Destino beffardo
Quanto tempo era passato? Giorni, settimane, mesi,
anni? Kasumi non lo sapeva, aveva perso il senso del
tempo. Giorno e notte non avevano più importanza ora che poteva evitare di
dormire. L’unica cosa che le importava davvero era la Soul Gem
che pian piano si anneriva, lentamente… troppo lentamente, per lei. Solo un occhio
ormai allenato come il suo ne coglieva le minime variazioni di sfumatura. E
pensare che invece quelle delle Puellae Magi che
aveva affrontato lo facevano così in fretta… perché
erano tutte deboli, troppo deboli per affrontare lei. E tutte facevano la
stessa fine, perché nessuna era risultata degna di elevarsi al rango superiore
di strega.
Ormai la Soul Gem era più
nera che verde, ma calcolando le sue dimensioni inusitate le ci sarebbe voluto
ancora molto tempo prima di raggiungere il suo obiettivo. Soprattutto se
continuava a incontrare avversarie di così poco valore.
«Ne sei sicuro, Kyubey?»
«Sì. In questa città c’è una Puella
Magi impazzita. Tu sei la più forte in circolazione, ti chiedo di fermarla
prima che commetta qualcosa d’irreparabile.»
La ragazza drizzò la schiena, orgogliosa: «Fidati
di me. Non la lascerò agire ancora a lungo.»
E saltò dal muro diretta verso la sua avversaria. Kyubey esibì un sorriso malevolo e malsano.
«Bene, Kasumi, volevi
un’avversaria alla tua altezza? Te l’ho trovata… e
ora cosa farai?»
La ragazza in armatura si aggirava per le vie,
impaziente, indomita e indolente.
«EHI, TU!»
Una figura che gli occhi di Kasumi
non riuscirono subito a mettere a fuoco atterrò davanti a lei.
«Sei tu la pazza che uccide Puellae
Magi come carne da macello?»
Dietro all’elmo il viso di Kasumi
si allargò in un piccolo sorriso. Chiunque fosse, la Puella
Magi di fronte a lei indubbiamente aveva stile e carattere.
La nuova arrivata era vestita da vichinga, con un
abito viola fucsia, mentre impugnava un’ascia a doppio taglio.
«Mi hai sentito? Ti ho chiesto se sei tu che…»
«Sì, sono io. Qualche problema?»
La ragazza la guardò serissima: «E hai pure il
coraggio di chiederlo? Kyubey aveva ragione, devi
essere impazzita.»
Kasumi le
rivolse un sorriso poco rassicurante: «Folle io? Mai stata così lucida,
credimi.»
«Chissà com’eri prima, allora…
chi sei?»
«Una futura strega. Puoi aiutarmi a raggiungere il
mio obiettivo?»
«Che cosa stai dicendo?»
Kasumi
gongolò: «Dunque non lo sai… meglio così.»
La Puella Magi piantò un
piede per terra: «Non capisco le tue parole. Io sono Rin
Shinubu, e sono qui per fermarti, in un modo o
nell’altro!»
«Il tuo nome è interessante…
significa “severa resistenza”, giusto?»
«Non sono qui per discutere di onomastica.»
«I nomi dicono molto, sai? In onore a un nome così
carino ti dirò il mio… mi chiamo Kasumi
Akumu.»
«Anche il tuo mi pare adatto, in effetti. “Nebbia
dell’incubo”…»
Kasumi
sorrise: «E ora che le presentazioni le abbiamo fatte…»
Nelle sue mani comparvero le mazze ferrate: «…
vediamo di cominciare.»
Anche Rin sorrise: «Sei
una che va subito al sodo, eh? Proprio come me.»
E corsero l’una contro l’altra, brandendo le
proprie armi. La mazza e l’ascia s’incrociarono proprio davanti ai loro volti,
mentre le due avversarie si squadravano con serietà e rispetto. Sì, entrambe
l’avevano avvertito, erano tutte e due guerriere vere, nate per combattere,
molto simili ma con obiettivi opposti. Quella era la battaglia che attendevano
entrambe da una vita intera ed erano pronte a viverla fino in fondo.
Rin fece
comparire un’altra ascia nell’altra mano e tentò di affondarla dall’alto
nell’elmo di Kasumi, ma lei parò prontamente con
un’altra mazza ferrata, tirando contemporaneamente un calcio sullo sterno della
sua avversaria. Rin indietreggiò appena, senza
apparentemente alcun segno dei colpi subiti. Kasumi
la guardò sorpresa.
«Strano. Di solito le Puellae
Magi a questo punto sono già a terra.»
«Dovrebbe avertelo detto il mio nome. Io sono più
resistente. E più determinata.»
«Dubito di esserti meno per entrambe le
caratteristiche. Ma io ho una cosa più di te, sai?»
In un lampo Kasumi le fu
alle spalle.
«Io sono più spietata.»
E le diede un colpo direttamente al collo, con il
preciso intento di spaccarglielo. La testa di Rin
rimase per un attimo ciondolante, ma in un paio di secondi ritornò al suo
posto.
«Disgustoso… sembri un
giocattolo a molla.»
Rin girò la
testa di centottanta gradi, con un sorriso inquietante: «Ogni Puella Magi ha una capacità speciale e io ho il controllo
completo del mio corpo. Finora non hai visto nulla del mio potere.»
«Hai
chiesto un potenziamento fisico, a quanto vedo…»
La Puella Magi vestita di viola annuì: «Ho sempre adorato i
combattimenti, di qualunque genere. Karate, Judo, all’arma bianca, boxe, wrestling… più erano violenti e più mi piacevano. Ma ero
gracilina, tremendamente debole fisicamente da non poter fare altro che
guardare, così ho chiesto a Kyubey il potere di
controllare completamente il mio corpo, così da poterlo potenziare a comando.
Quando sono a casa sono la solita ragazzina debole e indifesa, così i miei non
sospettano nulla… ma guarda cosa posso fare.»
Con una
mossa da fare invidia a una contorsionista si allontanò dalla sua avversaria,
poi allungò il suo braccio destro, che si gonfiò a vista d’occhio diventando il
triplo dell’altro.
Kasumi
ironizzò: «Quindi ti dopi?»
Rin fece
ricomparire la sua ascia e senza il minimo sforzo tagliò in due un edificio
disabitato.
«Sì.»
Kasumi sorrise:
«Interessante…»
Rin la
guardò con aria di sfida: «E il tuo desiderio quale sarebbe?»
«Il mio?
Niente di speciale… sono solo invincibile.»
La Puella Magi la guardò interessata: «Invincibile? Mica male… una guerriera potenziabile all’infinito contro un’invincibile… suona come uno scontro epico.»
«E allora
facciamo in modo che lo sia.»
«Molto
volentieri.»
Fu una
battaglia estenuante. Nulla del panorama intorno a loro venne risparmiato:
strade, edifici, piante, tubature, lampioni, tutto venne abbattuto dalla loro
furia.
Le due
contendenti si divertivano letteralmente come folli, ignorando il tempo e lo
spazio che le circondava. Esistevano solo loro e la loro lotta.
Rin si
abbatté su Kasumi con una spallata e cercò di
bloccarla, ma la sua avversaria si dimenava così tanto da costringerla a usare
sia le braccia che le gambe, impedendole però di darle il colpo di grazia.
Fino a
quel momento aveva portato i capelli cortissimi, ma in quell’istante le
crebbero fino alla vita per poi animarsi e afferrare le asce.
«Ehi!!!»
Kasumi dovette
ricorrere a tutti i suoi addominali per schivare il colpo.
«Diavolo,
non credevo che potessi fare anche questo!»
Rin sorrise:
«Ti ho detto di non sottovalutarmi.»
Dicendole
ciò le balzò addosso attaccandola con quattro asce, due nelle mani e due
afferrate con i capelli. Kasumi ne parò un paio,
mentre lasciò che le altre due si abbattessero sulla sua armatura, senza
ovviamente scalfirla. Rin fece sparire un’ascia dalla
mano e le afferrò la coda di cavallo.
«I
capelli lunghi sono inutili in battaglia, se non sai come usarli.»
E con un
colpo di ascia glieli tagliò.
Kasumi balzò
all’indietro: «Potevi dirmelo che volevi fare la parrucchiera. Senza offesa, ma
il tuo taglio non mi piace neanche un po’.»
La Puella Magi lanciò verso la sua avversaria una mazza
ferrata con una forza e una velocità incredibili, ma Rin
le schivò con un balzo decisamente sovrumano.
«Cosa…»
La
guerriera dall’abito vichingo era là, attaccata a un muro come un ragno. Era a
quattro zampe e aveva allungato le unghie delle mani e dei piedi fino a
renderle artigli, mentre continuava a brandire le sua asce solamente con i
capelli. Quando parlò il suo sorriso fu reso più inquietante dai denti allungati,
simili a quelli dei vampiri.
«Se non
mi servono più le mani per le asce, posso sfruttarle per aumentare la mia agilità.»
Kasumi la
guardò sprezzante: «Fatti sotto, bestia, io non ti temo.»
«Bestia?
Non mi chiamavi così all’inizio della battaglia! Semplicemente, vedo che con te
le armi tradizionali non funzionano.»
Kasumi lanciò
una mazza ferrata verso l’unico lampione rimasto, distruggendolo: «E così non
funzioneranno nemmeno quelle nuove. Come te la cavi al buio?»
Di tutta
risposta due occhi rossi, con le pupille simili a quelle dei gatti, s’accesero
nel buio: «Meglio di te di sicuro.»
Rin saltò
più e più volte da un muro all’altro, per poi calare dall’alto addosso a Kasumi, che cercò di scrollarsela di dosso invano. La Puella Magi le morse la nuca, dove prima c’era la coda di
cavallo, l’unico punto scoperto dell’armatura, e poi saltò via nuovamente.
Kasumi si portò
una mano là dove era stata colpita. Non aveva nulla, né una ferita né una
cicatrice, nulla. La sua invincibilità sembrava funzionare a dovere. Rin tornò alla carica, ma questa volta Kasumi
riuscì a respingerla con le mazze ferrate e a farla atterrare in una
pozzanghera d’acqua. La Puella Magi si rialzò
furiosa, ma improvvisamente si bloccò, con lo sguardo fisso a terra.
Kasumi si
avvicinò spavalda: «Allora, bestia? Ti arrendi?»
Ma Rin non l’ascoltava più. I suoi occhi erano solo per
l’immagine che quella pozza d’acqua le restituiva. Un’immagine che non era la
sua, che era troppo diversa da quella della ragazzina fragile e indifesa che
era Rin Shinubu quando non
indossava i panni della Puella Magi. No, Kasumi non si era affatto sbagliata nel chiamarla bestia.
Quella figura riflessa non poteva avere altri nomi.
«S-sono io? Questa… sono io?»
Kasumi si
fermò. La sua avversaria aveva ritirato gli artigli e stava di nuovo in
posizione eretta, incerta. Cosa stava le succedendo così all’improvviso?
«No. No.
Io non sono così. IO NON SONO COSÌ!!!»
Rin iniziò a
muovere l’acqua della pozzanghera per cancellarne la figura mostruosa.
Kasumi si
fermò, fece sparire le mazze e osservò la scena.
«”Tu non
sei così” cosa?»
Rin la guardò
sconvolta: «Io… io non sono un mostro.»
Kasumi le
sorrise malevola: «E cosa saresti? Umana, forse?»
«Certo… certo che sono umana!»
La Puella Magi dall’armatura verde si avvicinò alla sua
avversaria.
«Se è
questo quello che credi… ti stai sbagliando di grosso.»
Rin alzò lo
sguardo atterita.
«Tu non
sei più umana da un pezzo. Come non lo sono io. Hai smesso di essere umana nel
momento in cui hai stretto il contratto da Puella
Magi.»
«No… no…»
«Quel
corpo non è tuo. Il tuo vero corpo è quello che chiami Soul Gem.»
Rin evocò il
gioiello, ormai quasi nero: «No… no…»
Kasumi
ridacchiò: «Liberissima di non credermi. Ma allora perché ti è così facile
modificare il tuo corpo? Perché non ti puoi allontanare mai dalla tua Soul Gem?»
La Puella Magi viola posò il cristallo a terra: «Tutte storie!
Certo che posso allontanarmi dalla mia Soul Gem!»
«Dimostralo.»
Rin si morse
un labbro, poi annuì e girò le spalle al gioiello. Passo dopo passo, battito
dopo battito, respiro dopo respiro, la ragazza cercava di recuperare il ritmo
del suo corpo che in mille trasformazioni aveva perso. Poi improvvisamente si
bloccò.
«Non
riesci ad avanzare più di così, vero?»
Il cuore
di Rin iniziò ad accelerare. Per quanto si sforzasse, il suo corpo non voleva
saperne di avanzare.
«Maledizione…»
«Non è
una definizione adeguata. Una maledizione non si sceglie, si subisce. Tu hai
scelto di diventare quello che sei…»
Le
ginocchia di Rin cedettero e lei cadde a terra,
svuotata.
Chi… cosa era diventata?
L’aspirante
strega la guardò soddisfatta: «Noi siamo state create con il solo scopo di
combattere e diventare dei mostri. Nulla di più, nulla di meno. Perché non
accetti il tuo destino, come ho fatto io? È più facile, smetterai di soffrire e
diventerai ancora più potente… ti eleverai a una
forma superiore…»
Kasumi fece per
avvicinarsi, ma Rin improvvisamente si rialzò,
barcollante.
«Sai che
ti dico?»
Il suo
corpo iniziò a deformarsi a vista d’occhio.
«Hai
proprio ragione. Se non sono più umana… se non sono più
Rin Shinubu… posso anche
smetterla di farmi scrupoli. Volevo un corpo per combattere? E allora che sia
il migliore possibile!»
Kasumi arretrò
spaventata. Voleva spingerla a trasformarsi in una strega, ma evidentemente la
sua avversaria aveva travisato le sue parole, perché era diventata una creatura
indefinibile, una via di mezzo fra un lupo e un toro, con una coda terminante
in un serpente con cui afferrò nuovamente la sua Soul Gem.
La voce
che uscì da quelle labbra non aveva più nulla di umano: «Ascoltami bene, Kasumi Akumu, perché queste sono
le ultime parole che sentirai da me. Ho deciso di abbandonare tutto ciò che
avevo umano, per dedicarmi all’unica cosa che so fare…
combattere! Dimentica Rin Shinubu,
la ragazzina indifesa, la Puella Magi…
io non sono più lei…»
Ma mentre
parlava, la sua Soul Gem, in silenzio, iniziò a
creparsi e far fuoriuscire lentamente un fumo nero, che avvolse Rin nascondendola sempre più alla vista. L’ex Puella Magi sembrò non accorgersene neppure. Kasumi rimase immobile, con il fiato sospeso, ad ammirarla.
La Soul Gem si trasformò lentamente in un Greef
Seed, mentre il corpo fisico perdeva sempre più
tangibilità, fino a diventare…
« …una nuova strega… benvenuta,
sorella.»
Kasumi la
guardò entusiasta. Era magnifica. Era valsa la pena aspettare così a lungo una Puella Magi degna di diventare una strega, perché sì, lei lo era davvero. E
ormai anche lei…
Evocò la
sua Soul Gem. Con tutto quel combattimento ormai
doveva essere…
«Qualche
problema, Kasumi?»
La
ragazza fissò la sua anima sconvolta.
Kyubey sorrise:
«Perché fai quella faccia?»
«Perché
non è cambiato nulla?»
«Perché
più di così non si potrà scurire.»
«Cosa
significa? Mi avevi detto che bastava che usassi la magia!»
Kyubey mosse le
code: «Ah, sì? Allora devo essermi dimenticato un dettaglio…
sai com’è la vecchiaia, l’Alzhaimer…»
Kasumi lo
guardò sconvolta.
«Per
trasformarti in una strega devi perdere ogni speranza, ogni voglia di vivere,
ogni cosa…»
L’Incubator
fece un sorriso inquietante: «… e credi davvero che tu, che non desideri altro
che diventare una strega, potrai mai diventarlo?»
Il mondo
cadde addosso a Kasumi.
Kyubey si girò
e si allontanò: «Mi spiace, Kasumi Akumu, ma per te non ci sono possibilità di realizzare il
tuo sogno… per te come per nessun’altra.»
La
ragazza rimase impietrita per un tempo che le parve infinito. Poi lanciò la sua
Soul Gem urlando.
Era
finito. Era tutto finito. Era diventata ciò che più odiava e non poteva fare
nulla né per rimediare né per cambiare.
La nuova
strega si avventò su di lei, famelica. Che facesse pure, dopotutto era meglio
morire così, per mano della meravigliosa creatura che lei stessa aveva creato,
che non rimanere tutta la vita una Puella Magi…
La strega
l’avvolse con dei tentacoli spuntati da chissà dove, ma a Kasumi
non importava. Non importava più di niente. La sua mente era vuota come la sua
anima, abbandonata chissà dove dopo quel lancio…
La Soul Gem iniziò a pulsare. Con uno spasmo, s’annerì del tutto.
Kasumi era
ormai una bambolina nella mani della sua avversaria. Le era sparita l’armatura,
era rimasta solo la vecchia ragazzina indifesa. Perché era così che voleva
essere, indifesa, così che il suo dolore avesse fine. Ma non era indifesa. Era
invincibile, perché così lei aveva voluto essere. Se ne rese conto
all’improvviso.
La strega
non sarebbe riuscita a divorarla, l’avrebbe torturata all’infinito. E il suo
desiderio sarebbe diventato solo la sua maledizione.
Pazienza,
avrebbe passato l’eternità con la sua stessa creazione, a farsi torturare da
lei fisicamente e psicologicamente. Perché non avrebbe mai smesso d’invidiarla.
Mai.
La strega
fece per inghiottirla, quando altri tentacoli neri e vischiosi avvolsero Kasumi, strappandola a forza dalla sua aguzzina. I viticci
avevano spaccato violentemente il vetro della Soul Gem
richiamandola a sé. Lei, che aveva chiuso gli occhi con l’intenzione di non
aprirli più, non se ne rese neanche conto. Pensò si trattasse sempre della
strega, che la stringeva sempre più forte, fino a che i suoi tentacoli non le
trapassassero anche la pelle, il cuore, l’anima, fino ad annientare del tutto
la sua coscienza, fino a…
Fino a…
…fino…
…a…
…a…
…a…
La nuova creatura
aprì gli occhi. Non sapeva chi fosse, né cosa facesse lì. Sapeva solo di
esistere per un motivo.
Portare
distruzione, sofferenza e dolore. Quanto tanto ne provava lei.
E ancora di più.
Di più.
Di più.
Fino a che tutto
sarebbe sparito. Fino a che tutto sarebbe stato sangue e morte, grida e
disperazione.
Che bello.
Davanti a lei
c’era un’altra creatura, tanto simile quanto diversa da lei. Anche lei con lo
stesso obiettivo. Anche lei con lo stesso scopo di vita. Non sapeva chi fosse,
ma avvertiva l’istinto di combatterla, come se fosse questo il loro destino. E
anche lei provava lo stesso, lo avvertiva chiaramente.
«Chi sei?»
«Io… non ho nome…
ma se proprio dovessi darmene uno… chiamami Ragnarok…»
La neonata strega
avvertì nei suoi confronti come un senso di nostalgia. Ma aveva senso parlare
di sentimenti per una strega?
«E tu, chi saresti? Stavo per mangiarti,
quando all’improvviso sei diventata come me.»
«Non so di che
parli, ma voglio abbatterti.»
«Lo stesso vale per me. Ma non mi hai
risposto. Chi sei?»
La nuova strega,
se avesse avuto un volto, avrebbe sorriso in modo inquietante e folle.
«Se proprio non puoi
fare a meno di un nome… chiamami pure Notte di Walpurgis.»
E… questa non ve l’aspettavate, vero? Quanti
di voi avevano capito che Kasumi era in realtà la
strega che Madoka e Homura
hanno affrontato mille e mille volte? Uh, quante mani alzate…
E vi lascio solo immaginare come possa aver reagito quando Madoka l’ha fatta tornare normale…
XD
Prima di tutto vi ringrazio per l’enorme pazienza, so di essere
in un ritardo pazzesco. Semplicemente volevo descrivere bene il combattimento
tra Rin e Kasumi e poi ho
avuto un po’ di impegni universitari. Intanto ringrazio PuffballOtagirl,
darkroxas92 e Honoria_ per le recensioni, più Aki_Saiko, Ale_Victory_chan per averla seguita e tutti i
lettori silenziosi.
Alla prossima!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92