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Autore: brendy    20/11/2013    4 recensioni
“Aspetti qualcuno?”
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se stai aspettando qualcuno” ripete, cercando di cogliere qualcosa nel suo sguardo.
“Diciamo di si”
Harry allora annuisce, infila le mani nella tasca della giacca e inizia a dondolarsi sulle sue scarpe, sentendosi decisamente fuori posto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jet Lag
Chapter seven - Daylight
 
 
 
I raggi del sole entrano dalla finestra, sfiorando il lembo di pelle lasciato scoperto dal lenzuolo appoggiato sul ventre.
Harry sta dormendo e ha un braccio appoggiato mollemente sul suo petto e Riley lo osserva, per alcuni secondi, prima di scivolare fuori dal letto per raggiungere la cucina.
È un piccolissimo appartamento; una cucina, due camere da letto, un bagno che è obbligata a dividere con Niall e Zayn, di cui hanno scritti i vari turni sulla porta di legno scuro, una sala che contiene a malapena un divano malconcio e un piccolissimo balcone, dove consuma le sue sigarette.
Mette la caffettiera sul fuoco e prendendo il pennarello rosso, segna un’altra ‘x’ sul 4 Febbraio.
Sui muri ci sono alcune foto della festa di compleanno di Harry, alcuni avanzi della torta che probabilmente finirà Niall, una volta tornato dal lavoro e con la Merit appena accesa, tra le labbra, afferra due tazze dalla mensola e ci versa dentro il caffè caldo.
E’ passato un mese esatto da quel bacio e sono successe troppe cose.
Harry l’ha portata a cena fuori, hanno iniziato ad uscire sempre più spesso e sempre da soli, i film nel suo appartamento e più parole dolci nei messaggi.
Ci sono stati altri baci e poi il passare la notte insieme, senza fare niente, per il semplice gusto di avere qualcuno da stringere di notte.
Poi sono passati al prendersi per mano, alle conversazioni fatte di sguardi mentre consumavano qualche drink al Nubes e hai vestiti sparsi per l’appartamento di Riley e un piumone a coprire la loro nudità.
Sorride, al pensiero della notte precedente e si sfiora il punto arrossato sul collo.
Quando glielo dirai?
Ma non fa in tempo a darsi una risposta, che due braccia abbastanza tatuate le circondano i fianchi e due labbra soffici, si posano sulla sua guancia.
“Hai deciso di fare la mattiniera oggi?”
“Volevo portarti il caffè in camera”
Harry sorride, facendo comparire quelle fossette ai lati della bocca, che Riley ama esplorare ogni volta che le vede.
(Non) sono innamorati, non stanno insieme o almeno, non ne hanno mai parlato; fanno quello che si sentono di fare e per il momento, è viversi.
Harry afferra un muffin al cioccolato dal piatto e guarda fuori dalla finestra, felice che non ha bisogno di un ombrello per tornare a casa.
“Niall e Zayn?”
“Dormono o saranno in giro”
“Alle sette?”
“Ti stupiresti se sapessi quanto impegnati siano quei due” e “odiano annoiarsi e sprecare tempo” aggiunge, come a rispondere a una domanda che ancora non si era posto.
“A che ora devi essere da Tom stasera?”
“Undici, perché?”
“Andiamo da Pandenus per cena?”
“Sicuro!”
 
 
 
 
Le lenzuola sono stropicciate, la pioggia picchietta continuamente sul vetro della finestra e il volume della televisione è così basso, che la fa sembrare spenta.
Riley è nervosa, si mangiucchia l’unghia dell’indice per poi grattare via lo smalto blu elettrico, ormai rovinato.
Harry è in silenzio, sta rigirando la sigaretta tra le dita mentre osserva le foto che le ha fatto sul telefono e sorride, pensando che se questo è un guaio, gli piace decisamente troppo aver incasinato tutto.
La guarda lavare i piatti sporchi, mentre sbuffa per le ciocche di capelli che le scivolano via dalla treccia disordinata che ha dalla mattina e fa una smorfia, quando vede che sbarra un altro giorno del calendario.
Non sa perché lo fa e forse, questa è una delle cose che non vuole sapere.
Come non vuole sapere il perché della litigata con Zayn tre giorni fa, il motivo per cui Niall è tornato a casa, mentre loro stavano mangiando cinese, con gli occhi gonfi e rossi, di uno che ha pianto per ore intere tutte le lacrime che aveva in corpo.
Harry sa che Riley non resterà a lungo, non sa perché ma ha il sospetto che più loro si avvicinino, più qualcosa di sottile ed invisibile, inizi a sgretolarsi.
“Che c’è?”
“Ti stavo osservando”
“L’avevo intuito”
Sorride e sente le vertigini sotto i piedi, perché quando è pensierosa, una leggera ruga a forma di ‘v’ si crea tra il naso e la fronte e lui si diverte a baciarla e per quanto sia bella anche in quel modo, vederla felice per merito suo, lo fa ammattire.
“Ti dava fastidio?”
“Non mi infastidisci mai Harry”
“Allora perché non ti confidi con me?”
“Perché sono egoista e continuo a fare il passo più lungo della gamba”
“Non capisco”
“Dammi tempo, devo trovare le parole”
Per lasciarmi? Per sparire una mattina facendomi capire che tutto questo; tu, io e noi, era solo frutto della mia immaginazione?
Le parole per cosa Riley?
Perché io ci sono dentro e di parole ne ho anche troppe, solo che mentre io urlo, tu scappi e io non so mai come raggiungerti, sempre se io posso raggiungerti
giusto?
“D’accordo. Solo, ti prego, aiutami a capirti”
“Mi dispiace”
“Lo so”
Lei scuote la testa e prende le sue mani, le stringe e le accarezza dolcemente; le porta alle labbra, ne bacia le nocche e sorride per la loro morbidezza.
“Sei bellissima”
“Dovresti baciarmi”
“E tu trovare le giuste parole”
“Lo farò”
“Presto?”
“Promesso”
 
 
 
 
Harry non si aspettava che quel ‘presto’, arrivasse così in fretta; se potesse, adesso, rimangerebbe tutta la voglia che aveva di scoprire quei lati di Riley, che non gli aveva ancora mostrato.
È il 17 Marzo, le uniche luci accese sono quelle dei lampioni della strada e quelle dei vicini di casa, di Harry.
Riley ama il suo appartamento; la cucina rossa, il camino che ha al posto del riscaldamento e che accende d’inverno, tenendo le porte aperte, in modo da riscaldare tutte le stanze.
Il balcone con i fiori, l’odore di caffè e muschio bianco che sente appena apre la porta e le foto appese in ogni parte della casa.
“A sedici anni sono scappata di casa, sai?”
Tum. Tum.
Harry trattiene il respiro, si siede meglio sul divano e la guarda attentamente, pronto per non perdersi nemmeno una parola di ciò che esce dalle sue labbra; lo sta facendo entrare nel suo mondo.
 “Ho preso tutti i soldi che avevo nel mio conto in banca, messo qualche vestito nello zaino e preso il primo pullman per Los Angeles, dove ho ricevuto una chiamata di mia mamma che mi diceva che avevo fatto bene ad andarmene e che era meglio se non tornavo” il fumo della Merit lo fa distrarre un attimo, mentre lui la osserva inumidirsi le labbra “Dopo due giorni, ho raggiunto San Francisco, dove ad un autogrill, ho conosciuto Zayn. Abbiamo parlato per quattro ore intere —l’autobus aveva un guasto ad una ruota e il pullmista era una vera frana. Mi ha detto che aveva appena trovato lavoro in un’agenzia di guide turistiche e che, senza pensarci due volte, aveva accettato l’offerta perché troppo giovane e con troppa voglia di essere indipendente, era partito per questa sua nuova avventura. Mi ha offerto un passaggio fino al motel dove avrei alloggiato e la mattina seguente, come se niente fosse, siamo ripartiti insieme per la bella Chicago. Abbiamo iniziato a conoscerci, a sopportarci e convivere e condividere spese e ricordi. Siamo stati a New York, Miami, Texas e gran parte degli Stati Uniti, fin quando abbiamo raggiunto Toronto, perché doveva scrivere una guida sulla città; ci siamo rimasti cinque mesi”
Merda.
Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio e Marzo.
5 mesi.

Harry deglutisce lentamente, improvvisamente ha già capito il perché Riley aveva bisogno delle parole giuste, prima di dirgli tutto.
“Li abbiamo incontrato Niall; un ragazzino di strada, con una chitarra tra le mani che cantava allegro vicino alla nostra auto. Non ricordo bene com’è successo, ma alla fine gli abbiamo proposto di unirsi a noi, con la promessa che per tutto il viaggio ci avrebbe suonato solo canzoni allegre, che ci avrebbero portato in milioni di posti che prima o poi, saremmo riusciti a vedere. Zayn ha iniziato a guadagnare più soldi, io e Niall, cercavamo dei lavoretti  nelle città in cui stavamo per tanto tempo. Alla fine, siamo finiti a Londra e poi a te”
Ci siamo e io non sono preparato.
Cosa devo fare Riley, che cosa mi vuoi dire?

Harry sta esplodendo di domande, ma stringe le labbra e rimane in silenzio, perché se le lasciasse libere probabilmente si disperderebbero nell’aria, come il fumo delle loro sigarette accese.
“Non deva andare in questo modo. Non avrei dovuto incontrarti o per lo meno, parlarti, conoscerti e soprattutto baciarti”
“Te ne sei pentita?”
“Per Dio, no! Affatto Harry, è stata una delle cose migliori che io abbia fatto dopo essere scappata e aver conosciuto Zayn e Niall. Solo che è così difficile adesso, perché tra dieci giorni Zayn finirà di pubblicare la guida a cui ha lavorato per questi cinque mesi  e noi saremo costretti a spostarci, ancora. Ed è fottutamente sbagliato, perché ci sono dentro capisci? Tu sei costantemente con me, anche quando non ci sei e questa cosa mi sta facendo impazzire e poi c’è Niall, che ha trovato finalmente altri tre amici che gli vogliono bene e lui non sa dire addio, non l’ha mai fatto ed io, io non so dire addio a te”
“Non deve per forza essere un addio”
“Non credi nemmeno tu a ciò che stai dicendo Harry” il tono della sua voce è più acuto, un La Maggiore che gli sembra così armonioso anche se triste “Io non ho mai —non mi era mai successo prima d’ora di trovare qualcuno per cui —non mi era mai capitato di incontrare qualcuno come te.”
Harry deglutisce; Riley si sta dichiarando.
Quelle parole sono una catena infinita di tiamotiamotiamo e di hopaura, tienimi e scusascusascusa; in fondo, c’è anche un piccolo lasciamiandare, che però al momento, nessuno dei due vuole dare importanza.
C’è silenzio e adesso riesce a capire cos’è quella linea sottile che Riley ha sempre avuto paura di oltrepassare, quella linea che si sgretolava ad ogni loro contatto, gesto e carezza.
“Di qualcosa”
“E’ troppo tardi adesso. Ci sono fottutamente dentro anche io”
 
 
 
 
Sono le sei e mezza di mattina ed Harry è sveglio.
La persiane della finestra sono chiuse male e le luci del mattino, illuminano leggermente la stanza.
Riley sta dormendo accanto a se, la sua mano è tra i suoi capelli e il suo viso pallido, è appoggiato al suo petto.
Le bacia la fronte e traccia il contorno delle sue labbra, del naso un po’ alla francese e degli zigomi, con la mano libera, mentre sente il suo respiro regolare soffiargli sulla pelle.
Hanno pianto, mentre consumavano nuovamente il loro amore tra le lenzuola, mentre si marchiavano ancora, si incidevano addosso parole che sarebbero appartenute sempre e solo a loro.
“Vorrei che tu restassi”
Bisbiglia, sperando che lei stia dormendo e non senta.
Riley conta esattamente cinque minuti, volta leggermente il viso e gli bacia il petto ed Harry può giurare, il suo cuore è sprofondato, andato, da qualche parte a cercare riparo per quando lei sarà andata via.
“…”
“E se ti chiedessi di rimanere?”
“Non farlo, per favore”
Perché?
È l’unica cosa che vorrebbe chiedergli ma non lo fa, non quando gli occhi lucidi di lei catturano i suoi, quando lo bacia ancora, non sapendo quando potrà farlo ancora.
“Non voglio che vieni all’aeroporto”
“Come?”
“A che servirebbe Harry? Renderebbe tutto più difficile”
Lui annuisce, un po’ per convincersi che ciò che lei ha appena detto sia giusto, un po’ per negare il fatto che nella sua testa, abbia improvvisamente iniziato a fare il conto alla rovescia di quei pochi giorni che li restano.
“Mandami qualche cartolina”
“Pensami”
“Sempre”
Riley ignora il telefono che squilla; poco gli importa se è Zayn che vuole sapere dov’è e se ritornerà quella sera o se è Niall, che le scrive messaggi a muzzo.
“Dovresti dormire”
“Anche tu”
Harry sorride e la stringe maggiormente a se.
“Preferisco stare a guardarti”
“E’ così ingiusto il fatto che non sia il tempo per noi”
“Lo sarà”
“Sarebbe crudele nei tuoi confronti chiederti di aspettarmi”
“Lo farei”
“Lo so ma io voglio che tu sia felice”
“Insieme a te”
“Sarebbe il massimo che io possa desiderare Harry, ma non so quanto tempo ci vorrà”
“Dormi adesso”
“Anche tu, domani hai scuola”
“Non voglio sprecare tempo, non quando ti ho ancora qui”
Riley gli sorride dolcemente e intreccia le loro mani.
Supereremo i fusi orari, l’oceano e il jet lag. I continenti, le lingue e le culture diverse, i vari ostacoli, però tu Riley, non scivolarmi dalle dita. 
La sveglia suona e nessuno dei due la sente, troppo impegnati a stringersi in quelle lenzuola mentre l’aria ancora troppo fredda, fa sbattere la porta mentre la stanza si riempie di sussurri e la pelle viene accarezzata da brividi e baci.





 

Bonjouuuuur :))
come state?
Mi spiace se non ho postato prima, ma tra palestra, scuola, impegni vari ho avuto davvero tantissime cose da fare e un momento libero per aggiornare, non l'ho proprio trovato!
Ecco  il settimo capitolo, che come si può notare, è anche uno dei più lunghi di questa storia ((perdonatemi))
hahhahahah cooomunque, in questo capitolo direi che si capiscono tantissime cose e che l'alone di mistero che c'è dietro Riley si è chiarito, che il personaggio di Zayn è molto importante per qualsiasi genere di rapporto o relazione che voglia avere la ragazza e il povero piccolo Niall :(
Il Pandenus, che come sempre è un posto importantissimo per i due personaggi e lo sarà anche nel prossimo capitolo e nell'epilogo -insomma, è onnipresente lol
sdlkjsdlksjlk
Che ne pensate del passato di Riley? Delle sue scelte?
sinceramente ho un po' paura a postarlo dato che è uno dei capitoli più importanti e non vorrei che vi abbia deluso. E' stato così?
Harry come sempre è un tesoro e che dire, mancano solamente due capitoli (epilogo incluso) e possiamo decisamente dire che anche questa storia è finita.
ancora non ci voglio credere, quindi eviterò di pensarci o di ripeterlo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio come sempre TUTTI, perchè siete davvero fantastiche :)))
Ho delle notizie belle, spero, che vi dirò al prossimo aggiornamento.
un bacio enorme, alla prossima
brandys
<3
<3

 


Harry non sopporta gli sconosciuti come Riley, che entrano a far parte delle tue giornate senza un preavviso, mandano all’aria la maggior parte dei tuoi piani e si insediano nella tua normalità.
(...)
Rilegge ogni sera ciò che c’è scritto e continua a crederci, a sperare.


 
  
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