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Autore: BrendaLeeJ    20/11/2013    2 recensioni
Sono le 19.15 di un Sabato sera indefinito di Giugno, è una sera afosa in cui gli odori di campi adibiti a risaie inebriano prepotentemente l'aria con il loro intenso e pungente profumo di terra bagnata; una strada provinciale semi deserta si stende per chilometri nel panorama agricolo adornata ai margini da graminacee dorate e papaveri spontanei, alterna tratti con piccoli paesi a tratti con grandi distese di terra coltivata. Una vecchia Panda nera sfreccia solitaria su una corsia in direzione Centro Provincia, dal finestrino abbassato dell'autista proviene a tutto volume una canzone dei Nirvana: “Smells like teen spirit”. Al volante una giovane ragazza, Felicity Greco, guida assorta, occupata a sostenere un silenzioso dialogo interiore con se stessa.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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7. Mano nella mano
 

Tutto il locale si era girato a guardare, voleva sprofondare.
< Ecco, tieni la borsa. Vieni andiamo al tavolo. > Marco l'aiutò a ricomporsi e la portò con se verso il tavolo dove Stefano, Serena, Andrea ed Alessio li stavano aspettando.
< Tutto bene Felicity? > Stefano glielo domandò appena si fecero più vicini.
< Si grazie, tutto ok. Non è successo niente. > magari non fosse successo niente, non bastava il sentirsi in imbarazzo per Marco, c'era voluta anche quella figuraccia a metterla ancora più in agitazione.
< Che stronzo quel tipo! Certa gente l'educazione la lascia a casa sotto al cuscino insieme al cervello il mattino. > Serena non mancò di far sapere la sua < Se rispondeva così a me gli tiravo un pugno sul muso, quel cretino! >
< Cos'è che facevi? > Alessio era scoppiato a ridere.
< Gli tiravo un pugno, hai capito bene. Cosa c'hai da ridere? Guarda che te lo tiro anche a te se non la smetti. > replicò indispettita.
Felicity colse al volo il bisticcio dei due per distogliere l'attenzione da se, si sedette vicino a Marco visto che era l'unico posto disponibile e si fece piccola piccola. Prese a scorrere il Menù del locale alla ricerca di qualcosa da ordinare, in realtà non aveva voglia di niente ma sperava che il fingersi occupata le evitasse altre domande. Con la coda dell'occhio vide Marco porgerle un bicchiere di Vodka Lemon, alzò leggermente lo sguardo incrociando il suo.
< L'ho preso per te, ho pensato ti facesse piacere trovare già qualcosa da bere al tavolo. >
Accettò il drink ringraziandolo con un leggero sorriso, tornò poi a scrutare la lista senza parlare. Decise di prendere gli Onion Rings visto che le piacevano tanto, segnò una porzione sul blocchetto numerato e ripose il menù al centro del tavolo.
< Se hai ordinato porto il foglio al bancone. > Stefano si propose dal posto di fronte a lei.
< Se non ti è di disturbo > rispose.
< Ma no figurati, mi sono offerto io. > le fece cenno con le dita sul capo e si alzò per andare a portare l'ordinazione al cameriere.
Anche dopo che aveva rifiutato il suo invito ad uscire, Stefano aveva continuato a comportarsi gentilmente con lei. All'inizio le aveva fatto un po' strano ricevere quell'attenzione da parte di un amico di Marco, declinò più per timore che per vera mancanza di interesse, ma poi non ci aveva più pensato e la cosa era finita li. Stefano era un bel ragazzo, non le dispiaceva affatto, ma sentiva che al di là di quello non poteva esserci niente.
Il ragazzo tornò qualche secondo dopo e riprese posto di fronte a lei < Fatto! Tra un po' te li portano. >
< Grazie > lentamente sentì l'ansia scivolare via, era seduta al solito tavolo, con i soliti amici, nel solito locale. Tutto iniziava a prendere la solita piega e questo la faceva sentire più tranquilla. I ragazzi parlavano e lei li ascoltava da dietro il suo bicchiere da cui sorseggiava di tanto in tanto. Durante la serata si trovò più volte a scrutare Marco di nascosto, distoglieva lo sguardo ogni volta che si girava dalla sua parte. Il suo atteggiamento le sembrava normale, iniziò seriamente a domandarsi se non si fosse fatta inutilmente delle paranoie per quanto successo qualche sera prima. Più lo guardava però, più non poteva smettere di pensare a quel bacio, le era piaciuto, decisamente. Era stato pieno di tutte quelle premure e quell'affetto che da sempre lui le mostrava, era stato così intenso seppur breve, così pieno di loro. Provò l'irrefrenabile voglia di riceverne un altro e dovette mandare giù un bel sorso di vodka per smettere di pensarci. Quando arrivarono gli Onion Rings li dividette con gli altri, ne offrì uno anche a Marco e sussultò quando passandogli il piatto sfiorò involontariamente la sua mano, lui sembrò non accorgersi di niente. Chiacchierò poi un po' con Serena, in realtà fu più Serena a parlare che lei, voleva convincerla a tutti i costi ad andare a vedere un film al cinema, uno di quei film assolutamente smielati che non incontravano minimamente i suoi gusti. Cercò di non essere sgarbata e prese come scusa le consegne del lavoro per rifiutare.
< Lavoro.. lavoro.. lavoro. Guarda che devi pensare anche a divertiti. Stai sempre a scrivere su quel Pc ma la vita è qua fuori. > la rimproverò come già altre volte aveva fatto < Ah ma prima o poi riuscirò a convincerti a venire fuori con me. Ah se ci riuscirò, si si. > quello che disse dopo non lo sentì nemmeno, Serena partì con le sue solite disquisizioni sull'importanza della vita sociale. Bla bla bla. Felicity gliele aveva sentire dire un milione di volte quelle cose, fece finta di ascoltare assorta nei suoi pensieri intanto che finiva di mangiare gli anelli di cipolla che le erano rimasti. Non era antipatica quella ragazza, ma quando attaccava bottone non la finiva più. Fu Alessio a salvarla da quella situazione.
< E dai basta Sere, lasciala in pace. Sei una chiavica! >
< Cosa sono io? > Serena strabuzzò gli occhi, inutile dire che ripresero a litigare.

L'uomo continuava a guardarli, da quella posizione non riusciva a vederla bene, si era seduta dalla parte del tavolo che rimaneva nascosta dal bancone. Non aveva apprezzato il mondo in cui quel ragazzo le si era rivolto prima, era stato sgarbato e qualcuno avrebbe dovuto farglielo notare con maniere più forti di quelle usate dallo spilungone. Prese ad accarezzarsi le nocche per poi prendere in mano la birra e mandare giù un altro sorso. Non era il momento di fare cazzate, non nella sua posizione, e poi lo preoccupava di più quell'altro. Non gli piaceva affatto la confidenza che aveva con lei.

La serata proseguì senza ulteriori intoppi, il gruppo decise di spostarsi in centro per fare un po' di movida. Si divisero in due macchine: sulla Nissan di Andrea salirono Serena e Stefano, mentre sulla Opel di Marco presero posto Alessio e Felicity. Fu un sollievo avere un po' di pace dalla parlantina di Serena.
< Quella ragazza ha bisogno di un modo per sfogarsi, ma l'avete sentita? Non sta zitta un secondo porca miseria! > Alessio esausto esortava i due amici a dargli ragione.
< Perché non glielo offri tu l'antistress Alessio? > Marco gli suggerì maliziosamente una “soluzione”. Felicity non poté fare a meno di trovarlo divertente.
< Che scherzi? Sarebbe capace di parlare pure mentre facciamo sesso! >
Scoppiarono tutti e tre a ridere e continuarono a prenderla in giro finché non raggiunsero il parcheggio appena fuori dal centro.
Non c'era uscita a cui aveva partecipato Felicity in cui Alessio e Serena non avessero bisticciato, secondo lei si piacevano e anche tanto e quello era il loro modo per stuzzicarsi. Marco la pensava esattamente come lei e non perdeva occasione per molestare l'amico con le sue solite insinuazioni. Povero Alessio, non aveva scampo. Da una parte Serena che non gliene lasciava passare nemmeno una e dall'altra Marco che buttava legna da ardere sul fuoco. Era estremamente divertente vederla dal di fuori però.

Erano talmente presi a scherzare tra di loro che nessuno si accorse che l'uomo li aveva seguiti a bordo di una vecchia macchina sbiadita color verde bottiglia. Era uscito qualche istante dopo di loro dal locale, aveva aspettato di vedere in che direzione andassero e poi si era messo in moto dietro le loro macchine. Li aveva raggiunti al parcheggio e si era mantenuto a distanza spegnendo le luci.

Il gruppo di amici prese a camminare per i viali unendosi al flusso di giovani che animavano il centro. Felicity rimase volontariamente indietro, non si sentiva a suo agio in mezzo a tutta quella gente, cercò di mettersi in disparte seguendo lentamente gli altri. Marco era qualche metro più avanti, rideva e scherzava con Stefano, rimase a guardarlo mentre procedevano sulla strada ciottolata della via principale. Perché le aveva detto quelle parole? Voleva veramente solo consolarla o c'era qualcosa di più? Ma perché poi avrebbe voluto volere qualcosa di più da lei? Si conoscevano da tempo, erano cresciuti parte della loro vita insieme, lui sapeva tutto di lei. Perché adesso e non prima? No, certamente Marco aveva solo voluto consolarla, aveva preso le parole utilizzate da lei per cercare di dirle una cosa carina. Era stato con delle belle ragazze, non poteva minimamente paragonarsi a loro, come sarebbe potuta piacergli? Lui era un ragazzo allegro, spigliato, sempre pronto a stare in compagnia e a dare il meglio, lei invece era tutto il contrario. Marco l'aveva vista nelle situazioni peggiori e con il peggio di lei, lui, ci aveva avuto spesso a che fare, pensare anche solo che potesse provare un certo interesse per una persona come lei le sembrava assurdo. No, non era possibile. Non credeva minimamente in sé stessa ed era convinta di non avere nulla di buono da poter offrire a nessuno, tanto meno a Marco. E allora perché? Perché quelle parole, quel bacio? Iniziò a venirgli un forte mal di testa. Ok, forse aveva frainteso tutto, era ovvio che fosse così, almeno le pareva. Ma ora lei? Lei cosa provava? Perché non poteva smettere di pensarci? Se non si fosse tirata indietro quella sera cosa sarebbe successo? Marco le piaceva? Provava solo bene fraterno per lui o c'era qualcosa di più?
Felicity fece un grosso respiro. Almeno sembra non avercela con lei per quello schiaffo.
Scese con lo sguardo sulla mano sinistra di Marco, ciondolava libera vicino al suo fianco. Aveva voglia di sentirlo vicino, di stringerla, sentire che lui era lì, come sempre, che nulla sarebbe cambiato. Aveva bisogno di lui, della sua presenza, di sapere che non l'avrebbe mai abbandonata e che almeno di lui poteva continuare a fidarsi. Marco era l'unico di cui si fidava, l'unico in grado di tirare fuori il meglio di lei, l'unico a cui avrebbe mai permesso di entrare nel suo cuore.
Si sentì avvampare, la testa le scoppiava. Aveva bisogno di farlo, adesso! Non si rese conto di quello che stava per fare, non capì nemmeno dove trovò il coraggio. Incominciò ad aumentare l'andatura, passo dopo passo si avvicinò sempre di più a Marco. Lasciò cadere la mano destra dalla presa della borsa. Le gola le si seccò, deglutì. Cosa stava facendo? Arrivata dietro di lui restò per qualche metro al suo fianco, sentiva il respiro diventargli pesante, il sangue pulsargli nelle vene. Raccolse tutte le forze che aveva in corpo lottando contro i propri blocchi, d'improvviso si fece avanti, gli prese la mano, la strinse forte. Marco si girò di scatto, aveva l'espressione di chi non capiva cosa stesse succedendo, si guardò intorno e poi la fissò perplesso per qualche istante. Felicity rimase immobile a guardare la strada di fronte a sé. Sentì solo ricambiare la presa, stringere altrettanto forte la sua mano.

In quel momento l'uomo fece scattare d'impulso la lama del coltellino che teneva nella tasca del giacchino. Non gli piaceva affatto ciò che stava vedendo.

  
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