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Autore: sosodesj    20/11/2013    3 recensioni
Annabelle Hearst è solo un'altra persona nel regno di Headow, governato dalla famiglia Tomlinson.
Pressato da suo padre, il re, il principe Louis è alla ricerca di una sposa, una moglie per renderlo un erede.
Lui inciampa in Annabelle, una delle poche che non venerano la famiglia reale.
Riuscirà a convincerla a vivere la vita reale con lui volentieri, o sarà lui a doverla costringere in ciò?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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2 - Impoliteness and threats
IMPOLITENESS AND THREATS


«Classe, questa mattina, il principe ha chiesto che tutte le scuole del Regno portino le loro studentesse, di età compresa tra i sedici e i diciotto anni, al castello questa settimana. Questo significa che domani, ragazzi, avrete un pomeriggio libero». La signora Apricot, l'insegnate di storia, applaudì entusiasta.

Tutti, ragazzi e ragazze, si allietarono all'informazione.

«Per le ragazze questa sarà una grande occasione per conoscore la storia della famiglia Tomlinson. Potreste avere un test, quindi sarà meglio se presterete attenzione mentre saremo lì».

Ci fu una serie di lamenti.

Ero senza parole, stavo ancora elaborando la notizia. L'idea non mi piaque per niente. Non posso andare al castello. Mi terrà lì, se me vede. Louis mi terrà lì e la mia famiglia morirà di fame. Alzai la mano per fare una domanda, una delle prime quell'anno. 

«Sì, Annabelle?» Chiese l'insegnante. Tutte le teste si girarono verso di me.

«E' obbligatorio?» Chiesi attentamente.

«Sì, lo è. Si tratta di un'opportunità unica per ogni ragazza di incontrare il principe». Insisté la vecchia signora.

«Fidati di me, non è così unica». Borbottai tra me e me. Beh, mi dispiace, ma io non ho intenzione di venire a questa stupida gita, anche se mi costa del tempo a scuola. «Louis Tomlinson è un asino». Dissi un po' più forte.

Tutte le ragazze rimasero senza fiato in uno stato di shock, mentre i ragazzi ridacchiavano fra sé. La signora Apricot, però, non era molto divertita.

«Signorina Hearst, a causa della tua mancanza di rispetto nei confronti di un membro della famiglia reale, non ho altra scelta e devo sospenderla per tre settimane. Inoltre, poiché ha chiamato il principe con il suo nome, non potrà partecipare alla gita di domani per evitare la nostra vergogna. Le sarà chiesto di fare la portinaia per tutto il pomeriggio, fino alle sei. Inoltre, i suoi genitori saranno informati della sua mancanza di rispetto». Mi rimproverò, la sua voce stridula nelle orecchie.

Rimasi in silenzio per il resto della lezione, ignorando le ragazze che continuava a guardarmi come se fossi un ragno che non potevano uccidere.

«Com'è andata a scuola? E il Lavoro?» Mi chiese quella sera mia madre mentre eravamo intorno al tavolo per la cena.

«Mamma ho tre settimane di sospensione». Sospirai, un po' imbarazzata. «E devo stare a scuola fino alle sei domani».

«Cosa?»

«Cosa significa sossensione, Belle?» Leah chiese dal suo posto.

«Niente, ed è sospesione». Sorrisi alla bambina.

«Annabelle, è così davvero?» Chiese mia mamma, la voce ridotta ad un sussurro. «Perché?»

«Mamma guarda il lato buono ciò. Posso lavorare per più ore per tre settimane. Farò più soldi».

E trovare un nuovo lavoro. Mi dico.

«Annabelle Hearst, perché hai avuto una sospensione?» Ripeté mia madre.

«Io Leah Hearst, tu Finn Hearst». Affermò la mia sorellina con orgoglio al suo fratello gemello. Finn scosse la testa. «Si Finn». La piccola ragazza bionda fece un cenno con la testa rapidamente. «Dì: sono Belle».

«Sì Finn, Leah è giusto». Sorrisi, guardando i due con amore.

«Belle ha ragione. Io indosso il mio speciale maglioncino».

Sorrisi ancora di più quando notai che Finn indossava il maglione blu e verde che gli avevo fatto il giorno prima.

«Va bene, avete ragione entrambi». Ridacchiai.

«Annabelle, per favore... Rispondi alla domanda». Si lamentò mia madre, tenendosi la testa tra le mani. Rimasi in silenzio un paio di secondi, mordendomi nervosamente il labbro.

«Io um... Beh, ho insultato il principe».

Le sue posate caddero. Finn la imitò e cominciò a ridere, pensando che fosse un gioco. Lui le riprese e le lasciò cadere di nuovo.

«Non si scherza con la famiglia reale Anna». Disse molto seriamente. «Tuo padre lo ha fatto. Ha voluto tastare i limiti. Hai visto dov'è ora?»

«Dove? Non me lo hai mai detto». Risposi, giocando a disagio con il cibo nel mio piatto. C'era un imbarazzante silenzio.

«Non è andato da alcuna parte, questo è esattamente dove è andato». Finì, il tono della sua voce mi fece capire che questa discussione era finita. 

Il giorno dopo, pulire a scuola non fu troppo noioso, soprattutto perché il custode era un vecchio uomo loquace e sapevo che sarebbe stato meglio che dover affrontare nuovamente il principe. Rimasi piacevolmente sorpresa quando mi resi conto che avevo imparato molto più del bidello nel giro di tre ore di quanto avrei imparato sulla storia dei Tomlinson al castello. 

Appena le sei scattarono, salutai il bidello e andai fuori città per poter trovare un lavoro.

Trovare lavoro questa volta si stava verificando più difficile di quanto pensassi. Ero già all'inizio della mia seconda settimana di sospensione da scuola e non avevo ancora trovato un lavoro buono.

Ero disperata, i soldi di mia madre cominciavano a non essere abbastanza per rispondere a tutte le esigenze della famiglia. Mia madre aveva cominciato a farmi domande, interrogandosi sul perché io non portavo più soldi a casa. Pentita, le mentì, dicendole che le avrei portato lo stipendio la settimana dopo o giù di lì.

La cosa che maggiormente mi frustava, però, era che i datori di lavoro mi rifiutavano appena mi vedevano. Mi giudicavano così facilmente, solo lanciando un rapido sguardo a ciò che indossavo, come i miei capelli non fossero particolarmente puliti, come le mie unghie non fossero particolarmente curate e cose del genere. Cose che non contavano. Non si sarebbero nemmeno mai scomodati di scoprire cosa fossi in grado di fare. 

Ero sul punto di piangere quando arrivai alla fine della settimana. 

«Mi hanno detto che sono una buona sarta. Signore mi dia una possibilità di mostrarglielo, per favore». Dissi al datore di lavoro della Delicate Couture, presto quel giorno. 

«Mi dispiace signorina, ma non possiamo accettarla». Mi disse, un sorriso triste sul volto. Nessuno l'aveva mai messo in quel modo. Cosa c'è di sbagliato in me? 

«Cosa vuol dire che non potete accettarmi?» Dissi i miei pensieri.

«Solo che non possiamo»

Sconcertata continuai a chiedere assunzione nei diversi luoghi in cui sapevo di avere un qualche tipo di capacità, ma mi scontravo con una risposta negativa ogni volta. Provai ad offrirmi per qualcosa di diverso, qualcosa che non avevo assolutamente idea di come si facesse.

«Sono una persona molto allegra, mi piace rendere felici gli altri e sono una gran lavoratrice. Sicuramente potrei essere la cameriera che sta cercando?»

«Mi dispiace cara, stiamo cercando una persona con un po' più di esperienza. Sei un po' giovane, non credi? Non dovresti essere focalizzata sulla scuola?»

Quelle erano le risposte che avevo ottenuto durante tutta la settimana, più e più volte. 

Venerdì sera si stava avvicinando e io stavo perdendo le speranze. 

«Mi dispiace signorina, ma proprio non si adatta alla descrizione»

«Signore la prego, mi dia una possibilità! Ho davvero bisogno di soldi». Supplicai l'anziano signore. Al suono del campanello del negozio, lui guardò dietro di me e i suoi occhi divennero enormi. 

«Le principesse non chiedono elemosina sai? E forse non avresti avuto bisogno di soldi se non avessi rifiutato la mia offerta»

Il sangue mi si gelò nelle vene al suono della sua voce. 

«Signore, per favore, ho bisogno del lavoro». Sussurrai, non voltandomi per salutare l'intruso. Il vecchio però si inchinò davanti a lui. Sbuffai.

«Non pensi che manchi di cortesia, Annabelle?» Disse Louis. Potevo quasi sentire il suo sorrisetto nella sua voce. 

«Forse un po', signore. Ma non deve prestare molta attenzione a ciò». Ribollì, ancora di fronte a lui. Come sa il mio nome?

«Signor Tomlinson, è lei la ragazza che voleva nessuno assumesse?» Chiese l'uomo di fronte a me, con voce tremante e debole. 

«»

«Cosa?» Mi voltai con rabbia, solo per trovarmi faccia a faccia ad appena un centimetro dal viso. Viaggiai a ritroso nella sorpresa della nostra inaspettata vicinanza.

«Attenta». Avvertì Louis, afferrando rapidamente il polso e mi tirò di nuovo in posizione eretta.

«Che cosa ha detto?» Ripetei con un po' più di calma, un po' stupita dalla vicinanza dei nostri corpi. Feci un passo indietro da lui. «Eri il motivo per cui non riuscivo ad ottenere un posto di lavoro?» Chiesi, disgustata. 

«Vieni, facciamo un giretto fuori? Si sta facendo tardi. Ti accompagno a casa tua»

«Io non voglio camminare fuori, né voglio che tu venga a casa mia»

«Peccato»

Il principe mi strattonò le braccia e la cosa che so è che, un attimo dopo, lo stavo seguendo nel centro della città che portava verso casa mia. 

«Allora, principessa... Dove vivi mentre io preparo il tuo arrivo al castello?»

Ignorai l'ultima parte della sua dichiarazione, così come ignorai i diversi sguardi che ricevevo dalle persone che passeggiavano.

«Mi dispiace, signore. Non voglio dirle informazioni fino a quando non risponderà alla mia precedente domanda. Perché eri tu il motivo per cui ho passato le ultime due settimane alla ricerca di un lavoro e non riuscendo a trovarne uno?»

«Mi stai minacciando?» Sbuffò, afferrando una mela da un piccolo carro merci.

«Ti senti minacciato?» Ribattei, senza guardarlo.

Lui rimase in silenzio, masticando con cura la sua mela.

«No, non mi sento minacciato». Disse dopo un momento di riflessione.

«Allora non ti stavo minacciando. Voglio solo avere delle risposte». Sbuffai.

«Bene, allora». Presi un altro morso. «Perché io sono una brava persona, ti darò risposte, ma solo se mi chiami Louis». Accettò, sorridendo.

Oh sì, sei una persona super bella. Tu sei il tipo di ragazzo per il quale morirei per NO. 

«Ebbene, Louis, ti andrebbe di dirmi perché non ho potuto avere un posto di lavoro?» 

«Allora, ti ricordi Zayn giusto?» Iniziò Louis. Il viso scuro del ragazzo subitò invase la mia mente. 

«Vividamente». Risposi seccamente. 

«Bene. Mi ha irritato un po' il nostro primo incontro. Io non potevo lasciare correre senza conseguenze. Qualcosa mi ha colpito quando ti ho incontrata. Non hai l'aspetto di una ricca sfondata, quindi presumetti che non avessi ancora un lavoro. Supposizione fortunatamente giusta. Quindi, non appena sono tornato al castello quella sera, ho fatto fare a Zayn suo schizzo di te e, la mattina dopo, l'ho consegnato ad ogni datore di lavoro in città, vietandogli di assumere chiunque apparisse come il tuo ritratto»

Mentre finì, ci trovavamo in una zona più isolata della città, a circa un miglio di distanza da casa mia. Ripetei quello che mi aveva appena detto nella mia testa. Quindi non ho potuto avere un lavoro perché voleva una sorta di vendetta?

«Come hai potuto?» Mormorai, fermandomi durante il mio percorso per guardarlo direttamente negli occhi.

Si strinse nelle spalle con noncuranza, lanciando la sua mela finita nel canale di scolo. Rimasi confusa. 

«Tu sei un tale stronzo indifferente! Quello è un comportamento infantile!» Esclamai improvvisamente, arrabbiandomi. «Fai in modo che qualcuno sia infelice perché lui o lei non ha accettato di fare qualcosa! Cosa c'è di sbagliato in te?» Lo spinsi.

Mi afferrò rudemente per la vita, tirandomi a lui, portando la sua bocca al mio orecchio. 

«Beh, principessa... Se non l'hai ancora capito stai vivendo sotto una monarchia: regole reali». Sussurrò duramente. Si tirò indietro e si sistemò la camicia con un fermo strattone, fissandomi. «Dovresti stare molto attenta, Annabelle, a non tirare fuori il mio lato cattivo. Ti farò un esempio di ciò che accade alle persone che mi sfidano, ok?» Louis prese un respiro profondo, prima di proseguire. «La settimana scorsa, ho ordinato ad ogni scuola di portare tutte le ragazze di età compresa fra i sedici e i diciotto anni al mio castello. Una di loro non ha obbedito. Mi ha detto che aveva proibito ad una delle sue studentesse di venire poiché era stata scortese nei confronti della famiglia reale». Il ragazzo dagli occhi blu si fermò brevemente, guardandomi severamente. «La vecchia donna mi ha detto il nome della studentessa mancante, era Annabelle Hearst, e mi ha dato una breve descrizione: capelli biondi, occhi verdi, non molto alta, scortese. Penso che tu sai di chi sto parlando, vero? Perché non ti ho mai vista mettere piede al castello una sola volta e la descrizione ti si adatta abbastanza bene, no?» Mi prese in giro.

«Sono andata e solo non mi hai vista». Mentì. «Ci sono molte altre ragazze con i capelli biondi e gli occhi verdi».

«Non ti azzardare a mentire a me. Tutto questo portare le ragazze al castello era per trovare te. Ho avuto occhi solo per te quella settimana. Non mi importa delle altre; eri l'unica che avrei dovuto vedere!» Scoppiò. «Ho passato ore e ore cercando di trovarti attraverso il mare di studentesse, ma non eri nemmeno presente». Continuò animatamente.  

Rimasi in silenzio mentre esalava a voce alta, passandosi una mano tra i capelli un paio di volte nel tentativo di calmarsi.

«Comunque, non mi importavano affatto le scuse dell'insegnante. Lei mi aveva disobbedito e io detesto essere disobbedito»

Oh mio Dio, che cosa ha fatto a quella povera signora?

«Così l'ho licenziata dal suo lavoro di professoressa, ho preso via la sua casa e tutti i suoi bene e, il giorno dopo, li ho dati ad un senzatetto. Ora lavora come cameriera nei quartieri più degradati del castello».

«C-» 

Il principe mi fece tacere, mettendo un dito sulle mie labbra. 

«La lezione che devi apprendere qui, principessa, è cercare di evitare di disobbedirmi, va bene? Le cose non finiscono bene quando lo si fa». Spiegò Louis. «Il fatto di non potere più lavorare in nessun luogo è solo una piccola parte di quello che posso fare. Posso portare via la tua casa e inviare i membri della tua famiglia agli alloggi per gli schiavi, se voglio. Ottengo sempre ciò che voglio»

Trattenni il forte desiderio di dargli un pugno. 

«Adesso chiedimi, Annabelle, che cosa voglio»

«Cosa vuoi?» Mormorai, piena di odio.

«Beh, visto che me lo stai chiedendo così bene, voglio la tua mano in matrimonio». Lui sorrise, dandomi la mano per farmela afferrare. 

Cominciai a rispondere, ma lui mi interruppe. 

«Devi sapere, però, che anche se rifiutassi la mia offerta, alla fiene, volente e nolente, dovrai sposarmi. Sto solo chiedendotelo educatamente ora, dandoti un'ultima possibilità di accettare senza alcuna minaccia».

«Te l'ho già detto. No. La mia risposta sarà sempre no». Risposi con fermezza. Lasciò cadere la sua mano. 

«Ho due proposte per te, allora»



ANGOLO TRADUTTRICE


Ciao a tutti.

Quindi, vi piace?
Gli altri ragazzi entreranno nella storia presto.

Non siate timidi, chiedete tutto quello che volete, lasciate un parere sulla storia, dite quello che non vi piace e cosa vi piace, cosa vi aspettate. Liberate la mente e lasciate una recensione :)



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