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Autore: Urheber des Bosen    21/11/2013    2 recensioni
Uno può finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, solo o innamorato, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente.
Il problema è realizzare il proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto, fino in fondo dentro di sé.
Il problema è quando quello stesso fato t'impedisce di compiere il tuo destino.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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Stava nevicando.
Naruto si era quasi dimenticato il freddo che portava Gennaio, dal piccolo bar poteva scorgere i bianchi fiocchi che il cielo continuava a regalare a quella grigia città.
Il chiarore rendeva tutto più bello e fingeva di colorare la sporcizia, ma alla fine diventava solo parte di essa, tuttavia la prima neve è sempre perfetta.
Gli venne da sorridere.
Ovviamente la sua strana amica se ne accorse e decise che non sopportava la faccia da ebete che aveva assunto il biondo e così fece la cosa che le riusciva meglio: gli diede uno schiaffo accompagnato da un urlo:"Ma che sei scemo! muoviti che se continua così finiamo che restiamo bloccati qui ed io un intera notte con te non la faccio!".
La voce stridula di Sakura purtroppo lo fece svegliare, a volte non sopportava le persone che tendevano a distrarlo dai suoi pensieri, a volte gli era grato, se fosse stato per lui si sarebbe estraniato da questo mondo, che tanto neanche gli piaceva.
Tuttavia era un bugiardo e lo sapeva, c'erano cose che lo entusiasmavano e gli facevano guardare il cielo con occhi diversi, ma era più facile rinnegare tutto, piuttosto che cercare le eccezioni.
"Va bene"
Detto questo i due estranei uscirono dal bar, per poi ricordarsi i cappotti, nella loro testa si diedero degli stupidi, ma non l'avrebbero mai ammesso e così entrambi fecero finta di nulla.
L'ultima cosa che si scambiarono prima di prendere strade opposte fu uno sguardo complice, quest'ultimo implicava che non avrebbero mai rivangato quello stupido inconveniente. Naruto camminava, cercava di non voltarsi mai indietro, ma falliva quasi sempre.
Tendeva a ripensare ad un passato lontano ed a volte si dimenticava del presente, passeggiando per i stretti vicoli del quartiere notava come i fiocchi di neve scendevano creando quasi una danza ipnotica, erano perfetti, erano nati per quello.
Da piccolo pensava che i fiocchi di neve fossero pezzi di paradiso che cadevano, donando all'uomo speranza.
Gli fece ridere questo pensiero fin troppo infantile e banale, perso nei suoi pensieri non si accorse dei ragazzi che lo accerchiarono.
Non si stupì, non era la prima volta che si trovava in quella situazione, probabilmente gli avrebbero dato un paio di calci, forse qualche pugno e sarebbero scappati, come sempre.
Una voce si levò dalle altre:"Cane! Quelli come te sono ovunque, state contaminando la città".
Questa frase detta in modo così epico risultava ancora più stupida:"Non ti preoccupare, non c'e certo bisogno di quelli come me per rovinare la tua città, fa schifo egregiamente da sola".
Per questa battuta venne spinto contro al muro, peccato, avrebbe voluto trovare una frase migliore, mentre lo spintonavano iniziò a pensare a frasi ad effetto per cercare di scoreggiarli, tipo..no non gli veniva in mente niente.
Mentre formulava questi pensieri alquanto strani per quella situazione, iniziò a pensare che forse stavano esagerando, non si erano limitati a buttarlo a terra, stavano continuando a dargli calci ed anche forti.
Alzando gli occhi notò lo sguardo titubante di uno dei suoi assalitori:"Io me ne vado, non voglio avere niente a che fare con questa storia, così lo ammazzi!"
Naruto notò che al suo sangue si mischiò una lacrima, non era sua.
Il capo dei vili si portò una mano alla bocca, per bloccare il singhiozzo che minacciava la sua maschera:"Stai zitto! vattene, io questo lo ammazzo, è uno della sua razza che ha violentato mia sorella!"
Detto questo iniziò a colpire più forte :"Cane, sei uno sporco cane, ve la farò pagare"
La neve cadeva sulla faccia del mal capitato che non riusciva a fare a meno di pensare ad una frase che gli era stata detta due giorni fa dal sua amato professore:La rabbia dell'intolleranza è più folle e pericoloso dei vizi, perchè c'illude con l'aspetto della virtù.
Era vero, solo Dio sapeva quanto poteva essere vero, ma tuttavia era troppo scomoda, Naruto capiva che il degenerato stava cercando di sopravvivere, forse era l'unico modo per piangere, per dimenticare, sapeva che non l'avrebbe mai perdonato.
Cercò di tornare alla realtà, tentò di reagire, ma la massa, che fino a quel momento si era tenuta in disparte, forse spaventata dalla sua complicità nell'essere picchiato, lo fermò.
La neve che cadeva in quel momento gli parve calda e notò l'arnese che brillava nelle mani dell'uomo in lacrime, prima d'incidere sei segni sul volto del rumeno disse:"Sei un lurido cane e come tale devi esser visto".
Notò il tremolio nelle braccia di chi lo teneva fermo, forse tutti sarebbero voluti scappare in quel momento, fuggire da quel lurido quartiere, dalle loro squallide vite per non tornare mai più, ma non lo fecero ed il sangue segnò il loro passaggio.
Mentre l'opera veniva completata un vecchio si affacciò dalla finestra:"Cosa state facendo!"
L'uomo in questione non aveva un nome, o meglio l'aveva, ma nessuno lo sapeva, forse nessuno aveva avuto il tempo di domandarglielo e così lo chiamavano Mussolini, quell'uomo aveva una strana passione per quel dittatore e lo dimostrava con un grande quadro che caratterizzava la sua porta d'entrata, che ritraeva il suo idolo.
Era un razzista, non si vergognava a dirlo, era un razzista verso l'umanità.
Neanche completò la frase che il gruppo si era dileguato nella notte, tuttavia l'anziano non rinunciò alla sua minaccia:"Vi troverò, siete dei vigliacchi non si aggredisce così un uomo, prendetevela con qualcuno della vostra taglia!"
A questa frase udì un lieve sospiro accompagnato:"E saresti tu della loro taglia?".
Come osava quel ragazzino! Stava per lasciarci le penne e ancora faceva dell'ironia, quella volta aveva visto bene, era proprio svalvolato, mentre formulava queste congetture, per caso notò gli occhi del ferito, erano azzurri, il ragazzo non aveva chiuso gli occhi, neanche per un attimo, troppo preso ad osservare la neve.
Il sangue aveva rovinato tutto:"Su alzati ragazzo, se hai la forza di dire cose stupide puoi anche alzare le chiappe,se resti qua le cose non faranno che peggiorare, andiamo a casa mia ti offro un bicchierino"
La casa era piccola, assomigliava a quella dello straniero, era brutta, ma si sa, le cose mediocri si somigliano un po' tutte.
Mussolini gli mise dell'alcol in faccia e gli disse di mordere un pezzo di stoffa,Naruto sentiva bruciare, sentiva tutto l'odio, la rabbia.
"Dai ragazzo, non face la femminuccia, sono solo due graffi", ma il vecchio sapeva che non era così, se non fosse stato un tempo un medico, avrebbe sicuramente chiamato un ambulanza, ma in quel quartiere non andavano mai.
Dovette mettergli dei punti.
Si finirono un intera bottiglia di vodka.
Una volta completata la missione si addormentarono, un po' per stanchezza, un po' per il dolore e si dimenticarono di pulirsi dal sangue.
Quella notte nessuno cercò Naruto e qualcuno coprì il sangue con altra neve.
... Sasuke era arrabbiato.
Odiava la neve, la trovava fredda ed inutile.
Da bambino moriva di freddo nell'enorme villa, ma la madre per risparmiare non accendeva mai i riscaldamenti e lui si ritrovava davanti un camino troppo grande che avrebbe potuto inghiottirlo da un momento all'altro.
Dopo lo spiacevole accaduto di quella mattina nessuno l'aveva rimproverato, nessuno aveva avuto tempo.
Così si ritrovò a sgridarsi da solo dinanzi uno specchio, una volta capita l'inutilità di quell'azione iniziò a prendersela con le statue.
In fondo l'aveva sempre odiate, con quegli stupidi occhi che non smettevano di fissarlo.
"Che cazzo avete da guardare!"
Dopo aver completato la sua opera decise di uscire, non sopportava più quella casa, anzi non l'aveva mai sopportata.
Iniziò a camminare e si accese una sigaretta, cosa alquanto difficile a causa di quella stupida neve.
Non stava pensando a niente di particolare fin quando non giunse in un quartiere poco raccomandabile, era caratterizzato da uno stretto vicolo, ad un tratto il suo sguardo si posò su una piccola macchia di sangue, probabilmente doveva essercene molto di più, ma vista la neve spostata, qualcuno dovevo averlo coperto.
Con il piede coprì l'ultima goccia e tornò sui suoi passi.
Quel giorno non comprò il libro.
  
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