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Autore: brendy    01/12/2013    3 recensioni
“Aspetti qualcuno?”
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se stai aspettando qualcuno” ripete, cercando di cogliere qualcosa nel suo sguardo.
“Diciamo di si”
Harry allora annuisce, infila le mani nella tasca della giacca e inizia a dondolarsi sulle sue scarpe, sentendosi decisamente fuori posto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jet Lag

Chapter eight – 7.11
 
 
 
 
Sono le 5.40 e l’alba che sta per sorgere, gli sembra alquanto insignificante.
Ha passato l’intera notte al telefono con Riley, mentre lei preparava la valigia e lo ringraziava per tutto quello che le ha fatto provare; per averla fatta sentire viva.
Il suo aereo è alle 7.11 e fortunatamente, l’aeroporto non è tanto distante e ancora non sa se manterrà la sua promessa, se la lascerà partire senza averla salutata per l’ultima volta.
Si infila velocemente la giacca di jeans e afferrando il portafoglio di pelle, esce di casa in direzione del tram, sperando che non faccia ritardo.
I tavoli del Pandenus sono quasi vuoti, fatta eccezione per qualche studente universitario che sta lavorando a qualche tesina.
Si guarda attorno, saluta Greg, il proprietario e ringrazia il cielo, che nessuno ha occupato il loro tavolo.
Si siede lentamente, cercando di concentrarsi solo ed esclusivamente sui gesti che sta facendo e ignora il menù, sapendo già che cosa si prenderà per colazione, nonostante abbia lo stomaco così in subbuglio che dubita riuscirà a mangiare i pancakes con sciroppo d’acero, la spremuta d’arancia e il burro.
Non ha ancora controllato il telefono e non si è ancora guardato in torno; ha paura di non trovare niente di lei in quel posto, che ad essere sinceri, urla il suo nome in ogni parte delle pareti.
6.20 e lui ha il respiro affannato, un pacchetto di Lucky Strike blu completamente aperto e sporcato, da una scritta al centro, nera.
Vorrebbe dirsi che va tutto bene, che non si aspettava quella frase e che non è più tanto sicuro di farcela.
Stringe il pacchetto tra le mani e lancia una veloce occhiata fuori dalla finestra, dove può osservare la magia di Londra mentre si sveglia.
Passa altri dieci minuti in silenzio e sa perfettamente che adesso è in ritardo, che avrebbe dovuto non-pensare e agire per una buona volta in vita sua, invece di stare a domandarsi quante probabilità ci sono che lei non abbia preso l’aereo.
Muoviti Harry, c’è poco tempo.
Afferra la giacca, lascia una banconota da 10 sul tavolo e il rumore del campanello sulla porta, lo innervosisce maggiormente.
Corri, sbrigati.
Ferma il primo taxi che entra nel suo arco visivo e gli intima di raggiungere l’aeroporto il più velocemente possibile; non ha più tempo.
E lui è decisamente masochista, stupido e codardo, perché ha sprecato l’ultima occasione che gli era rimasta e sta andando adesso, come uno degli attori di CSI sulla scena del crimine, per controllare i danni di ciò che è successo.
 
 
 
 
I tabelloni dell'aeroporto di Heathrow dicono che il suo volo è appena partito ed Harry vorrebbe già prendersi a calci perchè non ha la certezza che tornerà, anche se in cuor suo, lo spera.
Non aveva mai pensato che si sarebbe ritrovato in un aeroporto, con milioni di persone che gli camminano accanto e lo spintonano senza avere la decenza di scusarsi, che lo guardano velocemente ed allo stesso tempo lo ignorano.
Vorrebbe aver avuto il coraggio di rincorrerla ma non è così e l'odore delle valigie, dei vari profumi di quelli sconosciuti, gli sta facendo pulsare la testa così forte che vorrebbe urlare.
Passa un'ora seduto a guardare i tabelloni che annunciano nuovi arrivi e nuove partenze.
C'è un nuovo volo per New York, uno che è appena andato via destinato a Tokio e poi c'è quello per l'Italia tra mezz'ora.
Riley non gli ha detto dove sta andando, Niall si è scusato con lui per non avergli saputo dire altro che l'imbarco e Zayn si è limitato a confermargli l'orario dell'aereo.
Niente di più.
Harry ora come ora, non sa se ha mai fatto davvero parte della sua vita; non sa con chi ha passato le giornate ne il perchè debba avere ancora il sapore sulle sue labbra o il calore della sua pelle sotto le dita.
Si alza velocemente e si asciuga le lacrime ormai secche che gli sono rimaste sulle guance.
"Fanculo"
Sussurra al vuoto davanti a se; l'ha fatto ormai così tante volte che ha perso il conto.
"Fanculo Riley"
Dice con voce più calma e lanciando l'ultimo sguardo agli aerei che si vedono dalle vetrate, si incammina verso le porte automatiche di quel posto che sprigiona aria malinconia e baci non dati.
Spegne il telefono e chiede al taxista di fare il giro più lungo possibile per casa sua e sa già che da domani cambierà strada, cambierà tabacchino oppure obbligherà Louis ad entrarci da solo e odierà decisamente troppi posti ma sa anche, che non durerà nemmeno 48 ore questa rabbia che ha dentro, perchè starà già segnando sul calendario i giorni della sua assenza —proprio come faceva lei quando era ancora li.
Harry ama Riley solo che non è stato in grado di trattenerla.
Riley ama Harry ed è per questo che non è riuscita a prendere il primo aereo, che ha obbligato Niall e Zayn ad aspettare due ore nella sala attesa il prossimo volo  sperando che Harry facesse qualcosa di più.
Sa che è sbagliato e che sarebbe potuta tornare indietro, chiamarlo e mettere in atto una di quelle scene da premio Oscar, solo che Riley ama Harry ma le manca il coraggio.
"Sei pronta?"
La voce di Zayn le sembra fastidiosa in quel momento ma si limita ad annuire, prende il suo borsone e ignorando l'augurio di buon viaggio della hostess, si siede in silenzio accanto al finestrino sperando che questo viaggio non finisca.
 
 
 
 
Harry non sopporta gli sconosciuti come Riley, che entrano a far parte delle tue giornate senza un preavviso, mandano all’aria la maggior parte dei tuoi piani e si insediano nella tua normalità.
Non sopporta il fatto di non essere  in grado di dimenticarla e che ancora, dopo ben 16 mesi, si rifiuta di buttare il pacchetto vuoto di Lucky Strike che lei gli ha lasciato nel portatovaglioli del Pandenus.
Rilegge ogni sera ciò che c’è scritto e continua a crederci, a sperare.
Non ha ancora aperto le sue lettere, dato un’occhiata alle cartoline perché pensa non sia il momento.
Vive in una bolla, dove gli sconosciuti non ci sono, dove le ragazze non possono entrare perché non hanno i suoi occhi, non hanno quel determinato tipo di capelli o di labbra. Perché le loro voci non raggiungono il La Maggiore quando sono nervose e la risata non è in Si Bemolle.
Perché non sono Riley ed Harry non è in grado di cercarla in qualcun altro —anche se non ha perso la brutta abitudine, di voltarsi ogni tanto mentre cammina, sperando di vederla li, a pochi passi da lui con la promessa che questa volta non scapperà; ma ciò non accade mai.
“Vestiti, stasera andiamo al Nubes”
La voce di Louis gli fa venire il mal di testa e il sorriso gentile di Liam, la nausea ma sono i suoi migliori amici e non ha voglia di fargli capire che ci sta ancora male, così mette sul viso quella maschera di indifferenza e annuisce, aspirando nuovamente dalla quinta sigaretta da quando si è alzato.
Non oggi, okay? Ma un giorno Harry, ci ritroveremo per le vie di questa città.
E sorride, perché Riley le ha trovate le parole giuste alla fine e poco gli importa se le ha scritte perché non ha avuto il coraggio di dirle al telefono, gli va bene così.
Si sistema la maglietta bianca a maniche corte e si scompiglia i capelli ricci con la mano sinistra, sulla quale ha fatto aggiungere nuovi tatuaggi che non hanno bisogno di essere spiegati.
Si, un giorno la rincontrerà per le vie di Londra e la terrà stretta.
Spegne la sigaretta nel posacenere e alza gli occhi al cielo, quando sente il citofono e la voce emozionata di Louis.
Sale in quella auto vecchia, con le solite canzoni depresse e l’odore di tabacco ma non si lamenta, perché tutto a ripreso a seguire quella strana normalità, prima del suo arrivo.
Ma come può saperlo Harry, che quella nota eccitata nella voce di Louis non è da ignorare, che gli sguardi felici di Liam non li sta sognando e che l’ansia che ha nel petto, ha un nome e un volto?
Osserva le luci che illuminano l’insegna del pub ed è felice di aver comprato un nuovo pacchetto qualche ora prima, perché sarà una lunga serata e lui è un po’ troppo carico di emozioni per lasciarsi andare.
“Harry  muoviti, non startene li impalato come un coglione”
“Fine come sempre Lou”
Il ragazzo si stringe nelle spalle e gli sorride.
“Andrà tutto bene Haz”







 
BOOOOOOOONJOOOOOUR! :))
come state people?
io appena svegliata, con 20 messaggi di un mio amico con scritto solo 'sveglia, scendi, muoviti' -un trauma!
btw questa volta sono un po' più puntuale, spero siate felici di ciò lol
questo è praticamente penultimo cpaitolo, dato che poi ci sarà l'epilogo che lo posterò entro settimana prossima ((ancora non posso crederci che siamo quasi giunti alla fine di questa storia, davvero, ci sono così affezionata che mi è difficile realizzare questa cosa))
che ne pensate del capitolo?
Di Harry che non è riuscito ad andarla a prendere? Di Riley che è rimasta in aeroporto per aspettarlo ma non ha fatto niente nemmeno lei?
E di quello che lei gli ha scritto sul pacchetto di sigarette?
Non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate e quando posterò l'epilogo, vi dirò anche due nuove cose che spero vi faranno felici, quindi sarà importantissimo leggere il mio spazio finale (?)
ahahahhahahah
bene, vi ringrazio di cuore tutti, perchè siete dolcissimi con me tramite le vostre recensioni, chi segue la storia, chi l'ha messa tra le preferite e le ricordate.. insomma, grazie mille!
Vi mando un bacio grandissimo,
alla prossima
brendy
<3
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