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Autore: Finitem_    20/11/2013    16 recensioni
La vita di Louis è uno schifo: suo padre ha tradito sua madre con l'insegnante di francese di sua sorella causando il divorzio, ha dovuto cambiare casa, scuola, città, nessuno lo vuole come amico, i soldi sono pochi, la casa è piccola, sua madre è appena uscita con un uomo per la prima volta dopo mesi e le sue sorelle non sono in casa.
E' solo, come sempre.
Decide allora di fare una scenata al padre, reo di tutto quello che sta passando, e per darsi coraggio si beve qualche birra di troppo, prima di salire in macchina diretto verso la sua vecchia casa.
Harry Styles si sta invece apprestando a tornare a casa dopo una giornata di scuola, lo stomaco gorgogliante, l'acquolina in bocca, il pensiero fisso sulle lasagne della mamma, che già in tavola attendono il suo arrivo.
Cala il buio e basta un attimo: uno schianto, una vita segnata dal senso di colpa, l'altra appesa a un filo.
Niente sarà più come prima...
*Larry Allert, don't like don't read, don't ship don't rompere i coglioni*
** Vagamente Punk!Louis&FlowerChild!Harry, se volete leggerla in quell'ottica**
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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wefertferf AVVERTENZE (per tutte le Lovatic e le fan di Demi): Questo capitolo contiene una canzone di Demi Lovato, ma è un troll.
Una ragazza inspirandosi alla sua storia ha scritto questa canzone, l'ha cantata, registrata e postata su Youtube facendola risultare come un Lyric Video di VEVO.
Ma siccome si sposava con la storia l'ho attribuita a Demi. Pace e Amen #sorrylovatics #demiurockanyway



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11. The Panda Made Me Do It.


" Ma porca di quella..." Louis aveva dato un colpo al vecchio televisore che da due ore stava cercando di aggiustare per poter intrattenere i suoi cari e decrepiti pazienti con una vecchia videocassetta in bianco e nero di Casablanca, trovata da qualche parte nello scantinato di sua nonna e per qualche misteriosa ragione portata a casa, per poter stare in pace un attimo e riprendere fiato senza dover preoccuparsi di cateteri e grattacapi vari.

Il televisore era partito all' improvviso, sibilando e scoppiettando in maniera preoccupante, tanto che il ragazzo aveva faticato molto a sentire che qualcuno lo stava chiamando:
" Tomlinson! Louis! Louis!" si era voltato, individuando la fonte del rumore, l'infermiera carina bionda, che stava seduta dietro il bancone della reception del piano del reparto, mentre con una mano giocherellava con due ciocche sfuggite all' ordinata coda di cavallo e con l'altra si teneva premuta la cornetta del telefono contro una spalla.
" Ti chiamano dalla rianimazione... Ancora"
" Posso andare?" aveva chiesto lui, sgranando gli occhioni blu da cucciolo di labrador abbandonato in mezzo a una strada da Lord Voldemort.
" E se si pianta il televisore?"
"Un cazzotto forte sul lato sinistro dovrebbe bastare" gli aveva urlato in risposta, già a metà strada verso il corridoio.
Ogni giorno, tutti i giorni, lo chiamavano 3 o 4 volte dalla rianimazione: le prime volte era solo per lavare Harry, ma ben presto tutti avevano notato la predilizione che il piccolo paziente sembrava avere nei confronti del bell'inserviente, che comunque tornava utile dal momento che il giovane era in un età critica e comunque molto pudico e si vergognava a farsi vedere o toccare dalle infermiere che dovevano prendersi cura di lui.
E così oltre che per la toeletta del paziente, lo chiamavano perfino per la fisioterapia: la solita scazzata infermiera ciccona stava spaparanzata sull' unica sedia presente nella stanza,  col grasso che lentamente stradipava dai bordi mentre impartiva ordini bruschi e commenti acidi a destra e a manca.
Le prime quattro volte Louis non aveva detto nulla, limitandosi a chinare la testa e sopportare, ma alla quinta era esploso:
" Se mi spiega prima cosa devo fare poi se ne può anche andare, di sicuro ha di meglio da fare che stare qui seduta!".
L'aveva preso alla lettera, e da quel momento in poi lo aspettava fuori dalla camera 17 per spiegargli la procedura da applicare quel giorno, prima di sparire chissadove ( si sospettava a gozzovigliare vicino alla macchinetta del caffè) e mandare di tanto in tanto una collega, decisamente più simpatica, a supervisionare la situazione.
All' inizio aveva solo dovuto massaggiare le gambe e le braccia del ragazzino più piccolo, poi aveva dovuto ' rinforzare' i muscoli stirandoli in un po' di doloroso stretching, e infine era giunto la lenta ed interminabile fase dei cuscini: Harry veniva messo seduto su un trono di piume, ogni giorno sempre in posizioni diverse e sempre più a lungo, levando gradualmente i vari appoggi che aveva per permettergli di stare seduto da solo, finché un bel giorno la fisioterapista curante aveva dato l'ordine di levare tutti i supporti.
Era stato un fiasco.
La prima volta era semplicemente scivolato all' indietro ritrovandosi di nuovo sdraiato in un batter d'occhio, la seconda volta invece se Louis non l'avesse afferrato al volo sarebbe capitombolato a terra, la terza volta si era limitato a scuotere la testa e a fare faticosamente segno di no con la mano, non prestandosi più al loro 'gioco' e fissando ostinato il soffitto a braccia conserte.
" Facciamo un pausa di 10 minuti, okay?" aveva proposto l'infermiera gentile, prima di lasciare la stanza e andare a caccia di caffeina.
L'inserviente ovviamente era rimasto per tirarlo su di morale, e ci sarebbe riuscito se un' altra infermiera non fosse entrata, cinguettando a vanvera sul fatto che finalmente il chirurgo le aveva dato il permesso di togliergli le bende sul capo.
E così aveva rimesso il ragazzino seduto e aveva iniziato a svolgere  quello che lui aveva amorevolmente soprannominato il 'turbante del professor Raptor', prima di disinfettarlo ancora un po' con un batuffolo di cotone imbevuto di acqua ossigenata e porgergli trionfante uno specchio, tubando adorante: " Hai visto Harry? Hai visto come sei tornato bello?"
Pessima idea, dal momento che il diretto interessato sembrava pensarla diversamente.
Il viso del piccolo paziente si era contratto in un orrenda smorfia d'orrore e ribrezzo nel guardare il suo stesso riflesso livido, scavato e senza capelli.
Probabilmente era l'ultimo particolare a turbarlo così tanto: la ferita, che Louis aveva già avuto modo di vedere durante i suoi bagni, ora spiccava rossastra sulla sua pelle nuda, come un marchio infame, un indesiderato tatuaggio che ti rendeva un' indegna creatura riportandoti sempre alla mente infausti ricordi di morte, sottolineato ancor di più dall' assenza di capelli che lo rendeva spelacchiato, scheletrico e deformato, tanto che la testa sembrava essere spropositatamente grande rispetto al resto del corpo.
Con un rumore acuto a metà tra un grido e a un singhiozzo soffocato Harry era scivolato giù dai cuscini, coprendosi la faccia con le mani,cercando di nascondersi alla vista dei due visitatori.
Louis si era sentito in dovere di rassicurare l'infermiera che guardava il piccolo paziente costernata, prima di spingerla gentilmente fuori dalla stanza e tornare al capezzale del malato, il viso seppellito tra le lenzuola e le gambe tutte di traverso in un goffo ed inutile tentativo di voltarsi su un fianco per nascondere le lacrime.
" Ehi, non é così tragico..." il maggiore si era chianato su di lui, accarezzandogli un braccio " Ricresceranno. I capelli dico... Non hai il cancro Harry, ricresceranno in un battibaleno, vedrai, non te ne accorgerai neppure da quanto faranno in fretta!"
Il più piccolo si era limitato a tirare su col naso, il viso rigato dalle lacrime.
" Su, non fare così... É solo una giornata storta... Domani andrà meglio, te lo prometto"
Aveva allungato la mano per accarezzargli la guancia umida, ma Harry aveva strizzato gli occhi fortissimo:
" Va' via, non voglio vedere nessuno" gli stava dicendo, supplicandolo di obbedirgli, e così in men che non si dica il ragazzo si era ritrovato sulla soglia della 17  a spiegare alla fisioterapista perché quel giorno non potevano continuare con gli esercizi, con un inspiegabile nodo allo stomaco e il cuore pesante.
Il giorno dopo non c'era stata nessuna chiamata dal reparto di rianimazione, e verso le cinque e mezza, quasi la fine del suo turno, Louis aveva iniziato a preoccuparsi.
Tendeva l'orecchio sopra il rumore del monotono ( e dalla tragica dipartita della signora Stowe insignificante) chiacchiericcio dei vecchietti, sperando di udire il famigliare trillo del telefono che lo convocava ai piani superiori, invano.
Non poteva sopportare un attimo di più: doveva assolutamente dare una cosa a Harry, ma se nessuno gli dava il pretesto per allontanarsi sarebbe rimasto bloccato tra dentiere e pannoloni superassorbenti per il resto del turno.
"Niente capatina in rianimazione oggi?" aveva chiesto la biondina,entrando nella stanza spingendo la cigolante  carrozzina di Mr Phipps, sorridendo esausta.
" In effetti stavo giusto andando" era stata la sua pronta risposta, mentre scattava in piedi lasciando cadere lo straccio con cui stava pulendo  le scodelle della zuppa.
" Ma hanno chiamato?" aveva chiesto lei, spostandosi una ciocca sudata dalla fronte.
" Si ma eri di là a lavare Phipps, e così ho risposto io" aveva inventato di sana pianta lui " lo so che non sono autorizzato a rispondere al telefono, ma non sapevo che altro fare"
Con l' ultima parte della frase aveva evitato le sue proteste e lamentele " Okay okay, vai pure, solo... La prossima volta chiamami. Va bene?"
Louis aveva annuito, cercando di sembrare dispiaciuto, mentre in realtà la sua mente galoppava alla camera 17, e alla reazione di Harry nel vedere ciò che gli aveva comprato.
Era stato più forte di lui: le inaspettate lacrime del ragazzino gli avevano lasciato lo stomaco stretto in una morsa e il cuore colmo di tristezza e di rancore verso se stesso, perché dopotutto era colpa sua se Harry piangeva, era colpa sua se stava così male, e lui desiderava ardentemente poter rimediare in qualsiasi modo soprattutto perché il più piccolo sapeva che era colpa sua ma lo aveva inspiegabilmente perdonato, e lui non si meritava tanto.
Arrivato a casa il suo senso di colpa non si era placato, anzi: Lottie era di turno alla sala da the dove aveva trovato lavoro, Fizzie a una cena di classe e lui avrebbe dovuto preparare da mangiare per se' e le sue sorelline dal momento che la madre era ad un importante riunione di lavoro.
Inutile dire che si era dimenticato.
Aveva evitato di dirlo a mammina, lasciandola uscire beatamente illusa prima di mettere i cappotti alle bambine e di correre verso il supermercato più vicino, fortunatamente ancora aperto.
Li aveva visti prima di pagare, allo stand vicino alla cassa: un assortimento di cappelli, calze e cinture, e non aveva potuto fare a meno di fermarsi.
Aveva persino trovato il modo di tenere buone le piccole pesti chiedendo loro un  consiglio su un berretto da regalare a un amico.
"Perché devi regalargli un cappello?" aveva chiesto Phoebe curiosa, mentre si appendeva al suo braccio " Perché? Perché? Perché?"
" Perché, Uhm, non ha capelli"
Le due monelle avevano sussultato in preda all' orrore.
" E peeeeeerche'?"
" Glieli hanno rasati"
" Chi?" aveva chiesto Daisy guardandosi attorno circospetta, come se qualcuno armato di rasoio elettrico potesse spuntar fuori da dietro l'espositore dei surgelati e privarla della sua zazzera bionda.
" I dottori"
" E peeeeeerche'?"
Cristo, ma anche lui a quattro anni era stato così petulante?!
" Perché non si lavava e aveva i pidocchi..."
" Bleah"
" Che schifo"
"... Quindi vedete di fare il bagno ogni volta che ve lo dice mamma, okay?"
Con questo aveva finito la conversazione, e sotto lo sguardo impaziente del gestore che era in procinto di chiudere, era giunto a due possibili cappelli candidati da regalare a Harry: il primo l'aveva scelto lui, un berretto da baseball rosso e nero della Obey, alla 'Zayn' aveva ricordato nostalgico, mentre il secondo era un cappello di lana marroncina, fatto a mano, con orecchie sporgenti e occhi naso e bocca... da panda.
L'avevano scelto le bambine nella loro tenera innocenza, e cercavano inutilmente di convincerlo:
" Senti come é morbido!" avevano esclamato in coro alzandosi in punta di piedi e strusciandoglielo sulla faccia.
" Daaaaaai! Non é carino?"
Il ragazzo aveva sospirato, decidendo che sarebbe stato il prezzo a scegliere: aveva guardato con orrore il cartellino dell' Obey che segnava il costo di 32 $ e sospirando tra le urla di trionfo delle bambine si era diretto verso la cassa con quella parodia di peluches in mano, sperando in seguito di non pentirsi della sua scelta dettata dalle sue ristrette finanze.
E invece, mentre sgattaiolava in rianimazione, si era pentito: era troppo strambo! Insomma,  chi si mette un panda in testa?! E se non gli sarebbe piaciuto? Avrebbe fatto la figura del picio! Gli stava regalando un ridicolo berretto da bambino disagiato , era proprio un coglione senza speranza. Però era così adorabile...
Le pippe mentali del ragazzo erano state dimenticate appena aveva varcato la soglia della 17: le tapparelle erano mezze abbassate, la stanza immersa nel silenzio, la fisioterapista seduta sconsolata su una sedia di fianco a quello che una volta era un letto d'ospedale, ma in quel momento era ridotto ad un baco di lenzuola e coperte.
L' inserviente aveva bussato, annunciando la sua presenza in maniera discreta alla specialista, che aveva esclamato gioiosa vedendolo:
" Guarda chi é venuto a trovarti Harry! É Louis, é venuto a salutarti!'
Nulla.
Il bozzolo di coperte era rimasto immobile.
" Ehi pigrone, cosa ci fai ancora a letto? Non si fa ginnastica oggi?"
Silenzio.
" Sei in sciopero?"
Ancora niente.
Il ragazzo aveva questionato la fisioterapista con lo sguardo, e la donna si era limitata a sospirare dicendo:
" Brutta giornata... Non ha mangiato nulla, non ha voluto fare gli esercizi e per di più é da ieri sera che non esce da sotto le coperte, non ha nemmeno voluto salutare sua madre"
Il ragazzo aveva riflettuto un attimo, pensieroso.
" Vuoi andare a prenderti un caffè e fare una pausa mentre qui ci sto io?"
La donna aveva valutato l'offerta, prima di alzarsi e incamminarsi verso la porta " Sei molto gentile... Chiamami se hai bisogno"
Louis aveva annuito, e la donna aveva rinchiuso la porta alle sue spalle, lasciandoli da soli.
" Ehi?" aveva chiamato il più grande, avvicinandosi al letto " Harry?"
Nulla.
" Non vuoi uscire da lì sotto?"
"..."
Si era seduto sulla sedia, sfilando dalla tasca l'iPod e infilando l'auriolare sotto il groviglio di coperte " Ascoltiamo un po' di musica?"
Aveva sentito qualcosa muoversi sotto le lenzuola.
" Lo prendo per un sì"
Le note di ' Stay strong' di Demi Lovato si erano diffuse nella stanza, attutite dalla stoffa delle coperte del letto.



" Stay strong
Don't let them break you, no don't let them change you
You know you have got to
Stay strong
I see the real you, hurting, trying to breakthrough
But just know you know, you know
Stay strong
Just stay strong"




Alla fine della canzone era calato il silenzio, e il ragazzo aveva arrotolato di nuovo le cuffie, attorcigliandosi il filo nero attorno alle dita come se fosse una canna da pesa, ma purtroppo il suo pesce non aveva abboccato: Harry era ancora sotto le coperte.
" É forte la Lovato, vero? La ascolta sempre mia sorella... Crede di aver perso il CD ma in realtà l'ho preso io..."
Nulla.
"Harry?"
"Sei morto?" nessun rumore tranne un piccolo sibilo, che doveva essere interpretato come un 'ti sembrano cose da dire?'
" Dai, un po' di humour nero ci sta"
"..."
" Ti prego Harry esci un' attimo da lì. Per favore"
Aveva usato un tono così supplichevole che gli occhi acquamarina dell' altro avevano fatto capolino da uno spiraglio tra le lenzuola.
" Ieri ti ho promesso che oggi sarebbe andata meglio, giusto?"
Annuisce.
" E allora perché non proviamo ad agire noi piuttosto che aspettare che lassù qualcuno decida di farci un favore? Dai, esci da lì sotto e insieme possiamo provare a raddrizzare questa giornata storta"
Lentamente il piccolo allettato era emerso dalle coperte, mentre l'altro cercava di strappargli un sorriso su quel viso sempre triste " Ecco, se avessi avuto i capelli adesso saresti un disastro, mentre sei fresco fresco come una rosa... Non é che mi dai il numero del tuo parrucchiere?"
Louis aveva riso mentre lo sguardo dell' altro si riduceva ad un' occhiataccia cattiva, subito interrotta a causa della troppa luce che entrava dalle tapparelle ora completamente alzate.
" Dai su, su, scherzavo!" gli aveva dato un buffetto sulla fronte, respirando profondamente prima di trovare il coraggio di dirgli:
" Ti ho preso un pensierino..." gli aveva teso il berretto, senza pacchetto perché sapeva che non sarebbe riuscito a scartarlo da solo e che avrebbe finito solo per mortificarlo " Lo hanno scelto le mie sorelle... Spero ti piaccia"
Si era fissato la punta delle converse per un po' e quando si era azzardato ad alzare lo sguardo ci era mancato poco che scoppiasse a ridere: il cappello calcato sulla fronte, fino alla sopracciglia, per  coprire la mancanza di capelli e il sorriso assolutamente radioso che andava da un orecchio all' altro di Harry lo sollevavano e divertivano a tal punto da fargli venir voglia di farsi una bella risata.
Ed era quello che si era fatto porgendo al ragazzino uno specchio perché anche lui potesse godere dell' esilarante e allo stesso tempo adorabile spettacolo, rantolando "Come sei bello! Come sei bello!"
Una volta terminati gli attacchi di risa, il maggiore si era rivato senza fiato, accasciato sulla solita seggiola bianca davanti al letto, mentre il più piccolo era sdraiato sui cuscini, con un sorriso così grande da far presumere una paralisi facciale, mentre gesticolava entusiasticamente un inequivocabile ' vieni qui'.
Louis si era seduto sul letto affianco a lui.
" Cosa c'è? Ti piace? Hai visto che bello? Ha pure le orecchie e-"
Ma non voleva fargli vedere le orecchie: voleva ringraziarlo.
Baciandolo su una guancia.
Aveva alzato appena la testa, forzando i muscoli indeboliti a reggere la testa mentre appoggiave le labbra ancora sorridenti sulla mascella, con la pelle ruvida di barba non fatta, non sporgendosi abbastanza per centrare bene la guancia dell'altro ora in fiamme. Il tutto era stato l'unico modo che Harry aveva per comunicare la sua gratitudine al più grande, sempre  accorto e premuroso nei suoi confronti, ed era durato un secondo ma a Louis quel contatto inaspettato ed un po' umido era bastato per diventare viola, arrossendo come uno scolaretto alle prime armi.
Era assolutamente cotto di lui.
" Lo prendo per un sì" aveva mormorato, cercando di salvare un po' della sua facciata da duro che andava inesorabilmente a sbriciolarsi, cadendo come il muro di Berlino, soprattutto dopo essersi umiliato con un acquisto tale e avergli fatto sentire una canzone pop al posto che del pesante heavy metal pieno di bestemmie e satanismi.
Ma soprattutto per il panda.
" Ah ma allora ti sei alzato!" la voce della specialista aveva praticamente fatto cadere Louis dal letto, cogliendolo di sorpresa e imbarazzandolo ancor di più.
Aveva visto...?
Harry era arrossito lievemente, senza smettere però di sorridere.
" Che cos'hai in testa?" aveva chiesto la donna avvicinandosi al letto, notando per la prima volta il cappellino e facendo sorridere il paziente ancor di più, se possibile.
Il ragazzino aveva appoggiato le mani sugli avambracci di Louis, agitandosi eccitato,  facendo leva con le braccia per mettersi seduto, da solo, ed indicare trionfante i cappello, la schiena dritta come un fuso e priva di ogni sostegno o appoggio e un sorrisone ignaro stampato in faccia.
Non tremava dallo sforzo e non sembrava neanche provare dolore.
Poi, agli strilli entusiasti della fisioterapista, si era reso di quello che era riuscito a fare, che c'è l'aveva fatta, e che come stava urlando lei ' volere era potere' e che ' era stato un grande' o come stava dicendo Louis ' spaccava i culi'.
Gli aveva sorriso una volta ancora, bellissimo, bianco e rosso come una mela, gli occhi lucidi di felicità e di soddisfazione e quelle adorabili orecchie che lo facevano assomigliare ad un orsetto lavatore tutto da coccolare e sbaciucchiare, e il più grande aveva capito che non si sarebbe levato quel buffissimo panda di lana dalla testa per un po'.








Angolo Fin *w*

Hey Hey Hey fanciulle c: Buon Mercoledì sera a tutte!
Ho raggiunto l'apoteosi del fluff, che ne dite? Tipo che vomito arcobaleni da due giorni. Con tanto di brillantini sberluccicosi. Puah  :)
Devo assolutamente piantarla perchè dopodomani ho i coscritti e devo entrare nel mio tipico umore da festa: cazzate, vino rifiutato in modo molto poco convincente, cazzate, attimo di depressione post sbornia e tutto daccapo.
E metterò dei pantacollant neri che ora grazie alla dieta posso permettermi e un vestitino nero con tutte i i brillantini che ho vomitato lol
E faccio la tinta rossa Louis!Punk e mi stiro il bosco selvaggio che ho in testa.
Ma vabbe', a voi non frega, ma ci tenevo a condividere il mio eccitamento con voi, dal momento che quassù sui monti la vita è una noia- perfino la capretta di Heidi si è suicidata per l'esasperazione... Anche se il macellaio racconta un'altra storia XD-
Meno male che ci siete voi a tenermi compagnia! Un'infinito grazie a Caro e ai nostri indovinelli idioti su Twitter, Prim che spero sia contenta della temporanea soluzione alternativa ai ricci di Harry, _HoranSmile_ della quale purtroppo non so ancora il nome che finalmente ha incontrato uno dei suoi idoli, e secondo me se lo meritava tantissimo, bluemeetsgreen_ ( anche lei ignota, come anche Larry_Art) che salgono su questo folle folle treno, benvenute di cuore :)
Erica che spero abbia il cuore in countdown pronto ad esplodere come un fuoco d'artificio a Capodanno, Lu che probabilmente mi odierà di nuovo per il mute!andfaint!Harry, ma figliola mia porta pazienza e vedrai che sarai soddisfatta ( spero) Ila che non sento da un sacco per via di quell'orrido male chiamato s.c.u.o.l.a Niall_Horan ( un'altra ignota) che probabilmente farò piangere di nuovo, la mia pusher d'Oreo marti_lala e il suo braccio destro il gatto Eddy, Ellie, la mia mogliettina, che abbraccio forte forte forte per la situazione che sta passando, e sappi che ti sono tanto vicina anche se probabilmente abitiamo a mezzo Paese di distanza, Leeroy hmm e le nostre coltissime conversazioni in inglese ( twittah, sistah, forevah, powah, Tygah e l'ultima, che c'ho pensato tipo tutto il viaggio in treno... NEVAH) e last but not least Ele ( levo il 28 perchè ormai siamo un po' in confidenza suvvia) e il nostro the virtuale ( visto che nemmeno io ho la patente XD)
Grazie mille a tutte, spero che questo capitolo vi piaccia e che continuerete a sseguirmi....
Mille cuori pieni di brillantini per voi!!
Cami
  
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