Autore:
marguerite_murcielago (Tenebrae Aeterna sul forum)
Titolo: Delitto
di paese
Rating: Giallo
(solo per una scena)
Avvertimenti: //
Genere
: Drammatico
Introduzione/riassunto: A
dire il vero, fu una storia che si intrecciò con quella
della
Bice solo per un istante, quando quell’uomo cadde sotto la
finestra di donna
Pasqua, ma tanto bastò perché due vite si
legassero insieme e volassero via
come due aquiloni attorcigliati.
N.d.A
(facoltative): //
Delitto di paese
Oggi
è morta la Bice.
È morta da sola, a novant’anni suonati:
l’hanno
portata fuori già nella bara; il suo giardino è
talmente minuscolo che lo
occupava tutto.
Mia nonna Maria è morta da molti anni, ma anche per
merito della Bice non ho mai dimenticato la sua voce; mi piacevano
molto le
leggende e i pettegolezzi dei tempi andati, perciò me ne
facevo raccontare
moltissimi. La storia della Bice, poi, me la ricordo benissimo, con
tutte le
volte che gliel’ho fatta ripetere.
La storia della
Bice cominciava quando lei era
ancora una putea.
A dire il vero, fu una storia che si intrecciò con
quella della Bice solo per un istante, quando quell’uomo
cadde sotto la
finestra di donna Pasqua, ma tanto bastò perché
due vite si legassero insieme e
volassero via come due aquiloni attorcigliati.
Mia nonna diceva che la sua disgrazia non era quella
di essere stata una ragazza più bella che carina, in un
paese - che è anche il
mio - in cui non se ne vedevano molte così. Mia nonna diceva
che la sua
disgrazia era stata quella che non l’aveva nemmeno toccata,
ma si era presa una
persona che non le apparteneva.
Devastante, diceva, mai
più la stessa.
Fu quella che
chiamavano donna Pasqua, che allora
abitava al crocevia, la prima a veder
arrivare la tragedia. Un uomo correva lungo la strada, gridando e
sbracciandosi. Inciampò sotto i salici, si rialzò
con un gemito e si trascinò
fino al paese. Donna Pasqua spalancò di botto la finestra
della cucina e lo
trovò accoccolato nella polvere, che piangeva come un
bambino.
Qui iniziava una discesa lenta ma ripidissima - mia
nonna è sempre stata brava con le parole - perché
accorsero Toni il fornaio,
suo figlio Primo, i fratelli Malavasi e... insomma, un po’
tutti quelli che
vivevano nei pressi. Nessuno pensò di allontanare la Bice,
perché nessuno
sapeva cosa stava succedendo... quello fu il grande errore.
“Mio
fratello! Me l’hanno ammazzato, me l’hanno
ammazzato!”
Avrebbero dovuto impedirle di seguirli, ma non ci
pensarono. Presero la strada dei campi e lo
trovarono. Nessuno di loro riuscì a spiegarsi
meglio, tanto erano
sconvolti, perché quello che trovarono fu... be’,
sai quando ti ho detto che la Bice era più bella che carina,
ma
che non era qualcosa da mozzare il fiato? Per lui era tutto il contrario continuava mia
nonna, crollando il capo.
Si chiamava Daniele e le vecchie dicevano che sua
madre doveva aver fatto un favore a una fata o a una strega o a qualche
demonio
di campagna per avere un figlio così bello.
Ecco cosa trovò la Bice: l’uomo di cui era
innamorata che guardava il cielo con gli occhi neri spalancati e un
taglio in
pancia che sembrava un ghigno da dove si vedevano luccicare la carne e
il
sangue.
Suo fratello
Domenico - che aveva il braccio rotto e
piangeva ancora disperatamente - raccontò che era stata una
donna con i capelli
biondi ad uccidere suo fratello e a ferirlo. Nessuno ne
dubitò: pensarono che
fosse quel famoso demonio di campagna che si era ripreso il suo dono.
Mia nonna
diceva che era qui che finiva la storia della Bice, perché
dopo non c’era nulla
da raccontare: era diventata silenziosa come una suora, indifferente
agli altri
spasimanti. Suo padre le aveva comprato quella casetta che ha abitato
fino alla
morte e lei non si è mai lamentata. Solo una volta, mi
confidò mia nonna, la
fermò per strada e le disse che non c’entrava
nessun mostro con la morte di
Daniele: era stato suo fratello e don Martino lo aveva coperto.
Insistette a
dire che se c’era un demonio di mezzo, si trattava di una
donna che amava
Daniele e non lo avrebbe mai ucciso. Io
le dissi che era impossibile, concludeva mia nonna, con un
filo di voce, ma... ma
don Martino e Domenico morirono davvero nella
grande piena del ’52...
Sono stata
al funerale della Bice. C’erano
pochissime persone, perché solo gli anziani si ricordano di
lei e molti sono
già morti - come mia nonna - o sono stati spazzati via dalla
piena del ’52.
Avevo il cuore pesante, perché mi sembra che siamo arrivati
tutti troppo tardi
per dirle addio. Sarebbe dovuto succedere molti anni fa.