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Autore: giorgtaker    23/11/2013    6 recensioni
Qualcuno si è mai chiesto come Mercuzio sia arrivato a Verona?
Come abbia conosciuto Benvolio e Romeo?
Cosa abbiano combinato tutti e tre assieme prima che Romeo incontrasse Giulietta?
E se incontrasse una ragazza di nome Beatrice e se ne innamorasse?
Questa è la storia di Mercuzio, anzi l'altra sua storia ^^
Spero vi piaccia :D enjoy
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mercuzio rimase a fissare quei due bambini per qualche secondo. Era colpito dal fatto che quello che doveva essere Benvolio lo guardava divertito, mentre l’altro era sorpreso nel vederlo.
“Perché ti sei buttato a terra? Alzati!” gli disse il riccio tendendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Mercuzio guardò la mano e poi il bambino. La afferrò dopo qualche momento di incertezza e si rialzò. Si pulì i calzoni e guardò di nuovo i due che aveva davanti. Dopo un primo momento di incertezza disse “Se siete dei Capuleti vi vorrei dire che già ho incontrato Tebaldo e che è un maleducato. Se siete amici suoi ditegli queste mie parole: che non si faccia più venire in mente che mi possa trattare così o la prossima volta gli scateno addosso il mio fido destriero”
I due bambini fissarono Mercuzio per qualche secondo prima di scoppiare in una fragorosa risata, di cui il biondo non capiva il perché.
“Noi siamo nemici dei Capuleti” spiegò il moro “Siamo due Montecchi noi!”
“Non capisco. Siete divisi in fazioni in questa strana città? Avete problemi territoriali? Spiegatemi, non conosco Verona!”
Benvolio e Romeo lo guardarono leggermente stupiti “Da dove vieni tu? Qui in città non c’è gatto, cane o qualsiasi altro essere vivente che non sappia della faida tra le famiglie di Montecchi e Capuleti. Per caso ti stai beffando di noi? Se così fosse, in guardia, non ti permetterò di giocare su queste cose” il moro scattò e strinse i pugni con fare combattivo pronto allo scontro, ma il povero Mercuzio lo guardò con ancora più perplessità di prima.
“Abbassa quei pugni cugino, dal suo sguardo si vede che dice il vero. Non può essere di qui, è la prima volta che lo vedo, ma non può rimanere qui e non conoscere la storia della città. Se noi ci facessimo carico di istruirlo alla vita che c’è qui a Verona?” Benvolio si esaltò alle sue stesse parole. Una sfida era quello che ci voleva in quelle giornate noiose.
“Benvolio sono sicuro che riusciremo ad arginare le lacune che ha, ma quanto tempo ci vorrà? Poi non sappiamo neanche il suo nome”
“Mi chiamo Mercuzio Della Scala” il biondino, stanco del fatto che si parlasse di lui, ma che in quel momento nessuno gli chiedesse nulla, pronunciò quelle parole con un tono abbastanza alto.
Gli altri due si girarono e lo guardarono, Benvolio con un’espressione assorta e Romeo con un sopracciglio alzato “Voi due non vi siete ancora presentati. Posso sapere chi siete?”
Romeo si inchinò “Io sono Romeo Montecchi e quello che mi sta accanto è il mio umile servitore, Benvolio”
Il castano alla parole ‘umile servitore’ si alterò “Cugino! Non ti facevo così! Non dare peso a quello che dice, ha poca considerazione di coloro che gli sono superiori di intelligenza. Comunque io sono Benvolio, almeno in questo ha detto il vero, ma sono suo cugino, non suo servo”
Mercuzio rimase ancora una volta interdetto dall’atteggiamento dei due. Scosse la testa “ Stavate giocando?”
“Si, ci stavamo nascondendo dai nostri compagni in attesa che uno di loro ci trovi e per poi scappare e così evitare di essere presi. Vuoi unirti a noi? Ti spiegheremo le regole del gioco” Romeo gli sorrise convinto che l’altro gli avrebbe risposto di si.
Sfortunatamente Mercuzio non sembrava molto convinto “Dovrei dirlo a mio cugino, ma adesso sta riposando. Non so se è sveglio, vorrei evitare di allontanarmi senza che lui lo sappia”
Proprio in quel momento si avvicinò a loro Escalus “Buongiorno bambini” li salutò.
Subito Romeo e Benvolio si inchinarono rispettosi “Buongiorno. Stavamo giusto parlando di voi”
Il principe rimase interdetto “Di cosa stavate parlando?”
“Abbiamo chiesto a vostro cugino se potesse venire a giocare per la città con noi, ma per rispetto nei vostri confronti non si voleva allontanare senza avervi avvertito” Benvolio spiegò la situazione con poche parole, anticipando il cugino che si sarebbe dilungato, com’era solito fare.
“Bene, mi compiaccio del fatto che voi abbiate chiesto a Mercuzio di venire a giocare con voi, e anche che lui non è voluto venire, poiché non mi poteva avvisare di persona della sua assenza temporanea in casa. Ovviamente ti lascio libero di giocare, ma al tramonto ti rivoglio a palazzo”
Il biondo sorrise felice a quelle parole, e avrebbe voluto abbracciare Escalus per avergli dato il permesso, ma si impose di rimanere fermo “Vi ringrazio cugino” disse semplicemente.
L’uomo annuì “Che state aspettando? Uscite, divertitevi e mi raccomando non combinate guai”
Mentre li vedeva correre fuori le mura dei giardini del palazzo, il principe sospirò e chiamò a sé un paggio “Tienili d’occhio. Non vorrei che si immischiassero in qualche guaio” quest’ultimo si inchinò e corse fuori per raggiungere i bambini.
Escalus lo seguì con lo sguardo, poi appena scomparve dietro le mura, tornò al suo studio. I compiti di quel giorno ancora non erano finiti e il pomeriggio senza quella testa bionda tra le mura di Villafranca si preannunciava lungo e noioso.
Intanto il paggio aveva raggiunto Mercuzio e i suoi nuovi amici. Quel pomeriggio corsero, urlarono e si stancarono molto.
Il biondo era felicissimo. Aveva conosciuto i compagni di avventure di Benvolio e Romeo, avevano deciso a cosa giocare e ad ogni gioco avevano pazientemente spiegato al loro nuovo amico le regole.
La gioia di stare finalmente con altri bambini che non solo si divertivano fuori le mura del palazzo, ma potevano anche correre per tutta la città indisturbati, fece felicissimo il loro nuovo compagno di giochi.
“Mercuzio, perdona la mia sfacciataggine, ma a casa tua non ti fanno giocare così?” chiese un bambino del gruppo.
Il biondo scosse la testa “Non potevo neanche uscire all’aria aperta se mio padre non mi poteva controllare. Le volte che riuscivo ad uscire da solo senza che mio padre si arrabbiasse erano quando avevamo ospiti a cena”
Tutto il gruppo lo guardò sconvolto “Per cui non conosci la gioia di bere dai ruscelli fuori le mura della città, l’andare a spiare i nemici e andare a fare gli scherzi?” gli chiese un altro.
Mercuzio sorrise e negò di nuovo “Mi dispiace, ma questa è la prima volta”
Rimasero tutti stupiti da questa rivelazione. Romeo prese parola “Compagni, dato che il nostro nuovo amico non conosce le gioie che ci sono fuori le mura del castello, io direi di cominciare a mostrargliele!”
Tutto il gruppo esultò, ma si sentì una persona che applaudiva. Si girarono tutti quanti e videro Tebaldo che, con fare provocatorio, stava battendo le mani “Ma bene. Montecchi che si preparano a fare cosa?”
Nessuno fiatò. La faida tra le due famiglie, Montecchi e Capuleti, i bambini provavano ad evitarla.
Non che fosse sempre così. Spesso si guardavano in cagnesco, o si istigavano a vicenda, a volte si battevano anche, giusto per il gusto di farlo. In quei momenti si provava la forza della famiglia avversaria, si saggiavano le capacità, si studiavano le mosse, per riuscire a sconfiggere l’avversario la volta successiva.
Romeo e Benvolio non erano esentati da quella sorta di strano gioco che durava da troppo tempo. Spesso si erano trovati ad andare contro Tebaldo e i suoi scagnozzi, e non sempre ne erano usciti illesi.
Anche se questa volta sembrava diverso. Tebaldo era solo, senza il suo solito seguito di ragazzini in cerca di una rissa. Il bambino vestito di rosso si avvicinò ancora di più al gruppo, che lo guardava in malo modo.
“Oh, che sbadato, non ero invitato per caso?” chiese in tono di sfida.
“Che cosa cerchi qui? È territorio nostro” Romeo si fece avanti, proteggendo i suoi spazi.
“Chi cerco, forse” lo corresse Tebaldo “Ho saputo che il cugino del principe è con voi. Lo volevo incontrare e farci due chiacchiere”
Mercuzio si alzò e si pose tra i due, rivolgendo uno sguardo di sfida al Capuleti “Sono qui, davanti a te. Ebbene? Di cosa mi devi parlare?”
Quest’ultimo ridacchiò “Avevo visto bene a Villafranca. Ti poni da vincente, ma stai con i perdenti. Perché non vieni a stare con noi?”
Il biondo rise a sua volta “Forse perché se i vincenti siete voi, non si vince poi granché”
Tebaldo smise di ridere, cosa che, invece, cominciarono a fare i Montecchi, nessuno escluso “Non sai chi ti stai mettendo contro” ringhiò.
“Chi mi sto mettendo contro? Il re dei gatti? Miao” Mercuzio scoppiò in una fragorosa risata,  portandosi appresso tutto il gruppo.
Il Capuleti, ferito nell’orgoglio, divenne rosso di rabbia e se ne andò indignato urlando “Ci vediamo presto mio caro Mercuzio. Non la passerai liscia!”
Appena fu abbastanza lontano, i ragazzini esplosero e si complimentarono con il biondo “Complimenti! Sei riuscito a tenerlo a bada!” “In pochi sono riusciti a farlo diventare così rosso!” “Sei una forza della natura!”
Romeo e Benvolio risero a quella reazione. Anche loro erano riusciti a tenerlo a bada molte volte, e tutte le volte era sempre la stessa storia: gli applausi, gli inchini, le strette di mano… Tebaldo era odiato e temuto da molti ragazzini. Era cresciuto nell’odio verso i Montecchi, e andava in giro malmenando qualsiasi bambino della casata avversaria. Veniva lodato dalla sua famiglia per questo, infatti continuava indisturbato.
Tra i Montecchi più giovani girava la leggenda che narrava di Tebaldo cresciuto in una casa così severa che a quattro anni suo padre, se lui non faceva uscire il sangue almeno di una persona della casata avversaria, lo picchiava così forte da lasciargli dei tagli profondissimi, e che lo lasciasse sempre senza cibo.
Questa leggenda era alimentata dal fatto che Tebaldo avesse delle cicatrici sulle braccia e una sul collo.
Questo però, non spaventava Romeo, anzi, gli dava più forza per continuare ad allenarsi e a migliorarsi con suo cugino Benvolio. I due volevano sconfiggere a tutti i costi Tebaldo che li minacciava sempre, anche se Benvolio avrebbe preferito trovare un accordo con il futuro capo famiglia dei Capuleti.
Dopo i vari festeggiamenti, Romeo prese parola “Ehm-ehm. Abbiamo visto tutti quanti come Mercuzio abbia tenuto testa a Tebaldo. Io proporrei di farlo entrare ufficialmente nel nostro gruppo, di farlo diventare uno di noi. Chi è favorevole alzi la mano!”
Con grande stupore del biondino, tutti i presenti alzarono la mano. Sorrise.
“Perfetto! Mercuzio Della Scala, da oggi fai parte del nostro gruppo!” tutti esultarono felici “Ma, se tu non vuoi, puoi tirarti fuori dalla risse che ci saranno. La faida è tra le nostre famiglie, per fortuna tu non c’entri niente, per cui sentiti libero di fare quello che vuoi” aggiunse subito dopo. Il buon Romeo voleva evitare che il nuovo arrivato avesse problemi con i Capuleti, anche se sarebbe stato molto difficile.
Il biondo si inchinò “Per me è un onore entrare nel vostro gruppo, e credo che sarà divertente lottare contro Tebaldo”.
Benvolio urlò “Festeggiamo!” e tutti cominciarono a festeggiare.
Mercuzio sorrise ancora una volta. Aveva trovato degli amici. I suoi primi amici dopo tanti anni di solitudine.
E non poteva che ringraziare la sua buona stella per averglieli regalati.
 
 
Che ci crediate o no, questo è il capitolo che più mi sono divertita a scrivere!!
Ho delineato bene tutti i miei personaggi, ho fatto vedere bene la nascita dell’amicizia tra i tre moschettieri (scusatemi, ma Mercuzio, Romeo e Benvolio sono i miei tre moschettieri è.è) e l’inimicizia con Tebaldo (il re dei gatti è quiiii!!!!)
Ho letteralmente partorito per fare questo capitolo. L’ho dovuto scrivere in più giorni e ancora sento che manca qualcosa…
Mi raccomando: RECENSITE! Voglio sapere se faccio degli errori, se vi piace o se fa schifo u-u
Ci rivediamo al prossimo capitolo!!
Bye-bye-biiiii!!!!
   
 
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