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Autore: Marti Lestrange    22/11/2013    5 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Killian|Ariel
Dal prologo:
{Lanciò un ultimo sguardo al promontorio in lontananza, appoggiata al suo scoglio preferito in mezzo al mare, e poi si rituffò nelle profondità marine, mentre l’oceano si richiudeva sopra di lei.}
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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A Drop In The Ocean

Capitolo Tre

~Ocean Wide~
 
 
If love is an ocean wide
We’ll swim in the tears we cry
They’ll see us through to the other side
We’re gonna make it
When love is a raging sea
You can hold on to me
We’ll find a way tonight
Love is an ocean wide
 
 

*Golfo dei Naufragi, Terre della Lunga Estate

Faceva caldo. Poteva sentire il sole battere sulla sua pelle. Poteva sentirlo scaldarla lentamente, penetrare in profondità, incendiarla.
Faceva freddo. Poteva sentire l’oscurità strisciarle addosso lentamente, penetrare in profondità, corroderle l’anima come un veleno. Come la magia.
Ariel aprì gli occhi. Si alzò a sedere. Mosse le gambe. Le gambe.
Non era un sogno. Non era una visione mistica ispirata da uno spirito. Era realtà.
 
*
 
- Hey!
Ariel si voltò, poggiando i palmi delle mani sulla sabbia morbida della spiaggia. Ne approfittò per guardarsi intorno. Conosceva quel posto: il famigerato Golfo dei Naufragi. Nessun umano a bordo di una nave gli si avvicinava. Nessuna sirena nel profondo del mare nuotava nelle sue vicinanze. Le leggende dicevano che era un luogo maledetto. Maledetto e popolato dalla magia nera.
Una figura correva verso di lei dalla foresta di mangrovie che circondava la spiaggia. Un ragazzo. Alto. Era vestito con degli abiti scuri. L’aveva chiamata.
- Hey – ripeté quando l’ebbe raggiunta. La guardò con occhi sbarrati, sconvolto. Ariel lanciò un’occhiata alle sue nuove gambe, quasi temendo che la coda fosse tornata. Quasi temendo di aver sognato tutto. Di nuovo. No, le gambe erano ancora lì. Erano avvolte in una gonna dello stesso colore della sua vecchia pinna, ma era stracciata e si intravedeva la pelle sottostante. Non aveva un bell’aspetto, dovette riconoscerlo.
- Tutto okay, tesoro?
Arie tornò a guardare il ragazzo, che le si era inginocchiato al fianco e la guardava con attenzione, quasi studiandola. Era molto bello, con i capelli corti e scuri e un velo di barba. Gli occhi erano neri ed espressivi. Spalancati sul mondo. Aveva un qualcosa di tremendamente pericoloso e intrigante, e allo stesso tempo c’era una vena di gentilezza, nei suoi gesti e nelle sue maniere. Nella sua voce calda e rassicurante. Cantilenante.
Ariel annuì, in silenzio. Non sapeva se fidarsi o meno di questo sconosciuto. Era il primo umano che incontrava, il primo con il quale aveva l’opportunità di interagire. All’improvviso temette di non esserne in grado. Temette di non riuscire a vivere sulla Terra, in quel mondo nuovo e sconosciuto che tanto l’aveva attirata, ma che in quel momento le apparve davanti con tutti i suoi pericoli e le sue incognite. Era un sogno che si avverava, sì. Il suo sogno. Niente e nessuno glielo avrebbe rovinato.
Guardò negli occhi il ragazzo e gli sorrise. – Sto bene, grazie di cuore.
Lui annuì, sollevato. – Ti ho vista.
L’aveva vista? Cioè, aveva visto la sua coda tramutarsi in un paio di gambe? Decise di mantenere la calma e comportarsi con disinvoltura.
- Mi hai vista?
- Ti ho vista arrivare sulla spiaggia, sì – rispose lui. – Sei semplicemente scivolata fuori dall’acqua e sei finita sulla sabbia. Sono corso qui da casa.
Indicò una piccola casetta abbarbicata in alto su un’altura poco lontano, che Ariel non aveva ancora notato. Da lì si poteva molto probabilmente osservare per bene il tratto di mare attaccato alla costa e la spiaggia sottostante.
- Mi chiamo Flynn – continuò lui. Le porse una mano e le rivolse un sorriso sghembo.
Lei gli sorrise. Gli strinse la mano. – Ariel.
- Ariel – ripeté lui, riflettendo. – Un nome strano. Strano ma bello – si affrettò ad aggiungere di fronte allo sguardo contrariato di lei. Rise. Aveva una bella risata, alta e tonante. Una di quelle risate vere e sincere, fatte di pancia. Ariel rise con lui.
- Ti aiuto ad alzarti, dai – la tirò in piedi facilmente, visto che ancora la teneva per mano. Ariel barcollò leggermente, appoggiandosi al suo braccio.
- Tutto okay? Immagino che tu sia ancora parecchio scombussolata.
- Un pochino – ammise lei.
- Mi dovrai raccontare come sei finita su questa maledetta spiaggia, prima o poi – disse Flynn facendole l’occhiolino.
- Flynn! Flynn, sta bene?
Ariel si voltò al suono di un’altra voce. Una donna grassoccia sgambettava verso di loro. Indossava un semplice vestito bianco di cotone e portava i capelli grigi legati in una treccia. Era scalza. Arrivava dalla stessa direzione dalla quale era spuntato Flynn.
- Sì, Penelope – rispose Flynn annuendo, ancora sorreggendo Ariel. – Sta bene. Un po’ intontita, ma bene.
- Non si parla così di una signorina, Flynn Rider! – esclamò la donna guardandolo con disapprovazione.
Flynn scoppiò a ridere. Gli piaceva proprio, allora. Ariel sorrise tra sé e sé. In fondo, le era simpatico.
- Mia cara – cominciò la donna chiamata Penelope. – Vieni, la zuppa è pronta. Mangia un boccone con noi. Ti riprenderai. Vuoi?
- Siete molto gentili, davvero – rispose Ariel. – Accetto volentieri.
Sapeva di non potersi fidare completamente di Flynn e Penelope, ma voleva pensare – e sperare – che i primi esseri umani incontrati fossero buoni e gentili proprio come apparivano.
 
*
 
Penelope e suo marito Ettore avevano trovato Flynn sulla spiaggia, esattamente come Flynn aveva trovato lei. La coppia viveva sulla spiaggia del Golfo dei Naufragi da una vita, ormai. Da quando, usciti per una battuta di pesca, una tempesta improvvisa non li aveva scaraventati proprio lì, su quella rada. E la loro vita era trascorsa tranquilla, in quella piccola casetta abbandonata sull’altura, dalla quale tenevano d’occhio il mare e sulla quale avevano eretto un piccolo faro luminoso, segnale di speranza per tutte le navi e i marinai che si perdevano nelle acque maledette del Mar dei Sargassi. Avevano trovato innumerevoli persone, molte delle quali adagiate senza vita sulla sabbia fine. Avevano visto tante altre vite spirare via, su quella stessa sabbia. Ma alcune invece semplicemente vivevano. Vivevano, ricominciavano e prendevano il loro cammino, per tornare a casa e alle loro famiglie. Per tornare alla realtà. Avevano trovato Flynn circa un mese e mezzo prima. Sembrava quasi morto, boccheggiante e senza fiato. Era ferito, con varie escoriazioni e qualche osso rotto e un brutto bernoccolo. Aveva anche perso del sangue per via di una ferita al fianco. Penelope lo aveva curato con amore, accogliendolo in casa sua, e Flynn si era piano piano ripreso. Nessuno fece parola sulla causa del suo naufragio e Ariel non fece domande indiscrete.
Ettore aveva tutti i capelli bianchi ed era dolce e silenzioso. Era la moglie quella più chiacchierona dei due e correva di qua e di là nella piccola cucina, affaccendata e attiva. Flynn si era praticamente ripreso, era guarito ed era pronto per tornare alla sua vita.
- Anche se Penelope non intende farmi andare via – aggiunse lui ridendo, passandole i piatti sporchi che la donna si apprestava a lavare.
- Non ascoltarlo, Ariel – disse lei. – Dico solo che mi mancherà. Lui più di chiunque altro sia mai stato qui e se ne sia andato prima di lui.
Ariel le sorrise. Penelope le piaceva. Era calorosa, espansiva, pratica e spiccia. Si chiese se avesse mai avuto dei figli suoi. Da come guardava Flynn, l’istinto le diceva di no.
- C’è un tempo per ogni cosa – mormorò lentamente Ettore, pragmatico.
- È ora che io torni alla mia vita – disse Flynn, risoluto. – E che voi torniate alla vostra.
- Mi sembra giusto – convenne Ariel annuendo.
Penelope le aveva prestato un vestito molto semplice, di cotone, azzurro, fresco e profumato di buono. Nessuno le aveva fatto domande su ciò che le era accaduto e che aveva provocato il suo arrivo alla spiaggia. Sembrava quasi una prassi. Forse, semplicemente non importava. Sarebbe stata lei a raccontare tutto, quando fosse stata pronta. Non credeva che avrebbe mai potuto raccontare la sua storia a nessuno. Anche perché nessuno avrebbe capito le sue scelte. E l’avrebbero tutti guardata con occhi diversi. E non voleva.
- Perché non uscite a chiacchierare un po’, voi due? – esclamò Penelope rivolta ad Ariel e Flynn.
Quest’ultimo rivolse ad Ariel un ampio sorriso. – Che ne dici? Ti mostro la Radura Azzurra.
Il nome le ispirava cose meravigliose, così Ariel si alzò e seguì Flynn all’esterno. I sandali che le aveva dato Penelope le sembravano ancora strani, ai piedi. Ogni tanto lanciava loro uno sguardo e muoveva persino le dita, come se dovesse assicurarsi della loro corporeità. Al fianco portava sempre la sua preziosa tracolla, unico ricordo della sua vita da sirena.
La Radura Azzurra doveva il suo nome alla rocce azzurrine che costituivano il fondale del piccolo laghetto, che poi convergeva in un fiumiciattolo, che a sua volta defluiva in mare. L’azzurro delle rocce si rifletteva sulla parete a strapiombo che chiudeva la radura da un lato e perfino le foglie delle mangrovie della foresta circostante sembravano riflettere la luce. Ariel ne rimase incantata. Si sedette in riva al laghetto, giocando con l’acqua fresca e cristallina. Le sembrava strano, toccare l’acqua senza esservi immersa. Senza sentirsi circondata da quell’immensità.
- Allora – cominciò Flynn sedendosile di fronte su un piccolo scoglio. – Ora puoi raccontarmi cosa ti è successo.
Ariel lo guardò, indecisa. No, non avrebbe potuto dirgli la verità.
- Il fatto è che non mi ricordo – rispose, scegliendo la via più semplice e innocua. In fondo, era plausibile che avesse perso momentaneamente la memoria. O almeno, che non avesse più ricordi sull’incidente. Attina aveva spiegato qualcosa, in proposito, a lei e alle sue sorelle, durante una delle sue lezioni. Ariel non ricordava tutto con esattezza, ma su quel particolare era piuttosto sicura di sé. – Ricordo solo che ero in viaggio per Port Royal. Ero con mia sorella. Alana. – Ariel decise di aggiungervi qualche dettaglio, per rendere il tutto credibile. – Poi diventa tutto piuttosto confuso e caotico… - aggrottò le sopracciglia, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.
- Non preoccuparti – disse Flynn. – È normale non ricordare l’incidente. Nemmeno io ricordo bene cosa è successo. So solo che ero a bordo della Jolly Roger e che-
- Come, scusa? Hai detto Jolly Roger? – esclamò Ariel interrompendolo.
Aveva sentito parlare tantissimo della famosa Jolly Roger, il terrore dei Cinque Mari e regno di Barbanera. Persino le sirene si tenevano alla larga. Ariel l’aveva vista solo una volta, da lontano, ormeggiata a Tortuga, il covo della ciurma di Edward Teach, tutta illuminata a festa, splendente, bellissima e fatale.
- Ho detto Jolly Roger, sì. Sono un pirata, Ariel.
- Un pirata… - ripeté Ariel, quasi assaporando la parola.
- C’è stata una tempesta e temo di essere caduto in mare.
- E i tuoi… ehm… compagni, non sono venuti in tuo soccorso? Non sono venuti a cercarti?
- Chi resta indietro, rimane indietro – rispose lui. – Una delle regole del Codice. Hanno solo rispettato la nostra legge. Li capisco.
Ariel annuì. Non comprendeva appieno il senso delle parole di Flynn: le leggi e le regole le erano sempre state strette.
- Domani parto per Port Royal. Per raggiungere i miei compagni. Spero di trovarli lì. Altrimenti aspetterò il loro arrivo – spiegò Flynn.
- A Port Royal… - rifletté lei. – Vengo con te.
- Vieni con me?
- Vengo con te. Non conosco queste terre, mi perderei. E poi, il viaggio in solitaria sarebbe noioso.
Gli fece l’occhiolino e Flynn le sorrise. – D’accordo, rossa. Verrai con me. Ma cosa devi fare, a Port Royal?
- Port Royal è la capitale delle Terre della Lunga Estate. Se mia sorella è sopravvissuta al naufragio, sicuramente sarà lì. E la troverò.
- Spero che tu possa ritrovarla, Ariel – concluse Flynn, guardandola speranzoso. Era atipico e strano, per essere un pirata. Ariel pensava che fossero tutti cafoni, maleducati e maiali, assassini senza scrupoli e manipolatori. Invece, anche quelle storie erano false. Tutto ciò che le era stato insegnato lo era. Flynn non era affatto così. Un po’ le dispiacque avergli raccontato una bugia anche su Port Royal, ma in fondo, nessuno avrebbe potuto sapere la verità su Davy Jones. Nessuno.
 
 
* * *
 
 
*Porto di Agrabah, Isola delle Sabbie - un anno prima
 
Aladdin correva. Le stradine tortuose della Città Bassa si snodavano in vicoli e pertugi stretti e soffocanti e il giovane vi sgusciava attraverso, precipitandosi verso il porto. Sentiva i passi pesanti delle guardie alle sue spalle, le sciabole tintinnati alla cintura, le perle sull’elmo che suonavano al vento. Ogni tanto intravedeva un vago bagliore di azzurro: il mare. La salvezza. Doveva solo arrivare al porto e cercare un riparo, per poi tentare la fortuna su qualche nave mercantile diretta ad est, oppure su un galeone in rotta per lo Stretto dei Sussurri. Una volta lontano da Agrabah, avrebbe cercato di pianificare la sua vendetta. Le crudeli azioni di Jafar non sarebbero rimaste impunite: la conquista della città e dell’Isola, il suo matrimonio forzato con la principessa, l’imprigionamento del sultano. Tutto quanto. Aladdin lo avrebbe sconfitto e ricacciato all’inferno. Non sapeva ancora né come né quando, ma aveva fatto una promessa, una promessa col sangue e con la testimonianza della Luna Gialla alta nel cielo di mezzanotte, riflettente la sua luce sulle cupole del Palazzo Reale. Una promessa che avrebbe mantenuto, anche a costo della vita.
Sbucò finalmente sul grande porto di Agrabah, pullulante marinai, gente affannata e di corsa, mercanti, compratori, schiavisti e trafficanti di relitti e pietre preziose. C’era chi vendeva e chi acquistava, in un caos primigenio di voci e grida e offerte. Un enorme schiavo, impiegato su una grossa baleniera proveniente dalle Lande di Fuoco, all’Estremo Oriente delle Terre Conosciute, stava scaricando alcune mucche bianche, raggruppandole tutte in un grande recinto poco lontano, nel quale si svolgeva il giornaliero mercato del bestiame di Agrabah. Aladdin ne approfittò e si nascose dietro gli animali, sfuggendo così alla vista delle guardie di Jafar. Seguì per un lungo tratto le mucche e lo schiavo, per poi sgattaiolare dietro una grossa cassa poggiata accanto al molo. Affannato dopo la spericolata corsa, riprese fiato e lanciò un’occhiata dietro la sua spalla. Le guardie erano tutte dirette verso la parte opposta del porto, verso il mercato coperto e il Bazar, credendo forse che lui si sarebbe diretto in quella direzione. Bene. Avrebbe recuperato tempo per inventarsi qualcosa. In quel momento, il sole venne oscurato da una delle navi più grandi e più belle che Aladdin avesse mai visto. Le vele erano bianche, ma una vasta bandiera nera era spiegata al vento. Un teschio bianco vi campeggiava sopra. Non aveva mai visto niente di così imponente e splendente in vita sua, e di navi ne aveva viste tante. Era solito sgattaiolare al loro interno per rubacchiare dalle cucine o dalla stiva. Talvolta aveva trovato anche carichi preziosi, e qualche piatto d’oro o bicchiere di vetro smaltato proveniente dai Luoghi Lontani, che lo aveva salvato dalla morte per fame. Ad Agrabah, i commercianti in manufatti antichi e preziosi pagavano bene e Aladdin era in contatto stretto con un paio di loro, risiedenti nel Quartiere degli Ori, meta di uomini di malaffare, malfattori e gente invischiata in traffici illeciti. Agrabah era un covo di perdizione e maledizioni, soprattutto dopo la presa del potere da parte di Jafar. Molti possidenti e uomini di prestigio erano scappati dall’Isola alle prime avvisaglie di colpo di stato e avevano portato con sé le loro ricchezze e, con loro, quello che c’era di buono, onesto e produttivo nella città. Era rimasto tutto il marcio.
Il galeone mollò gli ormeggi e venne stesa la passerella di legno, che terminava proprio ai piedi di Aladdin. Quest’ultimo si limitò ad osservare i pirati - perché pirati erano, lo aveva capito dalla bandiera - affaccendarsi in modo frenetico, riunire il sartiame e gettare l’ancora. Era sempre stato affascinato dalle navi, doveva ammetterlo.
Una figura alta, vestita di scuro, procedette lungo la passerella, mettendo piede per primo sui ciottoli umidi e sporchi del porto di Agrabah. Aladdin lanciò un’altra occhiata dietro di sé. Intravide le guardie che, contrariate e visibilmente irritate, facevano ritorno dal Bazar. Ovviamente a mani vuote, visto che non avevano trovato traccia del loro ladruncolo preferito. E così decise di tentare la sorte. Sperando in una vittoria.
Si alzò e si piazzò di fronte all’uomo che era sceso dal galeone pirata, che si bloccò, stupito, e lo guardò incuriosito, e anche visibilmente infastidito.
- Toglietevi di mezzo - biascicò, serio.
- Mi toglierò di mezzo solo dopo che mi avrete dato un posto sulla vostra nave, capitano - esclamò Aladdin, intraprendente e per nulla spaventato. L’uomo portava una lunga spada alla cintura e non sembrava avere problemi ad usarla.
- La mia nave? Vi sbagliate - replicò l’altro. - E non vi conviene dover incontrare il mio capitano. Quindi ripeto, toglietevi di mezzo.
- Siete pirati - insistette Aladdin, deciso. - Ho visto la bandiera, anche se vi siete affrettati a toglierla appena entrati in porto. Ma io l’ho vista. E le guardie di Jafar saprebbero riconoscere un pirata anche se vestito da sultano. Non vi conviene imbattervi in loro. E, guarda caso, stanno proprio venendo da questa parte…
L’uomo lanciò un’occhiata nella direzione indicatagli da Aladdin e sbarrò gli occhi. Le guardie indicarono la nave e affrettarono il passo, rallentati però dalla folla che popolava il porto. L’uomo tornò a guardare Aladdin, che continuò: - Si da’ il caso che io fugga proprio da loro. Datemi un posto sulla vostra nave, posso svolgere qualsiasi lavoro. E io vi porterò via da Agrabah.
- Portarci via da Agrabah? - ripeté l’altro, ridendo. - Credi che questa nave - e indicò alle sue spalle - non sappia uscire da un semplice porto?
- Il porto di Agrabah non è un semplice porto. Non avete mai sentito parlare del Deserto Settentrionale? Si estende nella zona nord dell’Isola e arriva fino al mare. Fin sotto il mare. Creando un avvallamento noto come Presa Mortale. Sabbie mobili - aggiunse Aladdin in risposta alla faccia stupita dell’altro uomo. - Non c’è scampo, per nessuna nave. Nemmeno per una nave come questa.
L’uomo sembrò rifletterci sopra un attimo, voltandosi verso la sua nave e incontrando poi lo sguardo di un giovane uomo, appoggiato al parapetto. Aveva una barba rada sulle guance e due occhi scuri come la notte.
- Tutto bene, Killian? - gli gridò.
- Sì, Flynn, tranquillo. Avverti il capitano. Ce ne andiamo. E tu - aggiunse rivolgendosi ad Aladdin e abbandonando ogni formalità - non farmi pentire di averti accolto sulla Jolly Roger. Pirata.
Aladdin gli sorrise furbescamente. - Non te ne pentirai. Io sono Aladdin.
I due si strinsero la mano e poi Aladdin seguì l’uomo chiamato Killian a bordo della Jolly Roger. Il ragazzo di prima, Flynn, venne loro incontro, mentre alcuni uomini ritiravano la passerella.
- E lui? - chiese, contrariato. - Barbanera cosa ne penserà?
Aladdin aveva già sentito parlare di Barbanera, ma mai avrebbe pensato di salire sulla sua nave, un giorno. Addirittura come membro dell’equipaggio.
- Al vecchio Teach andrà bene. Abbiamo perso Howard, la scorsa settimana. Due braccia in più ci faranno comodo - replicò Killian. Poi si voltò verso Aladdin. - Benvenuto a bordo. Sono Killian Jones, secondo del capitano e nostromo della Jolly Roger. Lui è Flynn Rider. Risponderai a lui, per adesso. Tutto ciò che ti dirà di fare, tu lo farai. Siamo intesi?
- Intesi - rispose Aladdin pronto. Intanto, la nave aveva cominciato a lasciare il porto di Agrabah. Le guardie avevano finalmente raggiunto il molo, ma era ormai troppo tardi.
Aladdin rivolse uno sguardo a Flynn e poi osservò Killian dirigersi al timone. Lo chiamò.
- Hai detto che saresti riuscito a portarci fuori da Agrabah. Bene. Stiamo aspettando.
Aladdin sospirò. Salutò mentalmente l’Isola e le sue torri splendenti, i deserti e le Valli di Rubino. La cupola più alta del palazzo risplendeva al sole.
Un giorno sarebbe tornato. Lo aveva promesso.
 
 
* * *
 
 
*Golfo dei Sospiri, Mare di Giada
 
- Qualcosa ti preoccupa.
Killian Jones distolse lo sguardo dal mare, placido e tranquillo alla luce dell’alba. Tutti dormivano ancora, sulla Jolly Roger. Aveva mandato a dormire la vedetta, salendo lui stesso sulla coffa. Da lì, gli sembrava quasi di poter volare. Gli sembrava di poter toccare il cielo, pur rimanendo in mare. Si girò e incontrò lo sguardo di Aladdin, in piedi sulla piccola scala alle sue spalle.
- Aladdin - lo salutò, mentre il ragazzo gli si sedeva accanto, scrutando l’oceano.
- Non sei solito alzarti all’alba - continuò il nuovo arrivato. - Cosa è successo?
Killian raccontò all’amico quello che era stato deciso nella cabina di Barbanera. Tutti a bordo erano a conoscenza dell’attacco a Port Royal, ma in pochi conoscevano tutti i dettagli della riunione. Aladdin era uno dei pochi, veri amici di Killian, al quale quest’ultimo aveva sempre confidato tutto e del quale sapeva di potersi fidare. Aveva accolto Aladdin a bordo soltanto l’anno prima, ma gli sembrava di conoscerlo da sempre. Da quando avevano perso Flynn nel Golfo dei Naufragi, più di un mese prima, erano rimasti soltanto loro due. E il ricordo del loro amico era ancora vivo, come se non se ne fosse mai andato.
- Be’, che il vecchio Teach sia un po’ ammattito lo sappiamo tutti - commentò Aladdin al termine del discorso di Killian. - Cosa spera di ottenere, cercando di conquistare Port Royal? Ci abbiamo già provato ed è finita male. Tutti ci hanno provato, negli ultimi secoli. Ed è sempre finita male. È pazzo?
Aladdin non aveva paura di esprimere il suo parere e il suo dissenso, anche se stava ben attento a chi rivolgere i suoi dubbi.
- Non lo so - rispose Killian. - So solo che sarà un’altra missione suicida, come quella alle Scogliere Nere. E abbiamo perso Flynn, per colpa del piano di quel vecchio visionario di Johnatan… Non ho intenzione di perdere altri membri dell’equipaggio.
- E cosa hai intenzione di fare? Ammutinarti? Ribellarti? Uccidere Teach e darlo in pasto ai coccodrilli?
Killina si lasciò sfuggire un sorriso. Aladdin sapeva sempre rimetterlo di buonumore.
- Non farò niente, amico - rispose semplicemente. - E spero tanto che la sortita a Port Royal non si trasformi in una carneficina. Il commodoro Norrington rimane pur sempre un osso duro.
James Norrington era a comando della flotta reale ormeggiata a Port Royal. Soltanto sei mesi prima, il Principe era morto, lasciando in mano lo scettro al figlio, Eric. Quest’ultimo aveva confermato Norrington alla guida delle sue navi e non sembrava intenzionato ad abbassare la guardia, meno che meno con la Jolly Roger, antica nemica e minaccia per la sua città. Killian avrebbe tanto voluto affrontarlo, il principe Eric. Avevano più o meno la stessa età e Killian lo ricordava ancora, dai tempi dell’orfanotrofio, quando una volta all’anno venivano portati in piazza alla Festa di Mezza Estate in onore della famiglia reale. Eric se ne stava sempre seduto sul palco d’onore, con la sua famiglia, silenzioso e altezzoso, mentre sulla piazza principale gli Sbandieratori e gli Sputafuoco si esibivano per il diletto dei potenti. Killian aveva sempre odiato quelle feste, mentre durante tutto il resto dell’anno attendeva con ansia quella giornata, durante la quale aveva la possibilità di uscire dall’orfanotrofio e vedere meglio il cielo.
- Anche tu sei un osso duro, Killian Jones - replicò Aladdin, e lui tornò alla realtà. Osservò l’amico.
- Posso dire la stessa cosa di te - gli disse. - Sempre intenzionato a mantenere la promessa?
- Sempre - confermò l’altro, deciso, perdendosi poi ad osservare il mare.
Aladdin gli aveva raccontato della sua leggendaria promessa, la notte prima di scappare da palazzo - e da Agrabah. La promessa fatta ad una principessa lontana, persa nelle sabbie del tempo, prigioniera di un tiranno. Una promessa che lo tormentava giorno e notte, quando Jasmine, figlia del sultano di Agrabah, gli faceva visita in sonno, gli sorrideva e gli carezzava una guancia, per poi scomparire piangendo. Killian rimaneva sempre turbato quando Aladdin gli raccontava quegli incubi. La forza dirompente dell’amore era in grado di trasformare un uomo, cambiandolo e talvolta maledicendolo per sempre. Non era mai stato innamorato, lui. Aveva conosciuto molte donne, e aveva dormito con più della metà di esse, ma mai nessuna gli aveva rubato il cuore. Non fino in fondo.
- E io manterrò la mia - concluse Killian tornando a guardare Aladdin. - Un giorno, la Jolly Roger sarà mia e insieme andremo a sconfiggere Jafar. Fosse l’ultima cosa che faccio.
 
 


 
NOTE
  • Il titolo del capitolo e la citazione arrivano direttamente dalla bellissima “Ocean Wide” dei The Afters.
  • Flynn Rider: sì, è proprio lui, il nostro amato Flynn dal cartone “Rapunzel”.
  • Penelope ed Ettore sono due personaggi di fantasia. Diciamo che mi hanno ispirata i genitori adottivi di Hercules nell’omonimo cartone, Alcmena e Anfitrione. I nomi però arrivano da quel genio antico di Omero.
  • Aladdin: devo davvero specificare? XD
  • Agrabah: la città di Aladdin nel cartone Disney.
  • Luna Gialla: ho pensato che fosse piuttosto evocativa per una promessa.
  • Isola delle Sabbie, Città Bassa, Quartiere degli Ori, Valli di Rubino: tutti nomi inventati da me.
  • Johantan: è uno dei pirati comparsi nel capitolo uno, incontrato durante la riunione nella cabina di Barbanera. Anche in quel frangente non si è rivelato così simpatico.
  • James Norrington: dai “Pirati dei Caraibi”.
  • Eric: non poteva mancare il nostro principe.
  • Mar dei Sargassi: l'espressione Mar dei Sargassi si riferisce alla porzione di Oceano Atlantico compresa fra gli arcipelaghi delle Grandi Antille - a ovest - e le Azzorre - a est (Wikipedia.it).
  • Golfo dei Naufragi, Scogliere Nere: da “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di GRR Martin.
  • Deserto Settentrionale, Luoghi Lontani: da “Il Signore degli Anelli” di JRR Tolkien.
 
 
 
Eccomi qui con il nuovo capitolo, finalmente!
La nostra Ariel ha le gambe, per fortuna. Non è un sogno, questa volta. E incontriamo Flynn Rider. Che ve ne pare? Io lo trovo adorabile. Così come adoro Aladdin. Spero vi sia piaciuto il piccolo flashback su di lui e sul suo primo incontro con Killian. Mi sta venendo voglia di scrivere su Aladdin e Jasmine, adesso XD Infine, Killian sembra intenzionato a conquistare la Jolly Roger, un giorno… ambizioso, il ragazzo u.u Ovviamente, noi sappiamo che ce la farà.
 
Si aprono parecchi interrogativi. Ariel non vuole rivelare a nessuno, meno che meno a Flynn, il suo patto con Davy Jones, ma in cosa consiste questo patto? Cosa dovrà sacrificare la nostra eroina? Flynn riuscirà a tornare a bordo della Jolly Roger? E la conquista di Port Royal? Andrà a buon fine? Ricordate solo il messaggio anonimo inviato a Mulan alla fine dello scorso capitolo… anche Sao Feng sa… temo che per Port Royal si prospetti un bel po’ di movimento… Staremo a vedere.
 
Vi lascio come sempre il link al mio gruppo FB.
Eccolo: 
https://www.facebook.com/groups/159506810913907/
 
Ringrazio come al solito le ragazze che mi seguono, leggono, recensiscono e fangirlano <3
 
Marti
 
   
 
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