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Autore: Giulietta_3    23/11/2013    3 recensioni
Dal primo capitolo:
Margot odiava le cose nuove. Odiava il nuovo profumo di sua madre e i nuovi vasi che aveva comprato per il salotto. Odiava il suo nuovo armadietto e il suo nuovo libro di testo di inglese.
E sedendosi quel giorno di fianco alla sua compagna di banco, che nonostante fosse nuova, non odiava poi così tanto, Margot Smith non poteva fare altro che pensare che avrebbe sicuramente odiato il nuovo professore di inglese.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Margot non aveva più fretta.
Da quando la ragazza dai sogni infranti era arrivata a Londra, non aveva più bisogno di correre.
Dai sogni infranti perché così la chiamavano a scuola, dai sogni infranti perché aveva gli occhi di chi non aveva più niente per cui restare.

Ma, Margot, aveva qualcosa, qualcosa per qui valesse la pena combattere, qualcosa per qui valesse la pena rimanere.
Restava per il tappeto della sua stanza, che le ricordava tanto quello che sua nonna aveva in cucina;
restava per il nuovo taglio di capelli di sua madre e per il profumo dolciastro di Christine.
Rimaneva per le sue convers consumate e per il gelato del bar dietro l’angolo.
Margot rimaneva perché non aveva più fretta.

Prima di arrivare a Londra, Margot aveva sempre una dannatissima fretta, fretta di fare i compiti, di farsi il bagno, di mangiare il pollo della domenica, di vivere.
Aveva fretta perché voleva fuggire, perché la vita le andava stretta.
Aveva fretta perché sapeva che, mentre lei ogni giorno diventava sempre più grande, suo padre diventava sempre più vecchio, sempre più vulnerabile, sempre meno vivo.

Per lungo tempo la ragazza dagli occhi color del mare si era sentita in colpa per quel pensiero cattivo, in colpa perché non era normale che una figlia volesse il peggio per il proprio padre, in colpa perché aveva una dannata voglia di scappare.
Poi, mentre diventava sempre più grande e sempre più consapevole, quel senso di angoscia era andato a scemare, sostituito solo dal dolore e dal disprezzo.
Disprezzo per quel padre che non l’aveva mai vista come una figlia, dolore per se stessa che non era fatta per nessuno, nemmeno per se stessa.
 
 
 
Era da un po’ che Margot Smith non andava più di fretta eppure quel giorno, qualcosa la agitava, qualcosa la faceva andare di corsa.
Forse il fatto che per tutta la settimana con Harry si fossero scambiati solo poche parole, forse perché la sua mente iniziava ad inventare ipotesi su ipotesi, forse perché non vedeva da troppo tempo sua madre, che in quel periodo lavorava davvero troppo o forse, e dico solo forse, perché per tutta la settimana si era sentita osservata.

Era stata solo una sensazione, una di quelle che ti si legano alla pelle e di cui è difficile non preoccuparsi, ma aveva la netta sensazione che due occhi profondi la fissassero costantemente.
Per questo faceva sempre la doppia mandata alla porta, per questo, prima di fare la doccia, chiudeva le tende della finestra, per paura che qualcuno la stesse spiando.
Si sentiva un po’ stupida, ma era davvero più forte di lei.
Si ripeteva spesso che stava diventando paranoica, con tutte quelle mandate alla porta, ma non poteva farci nulla, perché quella sensazione proprio non voleva lasciarla andare.

Quando però, dopo un bagno caldo e una cioccolata bollente, aveva deciso di guardare un po’ di tv per distrarsi un po’ e aveva sentito contemporaneamente il telefonino squillare, indicando che Harry le aveva inviato un messaggio, tutta quella paura era stata distintamente sostituita dall’emozione.
‘Esci un attimo fuori’
 
 
 
Margot non era andata di fretta, perché aveva smesso di correre, aveva deciso invece di guardarsi allo specchio, di legarsi i capelli e di finire la cioccolata calda prima di uscire.
Aveva  deciso così perché voleva godersi a pieno la sensazione di calore che quel messaggio le aveva fatto diradare nel petto e poi, se la vogliamo proprio dire tutta, voleva vendicarsi.
Lei aveva aspettato una settimana un misero messaggio, o anche una singola parola.
Per lui aspettare cinque minuti non sarebbe stato un problema.


Quindi si diresse lentamente verso la porta, e quando arrivò all’uscio, con lentezza girò la chiave nella toppa arrugginita.
 

‘Devo dirti una cosa’
Margot aveva appena aperto la porta, e si era ritrovata davanti ad un Harry davvero troppo bello per essere descritto.
Aveva gli occhi più verdi e liquidi del solito e i capelli erano imperlati da piccole stelle di neve.


‘E’ bello sentire la tua voce Harry sai da quanto non la sento?’  
Non sapeva dove, sinceramente, avesse trovato il coraggio di dire quelle parole, perché non erano ancora una coppia, o forse è meglio dire, non erano proprio un bel niente, nonostante ciò, nonostante fosse cosciente che  non avesse il diritto di essere arrabbiata, lo era, con tutta se stessa, per la prima volta.


‘Lo so Margot mi dispiace, so bene che non mi sono fatto sentire e so anche che sei arrabbiata e che ora l’ultima cosa che vorresti fare è ascoltarmi ma ho davvero una cosa importante da dirti. Sono qui per insegnarti un’altra cosa sull’amore’
A Margot sudarono le mani, perché Harry si fece troppo vicino, così vicino da sembrare reale, e Margot non poteva aggrapparsi a quella realtà, perché c’erano cose della sua vita che non poteva di certo dimenticare.
Harry sfiorò delicatamente le sue labbra con le proprie, con gli occhi ben fissi nei suoi e le labbra morbide di chi è pronto a dire qualcosa di forte, di importante, qualcosa che cambierà di certo la situazione. Intanto Margot aveva smesso di respirare.



‘Non riesco a pensare che a te, al tuo fottuto modo di camminare e ai tuoi capelli neri.
Penso ad ogni singolo momento che ho passato con te, come quella volta che ci siamo incontrati per i corridoi e tu mi hai guardato con quegli occhi e io non ho fatto altro che ricordare quel momento per una settimana.
E so già che mi pentirò di ciò che sto facendo, che mi pentirò amaramente di aver seguito quel rottame che è il mio cuore e non la mia adorata testa ma non posso farci nulla, perché rischio di diventare pazzo tanto dalla voglia che ho di baciarti.
Quindi è questa la mia lezione di oggi Margot.
L’amore non è razionale, non è intelligente né furbo, è un coglione, uno stupido sentimento che ti da cinquanta per cento di possibilità di vincita e cinquanta di perdita.
E’ proprio questo il bello, ti pentiresti in entrambi i casi, nel primo di aver ceduto, nel secondo di non averlo fatto.
Sta sempre a te, scegliere di quale ti pentirai meno’.
Finì il suo discorso e aspettò in silenzio che Margot scegliesse cosa fosse meglio fare, con il cuore nelle scarpe e le mani in tasca.
Quando poi Margot finalmente iniziò di nuovo a respirare e mise insieme quel poco di neuroni che non si erano ancora congelati parlò, e fu come se il mondo si fosse fermato.



‘Io non so nulla sull’amore, non so cosa ci si regala ai compleanni e nemmeno come bisogna comportarsi di fronte alla gente.
 E lo so già, so già che dimenticherai cose che io ricorderò per sempre, so già che sarò io quella che si farà più male.
 Ma anche io non riesco a pensare ad altri che a te.’
E fu così che Margot si ritrovò premuta sulla porta con le mani bloccate all’insù e la bocca intenta a fare tutto tranne che a parlare, ma per quel momento andava bene così.
Andava bene che due ragazzi si amassero, andava bene che il cuore avesse di nuovo prevalso.
Perché non era colpa di nessuno, nemmeno dell’amore.
Perché l’amore da sempre il cinquanta per cento di possibilità di vincita e cinquanta di perdita.
Sta a noi scegliere.
E loro avevano scelto.
 



 

Spazio Autrice
Lo so lo so, dovrei essere fucilata, ma ho avuto davvero tante cose da fare.
Finalmente mi sono levata questo grande peso dalle spalle, farli dichiarare è stato come un parto per me.
I miei bimbi stanno crescendo ( sono commossa ).
Bando alle ciance, fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto, spero.
XOXO
  
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