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Autore: jjk    23/11/2013    2 recensioni
Perdersi tra le strade di New York e tra le scelte della propria vita.
A quella ragazzina era successo tutto insieme e non sapeva più come tornare indietro.
Non sapeva perché stesse correndo né da cosa o chi stesse scappando,né tanto meno come ritrovare la strada di casa,se stessa e la pace interiore di cui aveva bisogno.
E non aveva nessuno che la potesse capire e aiutare.
O meglio, non ancora.......
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevano lavorato tanto quel giorno, se ne rendeva conto.
E la ragazzina davanti a lui ancora di più.
Poteva accorgersene dalla sua espressione stanca e tirata, eppure felice.
Felice perché si era divertita come non faceva da tempo.
Erano rimasti solo loro due dei sette che erano stati per tutta la giornata e che avevano faticato cercando di mettere a posto quel bar.
Lei era seduta in un angolo, con le spalle attaccate al muro, gli occhi chiusi e il volto verso il soffitto.
Vederla così lo fece sorridere mentre andava verso il bancone.
Will era salito con Nate nel piccolo appartamento al piano superiore, subito dopo che Emily era andata via per raggiungere il suo ragazzo.
Andrew, sentendosi in colpa per aver lasciato la sua Jill da sola tutto il giorno era tornato a casa qualche ora prima, così come Jack che, dopo aver ricevuto un messaggio di Lena era schizzato fuori dalla porta e adesso erano rimasti solo loro.
Prese i due bicchieri che aveva riempito e raggiunse la ragazzina.
-Whisky. Mi sembra di aver capito che lo apprezzi-disse spezzando lo strano silenzio venutosi a creare e tendendole il bicchiere.
-Ma non sono troppo piccola?-lo canzonò lei senza il minimo rancore.
Lui con un gesto le fece cenno di lasciar correre.
-Tu cosa bevi?-
-Martini e Vodka. Il mio preferito. Bevo praticamente solo questo-
Sembrava che tutto fosse al rallentatore, come se fossero circondati dall’acqua che rallentava movimenti, pensieri e parole.
Il silenzio che li avvolgeva era caldo, confortevole, non di quelli che fanno sentire a disagio le persone, ma di quelli che lasciano che siano le anime a comunicare.
-Cosa c’è che non va?-le chiese Nate in un sussurro.
-Non capisco a cosa ti riferisci-
-Questa mattina c’era qualcosa che ti turbava e che a quanto pare non è ancora scomparsa dalla tua mente. Cos’è?-
-Te l’ho detto. Nulla d’importante-
-Se per te è abbastanza importante da non scomparire nemmeno dopo una giornata del genere, beh, allora È importante-
Giulia sorrise con amarezza.
-Vuoi davvero sapere una stupidaggine del genere?-
Lui annuì.
-Si tratta di Pepe, la mia migliore amica. Lei c’è sempre stata per me, era la prima a chiedermi com’era andata la giornata, a leggere i miei sguardi e anticipare quello che stavo per dire, ma ora……Questa mattina la cercavo e lei non mi rispondeva. Pensavo dormisse, invece stava parlando con i genitori su skype e aveva deciso di non rispondermi perché evidentemente quello che dovevo dirle non era abbastanza importante. Potevo aspettarmelo da Gaia che, a volte è dolce e disponibile, a volte quasi non ti rivolge la parola, ma Pepe…….Pepe non è mi stata così-
-Vedi che era importante?-
-Tu perché non canti davanti a chi non conosci bene? Perché hai paura del giudizio degli altri§?-
Nate rimase spiazzato dalla domanda.
Non se lo aspettava.
Sospirò è spostò il ciuffo che gli era caduto davanti agli occhi.
-Ho sempre voluto fare il cantante. Sempre. Non c’è stata mai altra cosa che avrei voluto fare. Un giorno feci l’errore di dirlo ai miei amici. Mi risero in faccia. «Ruess non crederai di sfondare con la voce che ti ritrovi?! Almeno sapessi suonare uno strumento, ma il massimo che suoni è il campanello!»
Inutile dire che in poche ore lo seppe tutta la scuola. Per tutta la vita sono stato circondato di persone che dicevano che non sapevo cantare, sono poche le persone che hanno sempre creduto in me e solo davanti a loro riuscivo a cantare. Poi ho imparato però……..Non voglio rischiare di sentirmi dire un’altra volta che la mia voce fa schifo-
-Ma la tua voce è eccezionale!-esclamò la ragazza poggiando, forse con un po’ troppa energia, il bicchiere per terra.
-Non tutti la pensano come te-rispose con amarezza e tranquillità.
Rimasero ancora un po’ lì, in silenzio, poi lui si alzò e le tese una mano per aiutarla a fare lo stesso.
-Si sta facendo tardi, forse sarà meglio che ti riaccompagni a casa-
-Non vedi l’ora di tornare da Rachel eh?-
Le guance di Nate si imporporarono leggermente mentre sorrideva.
Quando si trattava di Rachel sembrava tornare un ragazzino alla sua prima cotta.
-Andiamo, non vorrei darti fare tardi-disse allora Giulia ridendo, intuendo la sua risposta.
-Se vuoi torno da sola, non ti preoccupare- si sentì in dovere di aggiungere, ma questa volta fu lui a ridere.
-Non vorrei che ti perdessi di nuovo-disse facendola salire nell’auto.
-Hai ancora il mio numero vero?-aggiunse poi mettendo in moto.
Lei annuì.
Nate accese la radio, c’era una vecchia canzone di Stevie Wonder che lui cominciò a cantare prima piano, poi a voce sempre più alta, finché non si ritrovò a cantare il ritornello quasi a squarciagola.
-I just call to say I love you-
-I just call to say how much I can…..-si aggiunse lei sentendo lo sguardo del giovane puntato su di lei.
-I just call to say I looooove you…….-
Giulia fece non poca fatica a non ridere data l’espressione buffissima che Nate stava facendo probabilmente solo per farla divertire.
Tra una canone e l’altra la voce di Nate non abbandonò nemmeno per un attimo l’abitacolo.
Alcune Giulia nemmeno le conosceva, ma si ritrovava comunque ad “improvvisare” sul momento.
-Sai che dovresti fermarti? Sdiamo, anzi sono, arrivata-
Lui si fermò e lei aprì la portiera cominciando ad avviarsi verso il portone.
-Aspetta! Ti accompagno!-
-Ma perché? Mica mi rapiscono in  questi pochi piani che devo salire!-
-Lo so……-
-Però….-
-Però voglio conoscere le tue coinquiline-
-Non credo ti convenga-
-Perché no?!-
-Perché……Perché no e basta!-
-Perché no non è una risposta-
-Dai! Smettila di fare il bambino e torna da Rachel, ti starà aspettando!-
Per un attimo il giovane sembrò riflettere su ciò che lei gli aveva detto.
Stava quasi per lasciarsi convincere e correre dalla sua amata, ma poi ci ripensò.
-5 minuti in più o in meno non credo faranno la differenza-
-Sei sicuro? Io fossi in te tornerei a casa. È tardi-
Ma Nate era irremovibile.
Voleva salire e sarebbe salito.
-Va bene. Vieni-si rassegnò allora lei aprendo il portone e cominciando a salire le scale, seguita subito da lui.
Arrivata al terzo piano si fermò davanti alla porta più distante dalle scale.
Da dentro la casa proveniva della musica messa a tutto volume.
Tendendo le orecchie si potevano facilmente riconoscere le parole della canzone.
“I was out on the town so I came to your window last night…….”
Giulia sorrise imbarazzata.
È ora di cena, probabilmente staranno cucinando. Anzi che non stanno can…..-
Una voce femminile cominciò a ricalcare le note del cd e a Giulia caddero le braccia.
-Come non detto. Questa è Gaia-
Un’latra voce, un po’ più stonata si aggiunse a quella di prima.
-E questa è Pepe-
Nate rise vedendola nascondere il volto tra le mani.
-Te l’avevo detto che conoscevo la tua voce-
Lui non rispose, ma si limitò a guardare l’orologio.
-è tardi. Rachel avrà già cucinato e mi starà aspettando. Forse è meglio che torni a casa-
-Lo credo anch’io-
-Già. Allora io vado. Senti, ti va domani di venire ad aiutarci? Come oggi insomma-
-Ovvero aiutare Nattie, Will ed Emily? Per me va bene. A che ora devo venire?-
-Ti vengo a prendere io. Non mi fido a lasciarti andare in giro per New York da sola-
-M ami lascerai mai camminare per la città? Altrimenti come faccio a imparare a non perdermi?-
-Allora andiamo a piedi, ma da sola no. Non ti faccio fare passeggiate per New York senza qualcuno che ti guidi-
-Comunque non hai risposto. A che ora?-
-Ah. Si, scusa. Comunque pensavo di passare verso le 10, così mangiamo lì e finiamo prima. Tanto si sa che a una cert’ora spariscono tutti per tornare alle rispettive fidanzate. O fidanzati-rise.
-Non è che ci lasci anche tu per raggiungere il tuo ragazzo?-
-Non c’è pericolo, ti devo ricordare che sono a New York solo da poco più di 3 settimane?-
-Sai che questa non è una motivazione?-
-Secondo me si, invece. Come posso avere un ragazzo se non conosco nessuno?-
-Ma non avevi detto che……-
-Nate, vai a casa. Rachel ti aspetta-
-Allora buonanotte ragazzina-disse scompigliandole i capelli, poi corse giù per la scale, sentendo l’urgenza di buttarsi tra le braccia della sua amata.
-E buon appetito-urlò dal piano terra.
-Anche a te-gridò lei di rimando .
Sorrise.
Era curiosa di conoscere questa Rachel che faceva un così buffo effetto su Nate, ma chissà se lui gliel’avrebbe mai presentata.
Dopotutto si conoscevano da due giorni, ma lei stava talmente bene con lui e con gli altri che lo dimenticava fin troppo spesso.
Con loro si sentiva a casa, malgrado casa sua a migliaia di km di distanza.
Bussò alla porta, ma la porta era troppo alta.
Suonò il campanello, ma ancora una volta non la sentirono.
Così continuò a suonare il campanello finché non se ne accorsero.
Gaia spalancò la porta con un enorme sorriso.
-Finalmente sei tornata!-
In effetti era leggermente in ritardo, ma la sua coinquilina non sembrava minimamente infastidita.
-Devo supporre che oggi con Jeremy sia andata bene-rispose Giulia ridendo mentre entrava in casa.
-Più che bene!-
Gaia stava per raccontarle tutto quando Pepe le interruppe saltando addosso alla nuova arrivata.
-Ma dove eri sparita tutto il giorno? Ti ho cercato ma l’unica cosa che ho trovato è stato il tuo bigliettino e non è che desse molte spiegazioni. Dato che non tornavi stavo cominciando a pensare che ti avessero rapito gli alieni-
-Si infatti, dove sei stata?-si aggiunse l’altra.
-Con degli amici-
Voleva essere il più vaga possibile.
Per una volta voleva degli amici che fossero solo suoi e che preferissero lei alle sue coinquiline, ma non era certa che, una volta conosciute Gaia e Pepe, l’avrebbero ancora considerata speciale.
-Ma tu non hai amici-rispose Gaia con semplicità.
-Grazie per la fiducia!-borbottò Giulia.
-Mi dispiace deluderti, ma sono riuscita a farmi degli amici-
-C’entra la busta con la lettera di stamattina?-
-Si. Direi di si-
-Ma cosa c’era nella busta?-
-I miei vestiti-
-Busta? Lettera? Vestiti? Giulia, mi devi dire qualcosa?-le chiese Pepe con fare inquisitorio.
-Volevo dirtelo stamattina. Ti ho chiamato ma non rispondevi-
-Magari dormivo-provò a difendersi la ragazza.
-Ma se sentivo la tua voce! Puoi dirmi che stavi parlando con i tuoi, mica ti mangio! Basta che non credi che io sia così stupida da non accorgermene-
-Si, ma io vorrei sapere perché i tuoi vestiti erano in una busta posta sulla nostra porta di casa da uno o più sconosciuti e cosa c’era scritto nella lettera-le interruppe la più grande, pretendendo che la sua curiosità fosse soddisfatta.
-se lo dici così sembra quasi che io abbia fatto qualcosa di male o che loro siano dei serial killer. E poi sono sconosciuti per voi, mica per me!-
-Ok, ma non hai risposto-
-Sono semplicemente caduta mentre andavo in bici ieri.. Poi ha cominciato a piovere, così i miei vestiti, oltre ad essere distrutti erano anche fradici. Loro mi hanno dato una mano a sistemare la bici, anzi me l’hanno aggiustata loro, mi hanno prestato dei loro vestiti e poi uno di loro mi ha riaccompagnata a casa-
-è per caso il Nate che ti ha scritto la lettera?-domandò ancora l’altra incuriosita.
Giulia soffocò una risata.
-Si, mi ha riaccompagnato lui ed a venirmi a prendere stamattina per andare a pranzo è stato sempre Nate-
-Che bel nome. Ho sempre pensato che fosse un nome bellissimo- disse Gaia con occhi sognanti.
-Solo perché è il nome del cantante dei fun.!-intervenne Pepe, che fino ad allora era stata zitta.
-beh, ti pare poco?!Insomma lo hai visto?!-
-In effetti…….-
Giulia rideva silenziosamente guardando le sue amiche sbavare per un tipo che in fondo non avevano mai incontrato.
Chissà se avrebbe dovuto dir loro che lo conosceva e che, anzi, era proprio lo stesso Nate che aveva lasciato quel pacco davanti alla loro porta.
-Sai che abita qui vicino?-disse Gaia a Pepe
-Davvero?! Allora se abbiamo fortuna potremmo incontrarlo!-
No.
Assolutamente non doveva dirglielo.
L’entusiasmo con cui ne parlavano le fece capire che, per la sicurezza di lui, era meglio che non si incontrassero mai.
Di certo quando avrebbero scoperto che erano amici l’avrebbero odiata, ma per ora voleva proteggerlo da quelle due pazze con cui condivideva l’appartamento, anche se forse il vero motivo non era proprio quello.
O almeno non solo.
-M aera stesso tipo con cui parlavi fuori dalla porta?-
Giulia annuì.
-E di cosa stavate parlando?-
-Niente di importante-
Gaia non sembrava convinta.
-Perché allora ti ha accompagnata fin sulla porta di casa?-
-Non lo so-mentì lei.
-Non è che magari gli piaci?-
Questa volta la ragazza non riuscì a trattenere una risata.
-Oh no, no, no non è possibile!-
-E perché?-
-Se lo conoscessi te ne accorgeresti da sola!-
-Allora vuol dire che la prossima volta che ti accompagnerà fin quassù lo farai entrare-
-Ok-accettò lei con tranquillità, tanto Nate non sarebbe più andato oltre il portone che dava sulla strada.
-Scusa, ma……Non vi eravate accorte che aveva degli latri vestiti ieri? E poi come fai a sapere che la lettera l’ha scritta Nate?-
-Diciamo che non abbiamo fatto molto caso a come sei tornata a casa. Tanto ti vesti sempre da maschio, quindi……e poi il nome era scritto in un angolo della busta. Tranquilla, non ho letto quello che ti ha scritto-le rispose con un sorriso furbesco che la fece sorridere.
Gaia era fissata che lei piacesse a Nate, ma se solo avesse saputo la verità…….
-Piuttosto raccontami di com’è andata con Jeremy-le chiese Giulia per cambiare discorso temendo di rivelare qualcosa che non doveva.
-Si, dai raccontaci, dato che hai detto che non avresti detto nulla finché non fosse tornata Giulia perché non volevi raccontare la stessa cosa due volte. Ma ora Giulia è tornata……..-aggiunse Pepe.
-Ok, però prima finiamo di apparecchiare che è pronto-
Giulia e Pepe si misero a preparare la tavola mentre Gaia scolava la pasta.
-Mi dispiace per questa mattina-sussurrò Pepe in modo che solo l’amica potesse udirla.
Lei scosse la testa.
-Non importa, ti capisco, solo……..Quando ti chiamo rispondimi! Avrei lasciato stare dato che stavi parlando con i tuoi genitori o comunque li avrei salutati-
-Non volevo ignorarti-provò a giustificarsi lei.
-Ma l’hai fatto-
Per Giulia quella conversazione era finita lì.
Dopotutto che altro avrebbero potuto dirsi?
Così portò i piatti a Gaia e l’aiutò a impiattare.
Il disco era finito, ma loro non erano abituate a mangiare in silenzio, così fu il turno dell’Ipod di Giulia di far suonare le loro canzoni preferite, che loro avevano accuratamente selezionato e inserito in quella playlist, ma ad un volume decisamente più basso, così da poter parlare senza dover urlare per sovrastare la musica.
-Allora dai! Dicci com’è andata con Jeremy!-
Pepe non avrebbe lasciato in pace Gaia finché lei non avesse raccontato tutto nei minimi dettagli, ma la più grande si divertiva a torturarla, così fece un sorriso strano che fece capire a Giulia che fra le due sarebbe scoppiata una piccola lotta e sapeva già chi avrebbe vinto…….
-Bene-rispose laconicamente la maggiore.
-Potresti dirci qualcosa di più?-
-Si-
Ci fu un momento di silenzio.
Pepe si aspettava una risposta un po’ più dettagliata.
-Allora?-
-Allora cosa?-
-Ci vuoi raccontare com’è andata?!-
-Si-
Pepe si stava esasperando e Gaia, come Giulia d’altronde, tratteneva a stento una risata.
-Allora perché non lo fai?!-
-Perché mi diverto troppo a vederti diventare isterica-
Pepe sbuffò e la più grande le sorrise.
-Fatti dare un consiglio biondina. Più tu fai vedere che ti interessa e reagisci in questa maniera, più io, e come me gli altri, aspetteranno a dirti le cose, giusto per il gusto di farti impazzire. Dovresti imparare a fare finta che no ti interessi-
-Ma non ci riesco!!-
Giulia rise sommessamente.
La sua amica sembrava una bambina di tre anni.
-Ok, ci siamo divertite abbastanza a torturare questa scema. Ora però saresti così gentile da raccontarci la tua giornata con il tuo fidanzato? No scusa, è vero, non siete fidanzati. Vi state “FREQUENTANDO ”-intervenne infine curiosa anche lei come la bionda.
-Non ti scusare, adesso puoi dirlo. Siamo fidanzati!-disse la più grande con un enorme sorriso.
-Uh! Davvero?!-esclamò giulia, stupita.
L’ultima volta che ne avevano parlato Gaia non sembrava molto interessata a trasformare il suo “frequentarsi” con Jeremy in una relazione seria.
-Davvero?! Davvero, Davvero?! Che bello!!-le fece eco Pepe battendo le mani come una bambina piccola e facendo ridere le altre 2.
-Adesso pretendiamo il racconto però!-
-L’avevo già messo in conto. Orami vi conosco-
Malgrado convivessero da nemmeno un mese in realtà si conoscevano da di più, nonostante Gaia fosse originaria di un paesino nei dintorni di Torino e loro abitassero in un quartiere periferico di Roma.
Il loro primo incontro era avvenuto più di un anno prima in un giorno in cui il sole spaccava le pietre, sedute sull’asfalto di una strada a Verona insieme a miliardi di altre persone, aspettando l’apertura dei cancelli che sarebbe avvenuta parecchie ore più tardi.
«Mi passi l’acqua Pepe?»
«Non posso»
«Perché?»
«Perché è finita»
«Com’è possibile?»
«Sai com’è…….Beve una, beve l’altra e l’acqua finisce»
«Non abbiamo bevuto mica così tanto! Toglimi una curiosità…….Quanta acqua hai portato?»
«Una bottiglietta, perché?»
Giulia si era sbattuta una mano sulla fronte con aria sconsolata.
«Pepe, non puoi aver davvero portato una sola bottiglietta quando dobbiamo stare ore sotto questo solleone e dobbiamo bere in due!»
«Ops» si era limitata a rispondere la bionda ridendo.
Alla sua risata se ne era aggiunta un’altra, a loro sconosciuta.
Si era girata verso il punto da cui proveniva e avevano incontrato lo sguardo di una ragazza dai neri capelli leggermente mossi e con due grandi occhi scuri in cui Giulia riusciva a vedere il suo riflesso.
«Primo concerto?» aveva chiesto con semplicità porgendo loro una bottiglietta d’acqua fresca.
«Prima “fuori casa”» aveva risposto Pepe scuotendo la testa.
«Ah, di dove siete?»
«Roma»
«Allora si spiega tutto. Lì fanno un sacco di concerti!»
La ragazza sembrava entusiasta, poi le aveva guardate interrogativamente.
«Ma mi sembra che lui la faccia una tappa a Roma. Come mai non siete andate al concerto che farà lì»
«Perché per lui cantare all’arena è un po’ un sogno e mi piacerebbe poter vedere la sua faccia mentre lo realizza»
«E più semplicemente perché quel giorno non potremmo esserci»
Giulia aveva un animo abbastanza poetico, ma Pepe tendeva sempre a rovinare tutto.
Come quella volta.
«Ma tu devi sempre rovinare tutto?»
«Ehi, ho detto solo la verità!»
«Anche io ho detto la verità!»
«Diciamo che è stata più la “mia” verità a costringerci a vederlo a Verona invece che comode-comode a Roma»
«Per te sarà così, per me……»
Ancora una volta erano state interrotte dalla risata cristallina della ragazza.
«Sapete che siete davvero buffe?»
«Immagino» aveva sbuffato non poco irritata Giulia facendo ridere anche Pepe.
«Non te la prendere per così poco! Siamo semplicemente mosse da motivazioni diverse»
Lei aveva mugugnato qualcosa in risposta ed era tornata a guadare la ragazza davanti a lei che non poteva non considerare bellissima.
Alta, ma non troppo, magra, con le curve tutte al posto giusto e un sorriso abbagliante.
La sua bellezza era evidente anche se era seduta per terra in mezzo ad una strada con una maglietta molto più larga del necessario e i jeans più comodi che aveva.
«Comunque io sono Gaia» aveva detto quella porgendo loro la mano che entrambe avevano prontamente stretto.
«Io sono Pepe e lei è Giulia» le aveva risposto sorridendo la bionda.
«Pepe? Che strano nome!»
«Non è il mio vero nome, è il soprannome che mi ha dato questa qui» le aveva spiegato indicando l’amica.
«Ma tanto tutti finiscono per chiamarmi così, quindi è inutile che mi presenti con il mio nome vero che nemmeno mi piace. Ma se vuoi te lo dico»
«Non ti preoccupare, Pepe andrà benissimo. Se tu SEI Pepe, perché chiamarti con un altro nome che nemmeno ti piace?»
Quel concerto era stato l’inizio di una bella amicizia.
Erano sempre rimaste in contatto da allora ed erano riuscite a incontrarsi anche abbastanza spesso prima che Gaia vincesse la borsa di studio e si trasferisse a New York.
Era stato un puro caso che qualche mese dopo anche loro due avessero vinto una borsa di studio simile proprio nella stessa città e Gaia era stata ben felice di cercare un appartamento in cui vivere con loro, abbandonando quella minuscola stanzetta in cui era stata fino ad allora per mancanza di soldi.
-Allora da, racconta-
Giulia incitò Gaia, oramai si era fatta pregare fin troppo e non poteva lasciarle sulle spine ancora.
-Niente di speciale. Non so perché vi immaginate sempre molto di più di ciò che realmente accade. Siamo usciti e mentre stavamo camminando mi ha chiesto cosa fossimo noi due. Io li per lì non ho capito a cosa si stesse riferendo Al che lui mi ha detto che voleva una storia seria e che, se i nostri baci non potevano essere inquadrati in una vera relazione, allora preferiva non avere nemmeno quelli perché non voleva illudersi, non voleva essere preso in giro-
-E tu cosa gli ha i risposto?-
Era sempre Pepe a incalzare le persone quando raccontavano, anche se sapeva perfettamente che rallentava solo il racconto.
-E cosa potevo rispondergli? Gli ho detto che non potrei mai prenderlo in giro perché lui è troppo importante per me per giocare con i suoi sentimenti e che quindi se era una storia seria quella che voleva, la volevo anch’io-
-E poi?-
-E poi cosa? Abbiamo continuato la nostra uscita come due bravi neofidanzatini quali siamo e mi ha riportato a casa in tempo per preparare la cena a voi due debosciate-
-Insomma qui tutti hanno avuto una giornata bella e divertente tranne me!-
-Mica ti potevo portare con me!-ribatte Gaia.
-Tu no, ma Giulia si. Tanto è andata solo con degli “amici”-
-Guarda che sei tu che non rispondi quando ti chiamano!-
-Ok, la prossima volta allora risponderò e tu sarai costretta a portarmi con te!-
-mmmmm Vedremo-
-Ok, adesso basta chiacchiere. Jeremy mi ha prestato un DVD…….Indovinate qual è?-le stuzzicò Gaia inserendo un disco nel videoregistratore.
-The Avengers!!!-strillò Pepe impazzita saltando subito sul divano.
Adorava follemente i supereroi.
-Già-rispose la più grande ridendo e sedendosi anche lei insieme a Giulia.
.-Silenzio! Inizia il film!-le sgridò Pepe correndo a spegnere tutte le luci prima che apparissero i primi fotogrammi.
A Giulia piaceva quell’atmosfera familiare.
Quei momenti in cui erano tutte lì, felici.
Quell'intimità che si era creata tra di loro.
In quei momenti le sembrava quasi di essere a casa.
 

nota.Ci ho messo comunque un secolo ad aggiornare,ma finalmente,malgrado le disavventure legate al quaderno sui cui scrivo,ce l'ho fatta.
A questo punto mi sento in dovere di ringraziare chiunque legga makgardo i miaia tempi biblici,o adirittura mette tra le seguite/preferite/riconrdate e ancor di più chi recensisce.
Un ringarziamento speciale va alla cara Mon per tutte le boiate dette(anzi scritte)da me che ha pazientemente sopportato
 
  
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