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Autore: Dulcamara_KR    21/11/2013    0 recensioni
E ti ho urlato di concedermi soltanto il respiro soffocato della sua dicotomia senza parti, per uccidere un'altra volta quel suo sguardo senza riflesso che continua a specchiarsi, inesorabile, nel mio forato pozzo vuoto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ego scisso. 



Mezzogiorno sui polsi: le domeniche sui tavoli abbigliati di mausolei domestici sotto le stoviglie di un ingurgitare interrotto, un sospiro parolaio dal suicidio preterintenzionale.
Il mio gargarismo diurno mi ha sputato pugnali persi, melodrammi arcuati e garanzie di geometrie autostradali ai crocevia di una follia in apoptosi. Ho appeso il mio ipotalamo con le stringhe intestinali sull'uncino di quell'arto rotto libratosi nell'azoto quando il pilota automatico richiedeva veicoli senza dita.
E' tornato a casa con il sorriso chimico dell'irriverenza: due falangi perse e chiodi sulle pelli maledette del suo incedere sordo senza respiro.
"A te." 
Un bicchiere di rhum, un offerta solidale per l'insetto riesumato all'angolo di quella porta senza chiave che ancora uccide i suoi passanti con i corpi disseminati nei suoi passaggi mancanti. Non ho lasciato porte, solo finestre per respirare crocefissi caduti che colano sul davanzale ad erigere maschere empatiche per le mie tachicardie notturne: il sonnambulismo dell'ego che si solleva a rifugiarsi sotto i letti di piume estirpate, soffocate dal filo spinato su quei denti che non hanno cessato di masticare i capezzoli di quelle rughe increspate.
"Sei fottuto, figlio."
"Io, ti ho consigliato di strisciare."
Serpenti inerpicati sul selciato tagliente: su queste navi bucate visi scarni deviano lo sguardo ad inoculare i mutismi autostradali di un autostop alle natiche levigate, alle scatole masticate dell'evoluzione anale.
"Questo è il progresso, gente."
Iridi masticate riflesse sulle piastrelle cuneiformi all'apice di uno specchio retto, infetto, rotto da quegli orologi senza domeniche e beauty case di pronto soccorso avviluppati al dorso nudo di una vertebra senza carne.
E ti ho urlato di concedermi soltanto il respiro soffocato della sua dicotomia senza parti, per uccidere un'altra volta quel suo sguardo senza riflesso che continua a specchiarsi, inesorabile, nel mio forato pozzo vuoto.
Un cranio che pulsa, un proiettile acerbo, il mio corpo come tergicristallo che striscia sui seni avvizziti di questo errante sputo siderale.
   
 
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