Visita a un gioiello
Fëanor - Míriel - Irmo
Fëanor - Míriel - Irmo
Fëanáro fermò il cavallo fuori dai Giardini. Era ancora giovane l’ultima volta che suo padre l’aveva portato a visitare quell luogo; strusciò la criniera dell’animale in un gesto automatico che ritardava il momento dell’incontro, se incontro poteva essere chiamato. Si voltò e aggrottò la fronte, persino davanti alla bellezza che stave ammirando, circondante la casa di Irmo. Non aveva detto a Nerdanel dove avrebbe trascorso il suo tempo: si poteva aspettare, ormai, di vederlo sparire per un giorno, o due, e aveva imparato nell’anno del loro fidanzamento e durante il primo anno di matrimonio appena passato, che tali viaggi sarebbero accaduti, di tanto in tanto.
Avanzò lentamente e serrò la mascella; la luce di Tyelperion graziava le foglie con una sfumatura d’argento, una canzone distante come lo scorrere di un fiume lo chiamava dentro come una promessa di conforto and e un profumo di fiori notturni riempiva l’aria. L’erba verde sotto I suoi piedi era il pavimento di quel tempio e il suono gentile degli uccellini tra i rami era i suoi muri. Certamente non poteva pensare a uno scrigno di tesori migliore per un gioiello che non poteva marcire, non era così?
Si fermò, in silenzio, inalò l’aria odorosa e, guardando avanti, i suoi occhi luminosi incontrarono una figura vestita in bianco, con capelli chiari e un viso gentile. Fëanáro strinse leggermente le labbra. « Irmo Lórien. » Non era un saluto, ma un’affermazione.
Il Vala sorrise leggermente. « Sai dove trovarla. Sono certo che ricordi. »
Ricordava. Non c’erano dubbi che ricordasse, persino se era passato sì tanto tempo, e tuttavia non avanzò per andare a incontrarla – lo seppe nell’esatto momento in cui guardò negli occhi di Irmo e osservò le sue mani giunte e i suoi piedi nudi, fermo come una statua, ma chiaro e luminoso come una visione. Seppe che non l’avrebbe visitata, né adesso né mai più in futuro, poichè avrebbe trovato solo un’effigie di lutto, un corpo perfetto che non sarebbe stato mai più la casa di uno spirito.
C’erano abbastanza memorie di una regina morta intorno a lui; alcuni ritratti, il bellissimo lavoro delle sue mani, un nome mal pronunciato, uno Statuto. Rimanenze di un cadavere. Poche cose celebravano ancora i suoi desideri viventi e quasi nessuna il suo spirito, che non era lì, sotto le cure di mani gentili e in mezzo alla serenità dei Giardini. E lui non desiderava onorare un corpo vuoto di bellezza intoccata, ma senza luce all’interno.
Per un attimo osservò soltanto. « –Non tornerò di nuovo » annunciò schiettamente, con occhi più simili a pietre che a stelle.
Irmo inclinò la testa ma poi annuì quietamente – e Fëanáro si voltò per andarsene.
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I giardini di Irmo sono il luogo dove la madre di Fëanor (o meglio, il suo corpo) era custodita. Il nome della madre viene dalla radice di "gioiello", da lì il titolo e il paragone. Il nome mal pronunciato è un riferimento alla Shibboleth di Fëanor che si trova nel libro Morgoth's Ring. Grazie a tutti quelli che leggono e commentano. ♥
Avanzò lentamente e serrò la mascella; la luce di Tyelperion graziava le foglie con una sfumatura d’argento, una canzone distante come lo scorrere di un fiume lo chiamava dentro come una promessa di conforto and e un profumo di fiori notturni riempiva l’aria. L’erba verde sotto I suoi piedi era il pavimento di quel tempio e il suono gentile degli uccellini tra i rami era i suoi muri. Certamente non poteva pensare a uno scrigno di tesori migliore per un gioiello che non poteva marcire, non era così?
Si fermò, in silenzio, inalò l’aria odorosa e, guardando avanti, i suoi occhi luminosi incontrarono una figura vestita in bianco, con capelli chiari e un viso gentile. Fëanáro strinse leggermente le labbra. « Irmo Lórien. » Non era un saluto, ma un’affermazione.
Il Vala sorrise leggermente. « Sai dove trovarla. Sono certo che ricordi. »
Ricordava. Non c’erano dubbi che ricordasse, persino se era passato sì tanto tempo, e tuttavia non avanzò per andare a incontrarla – lo seppe nell’esatto momento in cui guardò negli occhi di Irmo e osservò le sue mani giunte e i suoi piedi nudi, fermo come una statua, ma chiaro e luminoso come una visione. Seppe che non l’avrebbe visitata, né adesso né mai più in futuro, poichè avrebbe trovato solo un’effigie di lutto, un corpo perfetto che non sarebbe stato mai più la casa di uno spirito.
C’erano abbastanza memorie di una regina morta intorno a lui; alcuni ritratti, il bellissimo lavoro delle sue mani, un nome mal pronunciato, uno Statuto. Rimanenze di un cadavere. Poche cose celebravano ancora i suoi desideri viventi e quasi nessuna il suo spirito, che non era lì, sotto le cure di mani gentili e in mezzo alla serenità dei Giardini. E lui non desiderava onorare un corpo vuoto di bellezza intoccata, ma senza luce all’interno.
Per un attimo osservò soltanto. « –Non tornerò di nuovo » annunciò schiettamente, con occhi più simili a pietre che a stelle.
Irmo inclinò la testa ma poi annuì quietamente – e Fëanáro si voltò per andarsene.
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I giardini di Irmo sono il luogo dove la madre di Fëanor (o meglio, il suo corpo) era custodita. Il nome della madre viene dalla radice di "gioiello", da lì il titolo e il paragone. Il nome mal pronunciato è un riferimento alla Shibboleth di Fëanor che si trova nel libro Morgoth's Ring. Grazie a tutti quelli che leggono e commentano. ♥