?” decise di continuare il gioco di domande. Oltre che un bravo attore era bravo anche a capire gli stati d’animo delle persone. E Ron in quel momento sembrava amareggiato, per non dire incazzato.

“Speravo di sì… o almeno speravo che tu lo capissi. Sono qui per una ragazza. E’ mora, stupenda e ci esci a cena stasera. Hai capito ora?” il tono di Ron stava diventando strafottente mano a mano che si avvicinava a lui. Intanto Sasha si era completamente vestito.

“Oh, intendi Hermione. C’è qualche problema con Hermione?” la recita di Sasha stava continuando alla perfezione.

“No, nessuno. Volevo solo informarti che si ti sei invaghito di lei, arrivi tardi. Perché io ormai ne sono già innamorato. Ultimamente abbiamo avuto qualche piccolo scontro, a causa tua fra l’altro, e volevo solo informarti. Dammi una buona ragione per saltarti addosso e sarò più che felice di farti cambiare tutti i documenti. Dopo che ti avrò ripassato non ti riconoscerà più nessuno, credo” disse Ron con tranquillità e con un sorriso sempre più ampio sulle labbra. E poi “Buona serata. Vedi di non strafare, per piacere” e scomparì smaterializzandosi.

Sasha non credette alle sue orecchie. D’accordo era stato schietto e sincero al massimo, ma quanto meno ridicolo. Un amore ed in guerra, dopotutto, nessuna regola era valida. Le minacce ancora meno. Decise di lasciare perdere i suoi insulsi discorsi.

“Imbecille… crede di potermi fermare…” chiuse l’armadietto, afferrò il borsone e si voltò per uscire dallo spogliatoio. Appena girato si ritrovò Ron davanti. Pur essendo più alto del ragazzo rosso, in quel momento si senti sovrastato dal suo sguardo. Sussultò appena vedendoselo apparire davanti.

“Ancora qui? Guarda, ho capito che intendi, ma non c’è scritto Proprietà Privata su Hermione. Credo di avere il diritto di uscire con lei, se lo desidera. E spostati idiota…” spinse Ron con forza facendolo cadere addosso ad una panchina. Il rosso sorrise. Non aspettava altro. Allungò la gamba e Sasha inciampò nel suo sgambetto, rovinando a terra sorpreso. La borsa gli cadde di mano andando a sbattere contro un armadietto di fronte. Non fece in tempo a rialzarsi che Ron lo tirò su di peso sbattendolo contro il muro poco distante. Lo teneva bloccato con l’avambraccio premuto sul collo, mentre con l’altra mano gli premeva lo sterno. La sua faccia fu di fronte a quella dell’altro, ancora stordito dalla caduta e dalla botta contro la parete.

“Non aspettavo altro per riempirti di pugni, stronzo! Tu spingi me, io gonfio te” e lo colpì con forza allo stomaco. Sasha sbuffò fuori l’aria e si piegò lievemente per il dolore. Ron lo mollò e cadde a terra tenendosi con entrambe le mani il ventre. Ron lo sollevò per un braccio in modo che gli vedesse la faccia.

“Questo è un assaggio. Pensa ancora soltanto di poter uscire con Hermione e ti darò il resto” lo lasciò, e quello tornò a terra, ancora stordito dal colpo. Ron lasciò lo spogliatoio con un ghigno di vittoria.

*****

Il suo ghignò durò poco. Meno di un secondo. Lupin lo afferrò per le spalle e gli riservò lo stesso trattamento che Ron aveva riservato a Sasha qualche attimo prima. Con le spalle al muro il rosso fissò stupito l’uomo che, con occhi freddi, gli penetrava la testa.

“Chi cazzo credi di essere Ron? Eh? Chi credi di essere? Credi di potere fare quello che ti pare? Pensi che riempire di lividi e minacciare il tuo rivale in amore sia la scelta migliore? Eh?” Lupin gridava e spingeva forte il ragazzo contro il muro. Ron, seppur sorpreso all’inizio, reagì di scatto e spinse Remus lontano da lui con forza. Troppa forza per Lupin. Cadde a terra con un tonfo.

“Non dirmi cosa fare! So benissimo cosa posso fare o no! Lasciami in pace! Tu non centri con me o Hermione!” una mano gli batté un paio di volte sulla spalla. Ron si girò e provò un fortissimo dolore. Alla faccia, prima. Alla testa, appena questa toccò il suolo.

“Ti ringrazio Remus, ma so difendermi da solo dagli imbecilli e dalle minacce. Però che male. Era da un po’ di tempo che non davo un pugno” Sasha agitava la mano convulsamente per scacciare il dolore.

“Hai proprio la testa dura, ragazzo. Mi spiace di averti fatto male, ma non potevo lasciarti impunito. Ho tutto lo stomaco a pezzi per colpa tua” mentre diceva queste parole Sasha aiutò Remus ad alzarsi in piedi.

“Forse è stato un po’ sbrigativo come metodo, ma efficace” disse Lupin mentre fissava Ron steso a terra. Probabilmente svenuto. Sasha si scusò per l’irruenza, anche se dopotutto Ron non era stato da meno poco prima. Si congedò lasciando soli Lupin e il ragazzo, che ancora non accennava a muoversi. Lupin lo sollevò di peso e lo trascinò allo spogliatoio. Gli tornò alla mente un’analoga situazione di parecchi anni prima, quando ancora frequentava Hogwarts.

Aveva trascinato il suo amico ubriaco fino alle docce per svegliarlo. James sembrò non gradire quell’idea. Gli sferrò un pugno. Un gran pugno, a dire il vero. Subito Remus rispose e finirono con l’essere bagnati e pieni di ferite e contusioni entrambi. Anche quella volta fu a causa di una donna. Sì, in effetti la ragazza piaceva a James e non a Remus. Ma al tempo Lily non voleva saperne di James Potter, così lui, da perfetto ragazzo ferito, decise di ubriacarsi. Dopotutto erano quelle cose che consolidavano un’amicizia. Scacciò il ricordo di James, non era il momento quello. Spinse Ron sotto la doccia e, come molti anni prima, aprì il rubinetto. Così come molti anni prima l’acqua svegliò il ragazzo. Così come molti anni prima Lupin si prese un pugno nello stomaco dal ragazzo bagnato.

E dire che l’esperienza insegna… pensò mentre crollava a terra. Ron era furibondo.

“Grazie! Ti ringrazio proprio! Va al diavolo! Credevo che stessi dalla mia parte… ma ora ho capito. Non ti preoccupare per me! Non ho bisogno di nessuno! Nessuno!” gridò Ron. Estrasse la bacchetta e si smaterializzò. Lupin, ancora a terra, si sosteneva con le mani. Si alzò in piedi e chiuse il rubinetto della doccia. Emise un sospiro rassegnato. Sperò con tutto il cuore che Ron non facesse sciocchezze. Non era il momento quello. Non era il momento per niente di insensato quello. Proprio per niente.

*****

“Ehi carino, sei tutto solo?” Ron alzò la testa dal tavolo e spostò la vista dal suo bicchiere di Whisky a chi lo aveva chiamato. Una ragazza di colore lo fissava sorridendo mentre masticava con impegno una gomma. Aveva un trucco pesante intorno agli occhi ed un rossetto in netto contrasto con la sua carnagione scura. I capelli neri erano ricci e parevano un cespuglio. Per il resto non indossava poi molto. Un vestito, se così si poteva chiamare, che le copriva a malapena il seno prosperoso e la zona pelvica. Spalle e schiena erano scoperti. Anche il ventre lo era, e un piercing all’ombelico completava l’immagine della ragazza.

“Allora sei solo? Dai, offrimi qualcosa…” si sedette di fianco a Ron girando la sedia così da poter appoggiare la braccia allo schienale e aprire leggermente le gambe. Ron non era del tutto in se. Quel Whisky lo aveva sfiancato. Quello e gli altri dieci. Ma tanto lì non badavano molto se eri ubriaco o meno. Bastava vendere il più possibile.

La morettina prese il bicchiere di Ron e lo finì in un sorso. Ebbe un veloce singulto. Poi rimise il bicchiere davanti al ragazzo.

“Mi sembri un po’ piccolo per bere tutto questo alcol. Non ti andrebbe di spendere meglio il tuo denaro?” chiese lei maliziosa. Sorrise e prese fra le sue mani quella del ragazzo. Ron provò un brivido. Era chiaro che la ragazza cercasse in tutti i modi di invogliarlo ad andare a letto con lui. Una prostituta ben organizzata. Aspettava che i clienti fossero ubriachi fradici e li soggiogava con quello che madre natura le aveva offerto.

Avvicinò la bocca alla mano del rosso. Tirò fuori la lingua e gliela leccò. Ammiccò ancora verso di lui. Ron non aveva ancora spiccicato una parola.

“Allora, che ne dici… sarà piacevole, vedrai…” Ron non avrebbe mai accettato. Andare a letto con una prostituta non era nella lista delle cose che avrebbe voluto fare nella vita. Ma l’alcol e la frustrazione parlarono per lui.

“Perché no… dove andiamo…?” le parole uscirono poco convinte dalla sua bocca. Lei lo alzò in piedi e lo portò al piano di sopra. Entrarono entrambi in una stanza buia. Appena la porta fu chiusa lei lo baciò ficcandogli la lingua in gola. Era un bacio violento. Avventato. A Ron piaceva molto. Subito le mani di lei iniziarono a toccarlo ovunque. Neanche da dire che ormai era nuda. La sua lingua saettava lungo il collo del rosso. Sul suo petto.

Caddero sul letto. Lei gli era a cavalcioni sopra.

“Prima volta?” chiese lei senza smettere di toccarlo in ogni centimetro della pelle.

“Mmhh…no…con Hermione…” Ron emise un gemito quando la ragazza raggiunse il suo membro. Alzò la testa ed inarcò un sopracciglio.

“Ah… comincio a capire… delusione d’amore… brutta storia” si fermò e si sdraiò accanto a lui “Vuoi parlarne?”

Ron fu sorpreso di sentire quelle parole. Spalancò gli occhi e voltò il viso di lato verso quello della ragazza. La fissò un attimo.

“Parlarne? Se volevo parlarne andavo da mia madre! Credo che il tuo lavoro sia un altro cara…”

“Giulia” disse lei.

“…Giulia” completò Ron. Giulia sospirò e scese dal letto. Si infilò una larga T-shirt con un disegno di un panda dagli occhi enormi. Tornò sul letto e si strinse le gambe al petto.

“Parli così anche con lei?” Ron non seppe che rispondere. Era lì, in una stanza di una squallida osteria londinese con le brache calate e discretamente eccitato per merito di quella ragazza, e lei gli chiede come tratta Hermione? Era shockato dalla situazione. Poi realizzò di essere nudo davanti ad una estranea. Imbarazzato si tirò su i pantaloni e si limitò a guardare nella sua direzione, nel buio della stanza. L’alcol era ormai solo un lontano ricordo.

“Io… no, non credo…”

“Non credi o ne sei certo?” chiese ancora Giulia.

“Senti, non lo so. Io credevo di avere accettato di passare una notte con una, senza offesa, prostituta, non con una psicologa”

“Psichiatra” disse lei.

“Come?”

“Sono laureata in psicologia avanzata. Sono una psichiatra prima che una psicologa” quelle parole spiazzarono Ron. Non avrebbe mai pensato che una ragazza del genere fosse laureata. Conosceva il valore di una laurea nel mondo babbano. Suo padre gli aveva accennato il loro metodo di studi.

“M-mi dispiace… non volevo offenderti…” lei sollevò il viso da dietro le ginocchia. Sorrise.

“Non preoccuparti, non potevi saperlo. Se voglio arrivare alla fine del mese non posso campare con quel pezzo di carta. La gente, nonostante le apparenze, ha sempre meno bisogno di analizzare il proprio subconscio. Oppure non crede sia necessario. Tu credi che sia meglio analizzarsi interiormente ogni tanto o no?”

“Ecco…io… non so, non ho mai provato”

“Prima volta, quindi?” chiese lei facendo riferimento alla domanda di poco prima. Ron arrossì, la situazione era imbarazzante. Il buio della stanza non mostrò la sua vergogna.

“Bhè, credo di sì…” Giulia scese dal letto e si sedette accanto a lui.

“D’accordo, sfogati. Parla della tua storia con questa Hermione. Avanti…” Ron non seppe perché, ma quella ragazza gli dava sicurezza. Sapeva che avrebbe potuto parlarle di tutta la sua vita come se fosse stata la sua migliore amica. Iniziò a parlare.

“Hermione è… è perfetta. La conosco da più di sette anni, ormai. Siamo stati compagni per gli anni della scuola, poi… bhè, eventi troppo superiori alle nostre capacità ci hanno separato, fino all’inverno scorso. Mi sono dichiarato. Di nuovo. Lo aveva fatto già tre anni prima, ma la situazione non era delle migliori al tempo. Glielo dissi prima che ci separammo… non soffrì granché. Non mi accorsi di questi tre anni che trascorsero. Quando mi risvegliai” Ron capì di aver parlato troppo “Volevo dire, “risvegliai” nel senso di rendermi conto di amarla. Andai ad incontrarla, ed anche lei aveva capito di amarmi” Ron trasse un sospiro profondo.

“Ma i guai erano appena iniziati. Dopo le prime settimane lei smise di parlarmi. Settimane terribili. Mi sono sentito una merda, meno che nulla. Per lei quasi non esistevo e non sapevo perché. Poi me lo disse. Amava un altro. Ma non un altro, anche un altro. Il mio migliore amico a dir la verità. Morto” qui Ron fece una pausa. Giulia continuava a fissarlo. Sembrava che nulla potesse scuotere quel volto imperturbabile.

“Non gli diedi peso. Va bene, lo amava, ma amava anche me. E poi Harry era morto. Si chiamava Harry, il mio amico. Quel giorno noi… bhè, fu la nostra prima esperienza. Ma non rimase a lungo isolata. Devo dire che ho passato un bel periodo. Poi venne quel giorno. Avevamo organizzato un pic-nic. Tanto era solo una scusa per restare da soli e fare l’amore lontano da tutti e tutto. Andò tutto bene finché…” Ron non seppe come proseguire. Non poteva certo dirle che voleva diventare evocatrice. Giulia era una babbana, non doveva sapere nulla. Gli tornò alla mente la guerra.

“Finché non mi disse che voleva partire per la guerra.”

“Una ragazza?” anche la compostezza di Giulia vacillò di fronte a quella notizia.

“Bhè, non il fronte vero e proprio. Lei è…una stratega, ecco. Sarebbe rimasta dietro le linee di combattimento. E poi non sarebbe andata spesso al centro della battaglia. Naturalmente mi opposi. Troppo, forse. E litigammo. Non gli detti peso. Capitava a tutti, prima o poi. La rincontrai qualche giorno dopo, ed indovina? Era in prima linea. Lei e quell’altro idiota, Sasha Hook. Ci salvammo per un pelo quella volta. Gli feci notare il pericolo che aveva corso. Ma lei niente, glielo aveva chiesto il suo superiore, quel Hook. Allora le dissi… bhè, che se ci sarebbe andata anche a letto se glielo avesse ordinato. Mi meritai quello schiaffo”

“Il segno del pugno non centra, allora?” chiese curiosa Giulia guardando il viso di Ron.

“No, quello viene dopo. Dicevo, mi ripromisi di fare la pace con lei, ma quando la vidi stava parlando con Hook. La invitò ad un appuntamento, e lei… accettò. Odio. Mi arrabbiai molto. Troppo. Litigammo ancora per colpa di quel tizio. Mi beccai un altro schiaffo. E’ successo stamattina, sai. Poco dopo sono andato negli spogliatoi degli uomini. Ho beccato Sasha da solo. L’ho minacciato. L’ho picchiato. Pensavo di essere soddisfatto. Pensavo di averla fatta franca. Mi sbagliavo. Un mio amico mi attendeva fuori dalla stanza. Tra un po’ menavo anche lui. Il pugno di Sasha mi raggiunse prima” indicò il viso gonfio e rosso “Lui se ne andò. Io, incazzato, insultai il mio amico che aveva cercato di aiutarmi e venni qui ad ubriacarmi. Il resto lo sai”

Giulia rimase un attimo in silenzio. Strinse le labbra. Sospirò. Poi parlò. Dolcemente. Calma. Come avrebbe fatto una mamma.

“Mi sembra chiara che tu ami quella ragazza. Forse la ami troppo” accennò una risata “E anche lei ti ama” Ron si alzò in piedi.

“Lei mi ama? Ma se adesso probabilmente e fra le gambe di quell’idiota!”

“Io credo che abbia accettato solo per farti dispetto, sai. Se voleva farti sapere della sua serata con un altro lo avrebbe detto davanti a tutti, sicura che tu lo sentissi. E non parlo solo come psicologa, ma anche come donna. Probabilmente voleva anche rinunciare all’appuntamento prima che tu litigasi ancora con lei. MA le donne sono vendicative. Soprattutto per le cose a cui tengono. Cose e persone, caro Ron”

“Ehi, io non ti ho detto il mio nome! Come fai a saperlo?” fra le amni di Ron arrivò il suo portafoglio babbano. Usava quello quando girava per Londra.

“C’è ancora tutto. Non molto a dire il vero” rise ancora Giulia “Hai sentito come parlavi?”

“Cosa?” chiese Ron infilando in tasca il portafoglio.

“Quando mi parlavi di lei. Ti sei sentito. Eri dolce. La tua voce era un continuo susseguirsi di sospiri, pause, sguardi lontani persi nel vuoto. Tu le parli così?”

“Io… no” ammise Ron “Io sono sempre altezzoso con lei. Sicuro, troppo orgoglioso. Lo faccio perché ho paura di perderla”

“Credo che le piacerebbe sentirsi chiamare per nome da questo nuovo Ron. Tu che dici?”

“Io… io credo di sì. Grazie. Mi hai aperto gli occhi. Stavo per fare la cazzata più grande della mia vita, senza offesa…”

“Figurati” sorrise lei. Scese dal letto e aprì la porta della camera. La luce del corridoio illuminò il pavimento “Credo sia meglio tu vada a casa. E’ tardi, sai”

Ron fu in procinto di andare, ma si fermò a metà strada. Giulia aveva fatto tanto per lui. Non poteva andarsene così. Chiuse la porta e accese la luce della camera.

“Ron? Che fai? E’ meglio se vai via, davvero…” lui la zittì con la mano

“Hai fatto molto per me. Grazie. Ma un grazie non può bastare, e poi ti devo ancora pagare” le fece l’occhiolino e si avvicinò al letto. Estrasse un sacchetto minuscolo di tela e lo rovesciò sul letto. Un men che non si dica le coperte furono piene di monete d’oro, argento e bronzo. Giulia sbiancò davanti a quello spettacolo.

“M-ma cosa… come stavano lì dentro… dove hai preso…ma chi sei tu?” la sua faccia era un misto di curiosità, paura, felicità e incredulità. Ron sorrise ed estrasse la bacchetta dalla tasca.

“E non hai ancora visto il meglio. Reddo Argentum” una scintilla dorata colpì il mucchio di monete. Queste si fusero come all’interno di un altoforno per prendere la forma definitiva. Sterline. Centinaia di mucchietti di banconote con sopra una graziosa signora che sorrideva.

“Credo che ora tu possa smettere di fare questo lavora per il resto della tua vita. Ora siamo pari” Sorrise ancora vedendo lo sguardo incredulo di lei mentre si avvicinava la letto pieno di soldi impilati in tanti mucchietti.

“Ma tu chi sei? Come fai a… fare questo?” era seduta sul letto. Lo fissava ancora incredula.

“Ronald Weasley. Battlemage di terzo grado del ministero della magia inglese. Questo sarà il nostro piccolo segreto, d’accordo?” lei annuì ancora a bocca aperta.

“Molto bene. Ora scusami, ma devo andare. La mia ragazza mi aspetta” alzò la bacchetta e in un attimo Giulia fu la sola persona in quella stanza.

Ragazzi… ho iniziato venerdì a scrivere sto capitolo! Se quella simpaticona della prof di ita non mi avesse abbattuto con un 6+, avrei anche finito prima…ma perché ;_____;…………… Vabbè cmq mi sono ripreso!!!!!! Ah ah !!!! alla facciaccia tua prof!!!!!!! Quindi concludiamo e pubblichiamo: Ice primo assoluto a recensire! Ci ho pensato secoli a come far fuori Skanax, e questo è stato il modo più fico che ho trovato!!! J Piace molto anche a me!; Sunny, sono onorato di tanta attenzione! Ma non dire che non aggiorni per colpa mia che gli occhi me li cavano i tuoi fan! (quindi anche me stesso? Bho…); Ci pace e amore in questa fic! Solo demoni che esplodono e ragazze indemoniate. Che calma eh?J; Keijei sacrificio tipico di Draco. Ormai per Ginny quello si farebbe esplodere la testa. Ah, l’amore! J; Giuggy eheheheh dolce vendetta…. Cmq Lucius non è morto! Gli è esplosa la testa! (si vabbè è morto….); Mikisainkeiko anch’io amo i casini extraplanari! Demoni, diavoli, spiriti, avvocati, agenti delle imposte,… tutte le creature delle tenebre! Quanti capitoli? Fammi fare un conto…28, credo.J ma ho già pronto il seguito ed altre 2 fic. Non così lunghe ma carine (spero…); Maichy non le studio di notte ti dirò tre parole: gioco a D&D. Ti basta come risposta?J; Eli e Kia il contadino? Bene bene…. Mi vendicherò del vostro simpatico umorismo… state certe che la mia vendetta sarà terribile…bwahahahahahahahahahah (kia giuro che se non aggiorni ti picchio! J); Ale chan hanno tutti le loro colpe. Bamboline vodoo? Le fai anche su commissione? Ci sono due recensioniste a caso * dito puntato verso Eli e Kia * che hanno bisogno di una piccola punizione…..bwahahahahahahahah!; mikan ormai mi sono affezionato a Remus. Lo metto un po’ ovunque, come il prezzemolo! J; Kiak ma mi butto nel cratere di un vulcano per fermare l’eruzione, per te, honey!!!!!!!!!! Per quanto riguarda la barzelletta, apro ora ufficialmente l’angolo dell’umorismo: La sai l’ultima? Kiak sì! Commentate numerosi le ilari storielle della giovane barzellettiera italiana! Honey Honey J!; Enika sì di solito sono raccomandati, ma nella mia fic no. Ti assicuro che tutto è andato troppo…liscio( chi ha orecchie per intendere, intenda J).

 

Ok ragazzuoli, ultime cose: VI PREGO LEGGETE E COMMENTATE “SENZA TRAMA”, PARODIA DI “SENZA TREGUA”, BY SORTI. Se avete letto la mia fic vi assicuro che è davvero divertente ^___^! E poi ci sono anch’io fra i personaggi!!!!

 

See you again!!!!!

   
 
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